Griglia Soppressore: Questa sconosciuta, come va utilizzata e altre curiosità

Scrivo questo articolo per dissipare i dubbi di diverse persone che di tanto in tanto mi fanno domande riguardo a schemi elettrici che trovano in giro realizzati e pubblicati dai soliti guru che tutto sanno (ma che in realtà non sanno niente), perchè questi schemi elettrici contengono errori grossolani e molto gravi, in questo articolo mi soffermerò in modo specifico sulla griglia soppressore. Prima di arrivare al punto saliente meglio fare un ripassino…

Questi 3 tipi di valvole differiscono per il numero di griglie interposte, al loro interno, tra catodo e anodo. Il triodo è la valvola più semplice capace di amplificazione, possiede solamente la griglia controllo. Il tetrodo è una valvola che contiene 2 griglie: la griglia controllo e la griglia schermo.

Triodo e il suo Negative Feedback Fantasma

Spiegare questa cosa per me è abbastanza ilare, ma probabilmente non tutti capiranno il perchè. All’epoca una delle maggiori limitazioni tecniche dei triodi era dovuta alla capacità parassita (effetto miller) presente tra anodo e griglia controllo, se sulla griglia è presente un segnale sulla placca si ritrova lo stesso segnale amplificato e con la fase opposta, la capacità interna tra anodo e griglia causa una retroazione negativa intrinseca 😆 che limita la massima frequenza alla quale il triodo può funzionare. Nel campo delle trasmissioni radio questo limitava le frequenze alle quali i trasmettitori e i ricevitori potevano operare.

La griglia schermo e l’effetto Dynatron

Per eliminare la capacità parassita tra anodo e griglia controllo fu interposta la griglia schermo, che proprio come dice il nome “scherma”. Essa viene polarizzata ad un potenziale positivo fisso impedendo che il segnale presente sulla placca retroceda sulla griglia controllo, fu realizzato così il tetrodo. I tetrodi però soffrivano di un difetto: la griglia schermo ha l’effetto di accelerare il flusso di elettroni in corsa verso l’anodo, elettroni che quando impattano ad alta velocità (immaginate tanti proiettili sparati nell’acqua che alzano un sacco di schizzi) provocano un’emissione di elettroni che si staccano dalla placca avviando un’emissione elettronica che esce dall’anodo e viene poi attirata e assorbita dalla griglia schermo formando una corrente inversa tra l’anodo e lo schermo.

Questo effetto viene chiamato comunemente emissione secondaria, il nome specifico è effetto dynatron. L’effetto dynatron causa parecchi problemi di funzionamento nel tetrodo che vanno dal rumore ad avere una zona delle curve a pendenza negativa che causa instabilità e auto oscillazione spontanea della valvola, tanto che all’epoca fu realizzato anche un circuito oscillatore chiamano Oscillatore Dynatron che sfruttava questo difetto dei tetrodi. Un’esempio di tetrodo può essere la UY224 di cui potete osservare le curve qui sopra. Nonostante la parentesi dell’oscillatore dynatron (che di fatto non è che servisse molto visto che esistevano diversi altri modi per far oscillare una valvola) i problemi dovuti all’effetto dynatron erano molto fastidiosi e i tetrodi scomparvero molto presto.

Il Pentodo

Dopo il tetrodo venne inventato il pentodo da Gilles Holst e Bernhard DH Tellegen nel 1926, esso può essere considerato un perfezionamento del tetrodo. A questo viene aggiunta una terza griglia (chiamata volgarmente G3) tra la placca e griglia schermo, denominata griglia soppressore. L’azione della griglia soppressore si manifesta essenzialmente nei riguardi dell’emissione secondaria, riuscendo a sopprimerne o per lo meno ad attenuarne gli effetti. Di norma, questo elettrodo appare collegato al catodo, internamente od esternamente; in questo secondo caso tramite apposito piedino presente sullo zoccolo che, rendendolo indipendente, permette di utilizzare il pentodo, se necessario, come triodo, unendo alla placca le due griglie soppressore e schermo.

L’accoppiamento elettrico fra catodo e griglia soppressore consente la presenza del potenziale catodico nella zona in cui appaiono gli elettroni dell’emissione secondaria, senza provocare assorbimenti di corrente e senza rendere necessario alcun accorgimento di alimentazione atto a procurare una specifica tensione. Dunque, la griglia soppressore deve considerarsi a potenziale zero o di massa quando rimane internamente collegata al catodo, oppure quando vengono cortocircuitati i relativi piedini sullo zoccolo. Inoltre, la presenza di questa griglia riduce ulteriormente la capacita griglia-placca rispetto alla valvola tetrodo, con una accentuata riduzione del problema dell’accoppiamento di ritorno, ossia di retroazione interna.

Essendo la placca positiva rispetto al catodo e risultando questo connesso alla griglia soppressore, quest’ultima rimane negativa nei confronti dell’anodo. Ne consegue che gli elettroni dell’emissione secondaria, emessi dalla placca, vengono respinti dalla griglia soppressore e rinviati sulla placca. Si evita in tal modo la corrente inversa tra anodo e schermo, anche se la tensione allo schermo eccede momentaneamente quella di placca. Tutte queste sono le ragioni per cui il pentodo ha avuto una cosi larga applicazione nei circuiti di amplificazione.

Il tetrodo a fascio

L’invenzione del pentodo fu brevettata e i detentori di questo brevetto richiedevano Royalty molto salate alle case produttrici che volevano realizzare pentodi, così alcune case decisero di aggirare il brevetto della terza griglia inventando il tetrodo a fascio. Nel tetrodo a fascio la terza griglia è sostituita da uno schermo deflettore in lamiera con 2 finestre che fanno in modo di incanalare gli elettroni in un fascio concentrato, gli elettroni dell’emissione secondaria che non tornano indietro paralleli al fascio ma con direzioni diverse incontrano lo schermo non riuscendo così a creare problemi, nelle 2 immagini qui sotto si può vedere la costruzione interna di un pentodo e di un tetrodo a fascio a confronto, e i 2 relativi simboli schematici.

Tetrodo a fascio Pentodo

Da notare che dopo i primi tempi il simbolo grafico specifico del tetrodo a fascio fu usato poco e sostanzialmente sia pentodi che tetrodi a fascio venivano disegnati negli schemi elettrici con il simbolo generico del pentodo, quindi non è infrequente vedere schematizzate le KT88 (tetrodi a fascio) con il simbolo di un pentodo, anche perchè alla fine si possono dire equivalenti in quanto hanno ottenuto lo stesso risultato in 2 maniere differenti.

Attenzione ai guru che non conoscono la Griglia Soppressore

Come ho scritto sopra la maggior parte dei pentodi e dei tetrodi a fascio hanno la G3 internamente collegata al catodo, quindi non direttamente accessibile, ma non tutte! Alcuni pentodi hanno la G3 collegata a un pin per conto suo (come la EL34 ad esempio) e non dispongono di nessuna connessione interna, questo per vari motivi… uno potrebbe essere che nel processo di fabbricazione venisse più comodo collegare la G3 a un pin piuttosto che fare il ponte interno alla valvola, un’altro che fosse prevista la connessione a triodo integrale dove anche la G3 viene collegata all’anodo, oppure la stessa G3 poteva avere un’uso alternativo; posso citare la 6BA6 che è un pentodino a 7 pin usato come media frequenza in tante radioline anni 50/60 dove alla G3 veniva applicata spesso la tensione negativa del circuito CAV per variare il guadagno della valvola oppure la 307A che è un pentodo trasmissivo in cui era prevista la possibilità di applicare segnale audio alla G3 per effettuare la modulazione di ampiezza di una portante RF che entrava nella G1…

In ogni modo qualunque sia la motivazione tecnica o l’uso alternativo della G3 essa va sempre correttamente collegata… NON LASCIATA SCOLLEGATA! FLOTTANTE! con la valvola libera di impazzire, oscillare o fare altre cose strane, e mi riferisco a chi ha sfornato negli anni e continua a sfornare schemi con la EL34 e il suo PIN1 (G3) scollegato da schema, con la gente che mi manda email per comprare trasformatori per realizzare siffatti schemi (la presenza di un’errore così grave è inqualificabile e dovrebbe mettere in dubbio la bontà dello schema nella sua totalità) io oggi ho 41 anni e sapevo che la G3 in questi casi andava collegata esternamente già quando ne avevo 13. Perchè i newbye che realizzano questi schemi, la G3 della EL34 la vedono scollegata da schema e la lasciano scollegata anche nel loro montaggio! Una persona una volta mi ha chiesto come mai quando accendeva l’amplificatore con le EL34 che aveva realizzato da schema che mi aveva allegato in email il sintonizzatore FM del suo impianto risultava disturbato! Se trovate una schema elettrico con la EL34 e pin1 scollegato cestinatelo.

Per curiosità ho tentato di acquisire con utracer le curve di una EL34 con la G3 lasciata sconnessa, mi immaginavo di vedere curve tutte storte e invece l’acquisizione è impossibile perchè ogni volta la valvola prende a oscillare e blocca la CPU di utracer con conseguente errore sul computer.

Curiosità: Suppressor Hacking

Ho chiamato “Suppressor Hacking” una tecnica già nota tra diversi appassionati nel mondo che giocando con un tracciacurve hanno scoperto che polarizzando la G3 con una tensione leggermente positiva, invece di collegarla al catodo, si riesce ad aumentare la linearità dei pentodi, abbattendo la corrente di G2 nella parte a sinistra del grafico e raddrizzando le curve della placca, questa cosa non è documentata in nessun datasheet ufficiale (che io sappia) e per essere messa in pratica richiede per forza di avere un tracciacurve perchè va trovata la tensione ottimale da applicare alla G3, infatti se troppo positiva la G3 comincia a rubare elettroni che non giungeranno mai alla placca riabbassando le curve di placca ed eliminando ogni vantaggio.

Già in questo articolo ho spiegato come ho ottenuto un’incremento di circa 1 watt nella potenza di un finale SE con valvola 5C15 (equivalente della 307A) e riporto qui le curve nei 2 modi…

G3 = 0volt G3 = +40volt

Valvola 6CL6

G3 = 0volt G3 = +30volt

In entrambe i casi presi di esempio la leggera polarizzazione positiva della G3 ha sortito un buon miglioramento del comportamento elettrico delle valvole nella zona dove la tensione è più bassa. Quando avrò tempo e se mi ricorderò acquisirò anche le curve della EL34 e le aggiornerò a questa pagina. PS: questo trucco sembra funzionare solamente con i pentodi e non con i tetrodi a fascio dove è sempre consigliabile collegare la G3 (o meglio il deflettore) al catodo.

La G3 e la connessione a triodo

Sebbene molti siamo abituati a connettere solo la G2 all’anodo nella connessione a triodo di un pentodo, quando si ha a disposizione la G3 libera su un piedino è preferibile connettere anch’essa all’anodo invece di connetterla al catodo, questo provoca una leggera diminuzione della resistenza interna del triodo ottenuto, nella gif animata qui sotto si possono vedere le curve di una EF86 connessa a triodo A+G2 e la stessa connessa A+G2+G3, la differenza è piccola ma visibile. Quando viene connessa anche la g3 all’anodo la pendenza delle curve diminuisce leggermente.

Emissione secondaria nei triodi

Anche i triodi soffrono di emissione secondaria anche se in questi ultimi gli effetti destabilizzanti dell’emissione secondaria non sono presenti in quanto non c’è una griglia schermo “positiva” da infastidire ma solo una griglia controllo a potenziale negativo che respinge gli elettroni. In ogni modo l’emissione secondaria nei triodi può causare rumore. Diverse tecniche sono applicate ai triodi per limitare questo fenomeno che vanno dal ricoprire le placche con materiale carbonioso (grafite) che microscopicamente parlando sono porosi come una spugna e quindi intrappolano facilmente gli elettroni che cercano di scappare, alle placche “mesh” formate cioè da una retina invece che da una lamiera chiusa fino a strani ibridi chiamati triodi a fascio.

Con l’avanzare della tecnologia e l’innalzamento delle frequenze radio i pentodi nati inizialmente per spingersi a frequenze alle quali i triodi non riuscivano a lavorare vennero in parte sostituiti da triodi miniaturizzati concepiti per lavorare a frequenze altissime ma con tassi di rumorosità molto inferiori (tante griglie producono più rumore) rispetto quelle dei pentodi, peculiarità che è necessaria quando si vuole amplificare un segnale debolissimo come quello captato da un’antenna FM o TV. Non a caso tutte le radio a valvole dotate di FM utilizzano un doppio triodo ECC85 nel tuner. I triodi a fascio sono l’espressione massima di questo settore dell’elettronica valvolare, sono apparsi nell’era TV, utilizzati esclusivamente nei tuner UHF dove il rumore dell’emissione secondaria rischiava di rendere impossibile la ricezione. Sono triodi ma hanno lo schermo deflettore come un tetrodo a fascio, alcuni esempi di queste valvole sono la EC95, EC97, EC900 (e relative versione P con il filamento per accensione serie). Qui sotto lo schema interno riportato sul datasheet della PC900.

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Phonola Radioconverto 973

Ipotizzo sia la 973 perchè è l’unica altra Radioconverto documentata a 9 valvole oltre la 883, ma monta valvole “WE” sulla parte RF.

La radio è arrivata in condizioni di originalità dopo essere stata ritrovata in un sgombro. La parte elettrica presentava parecchi problemi dovuti a numerosi fili con la gomma isolante che si sbriciolava e che ho dovuto sostituire tutti, particolarmente difficoltoso è stato cambiare la matassa di fili che usciva dal sblocco della scala parlante “mobile”…

Ho poi cambiato tutti gli elettrolitici e ricostruito lo scatolino con i 2 condensatori subito dopo la raddrizzatrice…

Successivamente mi sono scontrato con la maledizione delle phonola che hanno tutti i condensatori a mica metallizzata dentro le medie nei gruppi RF marci, la radio era ovviamente muta, ho dovuto smontare i 3 blocchi RF per sostituire tutti i condensatori, anche alcuni a carta che causavano assorbimenti anomali, questo è stato un lavoro veramente estenuante…

Una volta sistemato il gruppo RF finalmente l’oscillatore locale funzionava, rimanevano le media frequenze, smontarle avrebbe richiesto tantissimo tempo e il proprietario non era interessato alla ricezione delle onde corte si è quindi optato per l’installazione del modulo FM ignorando tutto il resto.

Ecco la radio finita rimontata nel suo mobile appena restaurato…

Eccola qui in funzione

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Mullard 520 Update 2020 – PushPull EL34 ultralineare in classe A da 20Watt

Un mese fa ricevo questa email: Ciao Stefano, se ti ricordi, da te presi due trasformatori mod. 6K6PP34 destinati al progetto mullard 520 con valvole EF86 – ECC83 – e due EL34. Mi dicesti che lo avresti modificato o rifatto, in realtà ho realizzato un assemblaggio precario ma non mi soddisfa come suona, sono ancora interessato ad un nuovo progetto logicamente studiato per i componenti in mio possesso l’unica mia pretesa è che preferisco un’alimentazione con diodi e non valvola raddrizzatrice, logicamente dovresti realizzarmi il trasformatore di alimentazione. Aspetto istruzioni, saluti “G”.

Mullard 520 – Anno 1956

Il circuito qui descritto è progettato per fornire i più alti standard di riproduzione del suono quando utilizzato in associazione con un preamplificatore adatto, una testina pick-up di e un sistema di altoparlanti di buona qualità.

Due pentodi di uscita Mullard, tipo EL34, con dissipazione anodica di 25 W, formano lo stadio di uscita del circuito. Questi sono collegati in una disposizione push-pull con carico distribuito e forniscono una riserva di potenza di uscita di 20W con un livello di distorsione armonica inferiore allo 0,05%. Lo stadio intermedio è costituito da un amplificatore catodico a divisione di fase che utilizza il doppio triodo Mullard, tipo ECC83. Questo stadio è preceduto da un amplificatore di tensione ad alto guadagno che incorpora il pentodo a basso rumore Mullard, tipo EF86. L’accoppiamento diretto viene utilizzato tra l’amplificatore di tensione e lo splitter di fase per ridurre al minimo gli sfasamenti delle basse frequenze.

L’anello di retroazione include l’intero circuito, in cui la tensione di retroazione viene derivata dall’avvolgimento secondario del trasformatore di uscita e viene iniettata nel circuito catodico dell’EF86. La quantità di feedback applicata intorno al circuito è di 30 dB, ma nonostante questo livello elevato, la stabilità del circuito è buona e la sensibilità è di 220mV per la potenza di uscita nominale. Il livello di ronzio e rumore è inferiore di 89 dB ai 20W nominali.

Il raddrizzatore utilizzato nella fase di alimentazione è il raddrizzatore a onda intera Mullard tipo GZ34. Ciò fornisce corrente sufficiente per l’amplificatore (circa 145 mA) e anche per il preamplificatore e il sintonizzatore radio FM (circa 35 mA) utilizzati con esso.

Quello che è successo a “G” è del tutto simile a quanto successo a fabrizio con i cloni Leak con la KT88 a cui lo schema mullard assomiglia tantissimo, ha montato uno schema risalente al 1956 e che aderiva agli standard qualitativi di più di 60 anni fà e il risultato uditivo non ha soddisfatto le aspettative di un’ascoltatore del 2020, i problemi sono del tutto simili a quelli avuti con il clone LEAK, come si legge anche nella descrizione Mullard del 1956 questo circuito ha ben 30dB di contro reazione, non mi stancherò mai di dire che la contro reazione ci vuole ma non bisogna abusarne, ho quindi rivisto lo schema Mullard per diminuire il tasso di NFB globale da 30 a 9dB, il minimo indispensabile per avere uno smorzamento decente, per fare ciò ho dovuto rimpiazzare la valvola sfasatrice originariamente ECC83 con una ECC82. Inizialmente volevo mantenere la EF86 connessa a triodo come ho fatto con il progetto delle KT88 perchè il cliente voleva riutilizzare i componenti che già possedeva, ma purtroppo le EL34 guadagnano di più delle KT88 quindi il tasso di NFB era ancora troppo, per riuscire a calarlo ho sostituito la EF86 triodata con la sezione di un’altra ECC82.

Questa problematica che con incontrato con il cambio da KT88 a EL34 dovrebbe essere di chiaro esempio a tutti coloro che continuano a produrre o comprare amplificatori che possono montare indistintamente EL34 e KT88, le 2 valvole sono diverse tra loro e un circuito che possa definirsi ottimizzato non può montarle entrambe punto a fine della questione. In ogni modo sul circuito possono essere montate, come finali, tutte le varie equivalenti della EL34 quindi cito le 6CA7, le KT66 e le KT77.

Il circuito è stato concepito, anzichè mono, come uno stereo integrato e monta oltre alle 4 EL34 anche 3 ECC82, la prima ECC82 viene utilizzata metà per ciascun canale. Visto che alcune persone prevenute pensano che la ECC82 non sia la meglio suonante delle valvole esse sono sostituibili con le E82CC, le 6189, le 5814A, le 6211 e diverse altre equivalenti, cambiando la connessione dell’alimentazione filamento sullo zoccolo si possono poi montare le 6CG7 e cambiando proprio zoccolo e connessioni anche le 6SN7, tutto senza modificare niente dello schema che ho prodotto e il trasformatore di alimentazione è già pensato per reggere il maggiore carico dei filamenti delle 6GC7 e delle 6SN7 rispetto le ECC82. Inoltre visto che le EL34 lavorano in classe A invece del semplice selfbias individuale mullard ho implementato il circuito di autobias di Blumlein che permette un’auto bilanciamento delle 2 valvole del pushpull con una precisione anche dell’1% a tutto giovamento sia sulla distorsione che del trasformatore che non sarà mai sottoposto a correnti DC indesiderate.

Ecco alcuni tra i vari contributi di Blumlein all’elettronica: prima di tutto, ha inventato lo stereo, il circuito ultra-lineare, il microfono a bobina mobile… ha registrato oltre cento brevetti in audio, TV e radar. Tragicamente, come Mozart, morì quando aveva ancora trent’anni.

Blumlein ha messo a punto anche un circuito di “auto-bias matching” che non mira a impostare una corrente di riposo specifica, ma lavora per mantenere entrambe le valvole alla stessa corrente di riposo; un bilanciatore in altre parole. Si rese conto che una discrepanza nella corrente di riposo delle 2 valvole avrebbe pregiudicato le prestazioni di un amplificatore push-pull, poiché avrebbe portato a una magnetizzazione parziale del nucleo del trasformatore di uscita, che riduce la sua induttanza, peggiorando la sua riproduzione a bassa frequenza e limitando la sua massima potenza in uscita.

Il suo circuito, all’epoca noto anche come “circuito giarrettiera”, utilizza una resistenza di catodo di valore doppio rispetto quello utilizzato in un normale circuito di self bias e il centro delle 2 resistenze di una valvola diventa il riferimento della griglia della valvola opposta. Quando una valvola conduce troppo, aumenta la tensione di polarizzazione sulla griglia della valvola opposta aumentando la sua corrente di riposo. Al contrario, se una valvola conduce troppo poco, abbassa la tensione di polarizzazione sulla griglia opposta facendo sì che anche l’altra diminuisca la sua corrente. Essendo però che le 2 valvole sono mutuamente incrociate una con l’altra alla fine la corrente di bias di entrambe si stabilizza ad un valore pressochè identico per entrambe, e questo avviene anche se le 2 non risultano per niente matchate! Anche se si inserisce nel circuito una valvola nuova e una parzialmente esaurita alla fine la corrente di bias delle 2 si stabilizzerà su un valore medio e uguale.

In fine come richiesto l’alimentazione del circuito è ottenuta con un rettificatore a diodi, con condensatori di generosa capacità e relativa induttanza di filtro, qui sotto lo schema premium.

Foto del montaggio di “G” saranno pubblicate quando disponibili.

 

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2 Responses to Mullard 520 Update 2020 – PushPull EL34 ultralineare in classe A da 20Watt

  • I trasformatori d’uscita che realizzo hanno tutti l’impedenza 4/6/8 ohm… il raddrizzamento a diodi ha un’impedenza molto più bassa e in un finale in classe AB si traduce in una maggiore stabilità della tensione sopratutto alle basse frequenze la dove con una raddrizzamento a valvola puoi vedere chiaramente anche con un banale tester la tensione che cade (molto di più che con i diodi) nei passaggi di volume maggiore per risalire dopo.. di fatto chi parla del “suono delle raddrizzatrici” parla della distorsione introdotta da un tensione di alimentazione instabile, per il resto ti rispondo per email

  • Buongiorno,
    Sarei interessato a costruire il circuito Mullard 520 modificato presente sul sito.
    Vorrei sapere il costo del kit trasformatori, compreso anche quello di alimentazione.
    Due domande:
    -È possibile avere i trasformatori finali con anche l’uscita per impedenza da 4ohm,?
    -Per l’alimentazione, secondo lei, è preferibile un circuito con valvola raddrizzatrice o, come nello schema, un ponte raddrizzatore a diodi?
    Ovviamente con le dovute modifiche sia al trasfomatore che al circuito…

    Grazie in anticipo per la risposta e mi scuso per il disturbo.

    Andrea Mangano

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