Consigli per novelli dell’autocostruzione audio valvolare

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Mi ripromettevo da diverso tempo di scrivere questo articolo, anche per poter smettere di ripetere sempre le stesse cose per email in via privata ai vari clienti. Sono stato definitivamente convinto a farlo dopo che un cliente che mi aveva appena acquistato uno schema premium con set di trasformatori annesso, alla mia domanda “hai tutta la strumentazione?” mi ha risposto “si si ho cacciaviti e pinze” e poi mi domandava cosa fosse quello strano simbolo a forma di rombo sullo schema, ossia il ponte raddrizzatore… Potete immaginare i brividi che mi sono corsi per la schiena pensando a una persona totalmente a digiuno delle nozioni tecniche più basilari che voleva mettersi ad armeggiare con trasformatori e circuiti che vanno connessi alla rete elettrica. Ogniuno nel suo privato è libero di fare quello che vuole, se mette a rischio la sua stessa vita  apprestandosi ad eseguire lavori che non è in grado di eseguire sono fatti suoi, ma è anche vero che tutti devono iniziare da zero, quindi sono qui a scrivere un’articolo che non vuole essere esaustivo ma per lo meno che indichi come cominciare a chi vuole iniziare il suo percorso di autocostruttore hobbysta di amplificatori valvolari.

Prima di tutto voglio dire che “a valvole” non è necessariamente meglio. I valvolari hanno la reputazione di essere amplificatori che suonano meglio rispetto alle controparti con tecnologia moderna, questo può essere vero o meno, dipende dal gusto personale e dipende anche dagli apparecchi che si mettono a confronto… E dipende anche dalla qualità della realizzazione stessa! Molte persone sui forum e sui social si scambiano messaggi indicando un qualche schema elettrico, che magarti circola da 50 anni, come ben suonante quindi 100 persone diverse si mettono a costruire lo stesso schema a modo loro, con trasformatori diversi, con componenti diversi, con diverse tecniche di cablaggio… Otterranno 100 apparecchi che suonano uno diverso dall’altro, ma saranno tutti convinti che la loro realizzazione suoni alla stesso modo di quella degli altri 99. Alcune persone addirittura sono convinte che sia sufficente la presenza di una tal valvola per far suonare un’amplificatore che la monta come qualsiasi altro amplificatore che monti la stessa valvola, è su queste inconsistenti fondamenta che è costruita la cultura degli audiofili da forum, che diranno “c’è la 300B quindi suonerà come tutti i 300B” … è stata una mia surreale discussione con il proprietario di questo amplificatore devastato, mentre cercavo di spiegare che una volta riparato non avrebbe più suonato (male) come lo aveva sentito (non) andare fino a quel momento.

Quindi il punto è che le scelte costruttive che farete in fase di montaggio di qualsiasi apparecchio ne decreterà la prestazione finale, perchè un condensatore da 100uF 400v da 2,5€ non è uguale a un condensatore da 100uF 400v da 15€, anche se è vero che a volte esistono componenti economici di buona qualità a basso costo, reperibili sopratutto nel mercato del surplus, e altre volte esistono componenti costosi che fanno schifo (o che non valgono la spesa), reperibili di solito nel mercato dell’esoterico… Non è una regola, ma se chi li vende parla come Wanna Marchi è meglio starci lontano.

Non solo la qualità dei componenti ma anche la qualità e la precisione del montaggio stesso influiscono non poco sul funzionamento del circuito, alcune persone pensano che basti rispettare le connessioni dello schema tra tutti i vari componenti e un circuito dovrà funzionare, anche questo è assolutamente falso! Basti osservare le foto qui sotto (di cui ci tengo a dire che 2 sono dei 300B)…

Accoppiamenti parassiti tra i conduttori sono causa di diafonia, disturbi e oscillazioni indesiderate fino al punto da rendere il circuito totalmente non funzionante (come la prima foto), pericoloso (come la seconda foto) o fortemente malfunzionante (come la terza foto). Quindi la questione è: se siete alle prime armi scordatevi le 300B le 2A3 e tutte le valvole a riscaldamento diretto perchè richiedono cura nel montaggio per essere sfruttate bene, scordatevi le 211 e le 845 con 1000 a passa volt di tensione anodica perchè non sapete gestire e calblare circuiti con tali tensioni, rischiate di spendere soldi senza risultati e anche di farvi male.

Il mio consiglio per chi comincia i primi montaggi è di puntare su circuiti semplici, possibilmente single ended con piccole valvole come le EL84, in questa pagina trovare diversi progettini a difficoltà crescente basati sulla EL84. Oppure un progettino come quello dello Scherzo che è anche più semplice, con una sola valvola per canale. O questo semplice DAC valvolare, anche in versione a bassa tensione (24v).

