Merope: Pushpull 6L6GC / 5881 Triodo classe A

Merope: Esplorando le Sfumature dell’Audio con un Amplificatore Valvolare Unico

Il cuore di Merope batte con l’energia delle valvole, con una configurazione che mescola saggezza tradizionale e innovazione. Le 6L6GC/5881, connesse a triodo, donano al suono una ricchezza e una calda profondità, mentre la polarizzazione in self-bias e self-balancing di Blumlein garantisce una perfetta armonia.

Equilibrio Perfetto:

La sezione di ingresso è gestita da una ECF80/6BL8. Il pentodo agisce come pozzo di corrente sotto il long tail costituito dalla ECC82, mentre il triodo funziona come stadio di ingresso. Un’architettura unica, dove le valvole lavorano in sintonia per portare il tuo audio a nuove vette.

Nessun Dettaglio Lasciato al Caso:

La cura nei dettagli è evidente nella scelta di mantenere il segnale puro e senza compromessi. Solo 2 condensatori intervengono nel percorso del segnale, separando saggiamente la sezione di sfasamento dai finali. Un’architettura intelligente, garantendo un flusso audio incontaminato.

Raffinatezza nella Rettificazione:

La Merope abbraccia la modernità nella rettificazione a diodi, con due celle CLC separate per ogni canale. Un’approccio che garantisce una potenza costante e una chiarezza cristallina, offrendo un’esperienza sonora che si distingue dalla massa.

Merope è più di un amplificatore, è un viaggio nel mondo dell’audio di alta fedeltà. Scopri il suono come mai prima d’ora con questa sinfonia di valvole e tecnologia avanzata. Entra nel futuro dell’audio, dove la bellezza della tradizione si fonde con l’innovazione moderna.

Questo è un progetto premium commissionato da “E.S.”. Si tratta di un amplificatore integrato da 10 watt RMS che impiega una configurazione push-pull di 6L6GC/5881 connesse a triodo come stadio finale.

Vediamo il montaggio di “E.S.”

Un Ritorno Appassionato a Due Anni di Distanza:

A volte, le passioni si intrecciano attraverso il tempo, e le storie dietro i progetti prendono vita in modi inaspettati. Due anni dopo aver completato il progetto “Merope” per il nostro stimato cliente “E.S.”, è stato un’emozionante incontro quando ha deciso di fare un viaggio fino a noi per condividere il suo entusiasmo e le esperienze legate a questa creazione unica.

Un Dialogo in Valvole e Note:

In un’atmosfera intrisa di passione per l’audio e la tecnologia valvolare, ci siamo seduti a discutere del percorso che “Merope” ha compiuto in questi due anni. Il cliente, animato dalla sua stessa creazione, ha espresso la sua soddisfazione e il costante affetto per l’amplificatore da lui commissionato. Un dialogo che ha trasceso la semplice conversazione tecnica, portando alla luce il legame profondo tra l’artista e la sua opera.

Misurazioni Dettagliate per una Trasparenza Completa:

Durante la visita, abbiamo approfittato dell’occasione per misurare attentamente le prestazioni di “Merope”. Questa sessione di misurazione è stata volta a fornire informazioni precise e dettagliate, al fine di condividere sul nostro sito web una panoramica più approfondita delle straordinarie doti di questo amplificatore. Con orgoglio, annunciamo che “Merope” ha superato le aspettative in tutte le misurazioni, consolidando la sua posizione come un’autentica opera d’arte audio.

L’amplificatore Merope rivela la sua potenza e versatilità attraverso prestazioni impeccabili. Con una potenza RMS di 9,7 watt, misurata prima del clipping e capace di raggiungere i 11 watt in caso di clipping, Merope si posiziona come un’entusiasmante esperienza audio. Il suo fattore di smorzamento, valutato a un impressionante valore di 10, contribuisce a mantenere un controllo stabile sull’uscita audio. La banda passante a 1 watt sorprende con un risultato eccezionale di 5Hz a 100kHz (-1dB), caratterizzato da minime rotazioni di fase. Questo successo è attribuibile sia all’eccezionale performance dei trasformatori che alla connessione a triodo, evidenziando la cura e l’attenzione nei dettagli di progettazione.

