Yet Another 300B: Il Classico Amplificatore a Valvole

Il progetto che vado a presentare oggi è l’ennesimo amplificatore basato sulla celebre valvola 300B. Questo progetto ha radici che risalgono a molti anni fa (2011), quando ero ancora solo un hobbista. All’epoca, avevo acquistato un amplificatore cinese usato, modello “Music Angel XD-850MKIII”. Spinto dalla curiosità e attratto dal basso costo e dall’estetica accattivante, decisi di acquistarlo. Tuttavia, l’entusiasmo iniziale si spense presto.

Music Angel XD-850MKIII: Un’Esperienza deludente

L’amplificatore cinese Music Angel XD-850MKIII, che inizialmente sembrava promettente, si rivelò una delusione. Come scrivevo nel mio vecchio articolo del 2011: A volte, la curiosità ti spinge ad acquistare uno di questi amplificatori cinesi. Sono economici e hanno un aspetto accattivante, ma come si comportano davvero? Per chi è alle prime armi, il giudizio all’ascolto può sembrare positivo, poiché è relativo alle esperienze di ascolto precedenti. Tuttavia, con l’esperienza maturata nel tempo, ho trovato questo amplificatore decisamente insoddisfacente. In breve, è un dispositivo che spengo volentieri, dimostrando che affidarsi solo al fascino della valvola 300B è spesso un’illusione.

L’amplificatore suonava in modo stridulo, al punto da far venire la pelle d’oca per il fastidio dell’ascolto. Tuttavia, invece di venderlo e fare un dispetto a chiunque lo avesse comprato, ho preferito divertirmi a modificarlo. La modifica che proposi allora era più di un semplice aggiornamento: si trattava di una trasformazione totale, da un amplificatore “candelabro” cinese a un amplificatore serio e ben suonante.

La Trasformazione: Da Candelabro ad Amplificatore

Quando parlo di amplificatori “candelabro”, mi riferisco a quei modelli cinesi progettati principalmente per mostrare esteticamente le valvole, piuttosto che per offrire prestazioni audio di alta qualità. Il Music Angel XD-850MKIII è un esempio perfetto: un amplificatore finale single-ended (SE) con valvole 300B, dove le 300B sono pilotate da un altro finale SE con valvole 2A3. Queste, a loro volta, sono pilotate da uno stadio di ingresso costituito da un doppio triodo RF a riscaldamento diretto DCC90, noto per la sua microfonicità ma reso esteticamente accattivante da tre anelli di acciaio inox 18/10 con un set di coltelli e una padella antiaderente in omaggio.

Nonostante tutto avere un telaio già pronto a disposizione è sempre una grande comodità, molto meglio che dover costruire qualcosa da zero in una scatola di legno improvvisata, magari con le maniglie dei cassetti del bagno prese all’IKEA o con le teglie per le lasagne. Questo progetto è quindi all’insegna del divertimento e dell’autocostruzione. Va detto che la modifica ha finito per costare più dell’amplificatore stesso, ma l’ho realizzata per recuperare il meglio da un acquisto incauto, per divertirmi e maturare un’esperienza che poi mi è stata molto utile nella vita. Anche se poco è rimasto dell’originale, il recupero del telaio ha permesso di risparmiare tempo e denaro rispetto alla costruzione di un nuovo dispositivo da zero. Il risultato finale è di altissimo livello, quindi, se possedete già un amplificatore simile, questa trasformazione potrebbe davvero valere la pena. È possibile anche costruirlo tutto da zero come vedremo più avanti in questo articolo.

Vecchie Foto e Vecchi Testi

Per chi si stesse chiedendo se sia possibile migliorare il proprio apparecchio senza dover eseguire una modifica così radicale, mi dispiace deludervi, ma la risposta è no!

La premessa iniziale di questo circuito lasciava molto a desiderare. Durante l’analisi ho scoperto che i filamenti delle valvole 300B e delle 2A3 erano alimentati in modo “pseudo DC” tramite un raddrizzatore a doppia semionda e un semplice condensatore elettrolitico. Ancora peggio, il filamento della DCC90 era alimentato da un raddrizzatore a singola semionda. Questo setup non solo rendeva l’amplificatore già predisposto a suonare male, ma l’ascolto diventava una vera e propria tortura. In aggiunta, l’apparecchio si è guastato poco dopo l’acquisto. Ho deciso di intervenire ripulendo completamente il circuito originale…

Successivamente, ho proceduto a misurare i trasformatori e le induttanze, sperando di trovare qualcosa di riutilizzabile. Tuttavia, mi sono trovato di fronte a una situazione che posso mostrare meglio con un’immagine (come si suol dire, un’immagine vale più di mille parole). Nella foto, si possono vedere chiaramente dei trasformatori completamente arrugginiti, quasi come se fossero stati conservati per trent’anni in una cantina umida. Piccoli e sottodimensionati, impacchettati in modo scadente con lamierini deformi e chiusi in maniera approssimativa. Non erano impregnati e i fili di connessione erano sottilissimi, simil “capelli di cinappa”.

I lamierini sembravano tagliati con le forbici, erano tutti rovinati, spiegazzati e arrugginiti. C’era un pezzo di secondario all’inizio e un altro alla fine, con il primario in mezzo. Praticamente erano peggio (parecchio peggio) dei trasformatori audio che si possono trovare su certe vecchie radio a valvole.

Il tensionamento del filo era quasi inesistente, l’avvolgimento era praticamente libero con più aria che isolante tra gli strati e nessuna impregnatura. Dopo averlo misurato, ho rilevato una banda passante di 200Hz a 86kHz con attenuazione di -3dB. Con così poche sezioni, senza impregnatura e con tanto spazio vuoto, non sorprende che mancassero completamente i bassi. Inoltre, l’avvolgimento così poco tenuto (era addirittura morbido al tocco) e con tanto spazio d’aria non faceva che accentuare il suono sparato e stridulo dell’amplificatore.

