Merope: Pushpull 6L6GC / 5881 Triodo classe A

Merope: Esplorando le Sfumature dell’Audio con un Amplificatore Valvolare Unico

Il cuore di Merope batte con l’energia delle valvole, con una configurazione che mescola saggezza tradizionale e innovazione. Le 6L6GC/5881, connesse a triodo, donano al suono una ricchezza e una calda profondità, mentre la polarizzazione in self-bias e self-balancing di Blumlein garantisce una perfetta armonia.

Equilibrio Perfetto:

La sezione di ingresso è gestita da una ECF80/6BL8. Il pentodo agisce come pozzo di corrente sotto il long tail costituito dalla ECC82, mentre il triodo funziona come stadio di ingresso. Un’architettura unica, dove le valvole lavorano in sintonia per portare il tuo audio a nuove vette.

Nessun Dettaglio Lasciato al Caso:

La cura nei dettagli è evidente nella scelta di mantenere il segnale puro e senza compromessi. Solo 2 condensatori intervengono nel percorso del segnale, separando saggiamente la sezione di sfasamento dai finali. Un’architettura intelligente, garantendo un flusso audio incontaminato.

Raffinatezza nella Rettificazione:

La Merope abbraccia la modernità nella rettificazione a diodi, con due celle CLC separate per ogni canale. Un’approccio che garantisce una potenza costante e una chiarezza cristallina, offrendo un’esperienza sonora che si distingue dalla massa.

Merope è più di un amplificatore, è un viaggio nel mondo dell’audio di alta fedeltà. Scopri il suono come mai prima d’ora con questa sinfonia di valvole e tecnologia avanzata. Entra nel futuro dell’audio, dove la bellezza della tradizione si fonde con l’innovazione moderna.

Questo è un progetto premium commissionato da “E.S.”. Si tratta di un amplificatore integrato da 10 watt RMS che impiega una configurazione push-pull di 6L6GC/5881 connesse a triodo come stadio finale.

Vediamo il montaggio di “E.S.”

Un Ritorno Appassionato a Due Anni di Distanza:

A volte, le passioni si intrecciano attraverso il tempo, e le storie dietro i progetti prendono vita in modi inaspettati. Due anni dopo aver completato il progetto “Merope” per il nostro stimato cliente “E.S.”, è stato un’emozionante incontro quando ha deciso di fare un viaggio fino a noi per condividere il suo entusiasmo e le esperienze legate a questa creazione unica.

Un Dialogo in Valvole e Note:

In un’atmosfera intrisa di passione per l’audio e la tecnologia valvolare, ci siamo seduti a discutere del percorso che “Merope” ha compiuto in questi due anni. Il cliente, animato dalla sua stessa creazione, ha espresso la sua soddisfazione e il costante affetto per l’amplificatore da lui commissionato. Un dialogo che ha trasceso la semplice conversazione tecnica, portando alla luce il legame profondo tra l’artista e la sua opera.

Misurazioni Dettagliate per una Trasparenza Completa:

Durante la visita, abbiamo approfittato dell’occasione per misurare attentamente le prestazioni di “Merope”. Questa sessione di misurazione è stata volta a fornire informazioni precise e dettagliate, al fine di condividere sul nostro sito web una panoramica più approfondita delle straordinarie doti di questo amplificatore. Con orgoglio, annunciamo che “Merope” ha superato le aspettative in tutte le misurazioni, consolidando la sua posizione come un’autentica opera d’arte audio.

L’amplificatore Merope rivela la sua potenza e versatilità attraverso prestazioni impeccabili. Con una potenza RMS di 9,7 watt, misurata prima del clipping e capace di raggiungere i 11 watt in caso di clipping, Merope si posiziona come un’entusiasmante esperienza audio. Il suo fattore di smorzamento, valutato a un impressionante valore di 10, contribuisce a mantenere un controllo stabile sull’uscita audio. La banda passante a 1 watt sorprende con un risultato eccezionale di 5Hz a 100kHz (-1dB), caratterizzato da minime rotazioni di fase. Questo successo è attribuibile sia all’eccezionale performance dei trasformatori che alla connessione a triodo, evidenziando la cura e l’attenzione nei dettagli di progettazione.

La distorsione armonica a 1 watt è del 0,74%, indicando un livello di purezza sonora notevole. I grafici incorporano anche le onde quadre, enfatizzando ulteriormente la straordinaria qualità dei trasformatori d’uscita. In ogni aspetto, Merope si dimostra non solo come un amplificatore potente, ma anche come un esempio di eccellenza nella progettazione audio.

100Hz

1khz

10khz

Un Viaggio Continuo:

Questo incontro è stato più di una semplice verifica tecnica; è stato un momento di condivisione di passioni e di rinnovo del legame tra il creatore e la creazione. Il viaggio di “Merope” continua, alimentato dall’affetto e dalla dedizione di chi ha creduto in questo progetto fin dall’inizio. La sua storia è ora arricchita da nuovi capitoli, scritti attraverso le conversazioni, le misurazioni e la continua evoluzione di un’opera d’arte sonora. Ma ora diamo parola al proprietario di Merope:

Impressioni d’ascolto: Ho ascoltato solo un paio di brani (che conosco molto bene) per il momento e già posso dire con confidenza che sono pienamente soddisfatto del suono, che risulta molto naturale ed esteso in frequenza. Rispetto al valvolare che possiedo ho immediatamente notato un sostanziale aumento di banda passante (soprattutto in alto) e di pulizia del suono. Gli strumenti risultano essere più “veri”. Vorrei precisare che non ho fatto alcun test A vs B, collegando e scollegando i due apparecchi e facendo test comparativi. Non è stato necessario in quanto il miglioramento della resa sonora è sostanziale ed immediatamente percettibile.
Esperienza nel complesso: Ho deciso di intraprendere l’avventura di costruire un amplificatore DYI perchè non ero pienamente soddisfatto del mio vecchio valvolare e ritengo che il costo di elettroniche Hi-Fi sia nella maggior parte dei casi irragionevole ed ingiustificato. Dopo circa sei mesi dalla prima volta che sono entrato in contatto con Stefano Bianchini, mi trovo ad ascoltare un amplificatore da 10W in classe A, progettato da SB-LAB e totalmente realizzato da me, che suona meglio di qualunque apparecchio che abbia mai posseduto. l’esperienza, tuttavia, trascende da un apparecchio ben suonante. Durante questi sei mesi mi sono dovuto documentare, su elettronica, componenti, valvole, strumenti di misurazione, ecc… questo mi ha permesso di imparare di più in questo breve lasso di tempo che nei precedenti 20 anni di passione per la riproduzione audio. Oggi quando mi trovo a leggere un articolo di settore o una recensione su un elettronica Hi-Fi, lo faccio con occhi diversi. Questa esperienza mi ha reso cosciente del fatto che la qualità della riproduzione audio si basa su una buona progettazione, corretta costruzione, componenti di qualità, matematica, più che su valvole NOS e cavi da 1000 euro… Grazie Stefano!
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10 Responses to Merope: Pushpull 6L6GC / 5881 Triodo classe A

  • Il comportamento che hai osservato è normale. Il condensatore di compensazione agisce limitando il guadagno alle frequenze alte, con l’obiettivo di sopprimere il ringing e/o gli effetti di risonanza ad alta frequenza, riducendo volontariamente la banda passante del circuito e sopprimendo possibili instabilità. È quindi normale che, aumentando il suo valore, si taglino ulteriormente le frequenze alte. Tuttavia, non andrebbe utilizzato in modo eccessivo, poiché una compensazione troppo abbondante potrebbe provocare nuove instabilità. L’interesse nel utilizzare valvole meno considerate dagli audiofili risiede nell’ottenere componenti NOS di alta qualità a prezzi più accessibili. Preferisco una ECF80 NOS rispetto a una ECC83 prodotta in Cina.

  • Negli ultimi giorno mi sono dilettato a fare alcune prove, provando varie ECF80/E80CF NOS (che figata trovare delle Telefunken/RCA/GE a 20€!). Tra le varie prove fatte, ho provato anche a cambiare il condensatore in parallelo al resistore del negative feedback, con lo scopo di limitare la banda passante di 150KHz.
    Con grande sorpresa ho notato che passare dal 100pF, attualmente istallato, ad un 330pF ha attenuato le alte frequenze in maniera percettibile (conclusione che traggo ad orecchio, non ho fatto alcuna misura), risultando in un suono meno brillante, con basse frequenze relativamente enfatizzate. Non sto parlando di cambiamenti drammatici, ma chiaramente percettibili. Per i miei gusti/altoparlanti/stanza ho preferito tornare al 100pF, tuttavia ho trovato l’esperienza molto interessante ed ho ritenuto opportuno condividerla nel forum.
    Non immaginavo che variando il valore di questo condensatore (nei limiti del ragionevole) potesse essere un modo per fare del fine tuning del timbro sonoro di questo amplificatore.

    Sarei interessato avere altri pareri a riguardo.

    Saluti!
    ES

  • potrebbero andare bene, l’efficenza è nel range pilotabile dall’amplificatore.