La distorsione armonica a 1 watt è del 0,74%, indicando un livello di purezza sonora notevole. I grafici incorporano anche le onde quadre, enfatizzando ulteriormente la straordinaria qualità dei trasformatori d’uscita. In ogni aspetto, Merope si dimostra non solo come un amplificatore potente, ma anche come un esempio di eccellenza nella progettazione audio.

100Hz

1khz

10khz

Un Viaggio Continuo:

Questo incontro è stato più di una semplice verifica tecnica; è stato un momento di condivisione di passioni e di rinnovo del legame tra il creatore e la creazione. Il viaggio di “Merope” continua, alimentato dall’affetto e dalla dedizione di chi ha creduto in questo progetto fin dall’inizio. La sua storia è ora arricchita da nuovi capitoli, scritti attraverso le conversazioni, le misurazioni e la continua evoluzione di un’opera d’arte sonora. Ma ora diamo parola al proprietario di Merope:

Impressioni d’ascolto: Ho ascoltato solo un paio di brani (che conosco molto bene) per il momento e già posso dire con confidenza che sono pienamente soddisfatto del suono, che risulta molto naturale ed esteso in frequenza. Rispetto al valvolare che possiedo ho immediatamente notato un sostanziale aumento di banda passante (soprattutto in alto) e di pulizia del suono. Gli strumenti risultano essere più “veri”. Vorrei precisare che non ho fatto alcun test A vs B, collegando e scollegando i due apparecchi e facendo test comparativi. Non è stato necessario in quanto il miglioramento della resa sonora è sostanziale ed immediatamente percettibile.
Esperienza nel complesso: Ho deciso di intraprendere l’avventura di costruire un amplificatore DYI perchè non ero pienamente soddisfatto del mio vecchio valvolare e ritengo che il costo di elettroniche Hi-Fi sia nella maggior parte dei casi irragionevole ed ingiustificato. Dopo circa sei mesi dalla prima volta che sono entrato in contatto con Stefano Bianchini, mi trovo ad ascoltare un amplificatore da 10W in classe A, progettato da SB-LAB e totalmente realizzato da me, che suona meglio di qualunque apparecchio che abbia mai posseduto. l’esperienza, tuttavia, trascende da un apparecchio ben suonante. Durante questi sei mesi mi sono dovuto documentare, su elettronica, componenti, valvole, strumenti di misurazione, ecc… questo mi ha permesso di imparare di più in questo breve lasso di tempo che nei precedenti 20 anni di passione per la riproduzione audio. Oggi quando mi trovo a leggere un articolo di settore o una recensione su un elettronica Hi-Fi, lo faccio con occhi diversi. Questa esperienza mi ha reso cosciente del fatto che la qualità della riproduzione audio si basa su una buona progettazione, corretta costruzione, componenti di qualità, matematica, più che su valvole NOS e cavi da 1000 euro… Grazie Stefano!
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10 Responses to Merope: Pushpull 6L6GC / 5881 Triodo classe A

  • Il comportamento che hai osservato è normale. Il condensatore di compensazione agisce limitando il guadagno alle frequenze alte, con l’obiettivo di sopprimere il ringing e/o gli effetti di risonanza ad alta frequenza, riducendo volontariamente la banda passante del circuito e sopprimendo possibili instabilità. È quindi normale che, aumentando il suo valore, si taglino ulteriormente le frequenze alte. Tuttavia, non andrebbe utilizzato in modo eccessivo, poiché una compensazione troppo abbondante potrebbe provocare nuove instabilità. L’interesse nel utilizzare valvole meno considerate dagli audiofili risiede nell’ottenere componenti NOS di alta qualità a prezzi più accessibili. Preferisco una ECF80 NOS rispetto a una ECC83 prodotta in Cina.

  • Negli ultimi giorno mi sono dilettato a fare alcune prove, provando varie ECF80/E80CF NOS (che figata trovare delle Telefunken/RCA/GE a 20€!). Tra le varie prove fatte, ho provato anche a cambiare il condensatore in parallelo al resistore del negative feedback, con lo scopo di limitare la banda passante di 150KHz.
    Con grande sorpresa ho notato che passare dal 100pF, attualmente istallato, ad un 330pF ha attenuato le alte frequenze in maniera percettibile (conclusione che traggo ad orecchio, non ho fatto alcuna misura), risultando in un suono meno brillante, con basse frequenze relativamente enfatizzate. Non sto parlando di cambiamenti drammatici, ma chiaramente percettibili. Per i miei gusti/altoparlanti/stanza ho preferito tornare al 100pF, tuttavia ho trovato l’esperienza molto interessante ed ho ritenuto opportuno condividerla nel forum.
    Non immaginavo che variando il valore di questo condensatore (nei limiti del ragionevole) potesse essere un modo per fare del fine tuning del timbro sonoro di questo amplificatore.

