Boyuu A20 – Upgrade

Sottotitolo: Spieghiamo perchè gli upgrade “facili” sono spesso una perdita di tempo e di soldi.

Dopo aver parlato dell’upgrade del Boyuu A9 un cliente mi contatta per avere informazioni riguardo l’upgrade del Boyuu A20…

Mi ha mandato alcune foto dicendomi che l’aveva già upgradato e voleva migliorarlo ancora…

Quindi prendo la palla al balzo per spiegare una volta per tutte che se un’amplificatore è di progettazione dozzinale e ha trasformatori di scarsa qualità, cose che ci si aspetta normalmente in un’apparecchio cinese a basso costo, è una inutile perdita di tempo e di soldi fare questi upgrade facili che consistono nel montare valvole più belle e condensatori grifati, si avrà un leggero cambio di intonazione ma si sarà sempre poco lontani dall’oggetto di partenza, le parti salienti di un’amplificatore sono i trasformatori e lo schema elettrico, se si vuole veramente ottenere un miglioramento che valga la spesa è li che ci si deve concentrare. In ogni modo di questo amplificatore non si trovava uno schema corretto su internet, infatti facendo ricerche appaiono schemi che usano la 6SL7 con i triodi in parallelo, schema del tutto uguale a quello del modello A9 con le EL34, ma questo apparecchio monta dei pentodi 6SJ7 sull’ingresso, ci sono 2 induttanze sull’alimentazione invece che una sola, in pratica non sapedo com’era l’oggetto di partenza non sapevo indicare modifiche, quindi me lo sono fatto spedire per estrapolare lo schema elettrico che riporto qui sotto (nota i valori dei condensatori riportati sono quelli che ho trovato dopo la modifica fatta dal proprietario e non so se siano degli stessi valori esatti di quelli di partenza).

Lo schema è il classico single ended ultralineare, tanto di moda quanto concettualmente sbagliato. Le KT88 lavorano a 21watt di dissipazione (meno del limite di una EL34) con circa 380/370volt in placca su un trasformatore da 3500ohm primari, la 6sj7 è polarizzata in modo normalissimo, mentre la sezione di alimentazione reca una sorpresa (di cui non mi meraviglio), ci sono 2 induttanze di filtro e si era convinti che avessero biforcato al primo condensatore dopo la raddrizzatrice per fare una cella LC separata per ogni canale, tra l’altro in foto si vedono chiaramente le 2 induttanze una a destra e una a sinistra e 2 grossi condensatori sempre uno a destra e uno a sinistra ma ovviamente non è così: le 2 induttanze sono poste in serie e i 2 condensatori sono posti in parallelo da una pista sul PCB. E come pillola finale facendo 2 conti la valvola 5U4 patisce il picco di carica ad ogni accensione dei 2 condensatori da 220uF in parallelo. Cosa c’è di peggio dei circuiti al risparmio? I circuiti che avrebbero tutti i pezzi ma sono stati usati nel modo sbagliato. Vediamo strumentalmente cosa usciva da questo boyuu A20 già parzialmente modificato…

Banda passare un pò meno di 20Hz e 13khz @ -1dB, rotazioni di fase guardatevi il grafico

La potenza massima sembra 15 watt RMS per canale, in realtà anche se non subentra il clipping la distorsione è tanta a 15 watt, la distorsione a 1 watt è già al 2,35%…

Vediamo una triangolare a 15 watt, questa orrenda distorsione è per la maggiore causata dall’ultralineare che non è adatto all’uso negli SE…

Lo smorzamento è ovviamente basso, attorno un fattore 2 essendo il circuito privo di controreazione, sul carico reattivo mostra tutte le sue limitazioni.

