Lo scherzo “Rework 2.0” Single Ended con valvole ECL82 / PCL82 / 6BM8

In risposta al crescente interesse manifestato da diversi appassionati nei confronti di “Lo Scherzo” negli ultimi mesi, sono entusiasta di presentarvi il progetto “Scherzo Rework 2.0”. Questa nuova versione, aggiornata a febbraio 2024, è stata sviluppata per soddisfare le richieste della community audiofila.

Il cuore di questa nuova incarnazione risiede nei rivoluzionari trasformatori d’uscita SE4K5-EL84, progettati per offrire flessibilità non solo con le EL84, ma anche con le ECL82/PCL82. La versatilità di questi trasformatori apre nuove possibilità sonore, consentendo un’ampia gamma di combinazioni di valvole e offrendo un’esperienza audio ancor più ricca e personalizzabile.

Mantenendo l’approccio didattico e la semplicità del progetto originale di Luca Chiomenti, lo “Scherzo Rework 2.0” offre uno schema e i nuovi trasformatori d’uscita necessari. Ideale per gli appassionati e i costruttori fai-da-te, questo aggiornamento si propone di esplorare le potenzialità della nuova era dello “Scherzo Rework 2.0”. Iniziamo analizzando lo schema originale del 1996 (clicca per ingrandire) per poi immergerci nel panorama sonoro evoluto offerto dai trasformatori SE4K5-EL84.

Su internet, è possibile trovare numerose realizzazioni di questo progetto in molteplici varianti. La maggior parte di queste configurazioni è assemblata con l’obiettivo di risparmiare, spesso utilizzando trasformatori d’uscita progettati per radio d’epoca. Questo approccio è comprensibile, specialmente tra gli appassionati alle prime armi. Tuttavia, è importante considerare che, con la giusta cura e attenzione, un circuito di questo tipo può raggiungere livelli sonori notevoli.

È comune che, erroneamente, si sottovaluti la possibilità che un progetto come lo Scherzo “Rework”, se realizzato con dedizione, possa offrire prestazioni sonore di alto livello. Al contrario, c’è il rischio che venga relegato a un ruolo marginale, considerato un semplice passatempo e, di conseguenza, trascurato nell’ascolto reale a causa della percezione di mancanza di qualità sonora superiore persino rispetto a un citofono domestico.

Differenze tra Lo Scherzo Originale del 1996 e Lo Scherzo Rework 2.0

Lo Scherzo Rework 2.0 rappresenta un significativo passo avanti rispetto al progetto originale del 1996, mirando a migliorare e ottimizzare diversi aspetti fondamentali. Una delle prime differenze sostanziali è l’eliminazione delle polarizzazioni particolari del pentodo della ECL82/PCL82 utilizzate nel progetto originale. Nel 2.0, ho voluto adottare una polarizzazione esattamente in linea con le raccomandazioni del datasheet del produttore della valvola. Questo approccio si basa sulla convinzione che, se il progettista della valvola suggerisce un metodo specifico, ciò è probabilmente giustificato da ragioni tecniche valide.

A differenza del progetto originale, nel Lo Scherzo Rework 2.0 non è prevista la connessione a triodo o ultralineare in single-ended. Ritengo che questa pratica, che può essere approfondita ulteriormente, sia un’opzione da evitare. Nel 2.0, la valvola opera a pentodo con la possibilità di attivare o disattivare la controreazione a piacimento tramite un interruttore. Questa caratteristica offre risultati strumentali e sonori eccellenti in entrambe le modalità, grazie al nuovo trasformatore SE4K5-EL84.

Una delle innovazioni chiave nel Rework 2.0 è l’adozione di un sistema di filtraggio con cella pigreco CLC sull’alimentazione, implementato utilizzando un’induttanza modello 15S56. Questa scelta contribuisce a una maggiore efficienza del filtraggio, migliorando la qualità complessiva delle prestazioni audio.

Inoltre, ho apportato alcune minori modifiche ai valori di alcune resistenze per ottimizzare ulteriormente il funzionamento del circuito. Questi miglioramenti combinati rendono lo Scherzo Rework 2.0 una scelta avanzata per gli audiofili che cercano un’esperienza sonora superiore nel mondo degli amplificatori valvolari fai-da-te.

Da Rottame a Raffinatezza: La Trasformazione in Scherzo Rework 2.0

Un appassionato audiofilo, navigando su internet, si è imbattuto in un intrigante apparecchio autocostruito in vendita su un sito non specificato. L’acquisto sembrava promettente finché, purtroppo, una nuvola di fumo ha svelato che dietro quel progetto si celava l’opera di un abile ‘cantinaro’. Fortunatamente, la delusione ha aperto la porta a un’opportunità unica.

Deciso a trasformare il destino di quell’apparecchio, il cliente ha scelto di affidare il suo ritrovato al sottoscritto, noto costruttore di amplificatori valvolari. Una volta arrivato nelle mie mani, l’apparecchio ha rivelato le sue debolezze: montaggio approssimativo, componenti di bassa qualità e un cablaggio elettrico pericoloso.

La foto qui sotto ritrae un caotico groviglio di componenti che sembrano giocare a un passo dal cortocircuito, sospesi sul classico “stendipanni” che molti montatori di immondizia adottano nei loro disordinati cablaggi. Si potrebbe ipotizzare che lo scopo di questo “stendipanni” sia sfruttare il calore generato dal circuito per asciugare canotiere e calzini quando non c’è tempo per ascoltare musica, rendendolo una sorta di centro di multitasking audio e lavanderia.

Mi sono quindi immerso nel progetto di smontare completamente l’apparecchio, liberandolo dai suoi peccati originali. La mia missione era chiara: trasformare questo rudimentale costrutto in un’elegante opera di ingegneria audio. Il cuore della trasformazione è stata l’adozione dello Scherzo Rework 2.0. Questa nuova incarnazione ha introdotto miglioramenti sostanziali, eliminando polarizzazioni problematiche e adottando una configurazione in linea con le migliori pratiche consigliate dal datasheet del produttore delle valvole utilizzate.

I trasformatori montati, nonostante il loro nucleo più imponente rispetto agli originali del 1996, sembravano quasi essere stati progettati con un notevole impegno nel replicare fedelmente i deludenti risultati di allora. Configurato a triodo, il circuito erogava in modo umoristico una titanica potenza di 0,39 watt RMS pure distorti. Una prodezza audio davvero degna di nota, sebbene meritasse certamente una trasformazione in favore di una qualità sonora superiore hanno fatto di tutto per renderlo uno schifo.