Questa qui sotto è l’induttanza, da solo 1 Henry e così piccola che era sicuramente in totale saturazione durante il funzionamento, tenuta ferma con una sostanza cerosa giallastra e dura, la cui natura non è chiaramente identificata, così come il trasformatore di alimentazione.

Progetto YA300B – “Yet Another 300B”

Il circuito è così configurato: Lo stadio di ingresso utilizza due triodi di una 6SL7GT connessi in configurazione catode coupled, fornendo una preamplificazione minima di 9,5 dB. Lo stadio successivo consiste di un triodo della 6SN7 (metà valvola per ciascun canale), caricato con un CSS a transistor. Questo approccio si è rivelato necessario per ottenere uno swing di tensione sufficiente per pilotare la finale utilizzando la stessa alimentazione. Utilizzare una resistenza come carico avrebbe richiesto una tensione di alimentazione molto più elevata, poiché la 300B, in questa configurazione, richiede un’impressionante escursione di 240V peak-to-peak per essere pilotata completamente. Altrimenti, il driver avrebbe distorto prima della finale, come accade in molti altri progetti con la 300B (compresi apparecchi commerciali da 5000 e passa €). È ovvio che questo è da evitare assolutamente.

Una soluzione completamente valvolare sarebbe stata quella di utilizzare una tensione molto più elevata per il driver e adottare circuiti come il mufollower, come nei successivi progetti Triodino 3,5 e Triodino 4. Tuttavia, questa opzione avrebbe reso necessario aggiungere un’altra valvola e un ulteriore stadio di alimentazione, rendendo il tutto più complicato. Il CCS (Current Source/Sink) rappresenta un altro approccio significativo per coloro che apprezzano l’ascolto dettagliato e non sottovalutano tali soluzioni senza averle provate. È importante ricordare che i CCS, in generale, e in particolare quelli basati su MJE340/350, sono utilizzati come carichi anodici o sorgenti di corrente in numerosi preamplificatori di fama.

Per avere lo schema Premium leggi qui e contattami qui.

Ho dedicato molto tempo all’ottimizzazione del driver e sono riuscito a ottenere una compensazione armonica tra la 6SN7 e la 300B, riducendo significativamente la distorsione della finale fino quasi al limite del clipping. Il feedback negativo globale è molto moderato (circa 4 dB) ed è applicato solo al driver (disattivabile opzionalmente), mentre le 6SL7 sono escluse dal circuito di retroazione a priori. Nelle foto successive è illustrato il processo di ricostruzione del Music Angel.

Ho rimosso la torretta di protezione della DCC90 e ampliato il foro per ospitare una valvola octal.

E cablato il nuovo circuito.

Con lo spirito del riciclo, per il cablaggio del circuito ho riutilizzato parte dei componenti originali e alcuni provenienti da altri dispositivi smontati, integrando anche nuovi componenti. Ecco l’apparecchio finito…

Finalmente ho montato una coppia di 300B Full Music in un circuito abbinato a trasformatori di alta qualità.

Ecco la raddrizzatrice che ho utilizzato: una 5U4GB NOS.

Il Ritorno del Progetto nel 2024

Ad oggi, nel 2024, un cliente si è interessato a realizzare questo mio vecchissimo progetto. Così, ho ripreso il mio vecchio schema e l’ho leggermente migliorato grazie alle conoscenze che ho acquisito negli ultimi 13 anni. Anche se le migliorie sono state marginali, hanno comunque contribuito a perfezionarlo ulteriormente.

Il cliente, essendo uno dei suoi primi montaggi, ha incontrato alcune difficoltà tecniche. Di conseguenza, mi ha portato il dispositivo in laboratorio perchè lo aiutassi a risolvere un paio di piccoli problemi. In questo modo, avendo l’amplificatore sul banco, ho potuto anche effettuare delle misure più precise rispetto a quelle che avevo fatto tanti anni fa. Nelle foto che seguono si può vedere il suo montaggio.

Visione termica dei 2 transistor MJE350

Prestazioni Strumentali dell’Amplificatore

Durante i test strumentali dell’amplificatore, sono emersi risultati eccellenti. La potenza RMS indistorta è di 8,2 watt per canale, con una potenza massima di 9,8 watt in condizioni di profondo clipping. Il fattore di smorzamento (DF) è 7,7. La distorsione armonica totale a 1 watt è di 0,52%, mentre la banda passante si estende da 10 Hz a -0,2 dB fino a 20 kHz a -1,2 dB. Questi valori confermano l’alta qualità e le prestazioni del progetto. Ecco di seguito i consueti grafici di riferimento:

THD

Banda passante

Quadra a 100Hz

Quadra a 1khz

Quadra a 10khz

Come suona: assolutamente eccezionale. L’apertura sonora è sorprendente, con bassi profondi, puliti e ben controllati, e un’estensione nelle alte frequenze che provoca brividi lungo la schiena per la sua perfezione. Ogni microdettaglio è reso con impressionante precisione, creando un palcoscenico sonoro davvero magnifico. La 300B, quando utilizzata correttamente, offre risultati straordinari, mostrando una ricchezza e una profondità che lasciano senza parole.

Grazie per aver esplorato il nostro progetto YA300B, un’evoluzione significativa dell’amplificatore a valvole basato sul Music Angel XD-850MKIII. Con miglioramenti sostanziali e prestazioni audio eccezionali, YA300B dimostra il potenziale delle valvole 300B quando utilizzate con sapienza e ingegneria accurata. Se sei interessato a realizzare questo progetto, sia modificando un Music Angel esistente che costruendo da zero, consulta il nostro schema premium e il set di trasformatori disponibile. Contattaci per ulteriori informazioni e per acquistare il kit.