Alcuni Consigli Generici

Se si devono mettere le mani su un circuito in tensione è necessario prestare sempre la massima attenzione e seguire alcune regole fondamentali:

  • Per prima cosa bisogna assicurarsi di essere ben isolati dalla terra e da qualsiasi altro elemento (anche solo debolmente) conduttore.
  • È bene indossare scarpe di gomma (ma attenzione a quelle “antistatiche” che sono in qualche misura conduttive) e – specie se le tensioni in gioco sono alte – isolare adeguatamente anche il pavimento su cui si poggia. Ciò che uccide è la corrente che attraversa il corpo, non la tensione di per sé. Il corpo umano è un conduttore con una resistività relativamente elevata; le tensioni elevate sono pericolose perché (contrariamente a quelle molto basse) provocano correnti capaci di produrre effetti letali. In linea di principio, se si è completamente e perfettamente isolati da qualsiasi altra cosa, anche toccando un conduttore ad alta tensione non si avrebbero conseguenze: l’intero corpo assumerebbe il potenziale del conduttore che si sta toccando senza che ci sia passaggio di corrente (e quindi conseguenza alcuna). È il motivo per cui gli uccelli possono posarsi tranquillamente sulle linee ad alta tensione senza restare fulminati. Spero però sia superfluo aggiungere che, anche se si ritiene di essere ben isolati, non è assolutamente il caso di verificarlo andando a toccare direttamente elementi sotto tensione!
  • Quando si opera è bene usare sempre una sola mano – preferibilmente la destra – e tenere l’altra lontana sia dal circuito che da qualsiasi altro elemento conduttore (quale può essere e.g. il telaio dell’apparecchio, una struttura metallica, una parete, ecc). Idealmente, l’altra mano andrebbe tenuta libera dietro la schiena. In questo modo si riduce il rischio che una eventuale scossa attraversi il cuore, cosa che avrebbe conseguenze fatali immediate (morte per arresto cardiaco).
  • Se si deve andare a toccare qualcosa è bene verificare la presenza di tensione prima con un cacciavite cercafase e poi con un tester/volmetro per assicurarsi che non ci sia tensione.
  • Se siete alle prime armi iniziate con progetti semplici, magari a bassa tensione per cominciare a prendere dimestichezza con il vostro hobby, voler cominciare subito con un finale con 845 alimentato a 1500volt senza mai aver fatto nulla prima è una pessima idea.
  • Procuratevi la strumentazione adeguata, non potete montare o riparare cose senza adeguati strumenti e la conoscenza per usarli.

La strumentazione

Questa è la parte calda di questo articolo, la strumentazione è la cosa più importante in assoluto! Nessuno deve pensare di poter assemblare e rendere realmente funzionante un’amplificatore audio in assenza di strumentazione. Chiunque voglia provare ad assemblare un circuito deve necessariamente e obbligatoriamente procurarsi un minimo sindacale di strumentazione. Non bastano un tavolo, due cacciaviti, un tester e uno stagnatore. Il problema di certe persone che vogliono autocostruirsi un’amplificatore è che vorrebbero un valvolare HiEnd senza spendere tutti i soldi necessari a comprare un costoso apparecchio commerciale, quindi pensano di poterselo costruire da soli comprando un SET di trasformatori e un buon schema elettrico ma senza saper nulla o quasi di elettronica. Pensano di potersi costruire l’apparecchio definitivo e poi di non far mai più un montaggio per il resto della loro vita, quindi come sopra, fanno scelte sbagliate puntando subito alle 300B, alle 211, alle 845… “perchè deve essere quello definitivo” e vogliono spendere poco, quindi pretendono che qualcuno gli dia uno schema e i trasformatori e loro vogliono essere rassicurati che una volta montato suonerà come il canto degli angeli, ma purtroppo le realtà è un’altra, la realtà è che se fate un montaggio di “M” suonerà di “M”, o non funzionerà, potrebbe fumare qualcosa, potreste bruciare qualcosa… potreste anche farvi male se non sapete come muovervi e come gestire le cose. E se non avete la strumentazione adatta, nessuno, mai, per telefono o per email potrà aiutarvi a risolvere un bel niente di niente… Se mi chiedete per email “sento un sibilo nella cassa destra come lo risolvo?” la mia risposta sarà “prendi l’oscilloscopio e vedi cosa esce dai morsetti dell’altoparlante, o cosa c’è sulla griglia della finale” e se poi voi mi rispondete “non ho l’oscilloscopio!”… Fine della storia, non vi POSSO aiutare, nessuno vi può aiutare! Magari qualche guru saputone di facebook vi indica di fare qualche prova ma la realtà è che state andando a tentoni. Come cercare un’ago i un pagliaio in una notte senza luna e con le mani legate, perdete solo tempo ed è qui che diventano popolari circuiti zero feedback notoriamente meno problematici da mettere a punto (anche se qualcuno riesce a far oscillare anche quelli) e varie schedine pappa pronta made in cina (et simila) che potete montare come un lego e poi avvitare dento una brutta scatola di legno ma che lascieranno sempre a desiderare in termini di prestazioni.

Quindi se la vostra idea è costruirvi l’amplificatore definitivo e poi scordarvi di fare altri montaggi lasciate stare, vi costa meno tempo, fatica e denaro comprarlo già fatto. Se invece avete capito perchè vostro padre, quando avevate 3 anni, vi ha messo in sella ad un triciclo e non direttamente su un camion articolato, avete capito che ci vuole tempo ed esperienza e bisogna partire dal basso. Ora vi elencherò alcune cose che dovete comprarvi per cominciare.