Le immagini che seguono documentano il processo di rinascita dell’apparecchio, mostrando la sostituzione di componenti, l’installazione di trasformatori SE4K5-EL84 di alta qualità e l’ottimizzazione di ogni dettaglio. La connessione a pentodo e la possibilità di attivare o disattivare la controreazione conferiscono a questo amplificatore una versatilità senza pari.

La Verità Dietro i Costi dei Materiali dei Trasformatori

Spesso si ha l’errata convinzione che un prodotto meno costoso debba necessariamente impiegare materiali di qualità inferiore rispetto a uno più costoso. Per confutare tale idea, prendo ad esempio i deludenti trasformatori di questo scherzo “immondizia”, documentando il processo di smontaggio e ricostruzione attraverso una serie di fotografie. È importante sottolineare che, per dimostrare che il costo dei materiali non è il solo indicatore di qualità, ho scelto di avvolgere i miei trasformatori SE4K5-EL84 utilizzando i materiali riciclati dai trasformatori esistenti di questo apparecchio.

Durante questa operazione, ho aperto le calotte, rimosso il rocchetto originale, avvolto un nuovo rocchetto e riutilizzato gli stessi lamierini e calotte dei trasformatori demoliti. Sorprendentemente, il mio trasformatore, nonostante l’utilizzo di 5 millimetri in meno di lamierini rispetto agli originali, offre prestazioni notevolmente superiori. È essenziale evidenziare che il tempo necessario per eseguire l’avvolgimento sul rocchetto, che sia fatto bene o fatto male è praticamente lo stesso.

Questa dimostrazione sottolinea che il miglioramento delle prestazioni non dipende esclusivamente dai costi dei materiali, ma piuttosto dalla corretta esecuzione del progetto del trasformatore. Una lezione che mette in luce come, a volte, il vero valore risieda nella competenza e nell’arte della costruzione, e non semplicemente nei materiali.

Il cablaggio

Esploriamo ora il coinvolgente processo di rinascita dell’amplificatore “immondizia”. Iniziamo dal telaio di legno originale, schermato con un foglio in rame che offre schermatura e protezione elettrica tramite il collegamento a terra.

Entriamo nel cuore dell’apparecchio, dove il circuito è stato abilmente cablato. Ogni componente è fissato con ancoraggi saldati a stagno direttamente sulla lamiera, garantendo un fissaggio robusto e affidabile. Qui non troviamo colla a caldo né stendipanni. Questo è un viaggio attraverso la costruzione di un amplificatore che sottolinea l’attenzione ai dettagli e l’impegno nella qualità del lavoro svolto.

Il risultato finale è uno Scherzo Rework 2.0 che ha riconquistato la sua dignità audiofila, pronto a deliziare il suo possessore con prestazioni sonore straordinarie. Questa storia dimostra come anche gli apparecchi smarriti possano trovare una nuova vita, trasformandosi in autentiche opere d’arte sonora.

Misure Strumentali: Lo Scherzo Rework 2.0, equipaggiato con i trasformatori d’uscita SE4K5-EL84, mostra un notevole incremento nelle prestazioni rispetto alle versioni precedenti. La potenza erogata raggiunge ora i 2,6 watt RMS, senza alcuna distorsione, in contrasto con l’1,6 watt indistorti della versione 1.0 con il vecchio SE5K6-UNI e gli appena 0,39 watt distorti della versione del 1996. Il fattore di smorzamento è aumentato da 2,22 nella versione 1.0 a un più robusto 3,1 nella 2.0 con controreazione attiva. Lo smorzamento senza feedback si attesta a 0,5. È fondamentale sottolineare che tali miglioramenti non richiedono una maggiore dissipazione o corrente dalla valvola, ma sono interamente attribuibili al nuovo trasformatore.

Analisi della Banda Passante: Nel valutare la risposta in frequenza dello Scherzo Rework 2.0, è essenziale considerare il confronto tra il grafico con e senza la controreazione (NFB). Nell’utilizzo di una valvola pentodo collegata a pentodo, è comune notare una risposta in frequenza meno eccezionale nella gamma dei bassi. Questo fenomeno è attribuibile all’altissima resistenza interna della valvola, che richiederebbe induttanze primarie eccessivamente elevate per ottenere una risposta in basso più estesa. Tuttavia, utilizzare induttanze così elevate potrebbe portare al rischio di saturazione del trasformatore, mantenendo invariata la situazione.

È importante sottolineare che la limitata risposta in basso a zero feedback è un aspetto positivo, contribuendo significativamente a ridurre il caratteristico sbrodolamento delle basse frequenze, tipico degli amplificatori senza controreazione. In questo contesto, l’SE4K5-EL84 si distingue per le sue prestazioni eccellenti, dimostrando la sua versatilità anche in queste condizioni. Questi approcci, comunemente adottati da chi progetta apparecchi zero feedback, rappresentano strategie consuete per ottenere un suono di qualità  accetabile anche senza controreazione.

Banda Passante con Controreazione Inserita: Grazie all’efficace implementazione della controreazione nello Scherzo Rework 2.0, la banda passante risulta notevolmente ampia, estendendosi da 18Hz a 38kHz con una variazione massima di -1dB. Questa prestazione contribuisce a garantire una riproduzione fedele e dettagliata delle frequenze, fornendo un’esperienza sonora completa e immersiva. Banda Passante a Zero Feedback: La configurazione senza controreazione di Scherzo Rework 2.0 offre una banda passante che spazia da 30Hz a 32kHz con una variazione massima di -3dB. Questa scelta di presentare la banda passante a -3dB è una piccola provocazione, ironicamente nota a chi è abituato a sentire parlare di zero feedback senza specifiche complete. Molti amplificatori 300B in configurazione zero feedback dichiarano bande passanti inferiori a quelle di Scherzo Rework 2.0, anche se spesso non specificano neanche i dB. È importante sottolineare che collegando l’amplificatore a casse reali, si verifica un effetto di compensazione a orecchio, con i bassi che si accentuano in modo naturale senza diventare fastidiosi, creando una sorta di bilanciamento sonoro.