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9 Responses to Yet Another 300B: Il Classico Amplificatore a Valvole

  • Grazie mille per il tuo commento e per aver condiviso la tua esperienza con lo YA300B! Sono davvero felice di sapere che sei soddisfatto della resa sonora dell’amplificatore e che si sposa così bene con le tue Klipsch Forte 4. È sempre un piacere sapere che il lavoro che ho svolto ha portato a risultati così positivi.

    Le tue parole sono un grande incoraggiamento per me e mi motivano a continuare a migliorare e a dedicarmi con passione a questi progetti. Concordo pienamente: la 300B è una valvola leggendaria e merita un progetto di altissimo livello come lo YA300B.

    Grazie ancora per il tuo feedback e per la fiducia che hai riposto in me. Sono sempre qui per supportarti e per qualsiasi futura esigenza o domanda.

    Buon ascolto!

  • Finalmente ho portato a casa lo YA300B dopo l’intervento di Stefano. Sono molto soddisfatto della resa sonora dell’ amplificatore. Suono pulito, dettagliato, veloce e ben controllato. Collegato a delle casse con buona efficienza, Klipsch Forte 4 nel mio caso, la potenza erogata è più che sufficiente ad insonorizzare una stanza ad alti livelli.
    Vorrei cogliere l’occasione per ringraziare Stefano per l’ottimo lavoro. Credo che una valvola mitica come la 300B meriti un progetto all’altezza, come lo YA300B!

  • la dimensione dell’induttanza è sempre in rapporto a quella del condensatore, io ho usato 1H sugli albireo ma perchè avevo un duplicatore che esce con un ripple a dente di sega che si filtra facile e dopo la L ci sono 1000uF di condensatore. Quanto alle valvole a riscaldamento diretto te continui a dare sentenze senza mai aver provato le cose le 300B sono valvole fantastiche e quella coppia di full music costa più di 300 euro credo, a usarle non c’è proprio nessuna complicazione regolando un reostato da alcune decine di ohm tra i capi del filamento e il cursore a massa porti il ronzio che esce verso gli AP a meno di 10mVpp.

  • Mi fa pensare quella impedenza da 1 solo henry. Alcune banali radio a valvole avevano già roba migliore,gli va che essendo in classe A l’assorbimento è costante. Magari mettono elettrolitici più grandi.
    sto cominciando a pensare che molta gente ha le orecchie mosce e non sente le differenze tra uno e l’altro (e si che io cerco di stare abbastanza distante dall’hi fi…..e sopratutto dalle valvole). Quello che faccio lo faccio perchè obbligato.

    Se si pensa che nel super ampli (teorico) che presenterò a ottobre novembre per filtrare l’anodica serve un induttanza che regga 300 mA da 4 H che pesa quasi 2 kg. Ed è un ampli mono …
    Penso che attaccandogli anche una banale 5 valvole quell’induttanza è già al pelo

    Poi…anche qui con le complicazioni filamento catodo….valvole a riscaldamento diretto….questo 2angel non mi sta simpatico manco un pò

  • Sono un artigiano che ripara e costruisce amplificatori valvolari ,ho cominciato a giocare con il saldatore a 13 anni e so quello che dico, spendere 600 euro per comprare dell’immondizia cinese con sopra due valvole sono tanti.Me ne portano in laboratorio tutti i giorni , e li mando indietro, l’autoradio che ho sul furgone suona meglio .la gente ha le idee confuse ,solo per costruire un trasformatore ci metto una settimana e se non sono soddisfatto lo smonto e ne faccio un altro .Con 600 euro non ci compra neanche il rame e il nucleo.

  • Che i cinesi facciano pure i loro cellulari e iphone fighettini che dopo 1 anno sono da gettare nella spazzatura, tecnologie di cui non mi interessa proprio niente tra l’altro. E questi non sono affatto pregiudizi, quell’ampli suonava da schifo e s’è rotto dopo 2 mesi. Non è per niente uno schema anni 50, ma una vaccata con 2 finali che pilotano altri 2 finali fatto solo per far mostra di vetro inutilmente. Se fanno felice qualcuno ? bho, probabilmente qualcuno che non ha sentito suonare amplificatori progettati come si deve e che l’amplificatore lo guarda invece che ascoltarlo. Tra l’altro non sono d’accordo che per fare l’alta fedeltà oggi si debbano copiare schemi di 50 anni fà, no assolutamente. Il copiare vecchi schemi lo fanno le persone prive di fantasia e di voglia di creare qualcosa di nuovo. Tanto per iniziare la musica che si ascolta oggi non è quella che si ascoltava allora. Io penso che se devo spendere 800 euro per un’amplificatore dal risultato sonoro così scarso piuttosto tengo i soldi, compro un’amplificatorino a SS da 100 euro che suona meglio. I pregiudizi ce li hanno anche quelli che non avendo mai sentito niente di decoroso si accontentano di quello che passa il convento e magari chiamano “pseudo esperti” persone che non conoscono, che costruiscono amplificatori che non hanno nemmeno sentito. Tu hai mai sentito gli OTL GRAAF ad esempio? Io conosco di persona chi progettava quegli apparecchi e ho giudizi sui miei lavori molto più rilevanti delle tue ciance. Io so come suonano i miei amplificatori, il proprietario di questo music angel rifatto pure e sa pure come suonava prima e come suonava dopo, tu no. Quindi non sputare sentenze, che si e no saprai tenere in mano il saldatore.