Questo insegna che il più bel condensatore e la più costosa valvola NOS non possono correggere le limitazioni intrinseche di un circuito e di un trasformatore d’uscita. Tutto questo però è molto didattico. Visto il circuito ho considerato che non è possibile sfruttare la KT88 al pieno delle sue potenzialità. Per essere sfruttata a pieno, in single ended, una KT88 andrebbe fatta lavorare su un’impedenza primaria di 6k, dovrebbe vedere in placca almeno 420/430volt e portata a ridosso dei 35 watt di dissipazione, in questo apparecchio però non è presente abbastanza tensione… o magari la si potrebbe raggiungere eliminando la valvola raddrizzatrice e rettificando con dei diodi, cosa che non voglio proporre perchè resterebbe un buco vuoto e in ogni modo i miei trasformatori 6K per KT88 sono troppo grossi e non ci stanno nello spazio a disposizione, quindi alla fine ho deciso di restare su un’impedenza di 3500ohm con 380/370volt di placca (sottratti i 34 che cadono sulla RK rimangono circa 350 a disposizione della valvola) portando la dissipazione della valvola attorno i 30 watt con una corrente complessiva sopportabile dalla raddrizzatrice, ovviamente ho ridimensionato i condensatori per restare nei limiti della 5U4. Va eliminata una delle 2 induttanze perchè hanno una RDC di 80ohm cadauna (in serie 160ohm) e causerebbero troppa caduta di tensione visto il maggiore carico di corrente. La kt88 viene fatta lavorare a pentodo puro e ovviamente ho aggiunto un’anello di NFB per aumentare il tasso di smorzamento dell’apparecchio e tenere bassa la distorsione. A parte queste cose il disegno non è troppo diverso dall’originale e si può cablare senza modifiche troppo invasive. Lo schema premium è qui sotto, visibile in chiaro solamente a chi acquisterà i trasformatori.

Risultati dell’upgrade

Ho realizzato dei trasformatori d’uscita da 3500ohm dedicati all’upgrade di questo amplificatore e uno schema premium. Vediamo cosa si riesce ad ottenere. Come detto in precedenza l’amplificatore originale arrivava ad erogare 15 watt su 8ohm (30Vpp su 8ohm) ma con tassi di distorsione imbarazzanti e un fattore di smorzamento all’incirca di un fattore 2. La potenza ora è di circa 10Watt (25Volt su 8ohm), lo smorzamento è passato da un fattore 2 ad un fattore 8. La banda passante è passata da “20Hz / 13khz @ -1dB” a “10Hz -0,2dB / 70khz -1dB”. La distorsione a 1watt è passata dal 2,35% a un 0,46%. Vediamo i grafici a confronto…

Banda passante: Prima Dopo
Risposta su carico reattivo: Prima Dopo
THD: Prima Dopo
Onda Triangolare alla massima potenza prima del clipping: Prima Dopo

Vediamo anche le quadre, nei grafici è presente un pò di ringing residuo, non ho esagerato con la compensazione per non limitare la banda passate e il declino della fase, il ringing appariva comunque solo su carico resistivo scomparendo del tutto quando c’era il carico reattivo, o un’altoparlante connesso… o nulla connesso (ovviamente il circuito è stabile anche in assenza di carico).

Quadre a 100Hz / 1khz / 10khz

In definitiva questa modifica è abbastanza semplice da mettere in atto rispetto quella sull’A9, il risultato strumentale è ottimo e anche la resa sonora diventa di tutto rispetto e al pari di apparecchi ben più costosi.

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2 Responses to Boyuu A20 – Upgrade

  • Dovrebbe essere spiegato nell’articolo relativo. L’nfb non abbassa l’impedenza ma la resistenza d’uscita (che poi è la stessa cosa del DF espresso in modo diverso), semplicemente perchè tu hai questa resistenza immaginaria posta in serie al carico che causa una caduta di tensione calcolabile secondo la legge di ohm. La controreazione sente questa caduta e agisce sul circuito in modo da diminuirla e di fatto diminuisce la Rout. Il fenomeno lo si capisce bene nelle misure della banda passante su carico reattivo: ignorando il comportamento sulla fase, il carico rattivo lo puoi immaginare come una resistenza che varia di valore al variare della frequenza, quindi tanto più la rout dell’amplificatore è alta tanto più sono ampi i salti che emergono durante la misura.

  • Ma qual’è il motivo per il quale con la controreazione si abbassa l’impedenza di uscita dell’ampli (e di conseguenza si alza il fattore di smorzamento?

