Qual’è la resa di potenza di un finale a valvole?

Come difendersi da pratiche commerciali scorrette messe in atto da alcuni produttori di apparecchiature valvolari che spesso mettono confusione gli utenti poco esperti della materia. Ho ricevuto l’ennesima email con richieste di chiarimenti in merito alla questione:

Ciao mi chiamo *** recentemente ho chiesto informazioni su un forum riguardo uno schema con le EL34, un’utente mi ha consigliato il tuo progetto di SE con le EL34 quello pilotato con le 6SL7 in totem perchè l’ha realizzato e ha detto che va molto bene ma tu scrivi che è un 7 watt e a me non bastano, io invece ho trovato questo schema (schema censurato) ed è l’unico da 15watt che ho trovato e l’ho realizzato con le EL34 invece che con le KT88 però non mi soddisfa, visto che mi hanno parlato bene di te mi puoi spiegare la differenza, forse perchè questo schema usa l’ultralineare e tu no? puoi farmi un trasformatore con la presa al 43% o puoi modificarmi il tuo progetto per più di 15 watt visto che non mi bastano? Ciao e grazie.

Ciao innanzitutto dell’uso dell’ultralineare in single ended ho già parlato in questo articolo che puoi leggere cliccando qui, l’uso dell’ultralineare non aumenta la potenza erogata da un finale in single ended ma al contrario la diminuisce. In secondo luogo io sono solito indicare la potenza per singolo canale, questo vuol dire che i miei 7 watt sono 7+7, nello schema di cui mi hai passato il link vedo scritto 15watt stereo il che lascia pensare che sia inteso 15 watt sommando la potenza dei 2 canali, diciamo watt complessivi, una pratica che ha lo scopo solo di mettere un numero più grande e trarre in inganno i meno accorti. Ma incerti di questa cosa possiamo anche simulare il circuito per vedere cosa ne esce. Utilizzerò LT Spice, un software FREE di simulazione di circuiti analogici realizzato dalla multinazionale Analog Device che è possibile scaricare cliccando qui, mentre il modello delle valvole utilizzato è stato realizzato Norman Koren che oltre ad essere un appassionati di valvole ha ricevuto qualche premio nobel per la matematica (quindi di cui ci si può fidare), ho utilizzato spesso i suoi modelli e ho sempre ottenuto nella realtà risultati molto vicini al simulato. Simuliamo quindi lo stadio finale con la KT88 e portiamolo a ridosso del clipping, il trasformatore simulato è da 3k con presa al 43%, per comodità è stato simulato un trasformatore ideale privo di resistenze DC e con un accoppiamento prossimo a 1, quindi la perdita di potenza su questo trasformatore virtuale è praticamente assente, vediamo cosa succede:

La corrente al catodo è di 110mA, se il catodo è sollevato da massa di 40volt e la tensione anodica di 450volt, quindi sulla valvola stanno cadendo 450-40=410volt con 110mA di corrente, 410*0,11=45,1, la valvola sta dissipando 45watt sui 40 ammessi da una KT88 (35 watt di placca + 5 watt di griglia schermo) ora è ovvio che nella realtà il trasformatore d’uscita abbia una resistenza DC che causa una certa caduta di tensione e quindi la tensione che arriva in placca alla KT88 sarà inferiore a 450volt, ipotizziamo che il trasformatore cada 10volt, quindi aggiusto la tensione di alimentazione a 440volt invece di 450..

Ora sulla valvola cadono 400volt con 100mA di corrente quindi sta dissipando esattamente 40 watt su 40 ammessi, mentre il trasformatore simulato è sempre ideale, siccome il catodo è sollevato da massa di 40 volt il massimo segnale iniettabile in griglia controllo prima di portare la valvola al clipping sarà di 40volt picco, vediamo cosa esce dal secondario del trasformatore:

Il picco positivo è di 12,29v quello negativo di 13,57 per un totale di 25,86volt picco picco.
I=V/R; 25,86/8=3,23A Picco Picco.
W=V*I; 25,86*3,23=83,52 Watt Picco Picco
WRMS=WPP/8; 83,52/8=10,44 Watt RMS su un trasformatore ideale privo di perdite, quindi in un circuito reale con un trasformatore reale la potenza RMS effettiva sarà sempre inferiore a 10,44Watt, mediamente la dispersione di un trasformatore è di circa un 30%, anche se dipende da trasformatore a trasformatore, quindi mediamente la potenza effettiva potrebbe scendere a 10,44/1,3=8,03 Watt RMS… Ma se anche non fossero 8 watt ma 10… non sono 15.

Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità. Cit: Joseph Goebbels

Vediamo con la EL34 come cambia la situazione, anodica 340volt, catodo sollevato di 21volt, corrente anodica 77,8mA per una dissipazione complessiva della valvola di 24,81Watt su 25 dissipabili dalla valvola, generatore di segnale a 21volt picco:

Picco positivo = 9,69volt, Picco negativo = 10,32volt per un totale di 20,01volt picco picco. Vi risparmio la trafila di conti sopra, la potenza RMS su trasformatore ideale è: 6,25watt RMS a cui va tolta la dispersione del trasformatore che ci è ignota, ancora non sono 15 watt per canale, non sono nemmeno 7 watt per canale… Ovviamente io faccio le misure prima di portare la valvola oltre la saturazione, il mio progetto usa la EL34 a pentodo, a pentodo c’è un rendimento di potenza maggiore che a triodo o ultralineare, vediamo la simulazione:

11+15,86volt, 25,86 volt picco picco che fanno poi 10,44 Watt RMS con la EL34 a pentodo su trasformatore ideale che potrebbero diventare 10,44/1,3 = 8,03 watt RMS reali, diciamo poi che io sono serio e che quando faccio la misura stabilisco la massima potenza nel punto poco prima che una delle 2 semionde cominci a schiacciarsi per cui ho stabilito che il mio progetto è un 7Watt RMS per canale, quindi “14Watt stereo” e che sarà superiore in potenza a questi altri circuiti che la matematica dimostra non poter erogare tali potenze se non con distorsioni importanti. Per chi volesse provare a replicare le mie simulazione fornisco qui la libreria di LT Spice con i modelli di Norman Koren: Koren_Tubes.zip


Ciao stefano sono *** l’anno scorso ho realizzato il PP2010 di ciuffoli con i tuoi trasformatori ti voglio chiedere se metto delle casse di 4ohm sulla presa da 8ohm posso arrivare a 100watt?