  • Trovo veramente divertenti questi commenti lasciati da pseudo “esperti” del settore. Peccato che di oggetti cinesi siamo circondati tutti i giorni e li utilizziamo con soddisfazione: vedi IPHONE O IPAD tutti rigorosamente Made in China. Forse questi amplificatori che perfetti non sono, sicuramente possono far felice qualche appassionato che non ha i soldi per comprarsi un amplificatore KONDO o un AUDIO TECHNè giusto per citarne qualcuno di “economico”. A livello costruttivo non sono diversi da tanti ampli a tubi costruiti negli anni d’oro dell’ alta fedeltà tipo anni 40 o 50 di cui riprendono lo schema, e che tra l’altro funzionano ancora oggi… “SIAMO TUTTI MILIONARI” E CON TANTI PREGIUDIZI…

  • Già, purtroppo ancora molti ci cascano, sugli amplificatori valvolari NON puoi risparmiare. Purtroppo molti pensano che siccome già 600 euro di un cinese son di più di quello che costa un compattone di plastica del supermercato l’ampli cinese (siccome valvolare) debba suonare cmq meglio della roba normale, invece non è vero, finiscono a spendere 600 euro per un candelabro cinese che suona orrendamente male come questo prima della modifica o che nei casi migliori non suona meglio (o al massimo al pari) di apparecchi moderni da 2 soldi. Se vuoi la vera qualità devi essere disposto a spendere, un valvolare costruito come si deve suona mooooolto ma moooolto meglio di qualsiasi cosa che una persona abbia mai sentito.

  • Mi complimento per la qualità dei suoi interventi,e mi unisco al coro del suo cliente MAI e poi MAI materiale cinese.
    Saluti

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SB Proxima – Amplificatore Single Ended Triode Connected: Esplorando le Potenzialità delle KT88

È con grande entusiasmo che presento questo articolo riguardante un progetto di amplificatore audio a valvole che ho sviluppato nel 2019 con l’intenzione di pubblicarlo su una rivista di settore. Nonostante i miei sforzi, il progetto non ha visto la luce sulla carta stampata e l’amplificatore è rimasto un prototipo non utilizzato. Tuttavia, la passione e l’impegno che ho investito in questo progetto non sono andati persi.

Questo progetto utilizza componenti di alta qualità, tra cui il trasformatore SE2K-EL34, l’induttanza 15S59 e il trasformatore di alimentazione 17S4150. Dopo un periodo di riflessione, ho deciso di condividere il frutto del mio lavoro con altri appassionati di audio e fai-da-te. Ho reso disponibili il set di trasformatori e lo schema elettrico affinché chiunque abbia la voglia e la capacità di realizzare un amplificatore simile possa farlo con facilità.

Il prototipo originale invece l’ho ceduto ad un caro amico, che ne ha apprezzato le qualità sonore e l’estetica. Spero che questa esperienza possa essere di ispirazione per coloro che condividono la mia passione per l’audio di alta qualità e che possa portare gioia e soddisfazione a chiunque scelga di intraprendere questa avventura fai-da-te. Buona costruzione e buon ascolto!

Ciao Stefano

Proxima, che esperienza !!!
Ho ascoltato questo ampli a casa tua quando era ancora “in prova”, e già mi era piaciuto tanto. L’ampli si presenta in uno stile vintage molto molto gradevole, almeno per me e molto ben fatto. Collegato al tuo impianto, quindi un contesto controllato, la sorpresa e stata immensa. Già dal primo minuto di accensione, raro per un valvolare quello che esce dai diffusori è tanta roba, la tridimensionalità è pazzesca, così come la stereofonia, ma soprattutto, questo ampli è molto rivelatore, porta all’attenzione quei particolari della registrazione che solitamente solo stando attento riesci a percepire, anche mentre mandavo messaggi ad un amico, alzovo la testa e mi chiedevo da dove saltavano fuori certe note. Qualsiasi genere musicale viene riprodotto magnificamente e non ti viene mai la voglia di cambiare disco perché ti stanca. La potenza, di targa non altissima me è appagante, non ho trovato il clipping, se non facendo sanguinare le orecchie. Altra cosa che trovo interessante è la possibilità di poter cambiare tipo di valvola, poter giocare rende sempre le persone felici. Non mi dilungo ulteriormente, dico solo Proxima è una delle tue migliori creazioni.
Cristian.

Questo che vi presento è un’apparecchio realizzato da me nel 2019, il cui progetto doveva essere presentato su una nota rivista del settore. Tuttavia, non sono riuscito a trovare un accordo con loro; al contrario, abbiamo avuto un vero attrito di vedute. Tale disaccordo mi ha portato a rinunciare alla pubblicazione del progetto, e hanno invece commissionato un lavoro simile a quello mio a un’altra persona. Quest’ultima afferma che non si possono pilotare le valvole in A2 utilizzando altre valvole come driver, ma che è necessario ricorrere a transistor e mosfet. È evidente che non conosce la 6H30. Peggio per loro. Io mi godo il risultato e loro non sanno cosa si sono persi le loro orecchie.

Comunque, avevo voglia di realizzare un circuito diverso dal solito e sperimentare qualcosa di nuovo. Ho quindi derivato dal progetto del tulipa un single ended che può montare, con minime modifiche, EL34 / 6CA7 / KT66 / KT77 / KT88 e 6550. La particolarità di questo circuito sta nel fatto che le finali sono connesse in triodo e accoppiate DC (senza condensatore) al loro driver, una 6H30pi, e quindi pilotate in modo misto A1 e A2 con una polarizzazione a bias fisso.

Il pilotaggio in griglia positiva permette di raggiungere, in modalità triodo, più potenza di quella che che si avrebbe dal pilotaggio normale in A1, consentendomi di sfruttare la bassa resistenza interna della valvola connessa in triodo per raggiungere un certo fattore di smorzamento “target”, usando il minimo tasso di controreazione. La controreazione utilizzata è di tipo locale: il secondario del trasformatore di uscita è posto sotto al catodo della finale stessa, sommata a un’ulteriore minima controreazione locale tra l’anodo della finale e il catodo dello stadio di ingresso.

Desidero sottolineare che il circuito è ottimizzato per EL34 e compatibili e, sebbene possa montare KT88, non ne riesce a sfruttare appieno le potenzialità, come qualsiasi amplificatore che possa montare indistintamente EL34 e KT88 del resto… Non è mia consuetudine fare queste cose di solito, era qualcosa di più che avevo pensato per la pubblicazione in edicola; certamente in un’altra ottica avrei realizzato una variante del circuito ottimizzata per KT88.