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Consigli per novelli dell’autocostruzione audio valvolare

Pagina correlata: esenzione di responsabilità

Mi ripromettevo da diverso tempo di scrivere questo articolo, anche per poter smettere di ripetere sempre le stesse cose per email in via privata ai vari clienti. Sono stato definitivamente convinto a farlo dopo che un cliente che mi aveva appena acquistato uno schema premium con set di trasformatori annesso, alla mia domanda “hai tutta la strumentazione?” mi ha risposto “si si ho cacciaviti e pinze” e poi mi domandava cosa fosse quello strano simbolo a forma di rombo sullo schema, ossia il ponte raddrizzatore… Potete immaginare i brividi che mi sono corsi per la schiena pensando a una persona totalmente a digiuno delle nozioni tecniche più basilari che voleva mettersi ad armeggiare con trasformatori e circuiti che vanno connessi alla rete elettrica. Ogniuno nel suo privato è libero di fare quello che vuole, se mette a rischio la sua stessa vita  apprestandosi ad eseguire lavori che non è in grado di eseguire sono fatti suoi, ma è anche vero che tutti devono iniziare da zero, quindi sono qui a scrivere un’articolo che non vuole essere esaustivo ma per lo meno che indichi come cominciare a chi vuole iniziare il suo percorso di autocostruttore hobbysta di amplificatori valvolari.

Prima di tutto voglio dire che “a valvole” non è necessariamente meglio. I valvolari hanno la reputazione di essere amplificatori che suonano meglio rispetto alle controparti con tecnologia moderna, questo può essere vero o meno, dipende dal gusto personale e dipende anche dagli apparecchi che si mettono a confronto… E dipende anche dalla qualità della realizzazione stessa! Molte persone sui forum e sui social si scambiano messaggi indicando un qualche schema elettrico, che magarti circola da 50 anni, come ben suonante quindi 100 persone diverse si mettono a costruire lo stesso schema a modo loro, con trasformatori diversi, con componenti diversi, con diverse tecniche di cablaggio… Otterranno 100 apparecchi che suonano uno diverso dall’altro, ma saranno tutti convinti che la loro realizzazione suoni alla stesso modo di quella degli altri 99. Alcune persone addirittura sono convinte che sia sufficente la presenza di una tal valvola per far suonare un’amplificatore che la monta come qualsiasi altro amplificatore che monti la stessa valvola, è su queste inconsistenti fondamenta che è costruita la cultura degli audiofili da forum, che diranno “c’è la 300B quindi suonerà come tutti i 300B” … è stata una mia surreale discussione con il proprietario di questo amplificatore devastato, mentre cercavo di spiegare che una volta riparato non avrebbe più suonato (male) come lo aveva sentito (non) andare fino a quel momento.

Quindi il punto è che le scelte costruttive che farete in fase di montaggio di qualsiasi apparecchio ne decreterà la prestazione finale, perchè un condensatore da 100uF 400v da 2,5€ non è uguale a un condensatore da 100uF 400v da 15€, anche se è vero che a volte esistono componenti economici di buona qualità a basso costo, reperibili sopratutto nel mercato del surplus, e altre volte esistono componenti costosi che fanno schifo (o che non valgono la spesa), reperibili di solito nel mercato dell’esoterico… Non è una regola, ma se chi li vende parla come Wanna Marchi è meglio starci lontano.

Non solo la qualità dei componenti ma anche la qualità e la precisione del montaggio stesso influiscono non poco sul funzionamento del circuito, alcune persone pensano che basti rispettare le connessioni dello schema tra tutti i vari componenti e un circuito dovrà funzionare, anche questo è assolutamente falso! Basti osservare le foto qui sotto (di cui ci tengo a dire che 2 sono dei 300B)…

Accoppiamenti parassiti tra i conduttori sono causa di diafonia, disturbi e oscillazioni indesiderate fino al punto da rendere il circuito totalmente non funzionante (come la prima foto), pericoloso (come la seconda foto) o fortemente malfunzionante (come la terza foto). Quindi la questione è: se siete alle prime armi scordatevi le 300B le 2A3 e tutte le valvole a riscaldamento diretto perchè richiedono cura nel montaggio per essere sfruttate bene, scordatevi le 211 e le 845 con 1000 a passa volt di tensione anodica perchè non sapete gestire e calblare circuiti con tali tensioni, rischiate di spendere soldi senza risultati e anche di farvi male.