  • Qualcuno ha consigli per degli altoparlanti da abbinare?
    Pensavo alle Tannoy Legacy Cheviot, con un efficienza di 91 db.

  • Potevo anche settare il grafico a 0,5db a quadretto, uno spettacolo, l’uso delle valvole a triodo in questa cosa aiuta molto il trasformatore, cmq lasciamo che i guru ciarloni parlino di grafici tirati col righello che non servono a niente, che pubblicare le strumentali non serve a niente, perchè suona bene solo quello che ti dicono loro di cui non pubblicato nessun dato perchè forse gli fa anche comodo non farli vedere perchè prima ti raccontano la favola dei nuclei fighetti da centinaia di centinaia di henry, poi esibiscono dei -3dB a 30hz col nucleo molto probabilmente anche in saturazione e che la strumentale più brutta suona meglio di quella più bella, che può essere in certi casi ma in altri anche no… LOL

  • Osservare l’evoluzione del grafico di risposta in frequenza è stata un’esperienza notevole. In prima battuta, quando ho visto 0 attenuazione a 10Hz, ho pensato che c’era qualche errore nel setup strumentale. Invece no….
    Stefano, sei in numero 1!

  • Provo questo design.

    href=”https://www.supravox.fr/en/produit/baffles-compenses-rj-kit-subwoofer-rj/

    Se non va bene poi, forse provo un br.

  • prima esperienza con i largabanda? li carichi in br o li lasci ob?

  • Momentaneamente utilizzo delle Monitor Audio Gold 100. Sto però costruendo dei largabanda con delle Supravox 215 Bicone signature. L’amplificatore è stato pensato per queste ultime…

  • diffusori?

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Amplificatori Single Ended e Connessione Ultralineare

Da un po’ di tempo ho notato una cosa che mi ero ripromesso di affrontare prima o poi. Sempre più spesso, ricevo domande e richieste di consigli riguardo a circuiti e schemi che le persone trovano su Internet e vorrebbero realizzare. In più di un’occasione mi sono trovato a dire loro: “Dimentica questa idea, o vai con un’uscita a triodo o a pentodo, perché la connessione ultralineare in amplificatori single-ended semplicemente non funziona.”

Quando affermo che un amplificatore ‘non funziona’ con la connessione ultralineare in un circuito single-ended, non intendo dire che lo accenderete e sentirete un esplosione o che non produrrà suono, o che il suono sarà così distorto da risultare inascoltabile. Invece, sto sottolineando che si è scelto un circuito concettualmente inadatto che, sebbene produca suono, lo fa in modo subottimale e senza apportare vantaggi significativi o addirittura causando altri problemi. Pertanto, è di fondamentale importanza dedicare tempo a leggere attentamente le mie osservazioni, comprenderle appieno e evitare di lasciare commenti che dimostrano la non comprensione del mio pensiero.

Le persone rimangono perplesse di fronte a queste mie risposte, tanto che ho ancora in catalogo trasformatori per amplificatori single-ended con presa UL, ma ne sconsiglio l’utilizzo. Questo è dovuto anche al fatto che, a un certo punto, devo pur vendere, e se i clienti non li acquistano da me, li acquistano altrove. È incredibile come si tratti di un errore clamoroso che è stato condiviso ed emulato praticamente da tutto il mondo audiofilo, compresi grandi marchi, senza che nessuno se ne sia mai accorto. La comunità degli appassionati di autocostruzione e degli audiofili è convinta che la connessione ultralineare sia una soluzione valida sia per gli amplificatori push-pull che per quelli single-ended, e nessuno sembra preoccuparsi di verificare effettivamente il funzionamento di questa configurazione. Forse è il nome stesso, “Ultra Lineare” che suona così rassicurante… non è solo lineare, è ULTRA! (Questo è un rafforzativo letterario e psicologico, ma non di fatto.)

Cos’è la connessione Ultra Lineare

La connessione ultralineare è una particolare configurazione ottenibile solo con i pentodi, in cui la griglia schermo viene collegata ad una presa intermedia del trasformatore di uscita. Questo collegamento fa sì che la tensione della griglia schermo sia variabile e segua il valore della tensione di placca. Il risultato è un rendimento elevato e un comportamento che rappresenta una via di mezzo tra quello di un pentodo classico e quello di un triodo. Questa innovativa configurazione è stata concepita da Alan Blumlein e mirava a sfruttare il meglio delle caratteristiche di entrambe le tipologie di valvole, triodo e pentodo. È una configurazione che può essere adottata sia per un finale push-pull al fine di massimizzare le potenzialità delle valvole.

Vantaggi della connessione ultralineare

Attraverso una scelta oculata della percentuale di derivazione della griglia schermo, è possibile sfruttare i vantaggi sia delle valvole triodo che delle valvole pentodo. In una gamma molto ristretta di valori di percentuale di derivazione, si è riscontrato che la distorsione diminuisce a valori insolitamente bassi, talvolta inferiori sia all’operazione a triodo che a pentodo, mentre l’efficienza energetica subisce solo una lieve riduzione rispetto all’operazione in pentodo completo. La percentuale di derivazione ottimale per ottenere un funzionamento ultralineare dipende principalmente dal tipo di valvola utilizzato; un valore comunemente osservato è il 43% (rispetto al numero di spire primarie del trasformatore sul circuito dell’anodo), che si applica alla KT88, anche se molte altre tipologie di valvole hanno valori ottimali vicini a questo. Un valore del 20% è stato raccomandato per le 6V6GT. Circuiti Mullard utilizzavano anche il 20% di carico distribuito, mentre gli amplificatori LEAK utilizzavano il 50%. Le caratteristiche del circuito che rendono il carico distribuito adatto agli amplificatori di potenza audio, rispetto a un amplificatore basato su triodo, tetrodo a fascio o pentodo, sono le seguenti:

  1. L’impedenza di uscita viene abbassata a circa la metà di quella ottenuta con un triodo.
  2. La distorsione viene abbassata per avvicinarsi a quella ottenuta con una valvola triodo, ma può essere ancora inferiore nell’operazione ultralineare.
  3. La potenza in uscita è superiore rispetto a quella di un triodo, avvicinandosi a quella fornita da un pentodo.
  4. La potenza in uscita è più costante, poiché il carico distribuito è una combinazione di un amplificatore di transconduttanza e di un amplificatore di tensione.

Alan Blumlein nel passato ha inventato e utilizzato la connessione ultralineare esclusivamente in circuitazioni pushpull e come lui tutti i produttori storici, non vi sono esempi di amplificatori che utilizzino la connessione ultralineare in single ended se non in tempi recenti, scopriamo il perchè! Qui sotto lo schema di un’amplificatore Single Ended Ultralineare realizzato da un cliente SB-LAB apparso in questo articolo (clicca). Come si può vedere la griglia schermo è collegata ad una presa intermedia del trasformatore di uscita.

Voglio far notare il valore della resistenza posta sotto al catodo della KT88 nello schema, del valore di 360ohm… Ora cito quanto mi ha scritto il cliente che ha realizzato questo schema “se può aggiungere una sua nota nel non farsi influenzare dalla resistenza da 360 ohm, io l’ho sostituita con un valore misurato di circa 190 ohm, dopo vari tentativi perchè non tornava la giusta corrente di bias” … È un particolare molto importante ricordatevelo! Ma dico subito da ora che questo problema evidenzia il fatto che il signor Jean Hiraga non abbia mai testato lo schema che ha pubblicato su internet, perchè si sarebbe accordo che la polarizzazione della finale non torna. Questo schema circola su internet da decenni e nessuno si è mai posto il problema di capire come mai non tornasse la corrente di bias (molti sicuramente non se ne sono nemmeno mai accorti e hanno ascoltato solo distorsione felici e ignari affermando quasi sicuramente che andava anche bene).

Tutti coloro che hanno una minima conoscenza di progettazione e sono in grado di interpretare le curve caratteristiche di una valvola, che sia essa un triodo o un pentodo, e che possono disegnare una retta di carico basata sull’impedenza del carico, quindi del trasformatore di uscita, sanno che si seleziona un punto di lavoro tensione/corrente “qualsiasi”, o almeno ci si basa spesso su punti di lavoro caratteristici, nel rispetto dei limiti di dissipazione della valvola, e quindi si traccia la retta che dipende dall’impedenza di carico. Tuttavia, è importante sottolineare che quando si utilizza una valvola connessa in modalità ultralineare, non è possibile selezionare liberamente un punto di lavoro a piacere. Si è infatti vincolati dalla caratteristica della griglia schermo. Ogni modifica della tensione del punto di lavoro comporta una completa modifica del percorso delle curve caratteristiche della valvola. Per chiarire ulteriormente questo concetto, possiamo fare riferimento alle curve presentate nel datasheet della KT88 della Genalex (clicca per ingrandire):

Inizio sottolineando che nel datasheet della KT88, l’utilizzo della modalità ultralineare viene descritto esclusivamente in configurazioni push-pull. In sostanza, all’epoca, non suscitava nessun interesse l’idea di utilizzare l’ultralineare in un amplificatore single-ended. Tuttavia, potrebbe verificarsi il seguente ragionamento da parte di un progettista poco attento: ‘Bene, l’impedenza tipica per una KT88 in configurazione single-ended è di 2500 ohm. A occhio, posso impostare una tensione di 250 volt con 120 mA di bias e una tensione di griglia di circa -32 volt…’. Questo porta alla generazione di una retta caratteristica che può essere visualizzata di seguito:

Per evitare di dover effettuare montaggi fisici in laboratorio, utilizzeremo LTSpice per simulare questa la polarizzazione (2,5k primari e 8ohm secondari con UL al 50%) di una KT88 in questa configurazione e osservare i risultati ottenuti. Il modello della KT88 utilizzato è quello sviluppato da Norman Koren, noto per la sua accuratezza, e posso garantire che se fosse stato realizzato con una valvola reale, il risultato sarebbe stato altrettanto preciso. In teoria dovremmo ottenere una corrente di 120mA che scorre nel catodo…

Ecco cosa accade: La corrente di BIAS è di 24mA !!! A questo punto, chiunque abbia anche solo una minima conoscenza del campo (gli autocostruttori hobbisti sono perdonati, ma chi si definisce un progettista dovrebbe essere in grado di riconoscerlo!) dovrebbe chiedersi: ‘Ma perché le curve caratteristiche prevedono una corrente di 120mA e invece quando assemblo il circuito ne ottengo solo 24?!’ In altre parole, una piccola differenza dovuta alla tolleranza delle valvole è comprensibile, quindi devo regolare leggermente il bias. Ma trovare 24mA invece di 120 è una discrepanza così significativa che dovrebbe destare seri dubbi sulla correttezza della teoria utilizzata per stabilire la polarizzazione della valvola. In realtà, la maggior parte delle persone ignora questo segnale d’allarme e continua a regolare il bias fino a forzare la corrente della valvola senza porsi ulteriori domande. Proviamo a dargli segnale…

Il circuito sembra funzionare ora, anche se è evidente una forma d’onda fortemente distorta (in blu il segnale in ingresso e in verde quello in uscita). Quindi, ciò che ci si potrebbe chiedere è: perché, quando si realizza un amplificatore single-ended in modalità ultralineare, la corrente di bias e l’impedenza del trasformatore non coincidono con le aspettative? Diamo un’occhiata più approfondita alle curve presentate nel datasheet…

Notate quella linea tratteggiata con l’indicazione Va,g2(o) = 425V? Facciamo un breve ripasso sul funzionamento delle valvole, sia triodi che pentodi, e concentriamoci soprattutto sulla loro struttura interna. Iniziamo osservando il triodo, che dispone di una sola griglia e una piastra a forma di “toast,” molto sottile e vicina al catodo.

Successivamente, passiamo a osservare un tetrodo o pentodo, che dispone di 2 o 3 griglie (nel caso del tetrodo a fascio, la terza griglia è costituita da due sottili lamelle metalliche, ma in questo articolo non ci concentreremo su questa terza griglia). È invece cruciale notare che la piastra è situata a una distanza molto maggiore dal catodo rispetto a quanto accade nei triodi…

Nei triodi, il campo elettrico generato dalla placca agisce direttamente sugli elettroni, attrattivamente, mentre la griglia di controllo (G1) a tensione negativa li rallenta e ne regola il flusso. Nei tetrodi o pentodi, tuttavia, la placca è situata a una distanza troppo grande dal catodo per attrarre gli elettroni emessi da sola (o li attrarrebbe solo debolmente). In questi dispositivi, la griglia schermo (G2), polarizzata positivamente e posizionata subito dopo la griglia di controllo (G1), accelera il flusso di elettroni. Tuttavia, poiché G2 è costituita da sottili fili, la maggior parte degli elettroni non riesce a depositarsi su di essa. Invece, a causa della velocità acquisita, in quello che potremmo definire un effetto fionda, continuano la loro corsa oltre G2, fino a raggiungere il campo elettrico generato dalla placca, che li attira definitivamente verso di essa. È quindi evidente che la corrente che raggiunge la placca di un pentodo non dipende solo dalla tensione negativa applicata a G1, ma anche dalla tensione positiva applicata a G2.

Nella connessione ultralineare, a riposo, la tensione che arriva a G2 è pressoché la stessa che arriva alla placca, dato che la resistenza interna dell’avvolgimento del trasformatore è quasi irrilevante in questo contesto. Ciò significa che se si varia la tensione di placca, si varia anche la corrente che attraversa la valvola in modo significativo. Questo avviene perché la tensione su G2 varia inevitabilmente insieme alla tensione di placca. In modalità ultralineare, quindi, possiamo parlare di curve “dinamiche,” mentre nei triodi e nei pentodi connessi come pentodi, le curve sono “statiche”.

Le linee tratteggiate nel datasheet Genalex a cui ho fatto riferimento precedentemente indicano essenzialmente che il punto di lavoro può essere posizionato a una corrente qualsiasi, ma deve rimanere sopra quella linea, ossia a 425 volt! Se si modifica la tensione del punto di lavoro, le curve rappresentate nel datasheet non sono più valide e cambiano completamente. Esaminiamo questo fenomeno con l’ausilio di uTracer, che può essere configurato per acquisire anche curve in modalità ultralineare. Tuttavia, per motivi precedentemente menzionati (e a causa di una mancata implementazione software), uTracer acquisisce curve dinamiche solo al di sotto della tensione specificata (quella delle linee tratteggiate di Genalex). Per comprendere appieno il fenomeno delle curve dinamiche, ho quindi evidenziato con un pallino nero un punto intermedio corrispondente a 300 volt, con la griglia di controllo G1 a una tensione di -25 volt.

Con una tensione di “stop” a 400 volt abbiamo 80mA a 200volt con G1 a -25…

Se portiamo la tensione di “stop” a 300volt la corrente misurata sempre sui 200volt con -25 di G1 scende a un pò meno di 40mA

Se poi abbassiamo ulteriormente la tensione di “stop” a 250volt ci ritroviamo una corrente inferiore ai 20mA

Inoltre, si può notare che la capacità di erogazione di corrente della valvola diminuisce notevolmente, mentre la sua resistenza interna aumenta, come evidenziato dalla pendenza delle curve. Questo implica che la capacità di erogare corrente e quindi potenza è notevolmente compromessa. Ad esempio, a una tensione di ‘stop’ di 400 volt, la valvola potrebbe raggiungere un picco di 170mA a 50 volt, ma solo 60mA con una tensione di ‘stop’ di 250 volt.

Se ciò non bastasse, la modifica della pendenza delle curve richiede anche la modifica dell’impedenza del trasformatore per evitare forti distorsioni. La potenza erogata all’altoparlante è quasi la stessa (o insignificativamente superiore) a quella ottenuta con una connessione a triodo puro. Tuttavia, in modalità triodo puro, la valvola risulta estremamente più lineare. In definitiva, se non si intende utilizzare la valvola in modalità pentodo puro, potrebbe essere più vantaggioso utilizzarla in modalità triodo puro senza neppure considerare l’opzione dell’ultralineare.

È importante notare che tutte queste considerazioni riguardano l’uso in classe A (sia single-ended che push-pull), in cui la tensione del punto di lavoro non è elevata e le curve UL a diverse tensioni non sono conosciute. La connessione ultralineare è stata concepita per essere utilizzata in push-pull in classe AB, dove la tensione a riposo è elevata. In queste condizioni, la valvola funziona bene e offre vantaggi in termini di distorsione e talvolta anche di potenza. Ad esempio, le KT88 possono erogare solitamente fino a 50 watt in modo sicuro in un push-pull in classe AB a pentodo. Oltre questa potenza, la griglia schermo inizia a mostrare segni di stress a causa dei picchi di corrente quando la tensione di placca scende al di sotto della tensione dello schermo. Tuttavia, quando le KT88 sono connesse in modalità ultralineare, è possibile ottenere tranquillamente 70/75 watt senza problemi di arrossamenti della G2, grazie al controllo migliore della corrente.

Ora esaminiamo questa retta di carico con un punto di lavoro a 425 volt, una corrente di 75mA, una tensione di griglia di controllo di -50 volt e un’impedenza del trasformatore di 6k…

In questa simulazione, otteniamo una corrente di 66mA, che è molto vicina ai valori previsti (piccole imprecisioni possono essere attribuite al modello matematico utilizzato). In questo caso, la corrente di bias torna ai valori attesi poiché ho selezionato un punto di lavoro sulla linea tratteggiata del datasheet a 425 volt. Questo dimostra la validità delle mie affermazioni finora esposte. Vediamo come si comporta se pilotato con un segnale sinusoidale:

E ancora una volta, il segnale in uscita mostra una forte distorsione e non soddisfa le aspettative. Si può notare una semionda fortemente schiacciata, ma quale potrebbe essere la causa di questo problema? L’asimmetria delle curve UL è chiaramente visibile; è sufficiente aprire le immagini e osservarle attentamente. Sulla sinistra, i passaggi tra le curve sono visibilmente più larghi rispetto a quelli sulla destra del grafico, indicando che le due semionde riprodotte da un punto di lavoro ipotetico X saranno sempre una allungata e l’altra accorciata. Questo fenomeno è intrinseco alla connessione ultralineare e rappresenta una delle ragioni per cui il circuito è stato concepito per l’uso in push-pull, in cui questa distorsione viene mutualmente annullata dalla valvola gemella che lavora in fase opposta.