    Sarei interessato avere altri pareri a riguardo.

    Saluti!
    ES

  • potrebbero andare bene, l’efficenza è nel range pilotabile dall’amplificatore.

  • Qualcuno ha consigli per degli altoparlanti da abbinare?
    Pensavo alle Tannoy Legacy Cheviot, con un efficienza di 91 db.

  • Potevo anche settare il grafico a 0,5db a quadretto, uno spettacolo, l’uso delle valvole a triodo in questa cosa aiuta molto il trasformatore, cmq lasciamo che i guru ciarloni parlino di grafici tirati col righello che non servono a niente, che pubblicare le strumentali non serve a niente, perchè suona bene solo quello che ti dicono loro di cui non pubblicato nessun dato perchè forse gli fa anche comodo non farli vedere perchè prima ti raccontano la favola dei nuclei fighetti da centinaia di centinaia di henry, poi esibiscono dei -3dB a 30hz col nucleo molto probabilmente anche in saturazione e che la strumentale più brutta suona meglio di quella più bella, che può essere in certi casi ma in altri anche no… LOL

  • Osservare l’evoluzione del grafico di risposta in frequenza è stata un’esperienza notevole. In prima battuta, quando ho visto 0 attenuazione a 10Hz, ho pensato che c’era qualche errore nel setup strumentale. Invece no….
    Stefano, sei in numero 1!

  • Provo questo design.

    href=”https://www.supravox.fr/en/produit/baffles-compenses-rj-kit-subwoofer-rj/

    Se non va bene poi, forse provo un br.

  • prima esperienza con i largabanda? li carichi in br o li lasci ob?

  • Momentaneamente utilizzo delle Monitor Audio Gold 100. Sto però costruendo dei largabanda con delle Supravox 215 Bicone signature. L’amplificatore è stato pensato per queste ultime…

  • diffusori?

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Amplificatori Single Ended e Connessione Ultralineare

Da un po’ di tempo ho notato una cosa che mi ero ripromesso di affrontare prima o poi. Sempre più spesso, ricevo domande e richieste di consigli riguardo a circuiti e schemi che le persone trovano su Internet e vorrebbero realizzare. In più di un’occasione mi sono trovato a dire loro: “Dimentica questa idea, o vai con un’uscita a triodo o a pentodo, perché la connessione ultralineare in amplificatori single-ended semplicemente non funziona.”

Quando affermo che un amplificatore ‘non funziona’ con la connessione ultralineare in un circuito single-ended, non intendo dire che lo accenderete e sentirete un esplosione o che non produrrà suono, o che il suono sarà così distorto da risultare inascoltabile. Invece, sto sottolineando che si è scelto un circuito concettualmente inadatto che, sebbene produca suono, lo fa in modo subottimale e senza apportare vantaggi significativi o addirittura causando altri problemi. Pertanto, è di fondamentale importanza dedicare tempo a leggere attentamente le mie osservazioni, comprenderle appieno e evitare di lasciare commenti che dimostrano la non comprensione del mio pensiero.

Le persone rimangono perplesse di fronte a queste mie risposte, tanto che ho ancora in catalogo trasformatori per amplificatori single-ended con presa UL, ma ne sconsiglio l’utilizzo. Questo è dovuto anche al fatto che, a un certo punto, devo pur vendere, e se i clienti non li acquistano da me, li acquistano altrove. È incredibile come si tratti di un errore clamoroso che è stato condiviso ed emulato praticamente da tutto il mondo audiofilo, compresi grandi marchi, senza che nessuno se ne sia mai accorto. La comunità degli appassionati di autocostruzione e degli audiofili è convinta che la connessione ultralineare sia una soluzione valida sia per gli amplificatori push-pull che per quelli single-ended, e nessuno sembra preoccuparsi di verificare effettivamente il funzionamento di questa configurazione. Forse è il nome stesso, “Ultra Lineare” che suona così rassicurante… non è solo lineare, è ULTRA! (Questo è un rafforzativo letterario e psicologico, ma non di fatto.)