Il mio consiglio per chi comincia i primi montaggi è di puntare su circuiti semplici, possibilmente single ended con piccole valvole come le EL84, in questa pagina trovare diversi progettini a difficoltà crescente basati sulla EL84. Oppure un progettino come quello dello Scherzo che è anche più semplice, con una sola valvola per canale. O questo semplice DAC valvolare, anche in versione a bassa tensione (24v).

Alcuni Consigli Generici

Se si devono mettere le mani su un circuito in tensione è necessario prestare sempre la massima attenzione e seguire alcune regole fondamentali:

  • Per prima cosa bisogna assicurarsi di essere ben isolati dalla terra e da qualsiasi altro elemento (anche solo debolmente) conduttore.
  • È bene indossare scarpe di gomma (ma attenzione a quelle “antistatiche” che sono in qualche misura conduttive) e – specie se le tensioni in gioco sono alte – isolare adeguatamente anche il pavimento su cui si poggia. Ciò che uccide è la corrente che attraversa il corpo, non la tensione di per sé. Il corpo umano è un conduttore con una resistività relativamente elevata; le tensioni elevate sono pericolose perché (contrariamente a quelle molto basse) provocano correnti capaci di produrre effetti letali. In linea di principio, se si è completamente e perfettamente isolati da qualsiasi altra cosa, anche toccando un conduttore ad alta tensione non si avrebbero conseguenze: l’intero corpo assumerebbe il potenziale del conduttore che si sta toccando senza che ci sia passaggio di corrente (e quindi conseguenza alcuna). È il motivo per cui gli uccelli possono posarsi tranquillamente sulle linee ad alta tensione senza restare fulminati. Spero però sia superfluo aggiungere che, anche se si ritiene di essere ben isolati, non è assolutamente il caso di verificarlo andando a toccare direttamente elementi sotto tensione!
  • Quando si opera è bene usare sempre una sola mano – preferibilmente la destra – e tenere l’altra lontana sia dal circuito che da qualsiasi altro elemento conduttore (quale può essere e.g. il telaio dell’apparecchio, una struttura metallica, una parete, ecc). Idealmente, l’altra mano andrebbe tenuta libera dietro la schiena. In questo modo si riduce il rischio che una eventuale scossa attraversi il cuore, cosa che avrebbe conseguenze fatali immediate (morte per arresto cardiaco).
  • Se si deve andare a toccare qualcosa è bene verificare la presenza di tensione prima con un cacciavite cercafase e poi con un tester/volmetro per assicurarsi che non ci sia tensione.
  • Se siete alle prime armi iniziate con progetti semplici, magari a bassa tensione per cominciare a prendere dimestichezza con il vostro hobby, voler cominciare subito con un finale con 845 alimentato a 1500volt senza mai aver fatto nulla prima è una pessima idea.
  • Procuratevi la strumentazione adeguata, non potete montare o riparare cose senza adeguati strumenti e la conoscenza per usarli.