Tester chiamato anche Multimetro

Per cominciare potete comprarne uno da circa 12/20€, da battaglia va benissimo per cominciare, così se per errore lo impostate male e lo guastate non avrete fatto un danno grosso, sono comunque abbastanza precisi, serve che possa misurare almeno tensione CA/CC, resistenza e continuità. Sul mercato si trovano anche dei tester sotto i 5€ ma li eviterei perchè spesso son costruiti male, soffrono di falsi contatti dentro nel loro circuito e non sono per niente affidabili.

Stagnatore

Io uso proprio questo della foto, un modello RS da 40Watt (codice 771-9477 comprabile per poco più di 20€), per l’elettronica normale di solito si consigliano stagnatori da 15/20 watt ma dovendo saldare zoccoli delle valvole, i morsetti degli ancoraggio etc risulta molto più comodo un modello più potente che possa scandare la massa metallica senza incollarsi, facendo una stagnatura pulita e non pastosa come tante volte vedo, ovviamente ci si deve prendere la mano per non colare fili e altri pezzi mente ci si lavora. Poi per saldare su parti metalliche con una certa massa, come le boccole banana femmina degli altoparlanti o anche per saldare fili o pagliette sulla lamiera come in questa foto:

Utilizzo un modello da 150watt.

Oscilloscopio

Per cominciare basta procurarsi un vecchio oscilloscopio analogico, possibilmente a 2 canali / 20mhz. L’oscilloscopio serve per osservare il funzionamento ondulatorio nei vari punti di un circuito al fine di comprenderne il funzionamento o un difetto. Non importa che sia nuovo, sul mercato dell’usato, come su ebay se ne trovano di ottimi per iniziare.

L’importante è che siano funzionanti e non troppo vecchi, evitate gli oscilloscopi a valvole perchè rischiate di dover prima riparare e ritarare lo strumento prima di poterlo usare o che dia letture errate. Evitate anche i giocattoli cinesi a basso costo venduti come schedine elettroniche nude o che stanno su una mano, meglio uno strumento professionale d’epoca che del pattume economico moderno.

Generatore di Funzioni

Il generatore di funzioni è uno strumento che genera forme d’onda primitive come onde sinusoidali, quadre, triangolari etc a varie frequenze impostabili, nel caso dell’uso in audio è necessario che possa generare frequenze da un range di 20Hz fino a 200khz. Il generatore di funzioni è necessario, abbinato all’oscilloscopio, per iniettare segnale nell’amplificatore sotto test, per osservarne il comportamento, ad esempio per vedere che non inneschino oscillazioni o distorsioni molto forti. Non è possibile usare un segnale audio variabile come della musica per questo scopo in quanto proprio perchè variando in continuazione non è possibile comprendere se esso sia distorto o se ci siano altri problemi. Anche qui siti come ebay e amazon ci vengono in aiuto, si trovano facilmente sia usati che anche nuovi a costi abbordabili…

Sconsiglio sempre di comprare i giocattolini destinati a trasformarsi in pattume molto in fretta, ma accenno al fatto che esistono dei software che possono trasformare un computer (anche vecchio) dotato di scheda sonora in un generatore di funzioni audio, cercando con google se ne trovano diversi freeware, alcuni girano addirittura anche con Windows 98, quindi se volete ridare un’utilità ad un vostro vecchio PC che si riempe di polvere in solaio e che vi dispiace portare in discarica perchè ricordate le ore che ci avete passato a giocare a tomb raider 1 è questa l’occasione. Se poi fulminate la scheda madre pazienza, vorrà dire che è morto con gloria.

Variac e trasformatore di isolamento

Il variac è praticamente un trasformatore variabile, o per essere più precisi, un’auto trasformatore variabile, viene connesso alla rete 230 da una parte e dall’altra permette di alimentare un carico come una lampadina, una radio d’epoca o un’amplificatore sotto test con una tensione regolabile a piacimento da 0V fino a 230V della rete e anche qualcosa di più. Lo scopo del variac nell’autocostruzione di amplificatori è quello di alimentare gradualmente l’amplificatore in modo da poter controllare tutte le tensioni e le correnti man mano che si sale di tensione, prima a 50v, poi a 100v … poi a 120… 150… 180 etc… in modo che se avete commesso qualche errore “distruttivo”, invece di vedere il fuoco d’artificio e dire addio a un quartetto di valvole appena comprate o ad un trasformatore nuovo di zecca avete modo di accorgervi che qualcosa non va perchè magari notare una corrente troppo elevata sotto una delle finali, o che manca tensione in un punto del circuito, o che una resistenza comincia a fumare, o che sull’oscilloscopio l’amplificatore comincia a inenscare un’oscillazione, che se venisse pienamente almentato potrebbe essere così violenta da guastare qualcosa e via discorrendo. In pratica qualsiasi nuovo circuito appena montato andrebbe sempre alimentato gradualmente sotto variac e mai alimentato di botto. Alimentado di botto alla prima accensione si rischia di far danni!

Anche qui li potete trovare su ebay, amazon etc a prezzi abbordabili. Quelli che vendono di solito sono come in foto, molto spartani, con delle boccolette che non sono un granchè sicure per un newbye e non sono dotati di amperometro, necessario a individuare sovraccarichi dal lato del primario del trasformatore di alimentazione dell’apprecchio sotto prova. Ma per questo discorso per adesso mi fermo perchè tra poco farò un’articolo dove mostro la costruzione di un variac dotato di tutti gli accessori partendo da uno di questi comprati su ebay, unito a un trasformatore di isolamento, con voltmetro, amperometro e magnetotermico regolabile.