Cos’è la connessione Ultra Lineare

La connessione ultralineare è una particolare configurazione ottenibile solo con i pentodi, in cui la griglia schermo viene collegata ad una presa intermedia del trasformatore di uscita. Questo collegamento fa sì che la tensione della griglia schermo sia variabile e segua il valore della tensione di placca. Il risultato è un rendimento elevato e un comportamento che rappresenta una via di mezzo tra quello di un pentodo classico e quello di un triodo. Questa innovativa configurazione è stata concepita da Alan Blumlein e mirava a sfruttare il meglio delle caratteristiche di entrambe le tipologie di valvole, triodo e pentodo. È una configurazione che può essere adottata sia per un finale push-pull al fine di massimizzare le potenzialità delle valvole.

Vantaggi della connessione ultralineare

Attraverso una scelta oculata della percentuale di derivazione della griglia schermo, è possibile sfruttare i vantaggi sia delle valvole triodo che delle valvole pentodo. In una gamma molto ristretta di valori di percentuale di derivazione, si è riscontrato che la distorsione diminuisce a valori insolitamente bassi, talvolta inferiori sia all’operazione a triodo che a pentodo, mentre l’efficienza energetica subisce solo una lieve riduzione rispetto all’operazione in pentodo completo. La percentuale di derivazione ottimale per ottenere un funzionamento ultralineare dipende principalmente dal tipo di valvola utilizzato; un valore comunemente osservato è il 43% (rispetto al numero di spire primarie del trasformatore sul circuito dell’anodo), che si applica alla KT88, anche se molte altre tipologie di valvole hanno valori ottimali vicini a questo. Un valore del 20% è stato raccomandato per le 6V6GT. Circuiti Mullard utilizzavano anche il 20% di carico distribuito, mentre gli amplificatori LEAK utilizzavano il 50%. Le caratteristiche del circuito che rendono il carico distribuito adatto agli amplificatori di potenza audio, rispetto a un amplificatore basato su triodo, tetrodo a fascio o pentodo, sono le seguenti:

  1. L’impedenza di uscita viene abbassata a circa la metà di quella ottenuta con un triodo.
  2. La distorsione viene abbassata per avvicinarsi a quella ottenuta con una valvola triodo, ma può essere ancora inferiore nell’operazione ultralineare.
  3. La potenza in uscita è superiore rispetto a quella di un triodo, avvicinandosi a quella fornita da un pentodo.
  4. La potenza in uscita è più costante, poiché il carico distribuito è una combinazione di un amplificatore di transconduttanza e di un amplificatore di tensione.

Alan Blumlein nel passato ha inventato e utilizzato la connessione ultralineare esclusivamente in circuitazioni pushpull e come lui tutti i produttori storici, non vi sono esempi di amplificatori che utilizzino la connessione ultralineare in single ended se non in tempi recenti, scopriamo il perchè! Qui sotto lo schema di un’amplificatore Single Ended Ultralineare realizzato da un cliente SB-LAB apparso in questo articolo (clicca). Come si può vedere la griglia schermo è collegata ad una presa intermedia del trasformatore di uscita.

Voglio far notare il valore della resistenza posta sotto al catodo della KT88 nello schema, del valore di 360ohm… Ora cito quanto mi ha scritto il cliente che ha realizzato questo schema “se può aggiungere una sua nota nel non farsi influenzare dalla resistenza da 360 ohm, io l’ho sostituita con un valore misurato di circa 190 ohm, dopo vari tentativi perchè non tornava la giusta corrente di bias” … È un particolare molto importante ricordatevelo! Ma dico subito da ora che questo problema evidenzia il fatto che il signor Jean Hiraga non abbia mai testato lo schema che ha pubblicato su internet, perchè si sarebbe accordo che la polarizzazione della finale non torna. Questo schema circola su internet da decenni e nessuno si è mai posto il problema di capire come mai non tornasse la corrente di bias (molti sicuramente non se ne sono nemmeno mai accorti e hanno ascoltato solo distorsione felici e ignari affermando quasi sicuramente che andava anche bene).