La strumentazione

Questa è la parte calda di questo articolo, la strumentazione è la cosa più importante in assoluto! Nessuno deve pensare di poter assemblare e rendere realmente funzionante un’amplificatore audio in assenza di strumentazione. Chiunque voglia provare ad assemblare un circuito deve necessariamente e obbligatoriamente procurarsi un minimo sindacale di strumentazione. Non bastano un tavolo, due cacciaviti, un tester e uno stagnatore. Il problema di certe persone che vogliono autocostruirsi un’amplificatore è che vorrebbero un valvolare HiEnd senza spendere tutti i soldi necessari a comprare un costoso apparecchio commerciale, quindi pensano di poterselo costruire da soli comprando un SET di trasformatori e un buon schema elettrico ma senza saper nulla o quasi di elettronica. Pensano di potersi costruire l’apparecchio definitivo e poi di non far mai più un montaggio per il resto della loro vita, quindi come sopra, fanno scelte sbagliate puntando subito alle 300B, alle 211, alle 845… “perchè deve essere quello definitivo” e vogliono spendere poco, quindi pretendono che qualcuno gli dia uno schema e i trasformatori e loro vogliono essere rassicurati che una volta montato suonerà come il canto degli angeli, ma purtroppo le realtà è un’altra, la realtà è che se fate un montaggio di “M” suonerà di “M”, o non funzionerà, potrebbe fumare qualcosa, potreste bruciare qualcosa… potreste anche farvi male se non sapete come muovervi e come gestire le cose. E se non avete la strumentazione adatta, nessuno, mai, per telefono o per email potrà aiutarvi a risolvere un bel niente di niente… Se mi chiedete per email “sento un sibilo nella cassa destra come lo risolvo?” la mia risposta sarà “prendi l’oscilloscopio e vedi cosa esce dai morsetti dell’altoparlante, o cosa c’è sulla griglia della finale” e se poi voi mi rispondete “non ho l’oscilloscopio!”… Fine della storia, non vi POSSO aiutare, nessuno vi può aiutare! Magari qualche guru saputone di facebook vi indica di fare qualche prova ma la realtà è che state andando a tentoni. Come cercare un’ago i un pagliaio in una notte senza luna e con le mani legate, perdete solo tempo ed è qui che diventano popolari circuiti zero feedback notoriamente meno problematici da mettere a punto (anche se qualcuno riesce a far oscillare anche quelli) e varie schedine pappa pronta made in cina (et simila) che potete montare come un lego e poi avvitare dento una brutta scatola di legno ma che lascieranno sempre a desiderare in termini di prestazioni.

Quindi se la vostra idea è costruirvi l’amplificatore definitivo e poi scordarvi di fare altri montaggi lasciate stare, vi costa meno tempo, fatica e denaro comprarlo già fatto. Se invece avete capito perchè vostro padre, quando avevate 3 anni, vi ha messo in sella ad un triciclo e non direttamente su un camion articolato, avete capito che ci vuole tempo ed esperienza e bisogna partire dal basso. Ora vi elencherò alcune cose che dovete comprarvi per cominciare.

Tester chiamato anche Multimetro

Per cominciare potete comprarne uno da circa 12/20€, da battaglia va benissimo per cominciare, così se per errore lo impostate male e lo guastate non avrete fatto un danno grosso, sono comunque abbastanza precisi, serve che possa misurare almeno tensione CA/CC, resistenza e continuità. Sul mercato si trovano anche dei tester sotto i 5€ ma li eviterei perchè spesso son costruiti male, soffrono di falsi contatti dentro nel loro circuito e non sono per niente affidabili.

Stagnatore

Io uso proprio questo della foto, un modello RS da 40Watt (codice 771-9477 comprabile per poco più di 20€), per l’elettronica normale di solito si consigliano stagnatori da 15/20 watt ma dovendo saldare zoccoli delle valvole, i morsetti degli ancoraggio etc risulta molto più comodo un modello più potente che possa scandare la massa metallica senza incollarsi, facendo una stagnatura pulita e non pastosa come tante volte vedo, ovviamente ci si deve prendere la mano per non colare fili e altri pezzi mente ci si lavora. Poi per saldare su parti metalliche con una certa massa, come le boccole banana femmina degli altoparlanti o anche per saldare fili o pagliette sulla lamiera come in questa foto:

Utilizzo un modello da 150watt.

Oscilloscopio

Per cominciare basta procurarsi un vecchio oscilloscopio analogico, possibilmente a 2 canali / 20mhz. L’oscilloscopio serve per osservare il funzionamento ondulatorio nei vari punti di un circuito al fine di comprenderne il funzionamento o un difetto. Non importa che sia nuovo, sul mercato dell’usato, come su ebay se ne trovano di ottimi per iniziare.

L’importante è che siano funzionanti e non troppo vecchi, evitate gli oscilloscopi a valvole perchè rischiate di dover prima riparare e ritarare lo strumento prima di poterlo usare o che dia letture errate. Evitate anche i giocattoli cinesi a basso costo venduti come schedine elettroniche nude o che stanno su una mano, meglio uno strumento professionale d’epoca che del pattume economico moderno.