THD

Quadre a 100Hz – 1khz – 10khz


Lo scherzo Rework 1.0: Vecchi Lavori e Upgrade con il Trasformatore SE5K6-UNI

In questa sezione, ci addentreremo nelle radici del progetto “Lo Scherzo” di Luca Chiomenti, un capitolo fondamentale nella storia dell’amplificazione audio. Tuttavia, questo viaggio non è solo un’osservazione nostalgica; è un’opportunità per esplorare come il progetto originale ha ispirato la creazione del “Lo scherzo Rework 1.0” e come questo ha segnato un passo avanti significativo nel mondo dell’audio.

Il “Lo Scherzo Rework 1.0” rappresenta un impegno personale nel migliorare l’originale. Attraverso il ritocco dello schema elettrico e l’utilizzo di trasformatori d’uscita personalizzati, ho cercato di portare il progetto a nuove vette sonore. Il trasformatore SE5K6-UNI, sebbene dichiarato obsoleto nelle fasi più recenti del mio percorso creativo, ha svolto un ruolo cruciale nel plasmare il suono distintivo dell’amplificatore. Nel corso di questa sezione, metterò a confronto il classico “Lo Scherzo” con la mia versione rinnovata, evidenziando i miglioramenti sostanziali in termini di prestazioni audio. Attraverso un’analisi strumentale dettagliata, dimostreremo come il “Lo Scherzo Rework 1.0” non sia solo una riedizione, ma un salto significativo verso prestazioni audio superiori in ogni aspetto. Preparatevi a immergervi nell’evoluzione di “Lo Scherzo”, dall’ispirazione di Chiomenti alle innovazioni apportate con il “Lo Scherzo Rework 1.0”.

Questo scherzo risale al 2005 (da una firma sotto lo stampato)

L’apparecchio funzionava correttamente in questa occasione, e mi è stato sufficiente acquisire i dati grafici. Di seguito, li presento a confronto con i grafici ottenuti dalla versione equipaggiata con i trasformatori SB-LAB.

THD Originale @ 0,25Watt RMS: 2,9% THD SB-LAB @ 0,25Watt RMS: 1,99%
(il grafico è  solo zoommato, non modifica la misura)
Quadra a 100Hz originale Quadra 100Hz – SB-LAB – Sembrano uguali…
Quadra 1khz originale Quadra 1khz SB-LAB – Cominciano a notarsi differenze…
Quadra 10khz originale Quadra 10khz SB-LAB – la differenza è evidente
Banda passante originale: 20Hz -0,4dB / 8khz -1dB Banda passante SB-LAB: 20Hz -0,4dB / 25khz -1dB

Emergono notevoli disparità nel tempo di salita dei due trasformatori, e di conseguenza, nella loro risposta in frequenza, riflettendo un’apprezzabile differenza timbrica. Il trasformatore originale presenta una sonorità più cupa, mentre quello SB-LAB si distingue per una luminosità maggiore e una ricchezza di dettagli sonori nella gamma alta. Ciò si traduce in una soddisfazione di gusti musicali diversi, in quanto ciascun trasformatore offre una firma sonora unica.

Il trasformatore originale di questo apparecchio del 2005 aveva una capacità di riproduzione dei bassi superiore. Durante la stesura della prima versione dell’articolo, ho riscontrato un montaggio risalente al 1996, nel quale il trasformatore mostrava prestazioni inferiori. La mia unica misurazione, effettuata solo per documentazione e non per interesse specifico, è stata la cattura di una sinusoide a 20 Hz fortemente distorta.

Dunque, è plausibile che a un certo punto sia intervenuta una modifica nel progetto del trasformatore, il quale, va sottolineato, non è dotato di marchio né di chiara provenienza. Esiste la possibilità che il trasformatore non fosse di fabbricazione originale o potrebbe essere frutto di un’alterazione. Per tale motivo, procediamo come se non avessi mai eseguito questa particolare misurazione, dato che non è stata oggetto di un’analisi approfondita. Inizialmente, questa misura non mi appariva di particolare interesse.

Come ho già specificato, non cerco di enfatizzare forzatamente la superiorità dei miei prodotti rispetto ad altri. Ammetto apertamente quando ho avuto in mano cose ben realizzate. Tuttavia, è difficile che mi vengano affidate cose che funzionano bene per essere sistemate. Non ho nulla contro lo scherzo, chi l’ha creato o chi ha realizzato i suoi trasformatori. Ho successivamente venduto solo i 2 TU e l’induttanza, come testimoniato dalle foto che potete vedere qui sotto e anche più giù. Mai cambiato il TA! Questo articolo si propone solo di rendere in qualche modo migliore un progetto risalente a tanti anni fa.

Esaminiamo il processo per migliorare uno Scherzo originale del 1996 che mi è stato affidato per riparazioni e miglioramenti…

Purtroppo, il montaggio eseguito da chi l’ha successivamente venduto su uno dei numerosi siti di annunci lo ha categorizzato come appartenente alla categoria degli “impresentabili“. Nel caso si presentino situazioni del genere, potrebbe essere vantaggioso acquistare tali esemplari con l’intenzione di recuperare componenti come valvole, PCB, il trasformatore di alimentazione e lo chassis. Tuttavia, è consigliabile acquisirli a un prezzo basso, considerandoli come merce guasta. È prudente evitare di collegarli alla corrente, anche se il venditore li descrive come funzionanti. La definizione di “funzionante”, nonostante dovrebbe essere oggettiva, sembra essere interpretata in modo soggettivo da molte persone, come potrete constatare nelle foto successive.

I guasti al circuito erano abbastanza evidenti, oltre alle splendide saldature…

Ho dovuto ripulire il PCB sia dai vecchi componenti che dal vecchio stagno e dal saldante…

Ora, concentriamoci sui trasformatori d’uscita dello Scherzo. In passato, sul mio listino era presente il modello SE5K6-UNI, suggerito per la realizzazione dello Scherzo. Tuttavia, per adattarci alle nuove esigenze e migliorare le prestazioni, il SE5K6-UNI è stato dichiarato obsoleto. Per ottenere il massimo dal vostro progetto, consiglio vivamente l’upgrade alla più recente versione Scherzo Rework 2.0. Questa nuova iterazione incorpora trasformatori d’uscita altamente performanti, i SE4K5-EL84, che offrono caratteristiche avanzate e un suono ottimizzato. Questi trasformatori rappresentano la soluzione attuale e raccomandata per ottenere prestazioni audio di alta qualità nel vostro Scherzo Rework.