È possibile vedere il comportamento di un circuito reale in questo articolo, all’inizio del quale prendo in esame un’amplificatore che utilizzava una KT88 in single ended UL su carico di 6k, di cui posto qui sotto la forma d’onda catturata (in giallo il segnale del generatore e in blu quello che esce dal circuito).

Come è possibile osservare, il comportamento riproduce fedelmente quello delle simulazioni. Inoltre, desidero sottolineare alcuni altri aspetti evidenziati dai miei esperimenti:

  1. La KT88 in modalità SE ultralineare è in grado di erogare effettivamente circa 6 / 6,5 watt, ma con una forte distorsione che potrebbe essere considerata inaccettabile, e richiede uso di controreazione a meno che non siate appassionati della distorsione, ovvero ‘distorsofili’.
  2. La KT88 a pentodo arriva a erogare 12watt con uso di controreazione.
  3. La KT88 connessa a triodo arriva a erogare circa 5 / 5,5watt a triodo con basse distorsioni.

La mia conclusione personale è che, se si sta lavorando in modalità single-ended con un pentodo o lo si utilizza a pentodo per ottenere potenza, o lo si connette a triodo per ottenere linearità, la connessione ultralineare non offre alcun vantaggio significativo. La maggiore potenza rispetto alla connessione in triodo è insignificante, mentre la distorsione è troppo alta e richiede l’uso di controreazione. In questo caso, sarebbe più sensato utilizzare un pentodo puro, dove almeno si dispone di una maggiore potenza. Oppure se vuole linearità e si usa la valvola a triodo. Io vedo l’uso della connessione UL nei Single Ended (sopratutto se zero feedback) solo come un modo per ottenere distorsione. Ovviamente tutto questo ha valore per l’uso nei single ended, mentre nei pushpull l’uso della connessione UL porta grandi vantaggi.

E a questo proposito, vorrei segnalare un’alternativa migliore alla connessione ultralineare, che è la connessione Shadeode. Questa configurazione può essere utilizzata anche in modalità single-ended e offre la piena potenza di un pentodo unita alla linearità di un triodo. Presenta inoltre interessanti vantaggi, come un elevato fattore di smorzamento e basse rotazioni di fase, aspetti in cui la connessione single-ended ultralineare fallisce miseramente.

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6 Responses to Amplificatori Single Ended e Connessione Ultralineare

  • Quelli di norman koren sono buoni, comunque i risulti sulla distorsione della KT88 SE+UL li ottieni tali e quali anche con una KT88 vera sul tavolaccio di prova o sui vari amplificatori pastrocchio che ho avuto in mano, autocostruiti dai clienti o venduti in giro dai vari cinesi o non cinesi… Il guadagno del tubo diminuisce sulle tensioni alte e aumenta in basso (si vede anche a occhio guardando le curve) rendendo la valvola estremamente assimetrica, in pushpull funziona perchè sovrapponi le 2 valvole ribaltate una con l’altra che produrranno una piccola distorsione di terza ma è palese che diventa un distorsore inaccettabile in single ended.

  • Ci sono diversi file spice in giro della KT88, dove hai trovato il file spice affidabile a cui fai riferimento? Grazie

  • Tu stai parlando di un pushpull, l’ultralinare nei pushpull va bene e non è un problema, anzi per le KT88 va meglio che a pentodo. Il problema dell’ultrlineare è se lo vuoi fare in single ended, in quel caso la valvola lavora con le 2 semionde fortemente assimmetriche. Per capire se un trasformatore è in corto bisognerebbe iniettare segnale sul suo primario e vedere se sul secondario esce pulito o con delle distorsioni, con un tester non lo puoi capire. Di certo però un trasformatore con un pezzo di avvolgimento in corto emetterebbe pernacchioni e non solo un leggero rumorino…

  • Buon giorno,

    come prima cosa La ringrazio per la spiegazione, ne faro’ tesoro.
    Ho una domanda, ho riparato un amplificatore in Kit di nuova Elettronica (LX1113).
    Monta 2 KT88 in configurazione Push-Pull ultralineare (grazie a lei ora so’ cosa significa).
    Dopo aver riportato in vita detto amplificatore, piste bruciate e resistenze di griglia schermo esplose, sostituite due ECC82, una KT88 ed effettuate le tarature della corrente di bias mi sono accorto che un canale aveva un leggero ronzio (16 mVpp), indagando ho scoperto che l’avvolgimentio dell’ultralineare di una sola KT88 (quella che era in cortocircuito fra catodo e griglia schermo) risulta con caratteristiche alterate (gli altri avvolgimenti sono perfetti ).
    L’amplificatore sembra funzionare ma non vorrei che questa condizione porti ad un nuovo disastro. Quali rischi si corrono a lasciarlo cosi’?
    Cosa mi consiglia di fare? e’ indispensabile la sostituzione del trasformatore di cui sopra?
    E’ la mia prima riparazione su un valvolare.

    Cordialmente
    Antonio

  • Come ho scritto sull’articolo a mio parere l’uso di ultralineare in configurazione SE non porta nessun vantaggio ma solo maggiore distorsione, basta che guardi le curve di esempio della KT88 sull’articolo, come puoi vedere è assimetrica,, la distanza tra le varie linee inizialmente è più larga che verso la fine, in SE non è lineare. L’UL è nato per essere usato nei pushpull dove diventa vantaggioso usarlo, se con la 6V6 triodo ottieni 3 watt con l’UL ne hai forse 3,2?! ma distorce molto di più! non ha senso, fallo andare a triodo, oppure se vuoi più potenza a pentodo. Poi fai quello che vuoi, ma io non lo farei. Posso segnalarti questo progetto https://www.sb-lab.eu/sb-varuna-phono-single-ended-6v6gt/ , di cui potrei rendere disponibile lo schema come premium, posso fornirti il set di trasformatori per realizzarlo o per realizzare quello che hai trovato su internet, ho visto lo schema è molto semplice e va bene per cominciare, oltre alla 12AU7/ecc82 potresti usare anche altre valvole simili e anche la poco conosciuta e snobbata ECC84 che è antesignana della ECC88, ha un mu di poco superiore alla ecc82 (24 invece di 22) ma la pendenza della curve è molto inferiore (ha una resistenza interna che è quasi la metà di quella della ECC82!), potrei anche suggerirti qualche modifica come ad esempio un feedback disattivabile o variabile così puoi sentire la differenza ad orecchio e formare una tua preferenza invece di dar solo credito ai soliti guru.

  • Ciao ho letto con interesse tutta la trattazione e siccome mi stò accingendo anche io alla costruzione di un single end (modesto in potenza e senza tante pretese essendo il mio primo…) con finali 2x 6V6 pilotate da 1/2 triodo ecc82 per canale, vorrei chiedere un parere.
    Lo schema che ho trovato in rete e che mi è piaciuto è realizzato con TU a presa intermedia. Cito il modello per chiarezza: 6V6 Marblewood.
    Dovendo approvvigionarmi dei 2 TU, mi domando se un TU ultralineare non è sufficiente, anche in considerazione del fatto che ho visto altri schema dove la tensione di graglia schermo viene prelevata dalla tensione anodica tramite una resistenza.
    Ringrazio e attendo un parere

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I Trasformatori Audio HiFi e la Banda Passante: Cosa Dovresti Sapere

La banda passante di un amplificatore rappresenta lo spettro di frequenze, che va dalla più bassa alla più alta, che l’amplificatore è in grado di riprodurre senza distorsioni significative, mantenendo una tolleranza di 1dB. Sono numerosi i fattori che possono influenzare la banda passante di un amplificatore. Tuttavia, per essere considerato un amplificatore HiFi di qualità, è fondamentale che la sua banda passante sia compresa tra 20Hz e 20kHz senza distorsioni o attenuazioni rilevanti. Il problema risiede nel fatto che molti erroneamente credono che sia sufficiente che il trasformatore sia in grado di raggiungere i 20kHz per evitare distorsioni. Questo è un ragionamento profondamente sbagliato. Purtroppo, i trasformatori audio introducono distorsioni, rotazioni di fase e attenuazioni ben prima del loro limite di banda teorico. Pertanto, è necessario che la banda passante del trasformatore si estenda molto al di là della gamma udibile, in modo che non si verifichino distorsioni indesiderate all’interno della gamma udibile stessa.

Bufale del WEB

Alcune persone sostengono che la banda passante di un amplificatore non debba essere eccessivamente ampia. Tuttavia, affermare che una banda passante elevata sia una caratteristica “limitante” è un’asserzione aberrante, soprattutto quando si considerano le rotazioni di fase (di cui parlerò in seguito).  Può essere valido limitare intenzionalmente la banda passante NEL CIRCUITO, ma non nel trasformatore. Questa limitazione può essere motivata principalmente da considerazioni sulle emissioni RF che potrebbero danneggiare alcuni tipi di tweeter o disturbare apparecchiature esterne. Tuttavia, tale limitazione deve essere implementata con criterio. Inoltre, il circuito deve essere progettato in modo da evitare la presenza di disturbi ultrasonici o frequenze radio, ma non necessariamente con un taglio brutale a 20kHz.