Tutti coloro che hanno una minima conoscenza di progettazione e sono in grado di interpretare le curve caratteristiche di una valvola, che sia essa un triodo o un pentodo, e che possono disegnare una retta di carico basata sull’impedenza del carico, quindi del trasformatore di uscita, sanno che si seleziona un punto di lavoro tensione/corrente “qualsiasi”, o almeno ci si basa spesso su punti di lavoro caratteristici, nel rispetto dei limiti di dissipazione della valvola, e quindi si traccia la retta che dipende dall’impedenza di carico. Tuttavia, è importante sottolineare che quando si utilizza una valvola connessa in modalità ultralineare, non è possibile selezionare liberamente un punto di lavoro a piacere. Si è infatti vincolati dalla caratteristica della griglia schermo. Ogni modifica della tensione del punto di lavoro comporta una completa modifica del percorso delle curve caratteristiche della valvola. Per chiarire ulteriormente questo concetto, possiamo fare riferimento alle curve presentate nel datasheet della KT88 della Genalex (clicca per ingrandire):

Inizio sottolineando che nel datasheet della KT88, l’utilizzo della modalità ultralineare viene descritto esclusivamente in configurazioni push-pull. In sostanza, all’epoca, non suscitava nessun interesse l’idea di utilizzare l’ultralineare in un amplificatore single-ended. Tuttavia, potrebbe verificarsi il seguente ragionamento da parte di un progettista poco attento: ‘Bene, l’impedenza tipica per una KT88 in configurazione single-ended è di 2500 ohm. A occhio, posso impostare una tensione di 250 volt con 120 mA di bias e una tensione di griglia di circa -32 volt…’. Questo porta alla generazione di una retta caratteristica che può essere visualizzata di seguito:

Per evitare di dover effettuare montaggi fisici in laboratorio, utilizzeremo LTSpice per simulare questa la polarizzazione (2,5k primari e 8ohm secondari con UL al 50%) di una KT88 in questa configurazione e osservare i risultati ottenuti. Il modello della KT88 utilizzato è quello sviluppato da Norman Koren, noto per la sua accuratezza, e posso garantire che se fosse stato realizzato con una valvola reale, il risultato sarebbe stato altrettanto preciso. In teoria dovremmo ottenere una corrente di 120mA che scorre nel catodo…

Ecco cosa accade: La corrente di BIAS è di 24mA !!! A questo punto, chiunque abbia anche solo una minima conoscenza del campo (gli autocostruttori hobbisti sono perdonati, ma chi si definisce un progettista dovrebbe essere in grado di riconoscerlo!) dovrebbe chiedersi: ‘Ma perché le curve caratteristiche prevedono una corrente di 120mA e invece quando assemblo il circuito ne ottengo solo 24?!’ In altre parole, una piccola differenza dovuta alla tolleranza delle valvole è comprensibile, quindi devo regolare leggermente il bias. Ma trovare 24mA invece di 120 è una discrepanza così significativa che dovrebbe destare seri dubbi sulla correttezza della teoria utilizzata per stabilire la polarizzazione della valvola. In realtà, la maggior parte delle persone ignora questo segnale d’allarme e continua a regolare il bias fino a forzare la corrente della valvola senza porsi ulteriori domande. Proviamo a dargli segnale…

Il circuito sembra funzionare ora, anche se è evidente una forma d’onda fortemente distorta (in blu il segnale in ingresso e in verde quello in uscita). Quindi, ciò che ci si potrebbe chiedere è: perché, quando si realizza un amplificatore single-ended in modalità ultralineare, la corrente di bias e l’impedenza del trasformatore non coincidono con le aspettative? Diamo un’occhiata più approfondita alle curve presentate nel datasheet…

Notate quella linea tratteggiata con l’indicazione Va,g2(o) = 425V? Facciamo un breve ripasso sul funzionamento delle valvole, sia triodi che pentodi, e concentriamoci soprattutto sulla loro struttura interna. Iniziamo osservando il triodo, che dispone di una sola griglia e una piastra a forma di “toast,” molto sottile e vicina al catodo.