Generatore di Funzioni

Il generatore di funzioni è uno strumento che genera forme d’onda primitive come onde sinusoidali, quadre, triangolari etc a varie frequenze impostabili, nel caso dell’uso in audio è necessario che possa generare frequenze da un range di 20Hz fino a 200khz. Il generatore di funzioni è necessario, abbinato all’oscilloscopio, per iniettare segnale nell’amplificatore sotto test, per osservarne il comportamento, ad esempio per vedere che non inneschino oscillazioni o distorsioni molto forti. Non è possibile usare un segnale audio variabile come della musica per questo scopo in quanto proprio perchè variando in continuazione non è possibile comprendere se esso sia distorto o se ci siano altri problemi. Anche qui siti come ebay e amazon ci vengono in aiuto, si trovano facilmente sia usati che anche nuovi a costi abbordabili…

Sconsiglio sempre di comprare i giocattolini destinati a trasformarsi in pattume molto in fretta, ma accenno al fatto che esistono dei software che possono trasformare un computer (anche vecchio) dotato di scheda sonora in un generatore di funzioni audio, cercando con google se ne trovano diversi freeware, alcuni girano addirittura anche con Windows 98, quindi se volete ridare un’utilità ad un vostro vecchio PC che si riempe di polvere in solaio e che vi dispiace portare in discarica perchè ricordate le ore che ci avete passato a giocare a tomb raider 1 è questa l’occasione. Se poi fulminate la scheda madre pazienza, vorrà dire che è morto con gloria.

Variac e trasformatore di isolamento

Il variac è praticamente un trasformatore variabile, o per essere più precisi, un’auto trasformatore variabile, viene connesso alla rete 230 da una parte e dall’altra permette di alimentare un carico come una lampadina, una radio d’epoca o un’amplificatore sotto test con una tensione regolabile a piacimento da 0V fino a 230V della rete e anche qualcosa di più. Lo scopo del variac nell’autocostruzione di amplificatori è quello di alimentare gradualmente l’amplificatore in modo da poter controllare tutte le tensioni e le correnti man mano che si sale di tensione, prima a 50v, poi a 100v … poi a 120… 150… 180 etc… in modo che se avete commesso qualche errore “distruttivo”, invece di vedere il fuoco d’artificio e dire addio a un quartetto di valvole appena comprate o ad un trasformatore nuovo di zecca avete modo di accorgervi che qualcosa non va perchè magari notare una corrente troppo elevata sotto una delle finali, o che manca tensione in un punto del circuito, o che una resistenza comincia a fumare, o che sull’oscilloscopio l’amplificatore comincia a inenscare un’oscillazione, che se venisse pienamente almentato potrebbe essere così violenta da guastare qualcosa e via discorrendo. In pratica qualsiasi nuovo circuito appena montato andrebbe sempre alimentato gradualmente sotto variac e mai alimentato di botto. Alimentado di botto alla prima accensione si rischia di far danni!

Anche qui li potete trovare su ebay, amazon etc a prezzi abbordabili. Quelli che vendono di solito sono come in foto, molto spartani, con delle boccolette che non sono un granchè sicure per un newbye e non sono dotati di amperometro, necessario a individuare sovraccarichi dal lato del primario del trasformatore di alimentazione dell’apprecchio sotto prova. Ma per questo discorso per adesso mi fermo perchè tra poco farò un’articolo dove mostro la costruzione di un variac dotato di tutti gli accessori partendo da uno di questi comprati su ebay, unito a un trasformatore di isolamento, con voltmetro, amperometro e magnetotermico regolabile.

Carico fittizio resistivo

 

 

Quando si fanno i primi test strumentali su un’amplificatore di norma si utilizza un carico resistivo, ossia una resistenza e non un’altoparlante, questo per 2 motivi: il primo motivo è che la resistenza è lineare quindi non disurba il funzionamento del circuito mentre un’altoparlante è reattivo e disturba il funzionamento del circuito. In pratica con un carico resistivo possiamo osservare come si comporta il solo amplificatore, mentre con un’altoparlante come carico vedremmo come l’amplificare interagiscesce con esso, e sono 2 cose diverse, per ora interessa solo l’uso del carico resistivo puro, il secondo motivo è che ci si procurerebbe lesioni ai timpani quando si fanno misurr con onde sinusoidali e piena potenza, quindi l’amplificatore deve essere connesso ad un carico che “non suona”. Esistono anche carichi reattivi che non suonano, ma si parla già di misure avanzate. In ogni modo per fare un carico resistivo è sufficente comprare 2 grosse resistenze da 8ohm (potete comprarle anche da 4/6 e 16ohm in base alle vostre esigenze, costano pochi €) e la si connetterà in modo provvisorio alle uscite degli altoparlanti dell’amplificatore sotto test.