Nella prefazione di questo articolo sono presenti tutte le strumentali comparate. Per quanto riguarda il restauro in questione, ho fornito una coppia di trasformatori d’uscita SE5K6-UNI nuovi di zecca e ho ricostruito il circuito utilizzando componenti di alta qualità.

Sfortunatamente, condensatori di una certa caratura risultano più ingombranti rispetto agli originali, obbligandomi a installare alcune componenti sul lato rame del PCB. Per migliorare le prestazioni, ho bypassato gli elettrolitici catodici e di alimentazione, sostituendoli con condensatori polipropilenici Mundorf e Icel.

Il mobiletto di legno presentava tracce di sporco, la piastra di ottone verniciato era segnata da graffi e ossidazione, la manopola del volume risultava incastrata, e i connettori degli altoparlanti e di ingresso, rivolti verso l’altro, rappresentavano un dettaglio poco gradevole.

Niente che un pò di olio di gomito e di vernice non possa sistemare…

Successivamente, ho ripristinato ogni elemento al suo posto, assicurandomi di sistemare tutto in modo ordinato e ordinato.

Ho configurato le finali con una connessione a triodo secca non mutabile, ottenendo così una potenza di 1,6 watt. Da notare che la connessione ultralineare non è contemplata né possibile, poiché il trasformatore d’uscita non dispone della presa, a ragion veduta.

Le strumentali:
Potenza: 1,6 Watt RMS per canale
Distorsione THD @ 0,25Watt: 1,9%
Smorzamento DF: 2,22
Banda passante @ 0,25Watt: 10Hz / 25khz -1dB

Analisi di spettro

Banda passante su carico resistivo

E carico reattivo

Quadre a 100hz – 1k – 10k

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4 Responses to Lo scherzo “Rework 2.0” Single Ended con valvole ECL82 / PCL82 / 6BM8

  • Il mio scherzo cambia totalmente la polarizzazione della finale e del pilota, polarizzato semplicemente seguendo i consigli dei datasheet della valvola al contrario della versione di chiomenti che fa cose diverse non si sa nemmeno il perchè, ma resta che i risultati dimostrano che forse chi ha prodotto la valvola a suo tempo sapeva come doveve essere impiegata. Il resto è un buon cablaggio e buoni componenti, ora hai un sigle ended da 3watt che rivaleggia con un il tuo amplificatore di riferimento, se invece di una PCL82 ci fosse stato qualcosa di più potente? 🙂

  • Premessa: mi serviva un ampli, preferibilmente a valvole, per un secondo impianto con cui gioco. Del primo impianto, di cui non intendo rivelare marca e tipologia, sono molto soddisfatto — mai pensato di sostituirlo. Avevo sempre letto tanto e bene di Chiomenti e dello Scherzo, così alla prima occasione decente su Subito l’ho acquistato, con aspettative certo elevate, ma non stellari. L’ampli ha rispettato appieno le aspettative: un bel suono, con un suo timbro riconoscibile, morbido e compassato come un whisky d’annata. In rapporto al prezzo (meno di 300E), eccellente.

    Il mio esemplare proveniva da un autocostruttore, che mi ha garantito trasformatori uguali a quelli del kit originale, ed in effetti ascoltandolo fianco a fianco con un altro Scherzo che certamente usava i trasformatori originali di Chiomenti (presi brevi manu da lui in persona) le differenze sonore si riducevano a sfumature, senza un chiaro vincitore. Con una coppia di monovia fostex avevo un piacevolissimo risultato, ovviamente limitato agli estremi di banda. Galeotta si è rivelata la fumata nera che mi ha costretto a mandare l’apparecchio nelle mani di Stefano Bianchini per la riparazione.

    L’ampli era cablato malissimo ed i trasformatori abbondantemente sotto la soglia di decenza di Stefano. Parlando con lui mi sono convinto quindi per l’upgrade totale, ricablaggio più nuovi trasformatori ad hoc, bel oltre la mia idea iniziale, e ho aspettato circa tre mesi per avere lo scherzo rework 2.0 da inaugurare a casa.

    In linea di principio, filosoficamente, sono del’idea che un buon progetto non vada modificato in nulla. A volte il risultato è la sinergia di così tanti fattori in equilibrio che basta cambiare un componente per mandare tutto a putt.. ehm belledonne. In più, i buoni progettisti sanno (o dovrebbero sapere) quello che fanno, modifiche estese trasformano il prodotto in altro senza alcuna garanzia di miglioramento. Stefano non solo ha ricablato tutto, ha perfino disassemblato i trasformatori originali per riavvolgerli secondo sue specifiche, apportando alcune modifiche circuitali a me oscure. Ero francamente perplesso. Non l’avrei mai accettato per il mio ampli principale, ma suvvia, mi sono detto che per un secondo impianto potevo pure rischiare.

    Il risultato ex post? Beati coloro che si fidano! Un miglioramento netto su tutti i fronti: la scena si è ampliata in tutte e tre le dimensioni, la distorsione e la fatica d’ascolto (già basse) sono virtualmente scomparse, la potenza, l’estensione e l’autorevolezza in basso sono aumentate, la separazione degli strumenti, il loro corpo e la trasparenza sono aumentate sensibilmente. Lo scherzo rework 2.0 adesso rivaleggia con il mio ampli di riferimento, rispetto al quale perde qualcosa in profondità e ampiezza della scena, anche in naturalezza e tridimensionalità, ma guadagna in corpo e immanenza degli strumenti. Mi ha fatto tentennare.

    La prima lezione appresa è che, come molti dicono ma pochi sperimentano, i trasformatori sono il pilastro su cui si regge il risultato sonoro di un buon valvolare, davvero.
    La seconda è che Stefano Bianchini è un’autentica eccellenza italiana e che i suoi trasformatori fanno la differenza, davvero. “worth every penny”, come dicono gli inglesi.

  • Ho fatto revisionare il mio Scherzo e sostituire i trasformatori con quelli SB LAB da Stefano. Un risultato al di la di ogni aspettativa. Ne è risultato un apparecchio degno del confronto con macchine sulla carta decisamente superiori. Nessun confronto possibile con la versione originale. Tutto un altro pianeta. Ascoltati anche pezzi per organo impegnativi. Tutto perfettamente intelleggibile. Mai confuso. Sembra un ampli da 50 watt!! Precisione assoluta e nessuna sbavatura. Complimenti e grazie per il Tuo lavoro!!!