Successivamente, passiamo a osservare un tetrodo o pentodo, che dispone di 2 o 3 griglie (nel caso del tetrodo a fascio, la terza griglia è costituita da due sottili lamelle metalliche, ma in questo articolo non ci concentreremo su questa terza griglia). È invece cruciale notare che la piastra è situata a una distanza molto maggiore dal catodo rispetto a quanto accade nei triodi…

Nei triodi, il campo elettrico generato dalla placca agisce direttamente sugli elettroni, attrattivamente, mentre la griglia di controllo (G1) a tensione negativa li rallenta e ne regola il flusso. Nei tetrodi o pentodi, tuttavia, la placca è situata a una distanza troppo grande dal catodo per attrarre gli elettroni emessi da sola (o li attrarrebbe solo debolmente). In questi dispositivi, la griglia schermo (G2), polarizzata positivamente e posizionata subito dopo la griglia di controllo (G1), accelera il flusso di elettroni. Tuttavia, poiché G2 è costituita da sottili fili, la maggior parte degli elettroni non riesce a depositarsi su di essa. Invece, a causa della velocità acquisita, in quello che potremmo definire un effetto fionda, continuano la loro corsa oltre G2, fino a raggiungere il campo elettrico generato dalla placca, che li attira definitivamente verso di essa. È quindi evidente che la corrente che raggiunge la placca di un pentodo non dipende solo dalla tensione negativa applicata a G1, ma anche dalla tensione positiva applicata a G2.

Nella connessione ultralineare, a riposo, la tensione che arriva a G2 è pressoché la stessa che arriva alla placca, dato che la resistenza interna dell’avvolgimento del trasformatore è quasi irrilevante in questo contesto. Ciò significa che se si varia la tensione di placca, si varia anche la corrente che attraversa la valvola in modo significativo. Questo avviene perché la tensione su G2 varia inevitabilmente insieme alla tensione di placca. In modalità ultralineare, quindi, possiamo parlare di curve “dinamiche,” mentre nei triodi e nei pentodi connessi come pentodi, le curve sono “statiche”.

Le linee tratteggiate nel datasheet Genalex a cui ho fatto riferimento precedentemente indicano essenzialmente che il punto di lavoro può essere posizionato a una corrente qualsiasi, ma deve rimanere sopra quella linea, ossia a 425 volt! Se si modifica la tensione del punto di lavoro, le curve rappresentate nel datasheet non sono più valide e cambiano completamente. Esaminiamo questo fenomeno con l’ausilio di uTracer, che può essere configurato per acquisire anche curve in modalità ultralineare. Tuttavia, per motivi precedentemente menzionati (e a causa di una mancata implementazione software), uTracer acquisisce curve dinamiche solo al di sotto della tensione specificata (quella delle linee tratteggiate di Genalex). Per comprendere appieno il fenomeno delle curve dinamiche, ho quindi evidenziato con un pallino nero un punto intermedio corrispondente a 300 volt, con la griglia di controllo G1 a una tensione di -25 volt.

Con una tensione di “stop” a 400 volt abbiamo 80mA a 200volt con G1 a -25…

Se portiamo la tensione di “stop” a 300volt la corrente misurata sempre sui 200volt con -25 di G1 scende a un pò meno di 40mA

Se poi abbassiamo ulteriormente la tensione di “stop” a 250volt ci ritroviamo una corrente inferiore ai 20mA

Inoltre, si può notare che la capacità di erogazione di corrente della valvola diminuisce notevolmente, mentre la sua resistenza interna aumenta, come evidenziato dalla pendenza delle curve. Questo implica che la capacità di erogare corrente e quindi potenza è notevolmente compromessa. Ad esempio, a una tensione di ‘stop’ di 400 volt, la valvola potrebbe raggiungere un picco di 170mA a 50 volt, ma solo 60mA con una tensione di ‘stop’ di 250 volt.

Se ciò non bastasse, la modifica della pendenza delle curve richiede anche la modifica dell’impedenza del trasformatore per evitare forti distorsioni. La potenza erogata all’altoparlante è quasi la stessa (o insignificativamente superiore) a quella ottenuta con una connessione a triodo puro. Tuttavia, in modalità triodo puro, la valvola risulta estremamente più lineare. In definitiva, se non si intende utilizzare la valvola in modalità pentodo puro, potrebbe essere più vantaggioso utilizzarla in modalità triodo puro senza neppure considerare l’opzione dell’ultralineare.