Carico fittizio resistivo

 

 

Quando si fanno i primi test strumentali su un’amplificatore di norma si utilizza un carico resistivo, ossia una resistenza e non un’altoparlante, questo per 2 motivi: il primo motivo è che la resistenza è lineare quindi non disurba il funzionamento del circuito mentre un’altoparlante è reattivo e disturba il funzionamento del circuito. In pratica con un carico resistivo possiamo osservare come si comporta il solo amplificatore, mentre con un’altoparlante come carico vedremmo come l’amplificare interagiscesce con esso, e sono 2 cose diverse, per ora interessa solo l’uso del carico resistivo puro, il secondo motivo è che ci si procurerebbe lesioni ai timpani quando si fanno misurr con onde sinusoidali e piena potenza, quindi l’amplificatore deve essere connesso ad un carico che “non suona”. Esistono anche carichi reattivi che non suonano, ma si parla già di misure avanzate. In ogni modo per fare un carico resistivo è sufficente comprare 2 grosse resistenze da 8ohm (potete comprarle anche da 4/6 e 16ohm in base alle vostre esigenze, costano pochi €) e la si connetterà in modo provvisorio alle uscite degli altoparlanti dell’amplificatore sotto test.

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2 Responses to Consigli per novelli dell’autocostruzione audio valvolare

  • Ciao Stefano,
    sono un neofita assoluto, con la passione e la voglia di cominciare a cimentarmi nell’autocostruzione di un amplificatore valvolare.
    Ho trovato il tuo articolo assolutamente piacevole e pieno di buon senso.
    Spero di poter scambiare con te pareri, avere consigli, insomma tutto quello che servirà per realizzare il mio desiderio.
    Grazie ancora e a presto, spero.
    Alberto

  • Articolo eccellente e necessario! Grazie stefano

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Schadeode e Triodi Virtuali – Un’interessante alternativa all’ultralineare

  • Maggiore Potenza
  • Minore distorsione
  • Utilizzabile anche in Single Ended

Schade Feedback o Partial Feedback – Migliore dell’ultralineare ?

Ripeto spesso ai miei clienti che il suono delle valvole di per sè non esiste, che a suonare è tutto l’amplificatore nel suo insieme e che se lo sai progettare bene, su per giù, puoi far suonare qualsiasi valvola più o meno come qualsiasi altra. Non parliamo di amplificatori zero feedback dove diventa una gara a chi distorce nel modo più “soggettivamente bello” ma di circuiti pensati per essere HiFi e riprodurre bene il segnale senza troppe colorature,  in buona sostanza non vogliamo che la “Monna Lisa” assomigli a un quadro di “Jackson Pollock”.

Nella mia esperienza una delle valvole più ostiche da addomesticare è stata sicuramente la EL84. La EL84 è un pentodo da 12watt di dissipazione con una resistenza interna di ben 38k. Con una resistenza interna così alta è stato anche difficile produrre un trasformatore d’uscita (pushpull) che rendesse bene sulle basse frequenze perchè l’induttanza primaria necessaria era davvero alta e per raggiungerla si finiva a pregiudicare l’estensione in alto. Questo pentodo è stato molto diffuso nelle vecchie radio d’epoca e in amplificatori valvolari per chitarra elettrica, come il famosissimo VOX AC30. Sostituiva la 6V6 nei circuiti che montavano valvole Noval. Però su una radio l’estensione in basso non era importante in quanto i piccoli trasformatori d’uscita utilizzati all’epoca spesso non scendevano sotto i 500Hz per concezione, lo stesso dicasi per gli amplificatori da chitarra che non dovevano produrre frequenze molto basse e dove comunque la distorsione era ricercata. In HiFi molti circuiti dal disegno classico che utilizzano la EL84 finiscono per avere un suono abbastanza tipico, vintage, che mentalmente associo al suono della EL84. Supratutto sui pushpull dove la Ri raddoppia e diventa necessario fare tanto NFB se si vogliono raggiungere tassi di smorzamento un minimo decenti come in questo clone Dynaco 410, ruggente, dal suono antico e per i miei gusti decisamente poco piacevole. In ultralineare la sistuazione non migliore di molto e per altro la EL84 non ti da nemmeno la soddisfazione di dire, “la connetto a triodo!”… Connessa a triodo la curve hanno una pendenza molto accentuata, solitamente in questi casi si utilizza un trasformatore con un’impedenza elevata e si allunga in tensione ma… NO! Il datasheet della EL84 consiglia di non superare (tensione statica) i 300volt Placca e G2, quindi o ci si riduce come qualcuno che ha prodotto dei ridicoli SE con la EL84 a triodo da 0,4Watt o pushpull da 2Watt poi nascondendo la propria incapacità affermando che “è il suono che conta”, oppure si prende un’altra strada più sensata.

Anche se l’avevo già usato in passato, solo oggi ho preso la palla al balzo per parlare in modo approfondito di un tipo di circuito chiamato Schadeode o Partial Feedback.