  • Vi racconto brevemente lastoria di qs. “Scherzo” acquistato per fare un impiantino di base a mia figlia che una discreta cultura musicale. Quindi ho voluto darle i mezzi di base per ascoltare i suoi CD in modo decoroso. Sul mercato dell’usato ho reperito un sempre eccellente Naim CDI (350 €) ed una coppia di vecchie Richard Allan Pavane (280 €) anni 60′ che ho restaurato con un po di pazienza. Come ampli ho acquistato usato “Lo Scherzo” … ma quando lo accendevo saltava il fusibile… apro il fondo e scopro un ginepraio di cavi mai visto realizzato da un incompetente alle prime armi. Chiudo tutto e dopo aver fatto una ricerca veloce su internet trovo il sito web di SB Lab a cui invio modulo di richiesta riparazione compilato. Prontamente il Sig. Bianchini mi risponde dicendosi disposto ricablarlo. Beh devo dire che non si è limitato alla ricabatura; sono stati sostituiti i condensatori di alimentazione perchè negli anni avevano perso di efficienza e tutta la componentistica presente sulla scheda … tabula rasa… bocciati anche i trasformatori di uscita, che come si vede dai grafici sopra non rispondevano ai requisiti necessari per dare un risultato di qualità che io ricercavo nell’ampli. Il risultato sonoro di 1,6 watt a triodo è strepitoso !! Non mi aspettavo tanta musicalità da un progetto del genere con un contenuto armonico di tutto rispetto ed una gestione delle basse frequenze molto buona. Anche il timing è ottimo, la musica ha una liquidità incredibile … devo dire che sono veramente soddisfatto dell’impiantino realizzato a mia figlia… e devo fare i miei personali complimenti a mr. Bianchini che si è rivelato un tecnico molto preparato e veramente appassionato del suo lavoro che mette a disposizione tutte le sue conoscenze. Complimenti ancora per la serietà e per il risultato. Mia figlia Giulia ringrazia …

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Geloso G 236-HF / G 235-HF: Restauro di un Amplificatore Valvolare Vintage

Mi è stato portato un Geloso G 236-HF per un restauro, il cliente, consapevole delle sue limitate doti sonore, desiderava comunque riportare in vita questo amplificatore valvolare vintage. Acceso, l’unico suono emesso era un forte ronzio, un lamento del passato che richiedeva il mio intervento.

La sfida iniziale è stata affrontare i componenti vecchi e usurati. Tutti i condensatori elettrolitici erano sfondati e esauriti. La sostituzione era inevitabile, un passo fondamentale per preservare e migliorare l’eredità di questo pezzo storico.

La sorpresa più grande è stata scoprire il ponte raddrizzatore al selenio, con immagini che mostrano al suo interno con gocce di metallo fuso e bruciature. Ho sostituito entrambi i ponti al selenio con versioni al silicio, più affidabili e con una caduta di tensione inferiore. Per compensare questa differenza, ho aggiunto con attenzione due resistenze in serie, trovando il valore perfetto attraverso prove empiriche.

Misurare e valutare ogni valvola è stato il passo successivo. Sorprendentemente, la maggior parte delle valvole originali era ancora efficiente, tranne una delle EL84 che ho sostituito con un componente di recupero che si abbinava perfettamente alle 3 rimaste. Nel corso del restauro, ho anche sostituito alcuni condensatori non polarizzati che avevano il corpo crepato, portando nuova vita anche al preamplificatore G 235-HF.

Durante il processo di restauro dell’amplificatore Geloso G 236-HF, ho dedicato particolare attenzione alla sicurezza elettrica, un aspetto spesso trascurato nei vecchi apparecchi. Uno dei primi interventi è stato il cambio del cordone di alimentazione con uno nuovo tripolare, seguito dal collegamento della carcassa dell’amplificatore a terra.

Questo upgrade è stato fondamentale per garantire un livello di sicurezza minimo rispetto a scariche indesiderate. Nel corso del restauro, ho ritenuto essenziale condividere con voi una dimostrazione visiva di questo processo. Nel video qui sotto, utilizzo un tester di isolamento per eseguire una prova tra il circuito collegato alla rete elettrica e la carcassa dell’apparecchio.

Nel video, potrete osservare delle scintille elettriche che si generano tra i fili isolati con cotone e la carcassa dell’amplificatore. Questo fenomeno mette in luce il rischio potenziale di non avere un collegamento a terra. Questo è un aspetto critico che molte persone potrebbero trascurare durante il restauro di apparecchi vintage. Ecco perché è fondamentale effettuare tali interventi di sicurezza. Troppo spesso, gli appassionati di restauro potrebbero concentrarsi solo sulla parte estetica o sulla riparazione dei componenti interni, trascurando gli aspetti cruciali della sicurezza elettrica.

Va notato che test di questo tipo sono rari nel mondo del restauro. Non tutti i tecnici si prendono il tempo di eseguire prove di isolamento, e questo può comportare rischi di sicurezza per gli utenti finali. Dopo la prova con le scintille elettriche, ho prontamente provveduto a fasciare il fascio di fili di cotone con del nastro di gomma autoagglomerante, ottenendo un notevole risultato di isolamento fino a 3000 volt CA. Questa precauzione aggiuntiva garantisce una maggiore sicurezza per chiunque interagisca con l’amplificatore Geloso G 236-HF restaurato.

Tuttavia, una verità andava accettata. Questo amplificatore Geloso, benché un’icona vintage, non appartiene alla categoria HiFi moderna. La sua banda passante limitata (60Hz/8kHz -1dB) e la distorsione di intermodulazione è molto elevata quindi la qualità audio è lontana dagli standard odierni. Molti cercano apparecchi vintage Geloso pensando di trovare un suono eccezionale solo perché a valvole. È essenziale sottolineare che, sebbene il suono pastoso possa piacere a qualcuno, non può essere considerato HiFi. Questi amplificatori sono più adatti ad essere accoppiati con vecchi giradischi con testine a cristallo, progettati per riprodurre dischi d’epoca.

L’articolo prosegue con la riparazione di un altro amplificatore Geloso G 236-HF, affrontando nuove sfide e problemi unici. Infatti sono stato incaricato di revisionare un’altra coppia di Geloso G235HF e G236HF, e di fornire loro un nuovo contenitore. Il finale G236 presentava un trasformatore di alimentazione bruciato, che richiedeva un riavvolgimento a causa di interventi approssimativi effettuati da qualcuno che ha cercato di ripararlo in modo molto rudimentale. Nell’immagine successiva è possibile osservare il trasformatore dopo il riavvolgimento.

Il processo di restauro dell’apparecchio ha coinvolto il ripristino della sezione di alimentazione seguendo lo schema originale. Sono stati sostituiti tutti i condensatori a carta e altri elettrolitici di dimensioni ridotte nella sezione pre, insieme alla sostituzione di alcune resistenze che mostravano segni di degrado. Le valvole sono state accuratamente testate utilizzando l’uTracer3+. Infine, il tutto è stato alloggiato in una scatola di legno appositamente costruita su misura, completando il restauro dell’apparecchio in modo esteticamente gradevole e funzionalmente ottimale.

L’apparecchio, risalente al 1962, costituisce un affascinante esempio tecnico e strumentale delle elettroniche d’epoca. Esplorare il funzionamento di queste componenti è un viaggio nel passato che fornisce preziosi insight sulla reale prestazione sonora del dispositivo. Nell’ambito di questa analisi, mi sono concentrato sulla sezione G236HF, ossia il finale.

Ho effettuato la misurazione della potenza, che si attesta a circa 10 watt con le valvole originali in uso e potrebbe probabilmente salire a circa 15 watt con valvole nuove. Il fattore di smorzamento è risultato essere di DF 4. La banda passante, misurata a circa 1 watt, è di 60Hz/8,5kHz -1dB. Di seguito, il grafico illustrativo di queste misurazioni.

Risulta evidente che questi apparecchi presentano una resa sonora molto concentrata sui medi, con carenze sia nella gamma dei bassi che in quella degli alti, aspetti che, in quegli anni, erano spesso trascurati. Proseguo ora con l’analisi spettrale e gli spettri a 100Hz, 1kHz e 10kHz, anche se questi ultimi potrebbero avere una rilevanza limitata.

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7 Responses to Geloso G 236-HF / G 235-HF: Restauro di un Amplificatore Valvolare Vintage

  • Un po’ come le automobili d’epoca non potrebbero competere con le attuali, questi amplificatori, sebbene non in linea con gli attuali standard hi-fi, racchiudono lo spirito di un’industria nazionale pionieristica e ancora basata sulla sola manodopera di esperti artigiani. Far rivivere un’incisione d’epoca attraverso una testina al cristallo e questo valvolare rende quindi, tra i crepitii dei vinili vissuti, quella che doveva essere l’esperienza d’ascolto dei nostri genitori negli anni ’50 e ’60. Solo la passione e la competenza di Stefano Bianchini potevano rendere possibile quest’esperienza e solo la sua formazione ed attenzione potevano intervenire sull’unico aspetto che fosse imprescindibile aggiornare ai tempi attuali: la sicurezza.
    Complimenti dal proprietario Alessandro Ancarani

  • L’aver usato una piattina per avvolgere il secondario (che al giorno d’oggi credo sarebbe introvabile se non in sezioni enormi per trasformatori trifase) dovrebbe essere un trucco similare ad avvolgere il secondario in bi o trifilare che ha 2 vantaggi uno quello di aumentare la sezione del conduttore abbassato la RDC sprecando meno spazio dentro al rocchetto e il secondo vantaggio è quello di riuscire ad abbattare l’induttanza dispersa del trasformatore

  • Grazie per la pubblicazione dei dati.
    Ho un G236 HF che ho impiegato per anni sul secondo impianto, come diffusione domestica, finché uno dei trasformatori finali si interruppe.
    Nel mio esemplare mancava la targhetta, era uno dei primi pezzi ed era stato impiegato come finale in un organo elettronico del 1957.
    La banda passante del mio esemplare era un po’ più ampia, ma nel mio caso avevo collegato le griglie schermo in ultralineare.
    L’aspetto più interessante rispetto, per esempio, al Leak Stereo 20 della stessa epoca che possiedo è il modo in cui avevano ridotto i flussi dispersi del TU, pur facendo uscire le molte prese necessarie per l’ampio spettro di possibili impedenze di uscita che intendevano coprire: i collegamenti a mezzo strato erano tutti realizzati con piattina di argento.
    Dopo tanti anni temo di aver perso i lamierini del TU guasto, ma sicuramente ho conservato il conteggio delle spire e i campioni del filo smaltato primario e secondario, se ti interessano.

  • Si quieres hacer funcionar aparatos tan viejos, aunque nunca se hayan usado, tienes que cambiar todos los electrolíticos, si hay esos condensadores de papel sellados con alquitrán hay que cambiarlos. Luego están los calentadores de carbón que pierden totalmente la tolerancia a medida que envejecemos. Encenderlo sin hacer las revisiones necesarias es arriesgado, incluso podrías quemar los transformadores.

  • Hola Stefano gracias por responder, en realidad tengo dos amplificadores uno esta en su caja de trasporte en madera original Geloso, pero no funciona.

    Después voy a mirar los transformadores que vende, me gustaría realizar algún proyecto. Abraso

  • Curioso, me gustaría saber cómo una luminaria vintage italiana llegó tan lejos de Italia.

    Para responder a su pregunta Geloso en sus boletines, definió transformadores de audio de “alta calidad” cuyo ancho de banda era de 8khz -3dB. Como puedes ver en los gráficos que he publicado, las características instrumentales son muy pobres. No vale la pena cambiarlos, es mejor que se queden como están, reliquias históricas de una época pasada.

  • Hola, me encuentro en Uruguay, tengo uno de estos (G235HF y G236HF), y me gustaría saber si tiene algún consejo para mejorar el sonido o seria mejor dejarlo así ya que no valdría la pena? Molte grazie.

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Riparazione degli Amplificatori Audio Innovations 700 e 800

Nel vasto universo dell’audio hi-fi, pochi marchi evocano la stessa aura di prestigio e innovazione di Audio Innovations. Fondato a Brighton, Inghilterra, nel 1984, da due appassionati di musica e tecnologia, David Chessel e Peter Qvortrup, l’azienda ha guadagnato una reputazione ineguagliabile nella creazione di amplificatori valvolari che incarnano il perfetto equilibrio tra musicalità e precisione.

I Modelli 700 e 800

Tra i gioielli della corona di Audio Innovations, spiccano i modelli 700 e 800, due capolavori valvolari che affascinano gli appassionati di audio di tutto il mondo. L’Audio Innovations 700 si presenta come un amplificatore integrato, completo di controlli volume e multi-ingresso, pensato per offrire flessibilità e facilità d’uso. Dall’altro lato, l’Audio Innovations 800, un finale senza controlli volume, è dotato di un solo ingresso. Tuttavia, la loro circuiteria interna è notevolmente simile, se non del tutto identica.

Entrambi i modelli condividono una potenza nominale di 25 watt RMS per canale, fornendo un’esperienza d’ascolto potente e dettagliata. La magia avviene grazie alle finali EL34 in push-pull, lavoranti in classe A o in una leggera classe AB quando il volume raggiunge livelli più elevati.

In questa pagina, condividerò dettagliate esperienze di riparazione e restauro di due esemplari di questi amplificatori iconici: l’Audio Innovations 700S e l’Audio Innovations 800 MKII. Se possiedi uno di questi amplificatori che richiede attenzione o revisione a causa dell’età, ti invito a contattarmi. Sono disponibile per lavori di riparazione che mirano a restituire a questi gioielli della tecnologia valvolare la loro piena vitalità e performance audio.

Riparazione dell’Audio Innovations 800

L’Audio Innovations 800 è stato un affascinante viaggio nella riparazione di un amplificatore iconico. Una sfida che ha portato alla luce non solo la maestria della progettazione originale, ma anche le sfide nascoste e le sorprese lasciate da un passato oscuro.

Il nostro protagonista è giunto nelle mie mani con un problema noto: il trasformatore di alimentazione bruciato in cortocircuito secco che causava il repentino saltare del fusibile. Smontato l’amplificatore e misurate le sue viscere, ho progettato un nuovo trasformatore di alimentazione di ricambio, codice 23S72, che mantiene esattamente le stesse caratteristiche elettriche dell’originale. Il montaggio del trasformatore 23S72 non richiede modifiche aggiuntive ai fori esistenti, garantendo così il rispetto dell’integrità strutturale originale dell’amplificatore. Va notato che il trasformatore originale, con misure in pollici, su colonna 38, è un elemento introvabile in Europa. Il nuovo trasformatore, realizzato su colonna 40, è solo leggermente più grande dell’originale (un paio di millimetri), ma si adatta agevolmente al posto del vecchio senza necessità di allargare i fori esistenti. Un adattamento intelligente che conserva l’estetica e la struttura originale dell’Audio Innovations 800. Il trasformatore è adatto anche al modello 700.

L’amplificatore è stato venduto al mio cliente come “perfettamente funzionante, mai riparato,” ha rivelato una verità meno luccicante. L’insidioso venditore, con intenti meno che onesti, ha nascosto un passato di interventi poco ortodossi. All’interno, gli elettrolitici di catodo delle EL34 erano stati sostituiti con i raffinati Mundorf. Tuttavia, la presenza di questi condensatori di alta qualità già indicava un intervento precedente sull’amplificatore. Un segno di bruciatura sotto una delle quattro resistenze di catodo ha svelato una verità spiacevole: il precedente riparatore aveva sostituito le resistenze da 470 ohm con altre da 47 ohm, causando un bias sparato e facendo delle EL34 delle mini-centrali nucleari.

Nella mia opera di riparazione, ho rimesso le cose a posto. Le resistenze sono state sostituite con le corrispondenti da 470 ohm, e un condensatore visibilmente compromesso ha ceduto il posto a uno nuovo.

Dopo un’attenta revisione e il test delle valvole, l’amplificatore è stato rimontato. Il risultato? Una potenza misurata di 22 watt con valvole non nuove, un fattore di smorzamento di 6.2, e un suono restaurato alla sua antica grandezza.

Guardando indietro, questo Audio Innovations 800 ha attraversato il fuoco della sua storia passata, con un bravo riparatore incapace e un venditore ingannevole come avversari. Ma ora, ripulito, rinnovato, e pronto a cantare ancora. Seguiteci attraverso i grafici e le immagini, testimoniando il ritorno di questo capolavoro dell’audio valvolare alla sua gloria originale.

Analisi di spettro a 1watt

Quadre a 100Hz – 1khz – 10khz

Grafico di banda passante

Audio Innovations 700S

Mi è stato affidato un Audio Innovations 700S in uno stato non funzionante. Al momento dell’apertura, il primo dettaglio che ha catturato la mia attenzione è stato il piccolo PCB nella sezione di alimentazione, completamente danneggiato da un incendio che aveva generato una intensa fiammata all’interno della scocca… L’apparecchio ha emesso un fischio attraverso le casse, accompagnato da colpi secchi, mentre una densa nuvola di fumo si è diffusa rapidamente in tutta la stanza.

La massiccia resistenza che si trovava sopra il PCB era totalmente scomparsa, praticamente vaporizzata!

L’intensa ondata di calore generata durante l’incendio ha avuto l’effetto di sverniciare la superficie della lamiera…

Continuando l’esame approfondito dei danni, ho individuato un trasformatore d’uscita con il primario che scaricava verso il secondario (quindi verso massa), mentre l’altro trasformatore d’uscita presentava un corto circuito nel primario. Fondamentalmente, si è verificata un’auto-oscillazione distruttiva. È interessante notare che, in un’analisi passata sugli Audio Innovations 500, ho segnalato problemi di stabilità e inneschi spuri, attribuiti principalmente all’uso di tassi eccessivi di feedback negativo in questi dispositivi.

Vorrei evidenziare che questa sezione dell’articolo sull’IA700 è vecchia di sei anni rispetto la precedente sull’IA800. Nell’IA800, ho misurato uno smorzamento di 6.2 che denota un tasso di controreazione moderato, mentre queste informazioni datate suggeriscono una maggior quantità di controreazione nella versione 700 rispetto all’800. Rimarrò in attesa di riparare un altro IA700 per raccogliere dati strumentali più precisi di quelli raccolti sei anni fa.