Dopo questa strana domanda c’è stato un piccolo scambio di messaggi e mi fa presente che qualcuno di quei guru che stanno su facebook gli avrebbe spiegato questa cosa, pensavo parlasse di amplificatori a stato solido ma invece parlava proprio di amplificatori a valvole. Allora ci sono gli amplificatori di potenza, che sono i valvolari per antonomasia che utilizzano un trasformatore adattatore di impedenza, poi ci sono gli amplificatori di corrente che sono gli amplificatori a Stato Solido, (FET, MOSFET, Transistor, chip e chippettoni vari). La potenza che può erogare un’amplificatore di corrente, quindi a SS, dipende dal carico, più il carico è basso maggiore sarà la corrente che vi scorre e quindi maggiore sarà la potenza erogata dall’amplificatore, non è infatti strano veder scritto sulle caratteristiche tecniche di un’amplificatore a SS che la potenza è di 40watt su 8ohm e 80Watt su 4ohm, è normale perchè è caratteristiche peculiare degli amplificatori di corrente. La cosa invece è molto diversa con gli amplificatori di potenza, ossia valvolari con trasformatore perchè le finali lavorano contemporaneamente in tensione e corrente e non solo in corrente, c’è una retta di carico con una certa pendenza che deve essere giusta affinchè via sia il massimo rendimento di potenza e la minima distorsione. È abbastanza normale nei valvolari avere più uscite sul trasformatore da 4/6/8/16 ohm e la cassa andrà collegata alla presa che corrisponde alla sua impedenza, al contrario degli amplificatori a SS che hanno un’uscita che va bene per qualsiasi cassa. Negli amplificatori valvolari se avete una cassa da 8ohm dovete collegarla alla presa 8ohm del trasformatore, se avete una cassa da 4ohm la collegherete alla presa a 4ohm, il trasformatore si occuperà di riflettere sulle valvole sempre la stessa impedenza e la potenza resa sarà sempre uguale. Collegando in modo errato una cassa di una data impedenza con una presa di impedenza diversa causerete quello che si chiama disadattamento di impedenza, variando in negativo la resa in potenza del finale, spostando la risposta in frequenza del trasformatore e probabilmente peggiorando anche, non di poco, la distorsione dell’amplificatore.

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3 Responses to Qual’è la resa di potenza di un finale a valvole?

  • Che le casse non abbiano un’impedenza fissa lo so benissimo e questo ho realizzato il carico reattivo. La teoria che vada bene un secondario unico da 5/6ohm per attaccare qualsiasi cosa è una di quelle cose strampalate professate dai guru che ti vendono a 5000euro un’amplificatore dicendo che puoi attaccare alle stessa presa carichi da 4/6/8 ohm che non cambia niente… E sarebbero tutti de somari i progettisti di casse a indicare un’impedenza nominale invece di scriverci “attaccatele dove vi pare”. Esperimenti già fatti, sia io e chi ha realizzato i miei schemi/progetti con miei trasformatori potrà confermati che sbagliando le prese delle impedenze il suono peggiora, tende a incupirsi e la migliore resa c’è quando colleghi le casse all’impedenza giusta, e proprio per questo motivo che dal 2019 ho iniziato a dotare tutti i trasformatori d’uscita del mio listino anche dalla presa specifica a 6ohm oltre a quelle classiche da 4/8 perchè sembra stia partendo la moda dei diffusori a 6ohm giusto perchè così la gente che ha amplificatori che non hanno i 6ohm abbia problemi e sia spinta a cambiare amplificatore per poter usare una certa cassa. Poi quelli che attaccano cose a caso fanno poco testo, ascolteranno impianti talmente scadenti da non avvertire nessuna differenza.

  • In realtà le casse NON hanno una resistenza fissa, ma un impedenza in cui la loro resistenza varia in base alla frequenza. Per questo si può prevedere un secondario unico in media di 5 o 6 ohm in modo da accontentare la maggioranza e tra l’altro semplificare e migliorare la realizzazione fisica del trasformatore d’uscita.

  • Sono tra quelli che c’è cascato: tempo fa mi fidai di uno di questi “progetti” che prometteva ben 15 watt stereo in classe A in ultralineare, perché “dà più potenza con la raffinatezza del triodo” secondo loro…
    A farla breve, al banco di misura quel coso non dava neanche 7 watt x canale con una distorsione assurda ed era, ovviamente, inascoltabile. Allora io dico, i consumatori devono essere informati correttamente e non adescati con dati poco credibili, perché tanto, prima o poi, la verità viene a galla. Sì è vero che questa roba costa 4 soldi, ma vale 4 soldi, anzi forse neanche.
    Grazie a Stefano per la sua incessante opera di divulgazione e per i suoi progetti davvero affidabili e bensuonanti.

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Come farsi ROVINARE l’amplificatore da un Guru

La storia che sto per raccontarvi non è di fantasia ma corrisponde alla pura realtà, ci tengo a raccontarla perchè spero che possa essere di monito ad altri avventori e novelli che muovono i primi passi nel mondo dell’audio valvolare, ma sopratutto perchè spero di riuscire a togliere un pò di credibilità ad una razza di personaggi che la fanno da padrone in questo mondo, personaggi chiusi nel guscio del loro mondo fantasioso con i loro seguaci e che il più delle volte allontanano chiunque provi ad avvicinarsi al mondo dell’amplificazione valvolare e abbia la sfortuna di trovasi invischiato con le loro teorie strampalate.

Capitolo 1: Il Single Ended EL34 di Alberto

Tutto è iniziato con Alberto che dopo aver realizzato con soddisfazione l’upgrade all’amplificatore di nuova elettronica LX1321 ha visto il progetto di un single ended con la EL34 che partiva dalla rielaborazione di una scatola di montaggio della concorrenza, che potete visionare cliccando qui (primo dei progetti presentati nella pagina). Mi ordina il set di trasformatori ma dopo qualche giorno mi iniziare a mandare messaggi  di preoccupazione su WhatsApp (allora gli schemi sul mio sito erano ancora in chiaro e non pixelati) perchè aveva parlato con un suo amico che vive in america ed è appassionato di autocostruzione che visionando il mio progetto e il mio schema comincia a dirgli “Non farlo!” … “Da quello schema non puoi aspettarti niente di che!” … “Non suonerà mai bene!” … “È tutto sbagliato! devi staccare il negative feedback, devi mettere delle gridstop li, quello non va bene, devi fare quello e devi fare quell’altro” … Ho fatto di tutto per rassicurare Alberto della bontà del progetto e per fortuna ha voluto darmi credito, ha realizzato il mio schema con i miei trasformatori e il risultato è riportato qui sotto scritto con le sue parole.

L’esperienza di Alberto con il progetto SB-LAB

Questo è il contenuto della vecchia pagina che era pubblicata dentro “i lavori dei lettori” che ho spostato per realizzare questo articolo.

Un Saluto a chi avrà pazienza di leggere questo mio resoconto ed a Stefano Bianchini. Ho deciso, essendo già possessore di un LX1321 modificato su progetto SB-LAB, ho deciso di farne uno interamente assemblato da me, non su PCB, quindi in aria ed in Classe A, sopratutto che fosse alla mia portata, dal punto di vista economico e della difficoltà di assemblaggio.

La scelta è ricaduta sullo schema in SE di EL34. Avendo piena consapevolezza sulle qualità dei trasformatori Stefano ho provveduto ad ordinarne un set dedicato a quel progetto ed a scaricare lo schema. Ho iniziato con il reperire tutti i componenti, mi sono affidato interamente ad un rivenditore specializzato in Elettronica valvolare nei pressi di casa, reperli in rete a destra e sinistra mi avrebbe portato fuori budget per via delle spese postali. Il commerciante vista la mia inesperienza ha subito approfittato per appiopparmi lo stagno Hi-End all’argento. Il quale è prontamente volato dalla finestra, per tornare allo stagno classico con cui ho saldato per tutta la mia gioventù. Con lo stagno per “Audiofili” le saldature restano opache, cosa mi fa sclerare e sopratutto si rompono da sole!

Mi sono procurato un lastra di bachelite, che ritengo necessaria, intanto per isolarci dalla lamiera, le tensioni in gioco non sono terapeutiche, e poi per far venire meglio tutto il montaggio in questo modo non vi vedono viti di fissaggio che escono nel coperchio superiore, sopratutto mentre lavori è comodissima per fissare gli ancoraggi.

Bucare la bachelite non è uno scherzo viste le polveri puzzolenti, ed anche poco salutari che genera, consiglierei di farlo all’aperto. Il mobile prescelto e di Hifi2000, che è di discreta fattura, ma non è progettato per ospitare un’elettronica valvolare, infatti non è in grado di sopportare il peso dei trasformatori sul coperchio superiore, inoltre ci sono delle feritoie di aereazione che creano dei problemi durante la fase di foratura. Se vi dovesse capitare di acquistare dei Trasfo del Bianchini vi renderete subito conto che pesano molto di più di quelli commerciali (rispetto a quelli impiegati su ampli di pari potenza e spesso anche di potenza ben superiore).

Per risolvere il problema del coperchio ho aggiunto nella parte superiore un lastra di ottone, questa mi ha consentito facendo un sandwich con la lamiera stessa del coperchio e la bachelite da 3mm di avere una base di appoggio solidissima, mal sopporto quegli ampli nei quali mentre infili una valvola nello zoccolo senti la contropiastra che ti cede sotto le mani. Oltretutto l’ottone più essere facilmente fatto incidere da un qualsiasi laboratorio per creare delle scritte a piacimento. Ma cmq questo, a parte la questione meccanica e solo questione di gusti che sono strettamente personali.

Ho piano piano preso confidenza con il cablaggio in aria, ho twistato i fili dove necessario mettendo la coppia nel mandrino dell’avvitare. Vi consiglio inoltre di non buttare gli spezzoncini di filo che avanzano dai trasfo, sono morbidi, di qualità. si spellano bene e si saldano benissimo. Ho cercato di avere l’accortezza, di montare tutti i componenti con il valore facilmente leggibile, in modo che se Stefano, o io stesso per ricontrollare il cablaggio se avessimo dovuto rimetterci le mani si sarebbe imprecato di meno. Sono andato avanti di pari passo sui due canali, in modo che con un svista sola potevo sbagliare due volte :-)) Ho tentato anche nei limiti delle mie capacità di fare un montaggio il più ordinato possibile, su questo sono stato facilitato dalle generose dimensioni del mobile scelto, adatto ad un principiante come me alla prima esperienza di cablaggio in aria.

Lascia e riprendi ci ho impiegato qualche mese ad assemblare il tutto. Sono un tipo molto meticoloso, e attento alla misure quindi prima di fare buchi sul metallo, faccio delle prove su carta millimetrata e controllo appoggiando le cose sullo stesso mobile in modo da non dover fare le cose due volte.

Mi sono assicurato che le boccole di entrata e di uscita non fossero in corto con il mobile, ho collegato due resistenze di carico, verificato le tensioni, e grazie a questo controllo rimediato agli errori di assemblaggio e dopo aver collegato l’oscilloscopio ed il generatore di segnali, ho iniziato a vedere che tutto andava correttamente. Allego le forme d’onda rilevate. La prima accensione è stata molto emozionante, dopo ore ed ore di lavoro, emetteva i primi vagiti, seppur strumentali.

Finalmente sono o passato all’ascolto, vero è il detto che ogni scarrafone è bello a mamma soia, ma l’ampli l’ho trovato subito ottimo. In primis ronzio ZERO, nessun rumore di fondo, una gamma bassa a dir poco SUPERBA, molto dettagliato e controllato. Ho fatto la prova su diversi tipi di diffusori, anche delle Thiel da 4 ohm di un amico, che per un ampli piccolino sono una bella sfida. L’ampli ha restituito sempre un ottimo dettaglio e dei violini setosi, mai striduli, certo la Quinta di Beethoven nei passaggi di orchestra molto pieni lo ha messo leggermente in crisi perdendo un pochino di dettaglio, ma stavamo pur sonorizzando un salone di 60 mq con dei diffusori che secondo me in certi casi scendono pure a 2 ohm, quindi non oso lamentarmi, anche perchè il confronto avveniva con finale a mosfet sempre costruito dal sottoscritto, da 100+100w rms e un OTL valvolare del mio amico di pontenza ben superiore.

Cmq alcuni dettagli, sfumature sulla canzone di Hug Masekela Coal train live uscivano solo dal SE-EL34, tant’evvero che il mio amico proprietario del tanto blasonato OTL è impallidito visti i fior di quattrini che l’ha pagato. Abbiamo ripetuto la prova diverse volte con la stessa canzone, e nulla certe sfumature passavano solo con il mio. Ho fatto prove con diversi generi di musica e diversi diffusori, ma i risultati sono stati sempre all’altezza delle aspettative, confermando le strumentali rilevate.

Insomma ad oggi sono pienamente soddisfatto del lavoro svolto, che seppur lungo e faticoso restituisce una soddisfazione incredibile. Assemblare un valvolare in forma artigianale, richiede tempo pazienza e manualità quindi non conviene buttarsi su schemi presi in giro per la rete e sopratutto non lesinare sui trasformatori che sono il cuore dell’ampli. Il vantaggio dello schema di Stefano è che “costruito” intorno ai sui trasformatori, in pratica ad HOC. Sono consapevole di aver svolto soltanto il lavoro di manovalanza, l’architetto che progetta, calcola e mette a punto è lui. Nonostante ciò è stato impegnativo sono cmq felice di averlo fatto, e credo non sarà l’ultimo. L’ampli è ampliamente promosso da me e finora da tutti coloro che lo hanno ascoltato. Grazie a Stefano ed hai sui trasformatori e alla sua competenza nel consigliarti nei momenti di difficoltà.

PS: Non sono Amico di Stefano, se non dal punto di vista professionale, non ci guadagno nulla e non ho sconti, sono soltanto un appassionato di elettronica un hobbista autocostrutture con molte passioni che spaziano in diversi settori anche molto lontani tra di loro. Per quanto riguarda il suono sono uno che ascolta molto, aperto al confronto e molto curioso mi metto sempre in discussione sui lavori svolti, sono quasi sempre lavori “aperti” devono essere affinati, in pratica non sono quasi mai alla parola fine. Vado spesso a mostre e dimostrazioni di HI FI e quando vedo la gente spendere cifre folli per cose che realmente non meritano nemmeno un decimo del loro prezzo mi soffermo a fare qualche riflessione. Grazie per la pazienza di avermi letto fino in fondo.

Le foto

Capitolo 2: L’amico americano

Ho avuto comunicazione via WhatsApp, dopo qualche mese rispetto la pubblicazione dell’originario articolo, che l’amico americano (quello che “da quello schema non puoi aspettarti niente di che”) era venuto a fare una vacanza in Italia e andando a trovare Alberto ha potuto ascoltare l’apparecchio che “non doveva funzionare” rimanendoci di cacca (permettetemi di scrivere cacca, anche se non è professionale) perchè non solo l’amplificatore funzionava ma anche perchè dopo qualche ora di ascolto è stato costretto ad ammettere che non aveva mai sentito niente suonare così bene e con così tanto dettaglio.

Guru del zero feedback a tutti i costi 0 SB-LAB 1

Capitolo 3: Gozer il distruttore

A quasi 2 anni dalle vicende raccontate nel capito 1 e 2 ho l’occasione di scambiare qualche messaggio via WhatsApp con Alberto a riguardo del trasformatore bruciato di una radiolina geloso e nel discorso inizia a raccontarmi la triste storia che riguarda questo single ended di EL34, alla fine mi scrive tutto in un commento sotto questo articolo, che riporto in copia per comodità.

Vi racconto una strana storia, dal titolo: LA CONTORTA MENTE DELL’AUDIOFILO.

Realizzato l’ampli ci sono state diverse occasioni di ascolto con amici, uno di questi, rimasto affascinato dal suono mi propone di venderlo, tanto io lo avrei potuto realizzarne un’altro. Vista l’amicizia e la generosa offerta lascio l’ampli in prova. Dopo averlo ampiamente ascoltato decide di tenerselo, ed era soddisfattissimo!!!

Le cose procedono bene, fino al giorno che gli hanno messo in testa che sostituendo tutte le valvole con delle pregiatissime nos le cose sarebbero andate ancora molto, ma molto meglio. Io ingenuamente avevo raccontato dell’ingloriosa fine di una KT77 difettosa che aveva anche mandato in fumo un paio di resistenze durante le prime prove di accensione di questo amplificatore.

Dovendo fare un cospicuo investimento in tubi decide di portare l’ampli da un guru delle valvole conosciuto ad una mostra di HI FI e consigliato da un’altro amico per una verifica generale dello stesso,
non l’avesse mai fatto! è stato l’inizio di un incubo e la perdita di un’amicizia!

Il guru visto il tutto sentenzia: ti hanno titrato un pacco, l’ampli con questo schema NON può funzionare, è NORMALE che le valvole si siano rotte ecc… ecc… Quindi inizia a fare tutta una serie di modifiche al circuito, ma quella fondamentale fu togliere la controreazione, tutti gli ampli BUONI sono senza controreazione, configurare a triodo, riprogettare completamente il driver.

Il poveretto paga il salato conto e riprende l’oggetto accusando me di avergli venduto un ampli ROTTO! (????) che mai avrebbe potuto funzionare! (lo aveva ascoltato contentissimo fino a quel momento). Mostrandomi una bustina di componenti sostituiti che erano la prova della mia TRUFFA, in pratica il guru ha lasciato gli zoccoli delle valvole e il potenziometro del volume. (NOTA SB-LAB: Alberto aveva usato fior di condensatori Mundorf tutti acquistati da AudioKit di Roma, consigliati dagli stessi tecnici di AudioKit, e così per le resistenze e gli altri componenti!).

Mette su le sue ipercostose NOS e si mette all’ascolto. Ma!? La potenza non sembra più sufficiente, l’amplificatore ha perso energia, non suona più bene come prima non riesce a pilotare le casse? le frequenze basse spanciano in modo fastidioso, come mai?

Gli spiego cosa vuol dire configurare una EL34 a triodo = 4 w se ti va bene. Ancora più arrabbiato torna dal guru per chiedere di tornare a far suonare “forte” l’ampli. CERRRTO risponde lui, ti faccio subito un preventivo per la modifica, magari lo mandiamo in ultra lienare per farlo andare meglio! Altri soldi ? Certo io lavoro!

Quindi viene da me con la sua bustina di componenti chiedendomi con la coda tra le gambe di riportarlo alla configurazione originale, naturalmente gratis…….. Gli ho proposto di riacquistare l’apparecchio a metà prezzo, vedremo se si rifarà vivo.

Nel mondo dell’hifi, in particolar modo nello strano mondo delle valvole, ogni tecnico è più bravo di chi lo precede, tutti hanno la ricetta magica per far suonare beni questi strani cosi chiamati tubi, gli altri sono inetti, un apparecchio autocostruito seppur ascoltato confrontato e apprezzato è dubbio se criticato da un GURU, si da fede al terzo e non all’amico, e per concludere quando si parla di PSICO ACUSTICA credo ci si riferisca a questo tipo di persone.

Guru del zero feedback a tutti i costi 0 SB-LAB 2

Capitolo 4: Ripristino dello scempio

Dopo che il malconcio amplificatore è tornato a casa sua abbiamo avuto modo di osservare il lavoro fatto da questo pasticcione da fiere, era una roba che non sapevi se piangere o ridere… Riassumendo: modificato il partitore di tensione che solleva il filamento delle 6SL7 con il rischio di causare una scarica distruttiva interna alla valvola, la EL34 passata da pentodo a triodo e la resistenza di polarizzazione sbagliata, troppo bassa con la corrente di bias delle EL34 quasi a 200mA… Poi il tizio non capiva lo scopo della resistenza in serie alla valvola raddrizzatrice prima del primo condensatore e ha concluso che 220uF di condensatore fosse troppo per la raddrizzatrice e ha tolto la resistenza e sostituito il condensatore con uno da 22uF … peccato che la resistenza in serie al mio circuito avesse proprio lo scopo di preservare la raddrizzatrice e permettere l’uso di un condensatore grosso… che poi alla fine con le finali tirate a cannone la raddrizzatrice la sfondava di brutto proprio, il circuito anodico era talmente tirato di corrente che il trasformatore di alimentazione scaldava come un ferro da stiro! Poi ha eliminato i condensatori in polipropilene che erano in parallelo agli elettrolitici perchè vuoi mai che suoni pulito e brillante… nooo! deve suonare scuro, chiuso e con poco dettaglio. Ovviamente circuito di feedback eliminato e driver modificato per guadagnare meno, ma meno per meno risultava troppo sensibile con il volume che scoppiava al massimo già a col pomello del volume a ore 9. Poi aveva aggiunto dei diodi per rettificare a parte l’alimentazione dei driver… si vede che il taglio di una cella RC 18k+47uF non era abbastanza per lui, o perchè avendo calato il condensatore iniziale a 33uF c’erano delle oscillazioni a bassa frequenza, il montaggio non era migliore di quello di alberto, che come primo montaggio è scusabile.. ma lui come guru che va alle fiere che ha avuto coraggio di sentenziare che il circuito era sbagiato e non poteva funzionare… poi fa su una porcata del genere… veramente vergognoso.

Come suonava? Lo stereotipo dell’amplificatore distorsofilo valvolare zero feedback… Cupo, chiuso, spento. Senza energia n’è dinamica, con le basse slabbrate da zero feedback e le alte prive di lucentezza da condensatori elettrolitici senza alcun bypass decente… E pensate che questo cane ha anche avuto coraggio di dire che le 6SL7WGT JAN della sylvania non fossero buone, ma erano meglio le ECC32 (equivalenti 6SL7) che aveva lui, ovviamente solo perchè doveva trovare diversi modi per gonfiare il prezzo senza faticare o forse perchè la bella ampolla a duomo delle ECC32 le faceva suonare meglio… perchè son belle da vedere, non perchè fanno niente di diverso dalle altre ovviamente… se una valvola è più bella suona meglio no?

In ultimo avrebbe pure detto che i 2 trasformatori d’uscita erano troppo vicini quindi intermodulavano…

Ha preso un’apparecchio che funzionava benissimo, ha sentenziato che non andava e la trasformato in un gabinetto a valvole, WOW! Gente attenti a questi personaggi che non giustificano con argomentazioni tecniche verificabili ma solo con ciance da venditore di stoviglie, il fatto che si presentino a varie fiere del settore non li qualifica come buoni tecnici.

Vediamo il ripristino, Alberto si è molto impegnato sotto mio aiuto per ricostruire ancora meglio l’amplificatore e poi me lo ha fatto avere per la verifica strumentale finale…

Ricordo che il progetto di questo single ended con le EL34 lo trovate cliccando qui.

Strumentali
Potenza: 7Watt RMS per canale
Distorsione: THD rileva a 1khz 1 watt su carico resistivo 0,11%
Banda passante: 18Hz / 90khz -1dB
Smorzamento DF: 5,7
Separazione dei canali: 48,8dB (alla faccia di quelli che dicevano che i trasformatori sono vicini quindi intermodulano).

Spettro armonico

Banda passante su carico resistivo

Banda passante su carico reattivo

Quadre a 100hz / 1khz / 10khz

Guru del zero feedback a tutti i costi 0 SB-LAB 3

Conclusione

Non pensiate che queste cose capitino solo a me, conosco diversi amici tecnici e riparatori in giro per l’italico stivale, queste cose capitano di continuo. Ci troviamo a dover far la lotta con i clienti per riuscire a fargli capire che sono stati infarciti di cavolate da questa massa di ciarlatani che continua a sparar fesserie con una potenza di fuoco impressionante.

Se avete un’amplificatore che va bene e vi piace è inutile andarlo a modificare, può aver senso fare, dove possibile o se è sensato, un’upgrade dei componenti. Non fidatevi di uno che vi dice che non funziona un’apparecchio che sapete funzionante.

State attenti anche a chi propone upgrade immotivati di pezzi, come è scritto sopra il guru avrebbe definito robaccia o truffa il set di condensatori Mundorf trovati nell’amplificatore di Alberto e oltre a cambiare tutto non si sa con cosa, ha cambiato le EL34 con delle NOS (ok ci sta che possano essere migliori) ma ha anche cambiato una coppia di 6SL7GT NOS con delle ECC32 NOS, perchè le ECC32 sono migliori… ma ECC32 è la sigla europea della 6SL7GT, sono la stessa valvola! come dire ECC83 e 12AX7…

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7 Responses to Come farsi ROVINARE l’amplificatore da un Guru

  • Ho realizzato il progetto di Stefano citato in questo articolo e suona veramente bene, il tizio che ha sentenziato che quello schema non poteva funzionare senza manco provare a sentirlo è un cialtrone, la mode dei circuiti senza reazione negativa è peggio di un cancro, anche io ho avuto esperienza di amici che non credevano che a suonare fosse un circuito retroazionato e nonostante sentissero con le loro orecchie che andava meglio del loro senza reazione continuavano ad essere straniti.

  • Maestro da quando ho realizzato il SE con EL34, non mi stanco mai di sentire !

  • Finalmente qualcuno che dice le cose come sono, questi tizi ormai hanno monopolizzato il settore tra riviste e forum sembra che l’unico modo di fare un’amplificatore che suona bene sia come dicono loro e tra apparecchi senza feedback cavi pitonati scatoline magiche ti mandano a casa come un pollo spennato senza manco la soddisfazione di sentire qualcosa di decente, ci credo che ti attaccano perchè vivono sull’ignoranza delle persone, se gli fai sentire un’amplificatore che suona come si deve smettono di comprare tutte quelle cavolate e questi falliscono.

  • Dopo circa trent’anni di onorata carriera da appassionato di musica e della sua riproduzione, sono giunto ad alcune conclusioni: l’ambiente hifi è infelicemente caratterizzato da dogmi e verità rivelate che scaturiscono da una sinistra quanto efficace mistura di incompetenza e furbizia truffaldina. Non voglio stare qui ad elencarle, basta leggere con attenzione questo bellissimo sito per farsene un’idea abbastanza chiara. Quel che mi preme rimarcare è che, a mio avviso, sono ben pochi gli appassionati che hanno avuto la fortuna di ascoltare un amplificatore a valvole progettato e realizzato come Dio comanda. Temo che la maggior parte sia alla perenne ricerca del Santo Graal passando da un catorcio più o meno costoso all’altro. Io ero tra questi, con la testa piena di luoghi comuni e fisime audiofile, finché un bel giorno mi è capitato di passare da uno dei suddetti catorci (o ciofeche, chiaviche, morticini, come vi pare) che rispettavano appieno il sacro verbo del guru di turno, ad una creazione di Stefano Bianchini, ed ecco l’effetto “mascella cadente”: cosa cavolo avevo ascoltato fino ad allora? Non la voglio fare lunga, neanch’io sono sul libro paga di Bianchini, dico solo questo:
    ottimi TU, ma soprattutto un progetto serio che può solo scaturire dalla passione e da tanta ma tanta competenza. Ebbene sì, c’è anche la controreazione, ma suona, cavolo se suona! Per quel che mi riguarda, il mio Graal l’ho trovato…

  • Gozer il distruttore non ha ascoltato l’apparecchio prima di modificarlo, visto lo schema ha sentenziato che non andava. Dalla parte invece dei proprietari degli amplificatori (e la cosa potrebbe valere anche per questi “tecnici”) c’è un rifiuto dell’evidenza, se sentono un’apparecchio che va bene e sanno che c’è controreazione o è stato fatto usando criteri considerati errati dalla stampa di settore iniziano ad arrampicarsi sugli specchi per dire che il loro ha suonato peggio per qualcosa di esterno. Io ho iniziato la mai carriera seguita da Mariani il progettista di Graaf, lui mi diceva “Le cose che dicono nei forum e sulle riviste imparale a memoria che se no sembri ignorante quando parli, se fai un’apparecchio digli che è fatto come vogliono loro, ma quando lo fai fallo fatto bene”, ma io per mio carattere non riesco a essere falso. Ti consiglio la lettura di un’articolo di Diego Nardi, forse l’unico con cui riesco ad essere d’accordo. https://www.stereo-head.it/2013/05/riflessioni-di-un-ex-audiofilo/

    Io spesso mi sento come il tizio del finale del vecchio film “l’invasione degli ultracorpi”, mi appassiona quello che faccio ma è frustrante trovarsi in un mondo che sembra rifiutare l’uso del buon senso e dove sono discriminato perchè non mi conformo alle loro idee, ho l’impressione di lottare contro degli estremisti religiosi, a volte cestino dei commenti che lasciano sulle pagine che sarebbero anche passibili di denuncia…

  • Che dire… Magari è da segnarsi di ascoltare chi propone modifiche solo se quel qualcuno ha ascoltato l’impianto nelle condizioni attuali e assicura di farlo pure post modifiche. Insomma, se nel caso specifico fosse andata così la vedo dura arrivare a negare l’evidenza… E se quel qualcuno non accetta queste condizioni, farci una x sopra e cercare qualcun’altro, e se non si trova nessuno ci si tiene l’impianto corrente.

  • Vi racconto una strana storia, dal titolo: LA CONTORTA MENTE DELL’AUDIOFILO.

    Realizzato l’ampli ci sono state diverse occasioni di ascolto con amici, uno di questi, rimasto affascinato dal suono mi propone di venderlo, tanto io lo avrei potuto realizzarne un’altro. Vista l’amicizia e la generosa offerta lascio l’ampli in prova. Dopo averlo ampiamente ascoltato decide di tenerselo, ed era soddisfattissimo!!!

    Le cose procedono bene, fino al giorno che gli hanno messo in testa che sostituendo tutte le valvole con delle pregiatissime nos le cose sarebbero andate ancora molto, ma molto meglio. Io ingenuamente avevo raccontato dell’ingloriosa fine di una KT77 difettosa che aveva anche mandato in fumo un paio di resistenze durante le prime prove di accensione di questo amplificatore.

    Dovendo fare un cospicuo investimento in tubi decide di portare l’ampli da un guru delle valvole conosciuto ad una mostra di HI FI e consigliato da un’altro amico per una verifica generale dello stesso,
    non l’avesse mai fatto! è stato l’inizio di un incubo e la perdita di un’amicizia!

    Il guru visto il tutto sentenzia: ti hanno titrato un pacco, l’ampli con questo schema NON può funzionare, è NORMALE che le valvole si siano rotte ecc… ecc… Quindi inizia a fare tutta una serie di modifiche al circuito, ma quella fondamentale fu togliere la controreazione, tutti gli ampli BUONI sono senza controreazione, configurare a triodo, riprogettare completamente il driver.

    Il poveretto paga il salato conto e riprende l’oggetto accusando me di avergli venduto un ampli ROTTO! (????) che mai avrebbe potuto funzionare! (lo aveva ascoltato contentissimo fino a quel momento). Mostrandomi una bustina di componenti sostituiti che erano la prova della mia TRUFFA, in pratica il guru ha lasciato gli zoccoli delle valvole e il potenziometro del volume. (NOTA SB-LAB: Alberto aveva usato fior di condensatori Mundorf tutti acquistati da AudioKit di Roma, consigliati dagli stessi tecnici di AudioKit, e così per le resistenze e gli altri componenti!).

    Mette su le sue ipercostose NOS e si mette all’ascolto. Ma!? La potenza non sembra più sufficiente, l’amplificatore ha perso energia, non suona più bene come prima non riesce a pilotare le casse? le frequenze basse spanciano in modo fastidioso, come mai?

    Gli spiego cosa vuol dire configurare una EL34 a triodo = 4 w se ti va bene. Ancora più arrabbiato torna dal guru per chiedere di tornare a far suonare “forte” l’ampli. CERRRTO risponde lui, ti faccio subito un preventivo per la modifica, magari lo mandiamo in ultra lienare per farlo andare meglio! Altri soldi ? Certo io lavoro!

    Quindi viene da me con la sua bustina di componenti chiedendomi con la coda tra le gambe di riportarlo alla configurazione originale, naturalmente gratis…….. Gli ho proposto di riacquistare l’apparecchio a metà prezzo, vedremo se si rifarà vivo.

    Nel mondo dell’hifi, in particolar modo nello strano mondo delle valvole, ogni tecnico è più bravo di chi lo precede, tutti hanno la ricetta magica per far suonare beni questi strani cosi chiamati tubi, gli altri sono inetti, un apparecchio autocostruito seppur ascoltato confrontato e apprezzato è dubbio se criticato da un GURU, si da fede al terzo e non all’amico, e per concludere quando si parla di PSICO ACUSTICA credo ci si riferisca a questo tipo di persone.

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Griglia Soppressore: Questa sconosciuta, come va utilizzata e altre curiosità

Scrivo questo articolo per dissipare i dubbi di diverse persone che di tanto in tanto mi fanno domande riguardo a schemi elettrici che trovano in giro realizzati e pubblicati dai soliti guru che tutto sanno (ma che in realtà non sanno niente), perchè questi schemi elettrici contengono errori grossolani e molto gravi, in questo articolo mi soffermerò in modo specifico sulla griglia soppressore. Prima di arrivare al punto saliente meglio fare un ripassino…

Questi 3 tipi di valvole differiscono per il numero di griglie interposte, al loro interno, tra catodo e anodo. Il triodo è la valvola più semplice capace di amplificazione, possiede solamente la griglia controllo. Il tetrodo è una valvola che contiene 2 griglie: la griglia controllo e la griglia schermo.

Triodo e il suo Negative Feedback Fantasma

Spiegare questa cosa per me è abbastanza ilare, ma probabilmente non tutti capiranno il perchè. All’epoca una delle maggiori limitazioni tecniche dei triodi era dovuta alla capacità parassita (effetto miller) presente tra anodo e griglia controllo, se sulla griglia è presente un segnale sulla placca si ritrova lo stesso segnale amplificato e con la fase opposta, la capacità interna tra anodo e griglia causa una retroazione negativa intrinseca 😆 che limita la massima frequenza alla quale il triodo può funzionare. Nel campo delle trasmissioni radio questo limitava le frequenze alle quali i trasmettitori e i ricevitori potevano operare.

La griglia schermo e l’effetto Dynatron

Per eliminare la capacità parassita tra anodo e griglia controllo fu interposta la griglia schermo, che proprio come dice il nome “scherma”. Essa viene polarizzata ad un potenziale positivo fisso impedendo che il segnale presente sulla placca retroceda sulla griglia controllo, fu realizzato così il tetrodo. I tetrodi però soffrivano di un difetto: la griglia schermo ha l’effetto di accelerare il flusso di elettroni in corsa verso l’anodo, elettroni che quando impattano ad alta velocità (immaginate tanti proiettili sparati nell’acqua che alzano un sacco di schizzi) provocano un’emissione di elettroni che si staccano dalla placca avviando un’emissione elettronica che esce dall’anodo e viene poi attirata e assorbita dalla griglia schermo formando una corrente inversa tra l’anodo e lo schermo.

Questo effetto viene chiamato comunemente emissione secondaria, il nome specifico è effetto dynatron. L’effetto dynatron causa parecchi problemi di funzionamento nel tetrodo che vanno dal rumore ad avere una zona delle curve a pendenza negativa che causa instabilità e auto oscillazione spontanea della valvola, tanto che all’epoca fu realizzato anche un circuito oscillatore chiamano Oscillatore Dynatron che sfruttava questo difetto dei tetrodi. Un’esempio di tetrodo può essere la UY224 di cui potete osservare le curve qui sopra. Nonostante la parentesi dell’oscillatore dynatron (che di fatto non è che servisse molto visto che esistevano diversi altri modi per far oscillare una valvola) i problemi dovuti all’effetto dynatron erano molto fastidiosi e i tetrodi scomparvero molto presto.

Il Pentodo

Dopo il tetrodo venne inventato il pentodo da Gilles Holst e Bernhard DH Tellegen nel 1926, esso può essere considerato un perfezionamento del tetrodo. A questo viene aggiunta una terza griglia (chiamata volgarmente G3) tra la placca e griglia schermo, denominata griglia soppressore. L’azione della griglia soppressore si manifesta essenzialmente nei riguardi dell’emissione secondaria, riuscendo a sopprimerne o per lo meno ad attenuarne gli effetti. Di norma, questo elettrodo appare collegato al catodo, internamente od esternamente; in questo secondo caso tramite apposito piedino presente sullo zoccolo che, rendendolo indipendente, permette di utilizzare il pentodo, se necessario, come triodo, unendo alla placca le due griglie soppressore e schermo.

L’accoppiamento elettrico fra catodo e griglia soppressore consente la presenza del potenziale catodico nella zona in cui appaiono gli elettroni dell’emissione secondaria, senza provocare assorbimenti di corrente e senza rendere necessario alcun accorgimento di alimentazione atto a procurare una specifica tensione. Dunque, la griglia soppressore deve considerarsi a potenziale zero o di massa quando rimane internamente collegata al catodo, oppure quando vengono cortocircuitati i relativi piedini sullo zoccolo. Inoltre, la presenza di questa griglia riduce ulteriormente la capacita griglia-placca rispetto alla valvola tetrodo, con una accentuata riduzione del problema dell’accoppiamento di ritorno, ossia di retroazione interna.

Essendo la placca positiva rispetto al catodo e risultando questo connesso alla griglia soppressore, quest’ultima rimane negativa nei confronti dell’anodo. Ne consegue che gli elettroni dell’emissione secondaria, emessi dalla placca, vengono respinti dalla griglia soppressore e rinviati sulla placca. Si evita in tal modo la corrente inversa tra anodo e schermo, anche se la tensione allo schermo eccede momentaneamente quella di placca. Tutte queste sono le ragioni per cui il pentodo ha avuto una cosi larga applicazione nei circuiti di amplificazione.

Il tetrodo a fascio

L’invenzione del pentodo fu brevettata e i detentori di questo brevetto richiedevano Royalty molto salate alle case produttrici che volevano realizzare pentodi, così alcune case decisero di aggirare il brevetto della terza griglia inventando il tetrodo a fascio. Nel tetrodo a fascio la terza griglia è sostituita da uno schermo deflettore in lamiera con 2 finestre che fanno in modo di incanalare gli elettroni in un fascio concentrato, gli elettroni dell’emissione secondaria che non tornano indietro paralleli al fascio ma con direzioni diverse incontrano lo schermo non riuscendo così a creare problemi, nelle 2 immagini qui sotto si può vedere la costruzione interna di un pentodo e di un tetrodo a fascio a confronto, e i 2 relativi simboli schematici.

Tetrodo a fascio Pentodo

Da notare che dopo i primi tempi il simbolo grafico specifico del tetrodo a fascio fu usato poco e sostanzialmente sia pentodi che tetrodi a fascio venivano disegnati negli schemi elettrici con il simbolo generico del pentodo, quindi non è infrequente vedere schematizzate le KT88 (tetrodi a fascio) con il simbolo di un pentodo, anche perchè alla fine si possono dire equivalenti in quanto hanno ottenuto lo stesso risultato in 2 maniere differenti.

Attenzione ai guru che non conoscono la Griglia Soppressore

Come ho scritto sopra la maggior parte dei pentodi e dei tetrodi a fascio hanno la G3 internamente collegata al catodo, quindi non direttamente accessibile, ma non tutte! Alcuni pentodi hanno la G3 collegata a un pin per conto suo (come la EL34 ad esempio) e non dispongono di nessuna connessione interna, questo per vari motivi… uno potrebbe essere che nel processo di fabbricazione venisse più comodo collegare la G3 a un pin piuttosto che fare il ponte interno alla valvola, un’altro che fosse prevista la connessione a triodo integrale dove anche la G3 viene collegata all’anodo, oppure la stessa G3 poteva avere un’uso alternativo; posso citare la 6BA6 che è un pentodino a 7 pin usato come media frequenza in tante radioline anni 50/60 dove alla G3 veniva applicata spesso la tensione negativa del circuito CAV per variare il guadagno della valvola oppure la 307A che è un pentodo trasmissivo in cui era prevista la possibilità di applicare segnale audio alla G3 per effettuare la modulazione di ampiezza di una portante RF che entrava nella G1…

In ogni modo qualunque sia la motivazione tecnica o l’uso alternativo della G3 essa va sempre correttamente collegata… NON LASCIATA SCOLLEGATA! FLOTTANTE! con la valvola libera di impazzire, oscillare o fare altre cose strane, e mi riferisco a chi ha sfornato negli anni e continua a sfornare schemi con la EL34 e il suo PIN1 (G3) scollegato da schema, con la gente che mi manda email per comprare trasformatori per realizzare siffatti schemi (la presenza di un’errore così grave è inqualificabile e dovrebbe mettere in dubbio la bontà dello schema nella sua totalità) io oggi ho 41 anni e sapevo che la G3 in questi casi andava collegata esternamente già quando ne avevo 13. Perchè i newbye che realizzano questi schemi, la G3 della EL34 la vedono scollegata da schema e la lasciano scollegata anche nel loro montaggio! Una persona una volta mi ha chiesto come mai quando accendeva l’amplificatore con le EL34 che aveva realizzato da schema che mi aveva allegato in email il sintonizzatore FM del suo impianto risultava disturbato! Se trovate una schema elettrico con la EL34 e pin1 scollegato cestinatelo.

Per curiosità ho tentato di acquisire con utracer le curve di una EL34 con la G3 lasciata sconnessa, mi immaginavo di vedere curve tutte storte e invece l’acquisizione è impossibile perchè ogni volta la valvola prende a oscillare e blocca la CPU di utracer con conseguente errore sul computer.

Curiosità: Suppressor Hacking

Ho chiamato “Suppressor Hacking” una tecnica già nota tra diversi appassionati nel mondo che giocando con un tracciacurve hanno scoperto che polarizzando la G3 con una tensione leggermente positiva, invece di collegarla al catodo, si riesce ad aumentare la linearità dei pentodi, abbattendo la corrente di G2 nella parte a sinistra del grafico e raddrizzando le curve della placca, questa cosa non è documentata in nessun datasheet ufficiale (che io sappia) e per essere messa in pratica richiede per forza di avere un tracciacurve perchè va trovata la tensione ottimale da applicare alla G3, infatti se troppo positiva la G3 comincia a rubare elettroni che non giungeranno mai alla placca riabbassando le curve di placca ed eliminando ogni vantaggio.

Già in questo articolo ho spiegato come ho ottenuto un’incremento di circa 1 watt nella potenza di un finale SE con valvola 5C15 (equivalente della 307A) e riporto qui le curve nei 2 modi…

G3 = 0volt G3 = +40volt

Valvola 6CL6

G3 = 0volt G3 = +30volt

In entrambe i casi presi di esempio la leggera polarizzazione positiva della G3 ha sortito un buon miglioramento del comportamento elettrico delle valvole nella zona dove la tensione è più bassa. Quando avrò tempo e se mi ricorderò acquisirò anche le curve della EL34 e le aggiornerò a questa pagina. PS: questo trucco sembra funzionare solamente con i pentodi e non con i tetrodi a fascio dove è sempre consigliabile collegare la G3 (o meglio il deflettore) al catodo.

La G3 e la connessione a triodo

Sebbene molti siamo abituati a connettere solo la G2 all’anodo nella connessione a triodo di un pentodo, quando si ha a disposizione la G3 libera su un piedino è preferibile connettere anch’essa all’anodo invece di connetterla al catodo, questo provoca una leggera diminuzione della resistenza interna del triodo ottenuto, nella gif animata qui sotto si possono vedere le curve di una EF86 connessa a triodo A+G2 e la stessa connessa A+G2+G3, la differenza è piccola ma visibile. Quando viene connessa anche la g3 all’anodo la pendenza delle curve diminuisce leggermente.

Emissione secondaria nei triodi

Anche i triodi soffrono di emissione secondaria anche se in questi ultimi gli effetti destabilizzanti dell’emissione secondaria non sono presenti in quanto non c’è una griglia schermo “positiva” da infastidire ma solo una griglia controllo a potenziale negativo che respinge gli elettroni. In ogni modo l’emissione secondaria nei triodi può causare rumore. Diverse tecniche sono applicate ai triodi per limitare questo fenomeno che vanno dal ricoprire le placche con materiale carbonioso (grafite) che microscopicamente parlando sono porosi come una spugna e quindi intrappolano facilmente gli elettroni che cercano di scappare, alle placche “mesh” formate cioè da una retina invece che da una lamiera chiusa fino a strani ibridi chiamati triodi a fascio.

Con l’avanzare della tecnologia e l’innalzamento delle frequenze radio i pentodi nati inizialmente per spingersi a frequenze alle quali i triodi non riuscivano a lavorare vennero in parte sostituiti da triodi miniaturizzati concepiti per lavorare a frequenze altissime ma con tassi di rumorosità molto inferiori (tante griglie producono più rumore) rispetto quelle dei pentodi, peculiarità che è necessaria quando si vuole amplificare un segnale debolissimo come quello captato da un’antenna FM o TV. Non a caso tutte le radio a valvole dotate di FM utilizzano un doppio triodo ECC85 nel tuner. I triodi a fascio sono l’espressione massima di questo settore dell’elettronica valvolare, sono apparsi nell’era TV, utilizzati esclusivamente nei tuner UHF dove il rumore dell’emissione secondaria rischiava di rendere impossibile la ricezione. Sono triodi ma hanno lo schermo deflettore come un tetrodo a fascio, alcuni esempi di queste valvole sono la EC95, EC97, EC900 (e relative versione P con il filamento per accensione serie). Qui sotto lo schema interno riportato sul datasheet della PC900.

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