(Tipo 1)

Questa topologia di circuito è definita dall’uso di 2 resistori, uno porta il segnale di placca sulla griglia controllo e l’altro è posto in serie al segnale di ingresso, essendo questi 2 segnali in opposizione di fase, alla griglia giunge un segnale differenziale che è il prodotto della reciproca sottrazione dei 2 mediato da queste resistenze, esso è un loop di feedback locale dalla placca alla griglia. Questo loop di feedback fornisce dei vantaggi: abbassa la distorsione, la resistenza interna della valvola e il rumore, estendendo al contempo la larghezza di banda del circuito. Poiché il ciclo di feedback è così breve, questo sistema di feedback trova pochi dei problemi di instabilità solitamente associati all’uso del feedback ad anello. La quantità di controreazione applicata dipende dai valori di R1 e R2. Questo sistema implica che il generatore di segnale, ossia lo stadio che pilota la finale, esca con una Zout molto bassa, tipicamente uno stadio ad inseguitore o un SRPP, la cui Zout sia irrilevante rispetto il valore di R1. Volendo invece fare uno Schade Feedback verso uno stadio che esce di anodo si figurerebbe un circuito con questo aspetto:

(Tipo 2)

In questa variante di circuito il tasso di retroazione applicata dipende dal rapporto che R1 ha verso R2/R3 e la Ri del triodo pilota. Rispetto il circuito con le resistenze dove è virtualmente possibile fare quanto NFB si vuole (in quanto le resistenze sono perfettamente lineari) qui si è limitati dalla linearità dello stadio pilota che ad un certo punto sarà spinto dal segnale proveniente da R1 in zona di saturazione/interdizione provocando una forte distorsione proveniente proprio da questo elemento.

Iniziamo però a vedere in dettaglio quello che fa questo circuito e perchè dovrebbe essere migliore della connessione ultralineare. Come scritto ad inizio pagina si ha maggiore potenza rispetto all’ultralineare. Il pentodo ha la massima resa in termini di potenza trasferita al carico (40/50% in alcuni casi anche il 60%) ma anche la massima Ri mostrata al trasformatore e generalmente un tasso di distorsione alto, un pentodo connesso a triodo o un triodo vero e proprio invece ha il rendimento minimo in termini di trasferimento di potenza (20/25%) ma anche una Ri molto più bassa mostrata al carico e un basso tasso di distorsione. In ultralineare si ha un rendimento intermedio sia in potenza che in termini di Ri mostrate al carico e distorsione. Poi come se non fosse finita la connessione ultralineare trova larga applicazione nei pushpull ma sull’uso nei single ended risulta limitativa, sconveniente… produce solo poca potenza in più rispetto la connessione a triodo ma con molta più distorsione, anche se nonostante questo molti distorsofili continuano ad utilizzarla proprio perchè non sono amanti dell’alta fedeltà ma appunto della distorsione, come si può vedere qui. Di fatto la connessione ultra lineare in single ended non ha senso, ne ho già parlato qui.

Con la connessione Schadeode invece è possibile avere il rendimento di potenza di un pentodo con una Ri mostrata al carico ed una distorsione volendo anche inferiori alla stessa valvola connessa a triodo, ed è possible utilizzarlo profiquamente anche in Single Ended!!! Volere la moglie ubriaca e la botte piena, in questo caso si può! Incredibile? Guardate i grafici qui sotto, paragoniamo prima la EL84 a pentodo alla stessa connessa a triodo…

Pentodo Triodo

Poi guardiamo le curve della EL84 in ultralineare, al 20% e al 40%, come viene indicato dal datasheet della valvola, in questo caso come già sapete le curve sono valide solo se il punto di lavoro viene posto alla tensione di 300volt, e non è possibile spostarlo sopra o sotto questa tensione senza cambiare completamente il grafico come già spiegato in un’altro articolo…

Come è possibile vedere, la EL84 in UL che sia al 20 o al 40% non ha delle curve entusiasmanti, si perde potenza senza quasi niente in cambio, quandi conviene lasciarla connessa a pentodo, ma vediamo con la connessione Schadeode, che il software di uTracer mi consente di simulare, come diventano le curve. NOTA: tutti i grafici sono stati acquisiti da una vera EL84 inserita nel tracciacurve e non sono frutto di simulazioni al computer.

Come si vede i limiti di corrente/tensione sono gli stessi della valvola che funziona a pentodo, quindi ad esempio una retta di carico alla sinistra del grafico, può arrivare fino a 50volt con 100mA di corrente trasferendo la stessa potenza che la valvola erogherebbe a pentodo, ma le curve hanno pressochè la stessa pendenza della EL84 connessa a triodo. Nella connessione realmente a triodo la stessa retta di carico si fermerebbe con la saturazione della valvola a 150volt / 75mA trasferendo quindi molta meno potenza. Praticamente una EL84 a triodo che riesce ad erogare la stessa potenza di una EL84 a pentodo. Me vediamo cosa succede aumentando il tasso di retroazione locale:

I limiti sono ancora quelli della EL84 connessa a pentodo ma la pendenza della curve e il guadagno sono molto diminuiti, ossia la sua resistenza interna è diminuita e ora servono fino a -36volt per portarla in interdizione, di fatto abbiamo creato un triodo nuovo che non esisteva. Niente a che vedere con l’ultralineare e poco importa se verso l’alto le curve non proseguono come nei triodi veri perchè la retta di carico normale non arriverà mai in quella zona. L’abbassamento della Ri della valvola virtuale poi diventa utile per aumentare il tasso di smorzamento senza l’uso di NFB ad anello, ma con questo tipo di controreazione ancora meno dannosa di quella convenzionale. Nota per chi volesse fare esperimenti: il punto di lavoro statico (tensione/corrente/polarizzazione di griglia) si stabiliscono sulle curve della valvola a pentodo, perchè il funzionamento a triodo virtuale avviene in regime dinamico ma non su quello statico.