Le valvole montate sull’apparecchio sono una coppia di 5751 NOS (versioni speciali delle ECC83), la sopra citata 6H30Pi e una coppia di preziose 6550 General Electric NOS. Tutti i condensatori nel percorso del segnale sono polipropilene selezionati, mentre gli elettrolitici delle alimentazioni sono anch’essi bypassati con condensatori polipropilenici selezionati.

Nella parte superiore del pannello sono presenti 2 trimmer per la regolazione del bias e 2 strumenti a lancetta in stile vintage che indicano la regolazione del bias; nella foto qui sotto invece si vede il cablaggio del circuito. Come per la maggior parte dei miei prototipi, è montato su un telaio in legno, in questo caso noce finito con gommalacca e pannelli di alluminio.

La potenza che l’amplificatore raggiunge è di 7 watt RMS con qualsiasi tipo di valvola finale montata; se avessi realizzato una variante specifica per KT88, avrei probabilmente ottenuto circa 9 watt. Lo smorzamento raggiunge un fattore di 5,5, mentre la banda passante è di 30Hz / 80kHz (-1 dB) e 20Hz / 110kHz (-3 dB) fino alla massima potenza. Di seguito è riportato il grafico:

Qui sotto la risposta alle quadre, 100Hz

A 1khz

E 10khz

La distorsione armonica totale si attesta al 0,2% a 1 watt a 1 kHz e allo 0,21% a 10 kHz. Ecco i grafici:

L’esperienza d’ascolto è esaltante: la gamma bassa è potente e veloce, con diffusori ben controllati e un impatto realistico ed energico delle percussioni. La gamma media e alta è limpidissima, brillante, ricca di dettagli e grana, con un’apertura stereofonica emozionante. L’ascolto risulta godibile con tutti i generi musicali, dal rock ai cori, rispettando una buona regola per qualcosa che possa essere realmente definito HiFi di alto livello.

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Restauro e Aggiornamento dell’Amplificatore J.C. Verdier LE220: Modifiche e Riparazioni

Esaminando vari amplificatori valvolari prodotti soprattutto tra gli anni ’80 e ’90, ho riscontrato talvolta scelte di progettazione curiose e, in alcuni casi, persino assurdità senza senso. Nel caso specifico del J.C. Verdier, ho avuto l’opportunità di esplorare il suo design originale e identificare alcuni aspetti suscettibili di miglioramenti. Mi preme sottolineare, con tono rispettoso e professionale, alcune limitazioni riscontrate nel sistema di bias, elementi che possono incidere sul corretto funzionamento dell’amplificatore.

Nel dettaglio, ho notato che anziché adottare una resistenza di bias separata per ciascuna valvola, coppia di valvole o un sistema di bias fisso, si è scelto di unire i catodi delle quattro valvole. Questa configurazione consente l’utilizzo della corrente di bias per alimentare i filamenti delle due valvole pilota. Tuttavia, questa scelta di design può presentare alcune complicazioni. La corrente delle quattro valvole non è regolata in modo ottimale e bilanciato, generando consumi differenziati tra di loro. Questo può causare distorsioni e la presenza di corrente continua nel trasformatore di uscita. Di seguito, è riportato uno schema approssimativo del circuito.

Il trimmer presente sulla scheda consente di portare la tensione delle griglie a un livello positivo, ma non svolge la funzione di regolare il bias delle valvole. In realtà, il suo scopo è incrementare la corrente per accendere in modo ottimale i filamenti della ECC81 e della ECC83. In pratica, le valvole finali sono utilizzate come elemento di potenza di un dimmer. È importante sottolineare che questa scelta di progettazione potrebbe non massimizzare appieno le potenzialità delle valvole e garantire un funzionamento ottimale. Nella mia esperienza, ho ritenuto necessario apportare modifiche significative per affrontare queste problematiche e potenziare le prestazioni complessive dell’amplificatore.

Nelle 2 foto sotto le 2 versioni con e senza controlli

È importante notare che ci sono casi in cui le scelte fatte dai progettisti non sono necessariamente basate sulla ricerca del miglior suono o su conoscenze profonde del settore. A volte, possono esserci considerazioni economiche che portano a soluzioni che potrebbero sembrare poco intuitive o persino ingenue.

Nel caso specifico dell’amplificatore valvolare che sto esaminando, è possibile notare alcune caratteristiche o scelte di progettazione che potrebbero far riflettere. Ad esempio, potrebbe sembrare strano o poco sensato che invece di adottare soluzioni standardizzate o ampiamente accettate, siano state implementate soluzioni insolite o poco convenzionali. Tuttavia, è importante considerare che queste decisioni potrebbero essere state prese per motivi economici, nel tentativo di ridurre i costi anche di pochi spiccioli. È importante sottolineare che ciò non significa necessariamente che tali soluzioni siano le migliori o che siano frutto di una profonda conoscenza dell’argomento. Al contrario, potrebbero essere il risultato di compromessi o di una mancata consapevolezza dell’impatto che queste scelte potrebbero avere sul funzionamento dell’amplificatore.

Fortunatamente, i catodi delle finali e i filamenti delle ECC8x sono collegati tramite fili anziché piste sulla scheda. Questo ha permesso di intervenire senza apportare modifiche irreversibili al layout originale, evitando tagli alle piste e preservando l’integrità dello stampato, fatta eccezione per alcuni fori di fissaggio delle “patch”.