A sostegno di quanto sto affermando, riporto di seguito l’esempio di un trasformatore d’uscita della Tamura, uno dei produttori di trasformatori più rinomati al mondo. Questo esempio dimostra che ciò che sto dicendo non è frutto di chiacchiere senza fondamento. È importante evidenziare che anche un’azienda di tale prestigio, come la Tamura, riconosce l’importanza di una banda passante estesa per i trasformatori audio. Questo conferma la validità delle mie argomentazioni e sottolinea che la banda passante adeguata va ben oltre i 20kHz.

Clicca per ingrandire

demo tamura

I trasformatori di questa famiglia sono venduti a diverse migliaia di euro la coppia. Dalla tabella e dal grafico forniti, si può osservare che presentano una banda passante media di 10Hz a -1dB fino a 100kHz. Questi trasformatori audio sono riconosciuti a livello mondiale come i migliori nel loro campo. È sorprendente sentire alcune persone affermare che trasformatori con tali caratteristiche possano danneggiare i woofer e tweeter, dimostrando solo una mancanza di comprensione su questo argomento da parte di tali individui.

La maggior parte delle persone si informa tramite forum online, dove la conoscenza di alcuni si mescola con l’ignoranza totale di molti altri. Si possono leggere leggende e teorie infondate, come quelle che suggeriscono di intervallare primario e secondario dei trasformatori 20/30volte, o che si necessita di almeno 100 henry di induttanza primaria per ottenere buoni risultati. Alcuni sostengono che se le induttanze dei trasformatori sui due canali non sono perfettamente uguali, il risultato sonoro sarà completamente diverso, e che è essenziale abbinare i trasformatori a coppie…

Purtroppo, questo universo di informazioni è spesso un mix confuso di nozioni prive di senso, in cui perle preziose si confondono con assoluti non sense. Inoltre, spesso viene completamente ignorato l’aspetto più importante: la banda passante. Alcuni produttori, per vendere prodotti di qualità mediocre, arrivano addirittura a sostenere che la banda passante non sia importante o addirittura mentono sulle reali caratteristiche dei loro trasformatori. Quante volte avete visto bande passanti dichiarate senza specificare l’attenuazione? Quante volte avete visto riportate le condizioni del test? Personalmente, dichiaro sempre le condizioni di test in modo trasparente e onesto.

Sono entusiasta di condividere la mia esperienza nella costruzione dei trasformatori audio. Come artigiano appassionato, ho dedicato molti sforzi nel perfezionare la progettazione e la realizzazione di questi componenti cruciali. Nel corso del tempo, sono riuscito a raggiungere risultati che possono competere in alcuni casi con i trasformatori prodotti da rinomati marchi come Tamura.

È importante sottolineare che non intendo sminuire l’importanza dei prodotti di marchi storici come Tamura, che vantano una reputazione consolidata nel settore. Al contrario, ammiro il loro lavoro e la loro dedizione alla qualità. Tuttavia, grazie alla mia dedizione e alla ricerca costante di soluzioni ottimali, sono riuscito a realizzare trasformatori con una banda passante equiparabile o in alcuni casi superiore a quelli di alcuni modelli Tamura. È stato un percorso appassionante, nel quale ho dedicato tempo e attenzione ai dettagli per soddisfare le esigenze degli appassionati di audio. Ho sempre mirato ad ottenere alti standard di qualità, cercando di superare le aspettative e offrire un’esperienza sonora eccezionale.

Mi rendo conto che le mie affermazioni potrebbero sembrare audaci o arroganti, ma desidero sottolineare che condivido queste informazioni con umiltà e realismo. Non ho l’intenzione di sovravvalutare i miei prodotti o sminuire il lavoro di altri produttori. La mia intenzione è semplicemente condividere la mia passione e i risultati che ho ottenuto con impegno e dedizione. Sono grato per l’opportunità di contribuire al mondo dell’audio e spero che la mia esperienza possa essere di ispirazione per altri appassionati che desiderano esplorare il campo dei trasformatori audio. Continuerò a perseguire la qualità e l’innovazione, sapendo che ogni passo avanti è il frutto di un costante impegno e dedizione.

Un pò di chiarezza sull’intervallamento

Un aspetto importante da considerare nella progettazione dei trasformatori audio è la tecnica del sezionamento. Per ‘sezionamento’ si intende l’intervallazione di più sezioni del primario e del secondario all’interno del trasformatore. Questa tecnica mira a migliorare l’accoppiamento tra i due avvolgimenti, il che a sua volta influisce sullo smorzamento dell’altoparlante e sull’interazione con la valvola oltre al miglior passaggio delle alte frequenze (fino a un certo punto).

È importante notare che intervallare eccessivamente i trasformatori può portare a effetti indesiderati. Aumentando il numero di intervallazioni, si aumenta anche la superficie delle armature del condensatore parassita che si forma tra i due avvolgimenti. Questo, a sua volta, incrementa la capacità parassita, influenzando la banda passante nella gamma delle frequenze alte. Pertanto, l’eccessivo sezionamento può comportare una riduzione delle frequenze acute.

Il numero di sezioni necessarie dipenderà dalle specifiche del trasformatore, come il rapporto di trasformazione, il numero di spire e la potenza. Non ha senso stabilire un valore arbitrario di sezioni come 10, 15 o 20. È importante valutare l’effetto delle capacità parassite sulla banda passante. È fondamentale trovare un equilibrio tra l’accoppiamento desiderato e la conservazione della risposta in frequenza. Se un prototipo iniziale mostra una banda passante esageratamente estesa, potrebbe essere opportuno realizzare un nuovo campione con ulteriori sezionamenti per migliorare l’accoppiamenti tra gli avvolgimento. In caso contrario, se il trasformatore fosse troppo limitato in alto sarà necessario ridurre il numero di sezioni o adottare altre tecniche per ridurre la capacità parassita. È importante sottolineare che le affermazioni di persone che sostengono di aver costruito trasformatori con un numero eccessivo di sezioni andrebbero prese con una certa cautela. Una configurazione con un’eccessiva quantità di sezioni potrebbe risultare in una riproduzione limitata delle frequenze al di sopra di pochi kHz. Pertanto, è fondamentale trovare un giusto equilibrio nel numero di sezioni, evitando sia il sovra-intervallamento che l’eccessiva riduzione delle frequenze alte. La costruzione dei trasformatori richiede precisione e attenzione alla giusta misura.

In generale, un trasformatore single-ended può funzionare efficacemente con circa 5 o 6 sezioni, mentre in un trasformatore push-pull potrebbe essere necessario un numero leggermente superiore, intorno a 10 o 12 sezioni. È importante sottolineare che i trasformatori con un numero eccessivo di sezionamenti rispetto a quanto indicato sopra sono quasi certamente di scarsa qualità. Questi trasformatori rappresentano solo una perdita di tempo per chi li avvolge e spesso vengono presentati con numeri esagerati a scopo di marketing. È quindi fondamentale evitare di cadere in queste pratiche ingannevoli e concentrarsi sulla realizzazione di trasformatori che siano realmente efficaci e performanti.

Desidero condividere con voi lo schema costruttivo di un amplificatore Conrad Johnson MV50. Tuttavia, per proteggere il mio lavoro e non rendere accessibili i dettagli sensibili come il numero delle spire e le sezioni dei fili, ho censurato tali informazioni. Ho dedicato una giornata intera alla realizzazione di questo schema, derivato dalla sbobinatura di un trasformatore danneggiato. Ovviamente è mia intenzione preservare la riservatezza delle mie creazioni e non divulgare gli schemi dei miei trasformatori. Tuttavia, spero che questo schema vi dia un’idea del concetto. Si tratta del trasformatore di un amplificatore commerciale Conrad Johnson MV50, noto per la sua qualità e apprezzato da molti, nonostante abbia solo 5 sezioni come potete vedere.

La storia dell’individuo che ha realizzato un trasformatore con 35 sezioni è senza dubbio una leggenda. Se tale persona esistesse davvero, significherebbe che ha costruito un trasformatore che a malapena riesce a riprodurre frequenze oltre un paio di kHz. Tuttavia, come si suol dire, “ogni scaraffone è bello a mamma sua”, e questa persona affermerà tranquillamente che il suo trasformatore suona divinamente, (magari utilizzandolo per un subwoofer???). Tuttavia, ciò non significa che si debbano realizzare trasformatori con un numero eccessivo di sezioni. È importante trovare il giusto equilibrio e realizzare trasformatori con il numero adeguato di sezionamenti, affinché abbiano le caratteristiche desiderate e offrano prestazioni ottimali.