Qui sotto i link a qualche sito esterno che parla dello stesso argomento:

Tube CAD

Bertola Valves

Su questo sito potete trovare il progetto alimede con la EL84 pilotata in Schade Feedback con una 5842 come driver, il vecchissimo progetto libero con il single ended con la 6JZ8 (il fattore di smorzamento di questo circuito resta basso in quanto il tasso di feedback locale è basso a sua volta). E a breve dovrebbe arrivare un progetto premium di un pushpull con le EL84 dove tenterò di ottenere un fattore di smorzamento accettabile senza uso di feedback ad anello, della potenza di 15 watt. Inoltre per completare il discorso va detto anche che lo Schadeode può essere utilizzato con qualsiasi valvola, anche un triodo, ottenendo l’abbassamento della sua resistenza interna.

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6 Responses to Schadeode e Triodi Virtuali – Un’interessante alternativa all’ultralineare

  • Hai sbagliato perchè facendo come hai fatto tu il segnale di Nfb risale il potenziometro e arriva sull’uscita della sorgente, quindi la R in serie al segnale non è il valore che hai stabilito ma quella resistenza più quella del potenziometro in base a come lo hai regolato + quella della sorgente, va messo obbligatoriamente un buffer per interrompere la propagazione e fissare dei valori di controreazione fissi.

  • Il primo l’ho provato per un pre di linea con solo un triodo di segnale per canale (senza trasformatore d’uscita) e un pot del volume da 10Klog in ingresso, ma ho dovuto mettere in parallelo a R1 una piccola capacità per recuperare banda… ha una dinamica superiore rispetto la configurazione senza controreazione, insomma, interessante giocarci sopra

  • I 2 circuiti dovrebbero essere equivalenti, solo che portando indietro il segnale di NFB sulla placca del driver si è limitati nel tasso di controreazione che si può applicare per problemi di linearità dello stadio driver di per sè (PS se il driver è un pentodo funziona meglio rispetto se è un triodo), non vedo dove potrebbe essere limitata la banda passante, nel circuito il collo di bottiglia maggiore alla banda passate è sempre il trasformatore d’uscita, non prendendo segnale dal secondario del trasformatore si riesce effettivamente ad estendere meno la banda passante rispetto un circuito con NFB ad anello, ma in questo caso se il trasformatore copre come dovrebbe la banda udibile è abbastanza, non dovrebbero sorgere problemi legati alle rotazione di fase come capita con l’NFB ad anello. Cmq in linea generale avendo simulato qualche circuito come distorsione va meglio il primo circuito con solo le resistenze, a livello di analisi di spettro è molto più pulito, anche se obbliga a mettere uno stadio ad inseguitore tra driver e finale o a usare un SRPP.

  • si, scusa, al secondo esempio

  • A quale schema ti riferisci? non ci sono schemi a parte 2 teorici e le curve della valvola con 2 tassi di local feedback diversi, ma non sono riferiti a gli schemi sopra, sono solo esempi.

  • Se non sbaglia la simulazione, il secondo schema ha una risposta in frequenza inferiore a quella ottenibile con il feedback d’anello e riduce un po’ quella ad anello aperto

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Preamplificatore / DAC + RIAA MM con uscita a trasformatori basato sulla valvola 6BX7 / 6BL7

Per questo progetto, frutto del secondo lock down, ho preso spunto da diverse cose e da diverse esperienze, ho miscelato l’esperienza del granny27 e del nibiru per ottenere un preamplificatore DAC con uscita a trasformatori, similmente al vecchio progetto euridice ma con una marcia in più perchè sono riuscito a sfruttare (grazie all’esperienza maturata su nibiru) un’effetto di suono tridimensionale o palcoscenico controllato  e ottenuto combinando volutamente l’effetto di un’elemento induttivo (nel nibiru era un’induttanza, qui un trasformatore) e di un blando ma preciso tasso di controreazione, calibrato per non essere troppo poco e dare un suono slabbrato o sfocato da circuito zero feedback nè essere troppo elevato e schiacciare tutti gli strumenti contro la parete, ma la giusta via di mezzo tra tridimensionalità e messa a fuoco dei suoni per diventare godibile senza andare in contro a sporcature, quel moderato, ponderato e positivo uso della controreazione che tutti quelli che continuano a sbandierare lo zero feedback non capiranno mai. Questo progetto lo pubblico come premium.

Per non andare in contro ai problemi che ho avuto sul granny27, che alla fine è stato caricato con un CCS a transistor, suonando anche molto bene ma non facendo quello che volevo, ho utilizzato una valvola con una resistenza interna più bassa, una 6BX7…

La 6BX7 (e il suo ecquivalente 6BL7) è un doppio triodo di potenza, ha la stessa zoccolatura della 6SN7 ma può dissipare 6watt per ogni placca e ha una resistenza interna di 1300ohm e un Mu di 10, assomiglia abbastanza alla sezione di potenza di una 6EM7, questa valvola è adatta per fare amplificatori da cuffia, preamplificatori linea, finali con potenze molto piccole o come driver per valvole molto grosse come 300B / 845 ad esempio. Per questo progetto ho realizzato un nuovo trasformatore interstadio l’ i12K600

Questo trasformatore ha un primario da 12k e un secondario da 600ohm con presa centrale, e sopporta una corrente dc di 10mA, è possibile utilizzarlo con valvole che abbiano una Ri da 1700ohm a scendere, cito quindi le 6BX7 – 6BL7 ma anche le 5842 e la 417a, nel mio caso avendo già a disposizione un segnale forte proveniente da un DAC ho quindi preferito la 6BX7, con il suo basso mu e il fattore di discesa del trasformatore sono riuscito a dare a questo pre un guadagno quasi unitario nonostante la valvola amplifichi realmente, quindi dia al suono il suo carattere decisamente bello (non come tutti quegli inutili buffer da 2 soldi che vendono su internet con la valvola collegata ad inseguitore messa li solo per far mostrina mentre pugni di opamp fanno il lavoro vero e proprio).

Per fare qualche esperimento ho inserito nel pre oltre a un DAC anche un preamplificatore a jfet che usa dei BF256 e dei 2SK170, c’è quindi un commutatore che permette di passare dal DAC al pre fono ad una presa AUX per sorgenti esterne.

Per iniziare ho costruito l’alimentazione in un telaietto separato, per poter allontanare il trasformatore di alimentazione dagli interstadio in modo da non introdurre ronzii (problema che ebbi con il granny27). L’alimentazione anodica l’ho ottenuta con una piccola 6X5GT in quanto la corrente massima assorbita dallo stadio con la 6BX7 è di 20mA media e costante lavorando in classe A la 6X5GT è assolutamente dimensionata in modo corretto potendo erogare fino a 70mA non è per niente tirata per il collo, durerà a lungo ed è possibile utilizzare una valvola NOS reperibile a basso costo, in quanto snobbata dalle masse perchè i guru gli raccontano che per alimentare i 5/10mA di 6SN7 serve almeno una 5U4GB o una GZ34 con dei 470/1000uF di condensatori dopo “perchè la valvola ha bisogno di corrente” ovviamente nemmeno sanno la differenza tra corrente e tensione o cosa sia la resistenza di uscita di uno stadio, che nulla ha che vedere con quanto sia grossa la valvola raddrizzatrice che hai usato.

Dopo la 6X5GT ho messo una cella CLC, come nel granny, fatto con un vecchio condensatore a vitone NOS philips le cui caratteristiche elettriche fanno impallidire molti condensatori moderni (anche audio grade), per sfizio poi visto che volevo il silenzio assoluto dal punto di vista strumentale ho voluto sopprimere il poco ripple rimasto (10/20mVpp) con un moltiplicatore di capacità che si vede a sinistra dopo il ponte raddrizzare verde che invece raddrizza l’alimentazione a 24volt del pre riaa.

Mio personale godimento nell’usare vecchi componenti: nel moltiplicatore di capacità assieme al BUX85G si può vedere un vecchio BC207 NOS, nel video qui sotto si può vedere il lavoro del moltiplicatore, scala dell’oscilloscopio 20mV quadretto (quindi il rumore residuo è comunque molto poco), la traccia in basso è quella prima del motiplicatore, la traccia in alto quasi piatta è quella dopo il moltiplicatore. Le ondulazioni a bassa frequenza che si osservano sono assestamenti della tensione di rete e sono da ignorare, il moltiplicatore non è uno stabilizzatore.

Passando invece al telaio del pre vero e proprio, si vede l’anodica disaccoppiata da una cella RC formata da una resistenza da 22ohm e un condensatore carta olio NOS da 2,5uF della migliore qualità, uno sprague di quelli destinati all’aviazione che ha le viti per essere bloccato al suo posto e non strapparsi dal circuito con la forza di accelerazione.

Forse non tutti sanno che i carta olio in audio andrebbero usati così, sulle alimentazioni danno il loro meglio, messi lungo il segnale o ancora peggio nei crossover tendono a cancellare asprità ma anche parte del dettaglio sonoro, in gamma alta sopratutto…

Il trimmerone che si vede in questa foto serve per bilanciare perfettamente i 2 canali, essendo la tasso di NFB molto basso (circa 2dB) e per quando la valvola possa avere la 2 sezioni matchate non sarà mai perfetta, quindi ho messo questo trimmer per regolare sotto oscilloscopio i 2 canali perfettamente allo stesso livello. Per farlo non ho toccato il segnale di ingresso, per non introdurre disturbi, ma ho fatto un bilanciamento fine sul segnale di NFB, in modo da portare il guadagno dei 2 triodi ad esattamente lo stesso livello.