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2 Responses to Consigli per novelli dell’autocostruzione audio valvolare

  • Ciao Stefano,
    sono un neofita assoluto, con la passione e la voglia di cominciare a cimentarmi nell’autocostruzione di un amplificatore valvolare.
    Ho trovato il tuo articolo assolutamente piacevole e pieno di buon senso.
    Spero di poter scambiare con te pareri, avere consigli, insomma tutto quello che servirà per realizzare il mio desiderio.
    Grazie ancora e a presto, spero.
    Alberto

  • Articolo eccellente e necessario! Grazie stefano

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Tester per Trasformatori PushPull – V2.1

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Adoro costruirmi gli strumenti di misura, quando ho qualche idea cerco sempre di trovare il tempo per accingermi in questi progetti, d’altronde la strumentazione è fondamentale. Questo che presento è un semplice circuitino che abbinato al generatore di funzioni ha lo scopo di collaudare a banco il funzionamento di un trasformatore d’uscita pushpull. Ovviamente è vero che il responso definitivo lo si ha con il trasformatore inserito nel suo circuito di destinazione, dove viene portato a regime in termini di potenza e vede valvole con una resistenza interna pari a quella per cui quel trasfromatore è stato calcolato però per provare veloci o per vedere che non ci siano scariche nel funzionamento reale un tale accessorio risulta molto comodo. In definitiva non è altro che un piccolo finale a valvole, clicca per ingrandire lo schema.

L’ho messo assieme utilizzando un trasformatore di alimentazione avvolto per errore che prendeva polvere su uno scaffale da qualche anno. Le finali sono una coppia di 6CA7 / EL34, usate in efficienza, rimaste da un’amplificatore cinese che è stato rivalvolato. Mentre il driver è costituito da una umile ECF82, la sezione pentodo è sull’ingresso e pilota la sezione triodo configurata come sfasatore catodyna. Il circuito è volutamente tirato all’osso, il più semplice possibile, l’unica cosa che ho curato è l’accoppiamento del catodyna con le finali, infatti i valori delle resistenze e dei condensatori della cella CR che accoppia le 2 uscite dello sfasatore con le finali sono volutamente differenti tra loro. Avendo il catodyna 2 uscite a differenti impedenze ho variato i valori della cella per uniformare il più possibile l’andamento di banda e di fase verso 2 finali, che in un catodyna normale sono differenti (motivo per cui suona peggio di altri circuiti). Il bias delle finali è fisso e indipendente in modo da poter usare anche 2 valvole che non siano proprio match (come nel mio caso) d’altronde è un tester da battaglia con valvole riciclate, non gli si chiedere di essere HiFi ma solo di buttare una manciata di watt, senza limitazione di banda da parte del circuito, dentro un trasformatore. Il contenitore utilizzato apparteneva ad un vecchissimo e piccolo variac ormai rotto da tempo che ho giusto un pò carteggiato e verniciato di nero per fermare la ruggine che lo stava aggredendo.

Ho costruito un telaietto in bachelite, riciclando qualche ritaglio rimasto nel cassetto degli avanzi, per ospitare il circuito. La grata per l’areazione è di un vecchio PC demolito…

Quindi ho cablato il circuito…

Primo test e regolazione del bias a 70mA per ramo…

Il test dello sfasatore mostra che è perfettamente bilanciato…

Ma con l’onda quadra è possibile vedere che comunque le 2 uscite del catodyna non sono mai uguali, esattamente si nota che la velocità di salita dell’uscita catodica è maggiore di quella dell’uscita anodica (si nota che un’onda è gli angoli più arrotondati dell’altra). In ogni modo per lo scopo del circuito va bene, non deve essere HiFi.

Fianalizzato…


Versione 1.0

Come cimelio storico lascio una foto e lo schema della precedente versione 1.0 del tester, risalente al 2013, che utilizzava le PCL85 e caricava il trasformatore con soli 25mA di corrente per ramo.

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