Un pò di chiarezza sull’induttanza primaria

L’induttanza primaria di un trasformatore audio deve essere adeguata alle specifiche del trasformatore stesso e della valvola con cui sarà utilizzato. Dipende dal numero di spire del primario e dalla sezione del nucleo. Se un trasformatore, chiamiamolo “X”, è in grado di riprodurre agevolmente frequenze di 10 Hz con un’induttanza primaria di 20 Henry, non ha senso richiedere un’induttanza primaria maggiore. Aumentare il numero di spire senza una ragione valida servirà solo a diminuire la banda passante alta del trasformatore e a favorire fenomeni di saturazione del nucleo. Quindi, se leggete su un forum che qualcuno ha realizzato un trasformatore con un certo valore di induttanza primaria (ammesso che quel trasformatore funzioni bene), tale valore ha senso solo per quel trasformatore specifico, con quella determinata impedenza primaria e quella specifica potenza e per quella valvola. Non è possibile richiedere un trasformatore con una certa impedenza e una certa induttanza a proprio piacimento, perché non funziona in questo modo. In conclusione, l’induttanza primaria di un trasformatore audio deve essere quella corretta per garantire la riproduzione adeguata delle frequenze desiderate, tenendo conto delle specifiche del trasformatore stesso e della valvola con cui sarà abbinato.

L’induttanza primaria necessaria in un trasformatore audio dipende dalla resistenza interna della valvola utilizzata. Ad esempio, un triodo con una resistenza interna di 800 ohm, come la 2A3, richiederà un trasformatore con un’induttanza primaria inferiore rispetto a un trasformatore progettato per una valvola con una resistenza interna di 6000 ohm, come la KT88. Potete cliccare qui per leggere un articolo dedicato a spiegare questo fenomeno della “specificità” dei trasformatori d’uscita.

I 100Henry di induttanza primaria e il mito avviato dai software di simulazione

Molte persone mi hanno chiesto il motivo per cui, nei miei listini, dichiaro la banda passante dei trasformatori ma non l’induttanza primaria degli stessi. Voglio chiarire che faccio questa scelta per evitare di essere vittima di un mito che è stato avviato, in modo non intenzionale, da alcuni software di simulazione come Spice e LTspice. Vorrei sottolineare che LTspice è un ottimo software che utilizzo frequentemente, ma sembra che il suo funzionamento sia frainteso da molte persone. Tra le sue molte funzionalità, LTspice consente di disegnare e simulare il funzionamento di un amplificatore valvolare con il suo trasformatore di uscita. LTSpice simula un trasformatore come due induttanze accoppiate, il cui valore di induttanza riflette il rapporto di trasformazione del trasformatore che si desidera simulare.

Dalle mie esperienze di laboratorio, ho constatato che LTspice non è in grado di simulare accuratamente il comportamento di un trasformatore di uscita. Nel corso degli anni, ho provato più volte ad inserire tutti i valori rilevati da un trasformatore reale, come l’induttanza, la resistenza DC, le perdite e le capacità parassite, ma ho notato che la simulazione su LTspice non corrispondeva al funzionamento effettivo del trasformatore reale. Sembrava sempre che l’induttanza primaria fosse insufficiente per un corretto funzionamento, e la simulazione presentava attenuazioni e distorsioni sui bassi che non si riscontravano nel circuito reale.

Credo che LTspice simuli le due induttanze accoppiate come se fossero semplici solenoidi privi di un nucleo magnetico. Di fatto, secondo LTspice, quasi nulla al di sotto dei 100 Henry funziona in modo accettabile. Questo è uno dei motivi per cui mi rifiuto di pubblicare il valore dell’induttanza primaria dei miei trasformatori, perché le persone potrebbero guardare i miei listini, provare a simulare i trasformatori su LTspice e poi ignorarli perché apparentemente la simulazione li fa apparire mal funzionanti.

Alcuni dei miei concorrenti, per coprirsi dalle critiche, utilizzano pratiche poco oneste e scrivono specifiche ingannevoli nei loro trasformatori. Ad esempio, dichiarano un’induttanza di 200/300/500 Henry, ma in realtà, una volta misurati, si scopre che hanno solo 20 Henry. Anche marchi famosi e rinomati, che preferisco non citare, adottano queste pratiche. Tre anni fa ho acquistato una coppia di interstadio che, secondo il datasheet, avrebbero dovuto avere un’induttanza di 300 Henry, ma misurandoli con un ponte, ho scoperto che ne avevano appena 35. Questo mi ha fatto comprendere la diffusione di tali pratiche ingannevoli.

Dal punto di vista commerciale, spesso si raccontano bugie per vendere. Se dici ad una persona che per un amplificatore SE con valvole 2A3 è sufficiente un trasformatore con circa 15 Henry di induttanza primaria, probabilmente riderà e non ti prenderà sul serio. Tuttavia, la realtà è che quel trasformatore da 15 Henry funzionerà in modo eccellente con la valvola 2A3. È importante fare affidamento su informazioni affidabili e condurre prove reali per valutare le caratteristiche e le prestazioni dei trasformatori. Non bisogna farsi ingannare dalle specifiche ingannevoli o dalle simulazioni software incomplete. La vera qualità dei trasformatori può essere apprezzata solo attraverso un’attenta analisi sperimentale e una valutazione pratica delle loro prestazioni.

Quindi, per riassumere, se desiderate simulare in modo spiccio il circuito di un amplificatore valvolare utilizzando LTspice, vi consiglio di simulare sempre un’induttanza primaria di 100 Henry. Tuttavia, per quanto riguarda i miei listini, ciò che realmente conta è la banda passante che dichiaro. Posso garantire che la banda passante indicata nei miei listini, se il circuito sarà ben realizzato, sarà esattamente quella che specifico. Mi preoccupa garantire la massima trasparenza e accuratezza nelle informazioni che fornisco, al fine di facilitare le vostre decisioni di acquisto. Sono sempre disponibile a fornire ulteriori dettagli o chiarimenti sui miei prodotti. Tuttavia, rifiuto categoricamente di lasciarmi coinvolgere dai pregiudizi e dalle credenze popolari diffuse, e non sarò mai disposto a mentire solo per lusingare l’ego del cliente per promuovere un prodotto. Sono fermamente convinto che la qualità di ciò che offro sia sufficiente a parlare da sé, senza bisogno di ricorrere a artifici ingannevoli.

Per ottenere maggior chiarezza sull’argomento, vi invito a consultare nuovamente il datasheet dei trasformatori Tamura, in particolare la colonna intitolata “Primary Inductance”. Noterete che ci sono diversi trasformatori con valori di induttanza primaria che si attestano su poche decine di Henry. Questo dato è importante perché dimostra che l’induttanza primaria di un trasformatore non deve necessariamente essere elevata per ottenere un funzionamento ottimale. E guarda caso un pò che trasformatori d’uscita da 2/3k (quindi corretti per una 2A3) hanno induttanze comprese tra 15 e 18H…

Mi auguro che le informazioni fornite fin’ora siano sufficienti per evidenziare l’importanza di essere cauti riguardo a chi enfatizza eccessivamente l’induttanza primaria dei suoi trasformatori. È fondamentale stare alla larga da coloro che lanciano numeri esagerati, affermando di offrire trasformatori con valori di diverse centinaia di Henry. Tali individui potrebbero rivelarsi semplici ciarlatani, intenti unicamente a vendere i propri prodotti senza basi solide.

La risposta di Pier Aisa alla questione della simulazione dei trasformatori: Mi sono rivolto a Pier Aisa per domandargli se sapesse il motivo per cui non risulta possibile simulare correttamente un trasformatore d’uscita su LTSpice, e la sua risposta è stata questa:

Spice è un simulatore molto potente e a seconda della accuratezza dei modelli può dare risposte più o meno aderenti a quello che avviene alla realtà. Un discorso a parte riguarda i magnetici che per essere modellati in Spice hanno necessità di avere tutti i parametri parassiti che riguardano gli avvolgimenti, specialmente se si usano in ambito audio dove la banda passante e la risposta in frequenza sono determinanti per la buona riuscita di un progetto. Per la mia esperienza bisognerebbe arricchire il modello del trasformatore inserendo tutti i componenti discreti di Spice che modellano i vari parassiti e sono veramente tanti mi riferisco a induttanza dispersa induttanza di magnetizzazione capacità spira spira capacità avvolgimento avvolgimento capacità avvolgimento nucleo capacità rispetto alla massa. Da un punto di vista elettronico di conseguenza è decisamente complicato ottenere questo tipo di modello anche se si riuscisse ad eseguire delle misure proprio per identificare questi parassiti.

In passato ho modellato funzioni non lineari come sono quelli dei nuclei magnetici tramite l’elemento Spice CORE che permette di rappresentare esattamente la curva di magnetizzazione B-H ed usarla. Allego un vecchio articolo che si riferisce a orcad ma la teoria è applicabile anche a LTSpice

https://ltwiki.org/index.php?title=Main_Page
https://ltwiki.org/index.php?title=Transformers

Metodi alternativi prevedono l’uso delle sorgenti di tensione corrente comportamentali che in LTSpice si modellano con la primitiva B, E all’interno di questo blocco si possono inserire le equazioni che legano le porte e riprodurre il comportamento di un nucleo magnetico che si può ricavare dal datasheet. La modellazione di componenti è un procedimento che richiede molto tempo e me ne sono occupato in ambito universitario dopo la laurea avevamo la missione di creare dei modelli di livello 7 per i semiconduttori. Considera che normalmente il livello delle librerie è 3.