È importante notare che tutte queste considerazioni riguardano l’uso in classe A (sia single-ended che push-pull), in cui la tensione del punto di lavoro non è elevata e le curve UL a diverse tensioni non sono conosciute. La connessione ultralineare è stata concepita per essere utilizzata in push-pull in classe AB, dove la tensione a riposo è elevata. In queste condizioni, la valvola funziona bene e offre vantaggi in termini di distorsione e talvolta anche di potenza. Ad esempio, le KT88 possono erogare solitamente fino a 50 watt in modo sicuro in un push-pull in classe AB a pentodo. Oltre questa potenza, la griglia schermo inizia a mostrare segni di stress a causa dei picchi di corrente quando la tensione di placca scende al di sotto della tensione dello schermo. Tuttavia, quando le KT88 sono connesse in modalità ultralineare, è possibile ottenere tranquillamente 70/75 watt senza problemi di arrossamenti della G2, grazie al controllo migliore della corrente.

Ora esaminiamo questa retta di carico con un punto di lavoro a 425 volt, una corrente di 75mA, una tensione di griglia di controllo di -50 volt e un’impedenza del trasformatore di 6k…

In questa simulazione, otteniamo una corrente di 66mA, che è molto vicina ai valori previsti (piccole imprecisioni possono essere attribuite al modello matematico utilizzato). In questo caso, la corrente di bias torna ai valori attesi poiché ho selezionato un punto di lavoro sulla linea tratteggiata del datasheet a 425 volt. Questo dimostra la validità delle mie affermazioni finora esposte. Vediamo come si comporta se pilotato con un segnale sinusoidale:

E ancora una volta, il segnale in uscita mostra una forte distorsione e non soddisfa le aspettative. Si può notare una semionda fortemente schiacciata, ma quale potrebbe essere la causa di questo problema? L’asimmetria delle curve UL è chiaramente visibile; è sufficiente aprire le immagini e osservarle attentamente. Sulla sinistra, i passaggi tra le curve sono visibilmente più larghi rispetto a quelli sulla destra del grafico, indicando che le due semionde riprodotte da un punto di lavoro ipotetico X saranno sempre una allungata e l’altra accorciata. Questo fenomeno è intrinseco alla connessione ultralineare e rappresenta una delle ragioni per cui il circuito è stato concepito per l’uso in push-pull, in cui questa distorsione viene mutualmente annullata dalla valvola gemella che lavora in fase opposta.

È possibile vedere il comportamento di un circuito reale in questo articolo, all’inizio del quale prendo in esame un’amplificatore che utilizzava una KT88 in single ended UL su carico di 6k, di cui posto qui sotto la forma d’onda catturata (in giallo il segnale del generatore e in blu quello che esce dal circuito).

Come è possibile osservare, il comportamento riproduce fedelmente quello delle simulazioni. Inoltre, desidero sottolineare alcuni altri aspetti evidenziati dai miei esperimenti:

  1. La KT88 in modalità SE ultralineare è in grado di erogare effettivamente circa 6 / 6,5 watt, ma con una forte distorsione che potrebbe essere considerata inaccettabile, e richiede uso di controreazione a meno che non siate appassionati della distorsione, ovvero ‘distorsofili’.
  2. La KT88 a pentodo arriva a erogare 12watt con uso di controreazione.
  3. La KT88 connessa a triodo arriva a erogare circa 5 / 5,5watt a triodo con basse distorsioni.

La mia conclusione personale è che, se si sta lavorando in modalità single-ended con un pentodo o lo si utilizza a pentodo per ottenere potenza, o lo si connette a triodo per ottenere linearità, la connessione ultralineare non offre alcun vantaggio significativo. La maggiore potenza rispetto alla connessione in triodo è insignificante, mentre la distorsione è troppo alta e richiede l’uso di controreazione. In questo caso, sarebbe più sensato utilizzare un pentodo puro, dove almeno si dispone di una maggiore potenza. Oppure se vuole linearità e si usa la valvola a triodo. Io vedo l’uso della connessione UL nei Single Ended (sopratutto se zero feedback) solo come un modo per ottenere distorsione. