Consigli per novelli dell’autocostruzione audio valvolare

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Mi ripromettevo da diverso tempo di scrivere questo articolo, anche per poter smettere di ripetere sempre le stesse cose per email in via privata ai vari clienti. Sono stato definitivamente convinto a farlo dopo che un cliente che mi aveva appena acquistato uno schema premium con set di trasformatori annesso, alla mia domanda “hai tutta la strumentazione?” mi ha risposto “si si ho cacciaviti e pinze” e poi mi domandava cosa fosse quello strano simbolo a forma di rombo sullo schema, ossia il ponte raddrizzatore… Potete immaginare i brividi che mi sono corsi per la schiena pensando a una persona totalmente a digiuno delle nozioni tecniche più basilari che voleva mettersi ad armeggiare con trasformatori e circuiti che vanno connessi alla rete elettrica. Ogniuno nel suo privato è libero di fare quello che vuole, se mette a rischio la sua stessa vita  apprestandosi ad eseguire lavori che non è in grado di eseguire sono fatti suoi, ma è anche vero che tutti devono iniziare da zero, quindi sono qui a scrivere un’articolo che non vuole essere esaustivo ma per lo meno che indichi come cominciare a chi vuole iniziare il suo percorso di autocostruttore hobbysta di amplificatori valvolari.

Prima di tutto voglio dire che “a valvole” non è necessariamente meglio. I valvolari hanno la reputazione di essere amplificatori che suonano meglio rispetto alle controparti con tecnologia moderna, questo può essere vero o meno, dipende dal gusto personale e dipende anche dagli apparecchi che si mettono a confronto… E dipende anche dalla qualità della realizzazione stessa! Molte persone sui forum e sui social si scambiano messaggi indicando un qualche schema elettrico, che magarti circola da 50 anni, come ben suonante quindi 100 persone diverse si mettono a costruire lo stesso schema a modo loro, con trasformatori diversi, con componenti diversi, con diverse tecniche di cablaggio… Otterranno 100 apparecchi che suonano uno diverso dall’altro, ma saranno tutti convinti che la loro realizzazione suoni alla stesso modo di quella degli altri 99. Alcune persone addirittura sono convinte che sia sufficente la presenza di una tal valvola per far suonare un’amplificatore che la monta come qualsiasi altro amplificatore che monti la stessa valvola, è su queste inconsistenti fondamenta che è costruita la cultura degli audiofili da forum, che diranno “c’è la 300B quindi suonerà come tutti i 300B” … è stata una mia surreale discussione con il proprietario di questo amplificatore devastato, mentre cercavo di spiegare che una volta riparato non avrebbe più suonato (male) come lo aveva sentito (non) andare fino a quel momento.

Quindi il punto è che le scelte costruttive che farete in fase di montaggio di qualsiasi apparecchio ne decreterà la prestazione finale, perchè un condensatore da 100uF 400v da 2,5€ non è uguale a un condensatore da 100uF 400v da 15€, anche se è vero che a volte esistono componenti economici di buona qualità a basso costo, reperibili sopratutto nel mercato del surplus, e altre volte esistono componenti costosi che fanno schifo (o che non valgono la spesa), reperibili di solito nel mercato dell’esoterico… Non è una regola, ma se chi li vende parla come Wanna Marchi è meglio starci lontano.

Non solo la qualità dei componenti ma anche la qualità e la precisione del montaggio stesso influiscono non poco sul funzionamento del circuito, alcune persone pensano che basti rispettare le connessioni dello schema tra tutti i vari componenti e un circuito dovrà funzionare, anche questo è assolutamente falso! Basti osservare le foto qui sotto (di cui ci tengo a dire che 2 sono dei 300B)…

Accoppiamenti parassiti tra i conduttori sono causa di diafonia, disturbi e oscillazioni indesiderate fino al punto da rendere il circuito totalmente non funzionante (come la prima foto), pericoloso (come la seconda foto) o fortemente malfunzionante (come la terza foto). Quindi la questione è: se siete alle prime armi scordatevi le 300B le 2A3 e tutte le valvole a riscaldamento diretto perchè richiedono cura nel montaggio per essere sfruttate bene, scordatevi le 211 e le 845 con 1000 a passa volt di tensione anodica perchè non sapete gestire e calblare circuiti con tali tensioni, rischiate di spendere soldi senza risultati e anche di farvi male.

Il mio consiglio per chi comincia i primi montaggi è di puntare su circuiti semplici, possibilmente single ended con piccole valvole come le EL84, in questa pagina trovare diversi progettini a difficoltà crescente basati sulla EL84. Oppure un progettino come quello dello Scherzo che è anche più semplice, con una sola valvola per canale. O questo semplice DAC valvolare, anche in versione a bassa tensione (24v).

Alcuni Consigli Generici

Se si devono mettere le mani su un circuito in tensione è necessario prestare sempre la massima attenzione e seguire alcune regole fondamentali:

  • Per prima cosa bisogna assicurarsi di essere ben isolati dalla terra e da qualsiasi altro elemento (anche solo debolmente) conduttore.
  • È bene indossare scarpe di gomma (ma attenzione a quelle “antistatiche” che sono in qualche misura conduttive) e – specie se le tensioni in gioco sono alte – isolare adeguatamente anche il pavimento su cui si poggia. Ciò che uccide è la corrente che attraversa il corpo, non la tensione di per sé. Il corpo umano è un conduttore con una resistività relativamente elevata; le tensioni elevate sono pericolose perché (contrariamente a quelle molto basse) provocano correnti capaci di produrre effetti letali. In linea di principio, se si è completamente e perfettamente isolati da qualsiasi altra cosa, anche toccando un conduttore ad alta tensione non si avrebbero conseguenze: l’intero corpo assumerebbe il potenziale del conduttore che si sta toccando senza che ci sia passaggio di corrente (e quindi conseguenza alcuna). È il motivo per cui gli uccelli possono posarsi tranquillamente sulle linee ad alta tensione senza restare fulminati. Spero però sia superfluo aggiungere che, anche se si ritiene di essere ben isolati, non è assolutamente il caso di verificarlo andando a toccare direttamente elementi sotto tensione!
  • Quando si opera è bene usare sempre una sola mano – preferibilmente la destra – e tenere l’altra lontana sia dal circuito che da qualsiasi altro elemento conduttore (quale può essere e.g. il telaio dell’apparecchio, una struttura metallica, una parete, ecc). Idealmente, l’altra mano andrebbe tenuta libera dietro la schiena. In questo modo si riduce il rischio che una eventuale scossa attraversi il cuore, cosa che avrebbe conseguenze fatali immediate (morte per arresto cardiaco).
  • Se si deve andare a toccare qualcosa è bene verificare la presenza di tensione prima con un cacciavite cercafase e poi con un tester/volmetro per assicurarsi che non ci sia tensione.
  • Se siete alle prime armi iniziate con progetti semplici, magari a bassa tensione per cominciare a prendere dimestichezza con il vostro hobby, voler cominciare subito con un finale con 845 alimentato a 1500volt senza mai aver fatto nulla prima è una pessima idea.
  • Procuratevi la strumentazione adeguata, non potete montare o riparare cose senza adeguati strumenti e la conoscenza per usarli.

La strumentazione

Questa è la parte calda di questo articolo, la strumentazione è la cosa più importante in assoluto! Nessuno deve pensare di poter assemblare e rendere realmente funzionante un’amplificatore audio in assenza di strumentazione. Chiunque voglia provare ad assemblare un circuito deve necessariamente e obbligatoriamente procurarsi un minimo sindacale di strumentazione. Non bastano un tavolo, due cacciaviti, un tester e uno stagnatore. Il problema di certe persone che vogliono autocostruirsi un’amplificatore è che vorrebbero un valvolare HiEnd senza spendere tutti i soldi necessari a comprare un costoso apparecchio commerciale, quindi pensano di poterselo costruire da soli comprando un SET di trasformatori e un buon schema elettrico ma senza saper nulla o quasi di elettronica. Pensano di potersi costruire l’apparecchio definitivo e poi di non far mai più un montaggio per il resto della loro vita, quindi come sopra, fanno scelte sbagliate puntando subito alle 300B, alle 211, alle 845… “perchè deve essere quello definitivo” e vogliono spendere poco, quindi pretendono che qualcuno gli dia uno schema e i trasformatori e loro vogliono essere rassicurati che una volta montato suonerà come il canto degli angeli, ma purtroppo le realtà è un’altra, la realtà è che se fate un montaggio di “M” suonerà di “M”, o non funzionerà, potrebbe fumare qualcosa, potreste bruciare qualcosa… potreste anche farvi male se non sapete come muovervi e come gestire le cose. E se non avete la strumentazione adatta, nessuno, mai, per telefono o per email potrà aiutarvi a risolvere un bel niente di niente… Se mi chiedete per email “sento un sibilo nella cassa destra come lo risolvo?” la mia risposta sarà “prendi l’oscilloscopio e vedi cosa esce dai morsetti dell’altoparlante, o cosa c’è sulla griglia della finale” e se poi voi mi rispondete “non ho l’oscilloscopio!”… Fine della storia, non vi POSSO aiutare, nessuno vi può aiutare! Magari qualche guru saputone di facebook vi indica di fare qualche prova ma la realtà è che state andando a tentoni. Come cercare un’ago i un pagliaio in una notte senza luna e con le mani legate, perdete solo tempo ed è qui che diventano popolari circuiti zero feedback notoriamente meno problematici da mettere a punto (anche se qualcuno riesce a far oscillare anche quelli) e varie schedine pappa pronta made in cina (et simila) che potete montare come un lego e poi avvitare dento una brutta scatola di legno ma che lascieranno sempre a desiderare in termini di prestazioni.

Quindi se la vostra idea è costruirvi l’amplificatore definitivo e poi scordarvi di fare altri montaggi lasciate stare, vi costa meno tempo, fatica e denaro comprarlo già fatto. Se invece avete capito perchè vostro padre, quando avevate 3 anni, vi ha messo in sella ad un triciclo e non direttamente su un camion articolato, avete capito che ci vuole tempo ed esperienza e bisogna partire dal basso. Ora vi elencherò alcune cose che dovete comprarvi per cominciare.

Tester chiamato anche Multimetro

Per cominciare potete comprarne uno da circa 12/20€, da battaglia va benissimo per cominciare, così se per errore lo impostate male e lo guastate non avrete fatto un danno grosso, sono comunque abbastanza precisi, serve che possa misurare almeno tensione CA/CC, resistenza e continuità. Sul mercato si trovano anche dei tester sotto i 5€ ma li eviterei perchè spesso son costruiti male, soffrono di falsi contatti dentro nel loro circuito e non sono per niente affidabili.

Stagnatore

Io uso proprio questo della foto, un modello RS da 40Watt (codice 771-9477 comprabile per poco più di 20€), per l’elettronica normale di solito si consigliano stagnatori da 15/20 watt ma dovendo saldare zoccoli delle valvole, i morsetti degli ancoraggio etc risulta molto più comodo un modello più potente che possa scandare la massa metallica senza incollarsi, facendo una stagnatura pulita e non pastosa come tante volte vedo, ovviamente ci si deve prendere la mano per non colare fili e altri pezzi mente ci si lavora. Poi per saldare su parti metalliche con una certa massa, come le boccole banana femmina degli altoparlanti o anche per saldare fili o pagliette sulla lamiera come in questa foto:

Utilizzo un modello da 150watt.

Oscilloscopio

Per cominciare basta procurarsi un vecchio oscilloscopio analogico, possibilmente a 2 canali / 20mhz. L’oscilloscopio serve per osservare il funzionamento ondulatorio nei vari punti di un circuito al fine di comprenderne il funzionamento o un difetto. Non importa che sia nuovo, sul mercato dell’usato, come su ebay se ne trovano di ottimi per iniziare.

L’importante è che siano funzionanti e non troppo vecchi, evitate gli oscilloscopi a valvole perchè rischiate di dover prima riparare e ritarare lo strumento prima di poterlo usare o che dia letture errate. Evitate anche i giocattoli cinesi a basso costo venduti come schedine elettroniche nude o che stanno su una mano, meglio uno strumento professionale d’epoca che del pattume economico moderno.

Generatore di Funzioni

Il generatore di funzioni è uno strumento che genera forme d’onda primitive come onde sinusoidali, quadre, triangolari etc a varie frequenze impostabili, nel caso dell’uso in audio è necessario che possa generare frequenze da un range di 20Hz fino a 200khz. Il generatore di funzioni è necessario, abbinato all’oscilloscopio, per iniettare segnale nell’amplificatore sotto test, per osservarne il comportamento, ad esempio per vedere che non inneschino oscillazioni o distorsioni molto forti. Non è possibile usare un segnale audio variabile come della musica per questo scopo in quanto proprio perchè variando in continuazione non è possibile comprendere se esso sia distorto o se ci siano altri problemi. Anche qui siti come ebay e amazon ci vengono in aiuto, si trovano facilmente sia usati che anche nuovi a costi abbordabili…

Sconsiglio sempre di comprare i giocattolini destinati a trasformarsi in pattume molto in fretta, ma accenno al fatto che esistono dei software che possono trasformare un computer (anche vecchio) dotato di scheda sonora in un generatore di funzioni audio, cercando con google se ne trovano diversi freeware, alcuni girano addirittura anche con Windows 98, quindi se volete ridare un’utilità ad un vostro vecchio PC che si riempe di polvere in solaio e che vi dispiace portare in discarica perchè ricordate le ore che ci avete passato a giocare a tomb raider 1 è questa l’occasione. Se poi fulminate la scheda madre pazienza, vorrà dire che è morto con gloria.

Variac e trasformatore di isolamento

Il variac è praticamente un trasformatore variabile, o per essere più precisi, un’auto trasformatore variabile, viene connesso alla rete 230 da una parte e dall’altra permette di alimentare un carico come una lampadina, una radio d’epoca o un’amplificatore sotto test con una tensione regolabile a piacimento da 0V fino a 230V della rete e anche qualcosa di più. Lo scopo del variac nell’autocostruzione di amplificatori è quello di alimentare gradualmente l’amplificatore in modo da poter controllare tutte le tensioni e le correnti man mano che si sale di tensione, prima a 50v, poi a 100v … poi a 120… 150… 180 etc… in modo che se avete commesso qualche errore “distruttivo”, invece di vedere il fuoco d’artificio e dire addio a un quartetto di valvole appena comprate o ad un trasformatore nuovo di zecca avete modo di accorgervi che qualcosa non va perchè magari notare una corrente troppo elevata sotto una delle finali, o che manca tensione in un punto del circuito, o che una resistenza comincia a fumare, o che sull’oscilloscopio l’amplificatore comincia a inenscare un’oscillazione, che se venisse pienamente almentato potrebbe essere così violenta da guastare qualcosa e via discorrendo. In pratica qualsiasi nuovo circuito appena montato andrebbe sempre alimentato gradualmente sotto variac e mai alimentato di botto. Alimentado di botto alla prima accensione si rischia di far danni!

Anche qui li potete trovare su ebay, amazon etc a prezzi abbordabili. Quelli che vendono di solito sono come in foto, molto spartani, con delle boccolette che non sono un granchè sicure per un newbye e non sono dotati di amperometro, necessario a individuare sovraccarichi dal lato del primario del trasformatore di alimentazione dell’apprecchio sotto prova. Ma per questo discorso per adesso mi fermo perchè tra poco farò un’articolo dove mostro la costruzione di un variac dotato di tutti gli accessori partendo da uno di questi comprati su ebay, unito a un trasformatore di isolamento, con voltmetro, amperometro e magnetotermico regolabile.

Carico fittizio resistivo

 

 

Quando si fanno i primi test strumentali su un’amplificatore di norma si utilizza un carico resistivo, ossia una resistenza e non un’altoparlante, questo per 2 motivi: il primo motivo è che la resistenza è lineare quindi non disurba il funzionamento del circuito mentre un’altoparlante è reattivo e disturba il funzionamento del circuito. In pratica con un carico resistivo possiamo osservare come si comporta il solo amplificatore, mentre con un’altoparlante come carico vedremmo come l’amplificare interagiscesce con esso, e sono 2 cose diverse, per ora interessa solo l’uso del carico resistivo puro, il secondo motivo è che ci si procurerebbe lesioni ai timpani quando si fanno misurr con onde sinusoidali e piena potenza, quindi l’amplificatore deve essere connesso ad un carico che “non suona”. Esistono anche carichi reattivi che non suonano, ma si parla già di misure avanzate. In ogni modo per fare un carico resistivo è sufficente comprare 2 grosse resistenze da 8ohm (potete comprarle anche da 4/6 e 16ohm in base alle vostre esigenze, costano pochi €) e la si connetterà in modo provvisorio alle uscite degli altoparlanti dell’amplificatore sotto test.

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2 Responses to Consigli per novelli dell’autocostruzione audio valvolare

  • Ciao Stefano,
    sono un neofita assoluto, con la passione e la voglia di cominciare a cimentarmi nell’autocostruzione di un amplificatore valvolare.
    Ho trovato il tuo articolo assolutamente piacevole e pieno di buon senso.
    Spero di poter scambiare con te pareri, avere consigli, insomma tutto quello che servirà per realizzare il mio desiderio.
    Grazie ancora e a presto, spero.
    Alberto

  • Articolo eccellente e necessario! Grazie stefano

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Fada Radio 57B – Restauro Estremo

Questa radio mi è stata portata in condizioni che definire pessime era ottimistico, una radio di 85anni conservata malissimo in condizioni di umidità dopo che qualcuno aveva cercato di ripararla in qualche modo, attancando la spina anche se era macia. Il giradischi era ridotto a un rottame da fonderia, l’altoparlante non c’era più, c’erano solo 3 manopole e non erano le sue e non entravano nemmeno negli alberini, la puleggia di sintonia disfatta, feci di topo, scarafaggi morti e chi più ne ha più ne metta…

Dopo averlo smontato, il telaio è stato lavato e poi lasciato ad asciugare per bene per alcuni mesi. All’interno del telaio la situazione era probabilmente delle peggiori possibili, TUTTI i fili di gomma si erano seccati ed erano diventati della consistenza dei creckers, tutti screpolati che si sbriciolavano solo a guardarli o direttamente con il rame a vista…

Il restauro è stato parecchio laborioso e altrettanto noioso, ho dovuto sostituire tutti i fili che erano presenti nella radio, smontare il trasformatore per sostituire anche i fili che giravano dentro le calotte (che facevano corto e che probabilmente hanno salvato il trasformatore dal bruciarsi quando hanno provato a collegare la radio alla corrente…), ho dovuto smontare anche le medie frequenze, dopo la sostituzione dei fili c’è stata quella dei condensatori, ho cambiato il potenziometro con l’interruttore di accensione che era fuso, e ho dovuto cambiare lo zoccolo della 80 perchè aveva una bruciatura carbonizzata che rischiava di creare scariche a massa. Le foto di seguito sono alla rinfusa.

Verso la fine si possono vedere quasi tutti i fili e i condensatori nuovi…

La puleggia di sintonia originale in zama si era sbriciolata, avevano provato a rifarne una in plexiglass conservando il perno originale con i grani arrugginiti, ovviamente era tutto crepato e non era possibile stringere i detti grani senza provocare la distruzione di quel che rimaneva della povera puleggia in zama, quindi sono partito di CAD e ho prodotto una nuova puleggia in ABS con la stampa 3D.

L’altoparlante mancava completamente, rovistando nei miei robi vecchi ne ho trovato uno del diametro giusto corredato del trasformatore d’uscita ma purtroppo la bobina di campo era andata, ho dovuto quindi riavvolgerla.

Riavvolta…

Nel frattempo il mobile è stato restaurato da Rita Stefani

Ho colto poi l’occasione di prototipare il nuovo modulo “All in One” che permette la ricezione del DAB+, FM analogico e Bluethooth il tutto telecomandato e senza compromettere l’originalità della radio, questo nuovo modulo non si appoggia all’oscillatore locale, le stazioni si cambiano dal telecomando e sempre tramite il telecomando può essere disattivato permettendo alla radio di ricevere TUTTE le sue gamma d’onda originali e anche il funzionamento del giradischi… In pratica questa Fada 57B potrà ricevere le Onde Lunghe/Medie/Corte/FM/DAB+/Bluethooth. Questo primo prototipo risulta un pò ingombrante per ora, ma almeno per questa radio non è stato un problema. (nella foto si vede collegato alla USB perchè stavo ancora sviluppando il software, il modulo poi non ha bisogno di essere collegato a un computer per funzionare)

Questo è il ricevitore a infrarossi che nel caso di questa radio posizionerò dietro alla fessura dell’occhio magico a ombra che mancava totalmente.

Il giradischi era ditrutto e mancante di pezzi, altre parti erano deformate o spaccate, quindi mi sono limitato a rimontarlo scollegato solo per dar la parvenza di completezza alla radio, il braccino è praticamente incollato sopra al piatto a sua volta incollato alla base per non saltare via… È un peccato ma se qualcuno ha provato a ripararlo a martellate io non posso fare i miracoli.

Ecco la radio riassemblata

Le manopole mancavano, e oltretutto questa radio ha i perni da 7mm invece che da 6, non riuscivo ad adattare nessun tipo di manopola, quindi sono ricorso ancora alla stampa 3D…

Eccola in funzione, dimostrazione delle funzionalità integrali del modulo all in one

Eccola a casa sua!

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Scuola Radio Elettra MOD 586 – Restauro

Curiosa radio d’epoca stereofonica che monta 2 finali audio auguali allo scherzo 🙂 

Un ricordo di famiglia che è arrivato sporco e impolverato…

Trasformatore bruciato…

E una collezzione di condensatori marci oltre ad un montaggio troppo amatoriale, con contatti da tutte le parti…

Ho fatto un’estenuante lavoro di sostituzione a tappeto dei condensatori oltre che di numerose resistenze ad impasto che erano completamente fuori tolleranza e ho riposizionato tutte le cose che facevano contatto tra loro…. questo ovviamente dopo aver lavata per bene il telaio che era sporchissimo e montato un trasformatore di alimentazione di ricambio.

In fine è tornata a funzionare

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1 Responses to Scuola Radio Elettra MOD 586 – Restauro

  • Un punto sicuro dì professionalità e pazienza. E visto il punto di partenza della malata avevo dei legittimi dubbi…
    Grazie Stefano di avermi ridato gli anni ‘60 … bisogna ammetterlo la sonorità e dolcezza delle valvole è pur sempre UNICA!

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