Nelle foto sotto l’aspetto del PCB della versione con controlli e quella senza controlli

Prima di iniziare la modifica, ovviamente ho provveduto alla riparazione del circuito, che aveva una gran parte di condensatori elettrolitici giunti al termine della loro vita utile. Ho iniziato a dissaldarli uno per uno per testarli sul ponte, avendo questa sorpresa…

Almeno la metà di essi aveva i pin corrosi dall’interno; praticamente, il condensatore si era auto-scollegato dal circuito. Però ci tengo a sottolineare che quelli sopravvissuti avevano caratteristiche elettriche di tutto rispetto, molto migliori dei condensatori nuovi che ho comprato come rimpiazzo. Guardate un po’:

Per illustrare brevemente la questione: gli originali, con almeno 30 anni sulle spalle, erano doppi da 25+25uF, successivamente utilizzati con sezioni in parallelo, con una capacità totale di 50uF se misurati effettivamente risultavano essere da 52uF con una ESR di 0,26 ohm. In contrasto, i nuovi (colorati di rosso) prodotti alcuni mesi fa, con una capacità nominale di 47uF, mostravano una misurazione di circa 42uF, accompagnata da una ESR di 1,1 ohm. Questa discrepanza evidenzia la differenza qualitativa tra i condensatori attuali e pone in luce la misconoscenza di coloro sui social che sostengono che cambiare i condensatori vecchi con altri della stessa capacità e tensione sia sufficiente. Dal punto di vista sonoro, una disparità così marcata nella ESR è udibile facilmente. È sorprendente constatare come un condensatore vintage di 30 anni sia notevolmente superiore a uno nuovo di recente produzione. Questo fenomeno sottolinea che, nonostante le capacità moderne, talvolta le tecnologie antiche mantengono un livello di qualità superiore. Non è una questione di competenza, ma piuttosto di un approccio al design che mira a garantire la durata nel tempo. Si tratta dell’obsolescenza programmata, una problematica che affligge la moderna tecnologia. Quanto a questo condensatore rosso, si prevede una vita utile di circa 5 anni, dopo i quali sarà inevitabile sostituirlo.

Naturalmente, esistono condensatori audio di alta qualità che potrebbero essere stati una scelta valida come sostituti dei vecchi originali (vale la pena notare che in passato non c’erano condensatori audio, erano tutti generici e di buona qualità). Tuttavia, mi trovavo di fronte anche a una questione meccanica, poiché avevo bisogno di un ricambio con almeno lo stesso diametro degli originali per garantire una corretta installazione senza compromettere l’estetica. Pertanto, nei tre punti più critici del circuito, ho aggiunto in parallelo agli elettrolitici dei condensatori polipropilenici Audyn Cap per compensare la mancanza tecnica degli elettrolitici.

Questo episodio dovrebbe servire come lezione per i restauratori, invitandoli a smettere di sostituire a casaccio i componenti degli amplificatori che si trovano tra le mani. Questa pratica, sebbene possa sembrare un’operazione di manutenzione, può danneggiare irrimediabilmente l’integrità sonora degli amplificatori. Anche se, diversamente da alcuni restauratori, io non apporterò modifiche al circuito in questo articolo, ritengo fondamentale sottolineare come alcuni professionisti, invece di migliorare, peggiorino la qualità sonora sostituendo condensatori vecchi, perfettamente funzionanti e caratterizzati da prestazioni eccellenti, con componenti di scarsa qualità, compromettendo così irrimediabilmente la resa sonora complessiva.

La pratica corretta in situazioni del genere consiste nell’utilizzare un ponte LCR di qualità, evitando i tester cinesi economici da 8€, per verificare lo stato di salute del componente da sostituire. È fondamentale valutare attentamente se la sostituzione sia effettivamente necessaria e, nel caso in cui si opti per nuovi componenti, valutarne le prestazioni per assicurarsi che siano all’altezza o se richiedano un miglioramento. Il secondo miglioramento che ho apportato è stato la sostituzione dei vecchi condensatori Wima rossi in poliestere (non polipropilene) da 250 volt con condensatori polipropilenici assiali, presenti in abbondanza nel mio inventario e occasionalmente utilizzati nelle radio d’epoca. Sebbene questi bianchi siano limitati a 250 volt di tensione, presentano caratteristiche paragonabili a quelli di alta fascia come i Mundorf.

Nel caso di condensatori a film posizionati lungo il percorso del segnale, il fattore di dissipazione “D” assume un ruolo cruciale per le caratteristiche sonore. Ad esempio, il D del Wima rosso è 0,0032 @ 1 kHz, mentre quello del condensatore ERO al polipropilene è di 0,0001 (come riscontrato nei Mundorf Supreme). Considerando che gli originali erano da 470nF e io avevo a disposizione dei condensatori da 220nF, ho optato per l’installazione di due in parallelo. Sebbene possedessi anche dei condensatori da 470nF, erano da 1000 volt e troppo ingombranti per lo spazio disponibile. Questa differenza nel fattore D si traduce in un aumento del dettaglio sonoro e una maggiore pulizia/precisione, specialmente alle frequenze più elevate.

Cos’è il fattore di dissipazione?

Il fattore di dissipazione è un parametro funzionale di un condensatore chiamata anche perdita elettrica o resistenza di dissipazione, o semplicemente “D”. In termini semplici, indica quanto efficacemente un condensatore può convertire l’energia elettrica in un segnale sonoro senza perdite o distorsioni indesiderate. È essenzialmente un indicatore della qualità e delle prestazioni di un condensatore.

Quando il segnale audio passa attraverso un condensatore, il componente “D” può dissipare parte dell’energia elettrica sotto forma di calore. Questo può causare una perdita di potenza e una distorsione del segnale, compromettendo la fedeltà dell’amplificazione. Il condensatore può avere un effetto sulle frequenze del segnale audio che fa sì che l’energia si disperda maggiormente a determinate frequenze (solitamente quelle più alte). Ciò può influire sulla risposta in frequenza dell’amplificatore, attenuando alcune frequenze e alterando l’equilibrio sonoro complessivo. Pertanto, la scelta dei condensatori con un basso fattore di dissipazione è essenziale per garantire la qualità del suono dell’amplificatore. Condensatori di alta qualità e ben progettati, con un basso fattore di dissipazione, possono minimizzare le perdite e la distorsione, preservando l’integrità del segnale audio e mantenendo una risposta in frequenza accurata.

In conclusione, il fattore di dissipazione dei condensatori è un aspetto significativo da considerare quando si analizza l’influenza dei componenti elettronici sull’amplificazione audio. La scelta di condensatori di alta qualità con un basso fattore di dissipazione può contribuire a minimizzare le perdite, ridurre la distorsione e mantenere una risposta in frequenza accurata. Questa attenzione ai dettagli nella selezione dei componenti è fondamentale per ottenere un suono cristallino e un’esperienza audio appagante.

Curiosità: i condensatori con più alto fattore di dissipazione, quindi che causano il maggiore degrado delle componenti ad alta frequenza di un segnale audio sono (generalmente) i carta olio (con alcune eccezioni), mentre i condensatori con il D più basso in assoluto, quindi che apportano il minimo degrado sono quelli in polipropilene (ovviamente devono essere di buona qualità).

Terminato il recap mi sono concentrato sulla modifica del sistema di bias, costruendo e montando a sandwich 2 ritagli di 1000 fori dove avevo realizzato un circuito di self bias – self balancing di Blumlein di cui ho già parlato in questo articolo. In questo modo ho ottenuto in modo semplice e che non richiede manutenzione un sistema per mantenere sempre bilanciate le correnti di bias delle 2 valvole del canale in modo da garantirne un’usura uniforme, minizzare la distorsione e evitare correnti DC nel trasformatore d’uscita.

Gli elettrolitici gialli che vedete appartengono a dei lotti NOS che ho acquistato anni fà, condensatori elettrolitici che fanno tranquillemente mangiare la polvere a molta roba moderna. Ho anche modificato il valore della resistenza di ancoraggio delle griglie controllo delle finali da 470k originali a 220k, perchè 470k sono troppi per finali come le EL34/6L6GC e simili, si rischia la deriva del bias delle valvole e anche effetti distruttivi come potete vedere su certi unison research causati dall’innalzamento della tensione della stessa griglia rispetto la massa, o al suo riferimento, per colpa di correnti di perdita (sulla griglia) che si instaurano quando la valvola comincia a non essere più nuovissima, probabilmente difetto che affligge più che altro le valvole di recente produzione visto che i datasheet d’epoca effettivamente dicono che la puoi portare fino a 0,5Mohm, ma nella mia esperienza pratica ho visto che con 220k si ha una maggiore stabilità e affidabilità fino alla fine della vita utile della valvola.

Le ultime 3 modifiche che ho fatto sono state il ritocco della rete di NFB per aumentare il fattore di smorzamento da circa 1,5/2 del circuito originale a un fattore di 6,1 (c’era guadagno a sufficienza per farlo senza rendere troppo difficile da pilotare il finale) e l’esclusione degli ingressi posteriori serviti da una coppia di commutatori a contatti striscianti tutti neri di ossido (ricambio introvabile), ho escluso anche l’interruttore Control/Direct portando il segnale delle 4 boccole RCA dell’ingresso direct direttamente ai 2 potenziometri del volume, sostituiti con 2 potenziometri nuovi. Avrei voluto mettere un’ALPS stereo ma fisicamente era difficile alloggiarlo, quindi ho optato per cambiare i 2 potenziometri mono con 2 uguali, nuovi ovviamente. E l’alimentazione della ECC81 e della ECC83 direttamente in alternata dal circuito che serve i filamenti delle finali. Il circuito ora eroga circa 14/15watt RMS, con le valvole che c’erano al momento della consegna, non nuovissime ma nemmeno consumate da buttare via, che però sono 5881 e non EL34/6CA7 come sarebbe corretto per questo amplificatore. Vediamo un pò di strumentali:

La banda passante a 1watt è di 20Hz -0dB / 43khz -1dB

Sempre la banda passante a 10watt è 20Hz meno una frazione inferiore di db e appena qualcosa sopra 40khz a -1dB

Ci tengo a evidenziare, per tutti quegli uccellacci che dicono che io critico qualsiasi cosa che non è vero, io sono obbiettivo e pragmatico, racconto quello che vedo e non quello che mi fa comodo per mio tornaconto personale e i trasformatori d’uscita di questo J.C. Verdier sono fatti bene, con ottime caratteristiche paragonabili ai trasformatori che produco io. Anche senza controreazione non è che il loro comportamento cambi più di tanto. Se tante cose fanno schifo non è colpa mia e di certo non mi metto a solleticarvi l’ego solo per farvi piacere, a me interessa raccontare le cose per come sono in realtà. Inoltre, vorrei far presente ai lettori che seguono anche alcune trasmissioni altrui che i grafici che pubblico, come potete constatare aprendone uno a schermo intero, presentano una scala verticale a “1dB per quadretto”, non -3.

Continuo con i THD a 1watt e a 10watt, con una distorsione a 0,17 e 0,28%

Quadre a 100Hz / 1k /10k

L’amplificatore ha suonato subito in modo eccellente, pulito, brillante. Mi è stato consegnato che montava quattro 5881, una ECC81 sylvania e una ECC83 sowtek, tutte in ottimo stato di efficenza. In ogni modo sostituire la ECC83 sowtek con una Philips Miniwatt ho portato un un netto miglioramento della brillantezza in gamma alta e del dettaglio sonoro in generale. Rispetto com’è in versione originale tutte queste piccole modifiche hanno portato aria all’ascolto, l’ampli suona bene e nonostante resti ancora in essere una sezione di alimentazione praticamente non filtrata e non disaccoppiata per i 2 canali molti amplificatori che si comprano in giro, anche dalle doti dichiarate superiori, suonano sicuramente peggio.