La 6X5GT

Strumentali: La distorsione anormica del circuito è dello 0,78% con un’uscita di 8Vpp (oltre il massimo che viene normalmente erogato, 6Vpp quando lavora con il DAC) e la banda passante è 30Hz / 35khz -1dB sempre alla stessa ampiezza.

Come suona

Ho fatto qualche esperimento con i bypass degli elettrolitici di catodo della 6BX7, provato polipropilene, acetato di cellulosa etc… ho trovato il mio optimus con il polipropilene (preferisco tanto dettaglio), suono ricco e piacevole, la gamma alta è frizzante, ottima separazione, voci ben focalizzate al centro della stanza, e buon palcoscenico. Sono pienamente soddisfatto.

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8 Responses to Preamplificatore / DAC + RIAA MM con uscita a trasformatori basato sulla valvola 6BX7 / 6BL7

  • Ho realizzato questo preamplificatore su progetto SB. Ora sta in coppia con un finale se di kt88/6550 sempre by SB, il risultato è semplicemente impressionante: la presenza degli strumenti, la trasparenza e la tridimensionalità sono da primato. Rispetto all’uso del finale da integrato con il suo controllo di volume, è come se una tenda venisse tirata via dal fronte sonoro. C’è davvero tutto di più! Una menzione particolare merita la scheda phono del pre: può tranquillamente rivaleggiare con oggetti molto ma molto più costosi. Io non sono parente di Bianchini né mi paga, semmai il contrario, per cui dico questo e concludo: ne ho spesi di soldi nella mia carriera di “audiofilo”, ma quelli investiti nelle creazioni di Stefano sono senz’altro tra i meglio spesi. Complimenti a lui e anche a me!

  • Se pensi che l’NFB elimini tutte le distorsione ti sbagli, non è una cura magica, ti elimina una certa distorsione ma te ne crea altra diversa, ti abbassa armoniche basse e te ne fa spuntare altre più piccole in alto, genera intermodulazioni etc e succede sopratutto quando ci sono rotazioni di fase. Gli induttori sopratutto introducono delle distorsioni sui transienti e possono creare sensazioni sonore di tridimensionalità posticcia, che non erano presenti nel segnale di origine e che colorano il suono come piace a tanti audiofili. La controreazione in un tale circuito tende ad eliminare questi effetti posticci e quindi erroneamente molti audiofili affermano che la controreazione calcella cosa dal segnale, ma cerca di cancellare cose che non c’erano, quindi di coreggerle, con nibiru io dosavo questo livello. Succede anche che se però in un tale circuito la controreazione è troppa avvengono delle interazioni con l’elemento induttivo in primis per cui il suono diventa brutto al punto che è meglio eliminare del tutto il circuito, ossia la controreazione ha eliminato alcune cose che non dovevano esserci ma ne ha introdotte altre che sono anche peggio e succedeva sempre con nibiru se regolavo il tasso di NFB troppo alto, di queste cose ho già parlato su quell’articolo e mi sto ripetendo. Io purtroppo non ho lo strumento che mi permetterebbe di produrre dati tangibili di questa cosa perchè costa troppo per le mie tasche, ma empiricamente ho fatto queste osservazioni, anzi dovrei dire ascolti.

  • perdona ma stiamo mischiando cose diverse, l’uso della nfb per diminuire le distorsioni e migliorare la fedeltà nella riproduzione dei bassi è hi-fi, aggiungere altro per avere un suono più piacevole non mi pare cada nell’hi-fi, altrimenti ti contraddici sul motivo per cui usi la nfb…

  • Ciò che è un’effetto è un’effetto, quindi non c’è nella registrazione, come mettere sale e pepe sulla bistecca per non mangiarla insipida… tutto questa trafila iniziata con nibiru ha lo scopo di dimostrare che non è il negative feedback a cancellare cose dal suono, ma (1) al contrario che è la sua assenza ad aggiungere cose che non ci sono, (2) che lo zero feedback porta con sè anche effetti deleteri tipo bassi slabbrati, e brutte distorsioni e impastamenti tutt’altro che piacevoli e che limitano l’amplificatore a poter pilotare solo dei monovia, (3) che con un uso sapiente della controreazione è possibile regolare e avere il controllo su questi fenomeni e trovare un punto di equilibrio tra effetti piacevoli e spiacevoli. L’effetto non è una cosa apocalittica, si sente è bello, non è fastidioso ma ci vuole anche un’ambiente di ascolto corretto per apprezzarlo, per dire in un’ambiente con casse buttate come capita non si riesce a capire cosa fa nibiru.

  • Ma usi una traccia di riferimento che sai come deve suonare? Perché altrimenti non rischi di dare un effetto 3d a tracce che di suo non ne hanno?

  • provando, ho modificato i valori delle resistenza attorno al segnale di NFB 3/4 volte prima di trovare quello che mi sembrava meglio, essendo cmq un pre che non ha carichi reattivi ma vede una resistenza pura non è critico, alla fine il tasso di NFB ottimale di questo circuito è tipo 1,4/2dB…

  • non ho capito come stabilisci la giusta via di mezzo tra tridimensionaltà e messa a fuoco…

  • Complimenti Stefano, leggere i tuoi articoli e le descrizioni dei tuoi lavori è sempre un arricchimento di conoscenze. Metti anima , cuore e sopratutto competenza in tutti i tuoi progetti.

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