Ci sono molti metodi di estrazione parametri parassiti che passano dalla estrapolazione per interpolazione o anche con qualche aiutino empirico dalle misure con il fitting di curve. Starebbe un tema estremamente interessante sui trasformatori di uscita in campo audio che sono dei veri e propri laboratori dove sono necessari accorgimenti molto specifici.
Quindi invito chiunque volesse aprofondire il discorso della simulazione dei trasformatori a visitare il suo forum e il suo canale youtube dove potrete trovare tanti guide e progetti interessanti non solo sulle valvole ma anche su tanti altri argomenti legati al mondo dell’elettronica.

Un pò di chiarezza sul match dell’induttanza primaria di un trasformatore

Se abbiamo due trasformatori audio sui due canali di un amplificatore e uno ha un’induttanza primaria di 10 Henry e l’altro ne ha 25 Henry, allora sicuramente abbiamo un grosso problema di abbinamento tra i canali. Tuttavia, se i due trasformatori hanno induttanze primarie leggermente diverse, ad esempio 10 Henry e 11 Henry, la differenza è insignificante e non sarà percepibile all’ascolto. È importante considerare che piccole variazioni nell’induttanza primaria possono verificarsi a causa di variazioni di temperatura o di forze meccaniche applicate sul trasformatore. Ad esempio, un trasformatore può mostrare variazioni nell’induttanza primaria quando viene riscaldato dalla mano o viene colpito leggermente con un cacciavite. Pertanto, il concetto di “match” tra trasformatori può essere esagerato. Anche se due trasformatori hanno piccole differenze nelle loro induttanze primarie, se sono stati costruiti dalla stessa persona, utilizzando lo stesso schema costruttivo e gli stessi materiali, le differenze saranno trascurabili e il loro impatto sull’audio sarà insignificante.

In conclusione, è importante considerare la corretta corrispondenza tra trasformatori audio, ma piccole differenze nell’induttanza primaria non dovrebbero essere motivo di preoccupazione o influire significativamente sul suono finale.

Riprendiamo il discorso sulla banda passante

Come ho già detto la banda passante di un trasformatore di uscita è indubbiamente un parametro importante da considerare. Rappresenta l’intervallo di frequenze in cui il trasformatore è in grado di trasmettere il segnale audio in modo fedele, senza attenuazioni significative. È importante sottolineare che la qualità di un trasformatore di uscita non si limita solo alla banda passante. Altri fattori, come l’induttanza dispersa, l’accoppiamento con la valvola utilizzata e la linearità dell’impedenza, possono influire sulla resa sonora complessiva. Pertanto, è fondamentale considerare un insieme di parametri per ottenere un’esperienza audio ottimale.

È un peccato che alcune persone sottovalutino l’importanza della banda passante o addirittura deridano chi ne parla. Ognuno ha le proprie esigenze e preferenze sonore, e ciò che può sembrare irrilevante per qualcuno potrebbe essere cruciale per un altro. È sempre consigliabile fare riferimento a dati oggettivi e considerare un ampio spettro di parametri per valutare la qualità di un trasformatore di uscita. Quindi, sì, la banda passante è un parametro rilevante, ma non dovrebbe essere l’unico fattore preso in considerazione. Una valutazione equilibrata e una comprensione approfondita di tutti i parametri coinvolti contribuiranno a ottenere il risultato desiderato in termini di riproduzione audio.

La banda passante indica semplicemente fino a quale frequenza il trasformatore può trasmettere il segnale senza una significativa riduzione di ampiezza. Tuttavia, l’attenuazione determina quanto il segnale viene ridotto lungo la banda passante. È importante sapere con quanta attenuazione il trasformatore opera a una determinata frequenza.

Ad esempio, se un trasformatore arriva a 20kHz, ma presenta un’attenuazione significativa a quella frequenza, potrebbe compromettere la fedeltà e la qualità del segnale audio riprodotto molto probabilmente anche a frequenze molto inferiori. È quindi essenziale valutare l’attenuazione del trasformatore a diverse frequenze, compresa quella massima che può trasmettere. Prendiamo ad esempio il trasformatore di alimentazione di un volgarissimo citofono. Pur essendo in grado di raggiungere i 20 kHz, è probabile che presenti un’attenuazione significativa a quella frequenza e forti attenuazioni e distorsioni anche a frequenze inferiori. Di conseguenza, non sarebbe adatto per costruire un amplificatore ad alta fedeltà, in quanto comprometterebbe la riproduzione accurata delle frequenze desiderate. 

L’attenuazione, misurata in decibel (dB), indica la riduzione di potenza del segnale in uscita ad una certa frequenza. Un’attenuazione di 3dB corrisponde a una potenza dimezzata, ed è uno standard comunemente accettato per molti scenari audio. Tuttavia, l’attenuazione minima percepibile dall’orecchio umano è di 1dB, ed è considerata uno standard di riferimento per coloro che cercano un’elevata qualità audio. Pertanto, se si desidera un amplificatore di alta fedeltà, è importante considerare l’attenuazione e cercare di mantenere valori minimi, garantendo così una riproduzione più accurata delle frequenze desiderate.

Inoltre, quando si afferma che un amplificatore arriva a 20kHz con un’attenuazione di -1dB, non significa che il segnale subisca un crollo netto esattamente a quella frequenza. Piuttosto, a seconda dei casi, potrebbe iniziare un lento processo di attenuazione graduale che inizia, ad esempio, dai 5kHz e continua fino a raggiungere -1dB a 20 kHz. Ciò comporta che nel vostro amplificatore sarà presente un filtro graduale che riduce progressivamente le frequenze alte, simile a quanto si otterrebbe con un equalizzatore che abbassa gradualmente le levette, partendo dai medi e arrivando agli acuti.

Nessuno sa cosè la rotazione di fase: Nell’ambito dell’audio, la rotazione di fase è un concetto fondamentale che può influenzare significativamente la qualità della riproduzione sonora. Comprendere l’importanza della rotazione di fase e il suo legame con la banda passante è essenziale per ottenere un’esperienza d’ascolto ottimale. La rotazione di fase si riferisce alla variazione dell’angolo di fase di un segnale audio al variare della frequenza. In parole semplici, significa che le diverse componenti di frequenza di un segnale audio possono essere ritardate rispetto ad altre. La rotazione di fase è misurata in gradi ed è rappresentata graficamente da una curva che mostra l’angolo di fase in funzione della frequenza.

Relazione tra rotazione di fase e banda passante: La rotazione di fase è strettamente correlata alla banda passante di un sistema audio. Un sistema audio ideale dovrebbe riprodurre tutte le frequenze senza alcuna alterazione nella rotazione di fase. Tuttavia, nella pratica, molti componenti audio, come amplificatori o altoparlanti, possono introdurre delle rotazioni di fase indesiderate.

Effetti negativi della rotazione di fase indesiderata: La presenza di una rotazione di fase indesiderata può avere conseguenze deleterie per un buon ascolto. Innanzitutto, può causare una distorsione del suono. Inoltre, la rotazione di fase può influire sulla coerenza temporale del suono. Quando i diversi componenti di un segnale audio sono sfasati, l’immagine sonora può risultare dispersa e meno focalizzata. Ciò si traduce in una mancanza di precisione nella posizione degli strumenti musicali nell’immagine stereo o nella mancanza di una scena sonora tridimensionale ben definita. 

Inoltre, è importante considerare l’interazione tra le rotazioni di fase e la controreazione all’interno dei finali di potenza. Questa interazione è una delle principali cause delle brutte distorsioni che possono affliggere tali amplificatori. Una buona progettazione del trasformatore e del circuito di amplificazione, in grado di garantire una banda passante estesa, può contribuire ad evitare molti di questi problemi. Molti progettisti invece cercano di risolvere il problema eliminando direttamente la controreazione. 

Per chi mi da del “pipistrellone”: Purtroppo, come accade spesso nel mondo online, ci sono individui che si illudono di essere esperti in tutti i campi e che deridono coloro che hanno una comprensione più approfondita di determinati argomenti. Su siti web di dubbia attendibilità e sui social media, è comune trovare commenti insulsi riguardanti la banda passante degli amplificatori e dei trasformatori. Alcuni sostengono che raggiungere i 20 kHz sia più che sufficiente, poiché l’orecchio umano non può percepire frequenze superiori. Altri ironizzano dicendo che stiano cercando di organizzare “concerti per pipistrelli”, sminuendo così l’importanza di amplificatori e trasformatori che superano la frequenza di 20kHz.

Queste persone, purtroppo, non hanno mai compreso il vero comportamento delle rotazioni di fase in relazione alla banda passante di un amplificatore. Si limitano a sorridere in modo sciocco, ignorando il fatto che ci sono persone che si impegnano a produrre trasformatori capaci di emettere ultrasuoni, non perché siano udibili all’orecchio umano, ma perché l’interazione tra la banda passante e le rotazioni di fase può avere un impatto sulla qualità generale dell’audio riprodotto.