Errore nella Scelta delle Valvole: Quando un Sbaglio Provoca Gravi Danni…

Recentemente mi è stato affidato un amplificatore che ha subito danni significativi a causa di una errata sostituzione delle valvole. Il cliente ha montato le valvole russe 6n3C (equivalenti alle 6L6G) in un circuito progettato per le 6n3C-E (equivalenti alle 6L6GC). Questa scelta ha causato danni rilevanti, evidenziati da componenti carbonizzati, buchi di carbone nero nella resina del PCB e zoccoli di valvole fusi. Le foto di questo disastroso errore sono illustrate sotto, evidenziando l’importanza cruciale di selezionare e sostituire le valvole correttamente.

Per una comprensione dettagliata delle differenze tra le varie valvole della famiglia delle 6L6 e i rischi associati a cambi non ponderati, potete fare riferimento a questo articolo, clicca qui. Le immagini successive documentano il processo di riparazione dell’amplificatore. Ho accuratamente rimosso le “carie” con una fresa del dremel. Successivamente, ho applicato resina UV per consolidare le fibre di vetro e ho proceduto con la sostituzione degli zoccoli fusi. Questo intervento richiedeva precisione e attenzione, ma il risultato finale rappresenta una vera e propria rigenerazione dell’elettronica, dimostrando l’importanza di un intervento tempestivo e competente in caso di danni causati da errori nella scelta dei componenti.

In conclusione, vorrei sottolineare che sullo chassis dell’amplificatore è indicato il montaggio di valvole 6CA7, considerate equivalenti alle EL34. Nonostante il circuito sia compatibile con le 6L6GC e molte persone optino per queste ultime, e forse ciò era ammesso anche dal produttore (fonte non certa), ho ritenuto opportuno suggerire al cliente l’acquisto di un quartetto nuovo di valvole EL34. Gli ho consigliato di optare per le EL34 Tungsol, una delle mie marche di produzione attualmente preferite.

Nota: I condensatori marroni sottili e alti e poco estetici sono stati installati da un precedente riparatore meno preciso di me. Poiché i condensatori funzionavano nonostante il loro aspetto estetico, ho scelto di lasciarli in sede.


J.C. Verdier DE220 Control (vecchio articolo del 2019)

Anche questo amplificatore può essere migliorato, aspetto solo che qualcuno me ne dia un’altro…

Curiosità: Diverse persone si chiedono cosa voglia dire Double Ended, alcuni ipotizzano che questo amplificatore sia un single ended parallelo o ipotizzano chissà quale innovativo circuito ci sia dentro… Sbagliato… Double Ended non vuol dire niente… questo amplificatore è un normalissimo PushPull in classe AB con sfasatore catodyna, un circuito normalissimo visto 1milione di volte, double ended è solo un’etichetta commerciale, una parola inventata per far sembrare speciale qualcosa che invece è normalissimo.

Questo apparecchio mi è stato consegnato con un canale muto con sospetto di guasto ad un trasformatore di uscita, dopo un’ispezione ho trovato una finale esaurita e una resistenza guasta sul circuito, oltre questo ho sostituito a tappeto tutti i condensatori elettrolitici che risultavano ormai esausti. Il circuito risulta semplificato al limite, ridotto ai minimi termini al punto che hanno usato una sola resistenza e 1 solo condensatore per polarizzare il catodo di tutte e 4 le finali, hanno risparmiato anche sulle viti che sorreggono lo stampato tanto che quando inserisci le valvole negli zoccoli flette tutto. Nel circuito è presente pochissima controreazione e questo si traduce in difficoltà di pilotaggio dei diffusori.

L’apparecchio eroga 20 Watt RMS con un fattore di smorzamento di appena 1,2. I trasformatori d’uscita inaspettatamente mostrano una buona banda passante e renderebbero questo apparecchio ottimo per essere modificato, migliorando la sezione di alimentazione e la polarizzazione delle finali, la qualità dei condensatori utilizzati, la qualità dei controlli del volume, commutatori connettori e inserendo una controreazione più decisa (per altro il circuito ha un’ingresso troppo sensibile e la diminuzione di guadagno che si avrebbe aggiungendo controreazione è desiderabile) potendoci potenzialmente ottenere risultati sonori molto interessanti. Vediamo un pò di strumentali (Nota: per mio distrazione ho settato i grafici in modo lineare invece che in decibel, se avrò nuovamente uno di questi apparecchi per le mani riacquisirò i grafici in modo corretto).

Banda passante su carico resistivo (1 watt)

Banda passante su carico reattivo (1 watt)

Banda passante su carico reattivo alla massima potenza non clippata

Le varie forme d’onda non mostrano distorsioni particolari anche su carico reattivo, la quadra evidenzia un pò di ringing…

Infine vediamo l’analisi si spettro a 1 watt

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3 Responses to Restauro e Aggiornamento dell’Amplificatore J.C. Verdier LE220: Modifiche e Riparazioni

  • bel lavoro!

  • Ho affidato il mio Verdier 220 control a Stefano per un forte ronzio ad un canale e per una revisione generale ed eventuale upgrade. Il lavoro fatto è descritto benissimo e dettagliatamente in questo sito. Io posso dire che i risultati sono veramente eccellenti. È’ migliorata la dinamica, migliorati decisamente anche il controllo dei bassi e il dettaglio e in generale, se così si può dire, la musicalità e il piacere dell’ascolto. Finalmente ho potuto riascoltare con soddisfazione anche un po’ di musica classica e sentire particolari che in passato non erano udibili.
    In conclusione ,grazie Stefano per la grande professionalità e l’esito davvero ottimo!

  • Grande lavoro! Fatto con competenza, professionalita’, questo e’amore per l’elettronica applicata all’audio.
    Recensione intelligente e mai fuori dalle righe.
    Ringrazio Bianchini per questo grande e importante atto di divulgazione.

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