L’AI500, se non altro, presentava un circuito “simmetrico”. Diversamente, l’AI700 utilizza un telaio molto simile a quello del 500 con 5 valvole pilota. Tuttavia, non include l’ingresso phono, e il progettista sembrava perplesso su come impiegare il buco aggiuntivo a disposizione. Invece di adottare una soluzione più elegante come un robusto longtail con un triodo per canale in ingresso, un long tail sfasatore con il secondo doppio triodo di ogni canale e un buffer con il terzo doppio triodo di ogni canale – una scelta pulita, simmetrica e tecnicamente pulita – ha optato per un SRPP sull’ingresso.

Il segnale che esce da questo stadio viene quindi preso attenuato per pilotare un altro triodo che uscirà in opposizione di fase. Questo dovrebbe costituire uno sfasatore paraphase, notoriamente svantaggioso dal punto di vista sonico se inserito in un circuito con controreazione. La mancanza di simmetria nel disegno dello schema è evidente, soprattutto nel fatto che le due finali del push-pull non sono pilotate da due circuiti identici che operano pilotate da due circuiti diversi, con una finale che ha un triodo in più dell’altra.

Al di là di queste scelte discutibili, lo schema proposto, che allego, presenta alcune peculiarità che potrebbero aver influito sulla minore stabilità del circuito, aprendo la porta a oscillazioni indesiderate. Da notare che anche il modello AI800 adotta uno strano disegno circuitale simile, ereditando le peculiarità discutibili che possono influire sulla stabilità del circuito e contribuire ad oscillazioni indesiderate.

IA700 IA800

Unendo questo circuito a un eccessivo tasso di feedback negativo e a un insieme di EL34 non più nuove, che manifestavano sbilanciamenti nelle caratteristiche, il circuito ha iniziato ad oscillare. Tale oscillazione ha portato in risonanza i trasformatori, generando tensioni così elevate da perforare gli isolanti e causare un corto circuito verso massa. La sezione di alimentazione si è bruciata a causa di questo corto circuito. Entrambi i trasformatori d’uscita sono stati disassemblati, privati del loro avvolgimento e, successivamente, sono stati ricostruiti da zero con delle copie perfette, preservando unicamente le calotte originali.

Ho replicato il PCB della sezione di alimentazione. È importante notare che questa scheda è compatibile non solo con l’Audio Innovations 700, ma anche con il modello 800. Posso fornirla come pezzo di ricambio su richiesta.

Dopo aver rimontato l’amplificatore e installato inizialmente un quartetto nuovo di EL34, ho successivamente sostituito la coppia di ECC82. Questa sostituzione è stata necessaria poiché il filamento di una delle due si è interrotto alcune ore dopo aver riacceso l’amplificatore.

Durante le prime accensioni sotto variac dell’amplificatore, ho notato una notevole instabilità nel circuito, che generava spurie casuali anche con carico fittizio. Questo comportamento sembrava variare in base alle valvole installate e addirittura in relazione alla vicinanza delle mani alle stesse. Trovare valvole che non causassero problemi non era una soluzione sostenibile nel tempo, considerando che nel deteriorarsi avrebbero potuto generare nuovi disturbi, potenzialmente danneggiando nuovamente l’amplificatore.

Dopo alcune prove, ho identificato il punto critico del circuito, situato sulle griglie schermo, come tipico in ogni circuito ultralineare. Per risolvere prontamente tutti gli inneschi spuri, ho proceduto saldando 4 condensatori ceramici da 470pF 400VCA tra la G2 e l’anodo delle finali. Ritengo che questa modifica debba essere applicata a tutti gli amplificatori AI che ho incontrato fino a questo momento, compreso l’AI500, anche se le spurie erano meno evidenti in quest’ultimo. Inoltre, potrei considerare, in futuro, una riduzione del tasso di controreazione globale come ulteriore miglioramento sonoro, se dovesse essere necessario intervenire nuovamente.

Eccolo finito:

Esaminiamo ora le caratteristiche strumentali:

  • Potenza massima: Circa 25 watt RMS (valutata in base alle valvole attualmente installate)
  • Risposta in frequenza a 1 watt: 37Hz – 50kHz, -3dB
  • Risposta in frequenza a 15 watt: 30Hz – 50kHz, -3dB (Va notato che, oltre i 8/10kHz, la forma d’onda presenta una notevole distorsione, probabilmente attribuibile a un eccessivo tasso di controreazione negativa.)
  • Smorzamento: Non disponibile. Non ho avuto il coraggio di scollegare il carico o di utilizzarne uno con un’impedenza superiore per evitare il rischio di destabilizzare il circuito e causare conseguenze indesiderate.

È importante sottolineare che queste sono misurazioni effettuate con gli strumenti di cui disponevo all’apertura della mia attività, quindi potrebbero non essere estremamente precise. I grafici che c’erano sono stati eliminati dal sito al momento dell’aggiornamento di questo articolo. Aspetterò di riparare un altro AI700 per ottenere misurazioni più accurate e aggiornate.

In questo video, è evidente la distorsione della sinusoide che si verifica nel range tra 8 e 20 kHz. Tale distorsione è attribuibile a un eccessivo tasso di controreazione negativa (NFB), accentuato dalla presenza di trasformatori di qualità inferiore forniti da AI (va precisato che si tratta di repliche fedeli da me prodotte, ma che replicano esattamente gli originali). La traccia più piccola, corrispondente al canale “muto”, mostra un certo grado di diafonia. Ho scelto di mantenere questo video poiché evidenzia chiaramente l’abbondante utilizzo di controreazione nella versione 700, fornendo un’ulteriore prospettiva sulla qualità del suono.

In alcuni commenti online, si afferma che questo amplificatore offre un suono dolce e mai affaticante. Tuttavia, nella mia esperienza, sia questo modello che i suoi fratelli, AI500 e AI800, almeno in abbinamento alle mie Tannoy (casse rivelatrici e esigenti), si rivelano piuttosto robusti e potenzialmente affaticanti durante l’ascolto. Personalmente, ho avvertito una certa durezza nell’espressione sonora, che, sebbene possa variare tra gli utenti e le configurazioni audio, è stata per me più pronunciata rispetto all’AI500, anche se in misura minore. Va sottolineato che questa è una percezione soggettiva e la resa sonora può variare notevolmente in base alle preferenze personali e al tipo di diffusori utilizzati.

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