La verità è che la banda passante estesa e una risposta in fase accurata possono contribuire a ottenere un’esperienza d’ascolto più ricca e dettagliata. Anche se molti adulti possono non essere in grado di percepire frequenze superiori a 15 kHz, ciò non significa che tali frequenze o quelle inferiori (ben udibili) non siano già compromesse da forti rotazioni di fase. Pertanto, investire in trasformatori e amplificatori che superano la soglia dei 20 kHz può contribuire a migliorare l’accuratezza e la fedeltà della riproduzione audio, anche se tali frequenze non sono udibili direttamente dall’orecchio umano lo sono invece le rotazioni di fase che vengono introdotte a frequenze molto più basse. In conclusione, è importante ignorare le insulse derisioni di coloro che sottovalutano l’importanza della banda passante estesa negli amplificatori e nei trasformatori. Chi si impegna a produrre componenti audio di alta qualità e a comprendere il ruolo delle rotazioni di fase sa bene che superare i limiti convenzionali può portare a miglioramenti significativi nell’esperienza d’ascolto complessiva. Non lasciamoci influenzare dalle superficiali critiche di chi ha una visione limitata e cerchiamo sempre di approfondire la nostra conoscenza per apprezzare appieno le sfumature della riproduzione audio di alta qualità.

Vediamo in questa figura un trasformatore di uscita di bassa qualità, nel grafico in giallo la banda passante con scala di 5db ogni quadretto, mentre in azzurro la rotazione di fase con scala di 50 gradi ogni quadretto:

A) Possiamo vedere una banda passante di 15Hz – 35khz -5dB … partendo da 10hz la rotazione di fase fa 100gradi fino a 1khz, e poi ulteriori 50gradi, gradualmente fino a 20khz. Ora vediamo sotto un trasformatore a larga banda passante prodotto da SB-LAB, dello stesso tipo e per la stessa valvola come si comporta:

B) Qui vediamo una banda passante di 10Hz -2dB – 180khz -3dB … Partendo da 10hz la rotazione di fase di 50 gradi è già quasi pareggiata a 100Hz (non 1khz), prosegue pressochè piatta fino iniziando a degenerare poco prima dei 10khz (invece che a 1khz) e arriva a 50 gradi di rotazione alla ragguardevole frequenza di 100khz.

In questo articolo (clicca qui per leggerlo), ho analizzato dettagliatamente un caso in cui un amplificatore presentava problemi di rotazione di fase. Nel contesto specifico, i trasformatori utilizzati erano di mia produzione, ma lo schema elettrico del circuito presentava difetti di progettazione che provocavano rotazioni di fase con conseguenze negative sulla qualità complessiva della riproduzione sonora. Nel corso dell’articolo, ho dedicato particolare attenzione alla risoluzione di questi problemi di fase, apportando modifiche mirate al circuito. Ho dimostrato in modo convincente le notevoli differenze che si possono ottenere con semplici modifiche, offrendo un’analisi approfondita dei risultati ottenuti.

Infine, è importante sottolineare che quando un trasformatore ha una banda passante molto ampia, significa che le sue capacità parassite sono ridotte al minimo. Questa riduzione delle capacità parassite contribuisce ad una significativa attenuazione di un fenomeno noto come “ringing”. Il ringing si manifesta sotto forma di oscillazioni smorzate che si formano sui fronti d’onda del trasformatore, alla frequenza di risonanza. Per visualizzare il fenomeno del ringing su un trasformatore audio, si può applicare un segnale di onda quadra al suo ingresso, come illustrato di seguito:

quadra

Quelle che seguono sono 2 esempi di ringing tipici in trasformatori di media qualità:

ring1

ring2

Quella che segue è l’immagine del ringing di un trasformatore di ottima qualità, ad alta banda passante:

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Vediamo ad esempio questa quadra a 1khz di un trasformatore SB-LAB…

A la stessa quadra emessa da un trasformatore di un’amplificatore made in cina…

Naturalmente, durante l’ascolto con un amplificatore si riproduce musica e non onde quadre. Le onde quadre vengono utilizzate durante le misurazioni per evidenziare eventuali difetti, ma tali difetti si manifestano anche durante la riproduzione musicale. Ogni volta che si verifica un fronte di salita o di discesa nel segnale, si genera un certo livello di disturbo che si sovrappone al segnale audio. Pertanto, coloro che denigrano l’uso degli strumenti affermando che l’orecchio è l’unica cosa che conta non hanno molta base, perché se si osservano tali disturbi sugli strumenti di misurazione, è sicuro che anche a livello uditivo si possono percepire.

Un valido motivo per sovradimensionare i nuclei e usare lamierini EI invece di altri nuclei

Un altro tipo di critica che ho ricevuto riguardo ai miei trasformatori è legata alle loro dimensioni. Questo argomento è stato discusso anche precedentemente, ma desidero chiarire che il nucleo di un trasformatore ha una limitazione nella sua capacità di lavorare ad alte frequenze, generalmente fino a circa 1 kHz o poco oltre. Oltre questa frequenza, a causa delle perdite per isteresi, il nucleo non riesce a seguire i rapidi cambiamenti del segnale.

Tuttavia, le frequenze al di sotto di questo punto di cutoff possono essere influenzate dal nucleo del trasformatore. Affinché un trasformatore suoni bene, è importante che lavori a bassa induzione, in modo da operare in una regione lineare della sua curva di isteresi. Se il trasformatore funziona al di fuori di questa regione, possono essere introdotte aromiche dispari nel segnale audio, alterando la qualità della riproduzione.

L’effetto udibile tra un trasformatore di piccola sezione e uno più grande può manifestarsi come un suono più sporco. È per questo motivo che di solito preferisco utilizzare nuclei a lamierini comuni, come quelli del tipo EI, nonostante siano spesso disprezzati da alcuni. Questi nuclei non hanno permeabilità magnetica estremamente elevata e presentano perdite maggiori rispetto a nuclei come quelli a doppia C o toroidali. Tuttavia, è proprio grazie a queste caratteristiche “difettose” che riescono a funzionare e suonare meglio.

I nuclei a lamierini comuni, come quelli di tipo EI, sono più facili da far lavorare in una regione lineare della loro curva di isteresi, che è più progressiva rispetto a quella dei nuclei ad alta permeabilità come quelli toroidali. I nuclei toroidali, infatti, hanno una curva di isteresi molto ripida e trovano difficoltà nel mantenere una risposta lineare, soprattutto quando devono sopportare correnti continue volute (come nel caso degli amplificatori single-ended) o non volute (come piccoli sbilanciamenti del bias negli amplificatori push-pull). Anche i nuclei a doppia C risentono in misura minore di queste problematiche. In conclusione, ho scelto di utilizzare nuclei a lamierini comuni come quelli di tipo EI per garantire un suono di alta qualità. Nonostante le dimensioni possano essere maggiori rispetto ad altri tipi di nuclei, questi trasformatori offrono prestazioni sonore migliori grazie alla loro capacità di lavorare in una regione lineare della curva di isteresi, fornendo un suono più pulito e godibile.

Attenzione a chi dichiara dati falsi o incompleti e altre cose a cui stare attenti
Altre pratiche discutibili utilizzate da alcuni produttori di trasformatori che non pongono la necessaria cura sulla qualità del loro lavoro.

Molto spesso, si può notare che tutti i trasformatori nel listino di un produttore presentano bande passanti dichiarate con tagli perfetti, spesso in modo stereotipato come 20Hz/20kHz – 30Hz/30kHz, e così via. Tuttavia, è importante considerare che durante la produzione di un trasformatore, ottenere tagli precisi e perfetti è un’impresa difficile, soprattutto quando si tratta di trasformatori di differente fattura. È quindi improbabile che tutti i trasformatori raggiungano esattamente i 30kHz, ma potrebbero invece variare leggermente, come uno che arriva a 29kHz o un altro che raggiunge i 34kHz.

Altro aspetto da tenere in considerazione sono le attenuazioni non dichiarate. Quando viene specificato un limite di banda passante come 30Hz-30kHz, è altrettanto importante fornire informazioni sulla misura di attenuazione in decibel e, eventualmente, sulla potenza a cui è stata effettuata la misura. Senza tali dati, la dichiarazione sulla banda passante risulta priva di significato e di rilevanza pratica.

Altri mostrano le sole onde quadre ma è fondamentale comprendere che la risposta alle sole onde quadre non rappresenta un indicatore esaustivo della qualità del trasformatore. Sebbene l’assenza o la limitata presenza di ringing indichi che le componenti risonanti sono basse e al di fuori della gamma udibile, tale informazione da sola non è sufficiente per valutare la qualità complessiva del trasformatore. Altri aspetti come l’attenuazione alle diverse frequenze, la linearità del segnale e la risposta alle diverse dinamiche musicali sono altrettanto importanti nella valutazione dell’affidabilità e della resa sonora del trasformatore.

In conclusione, è fondamentale prestare attenzione ai produttori che adottano pratiche discutibili nel fornire informazioni sui loro trasformatori. L’accuratezza e la completezza delle specifiche tecniche sono cruciali per valutare correttamente la qualità e le prestazioni di un trasformatore, e fare affidamento solo su dichiarazioni superficiali può portare a decisioni errate e a risultati sonori deludenti.

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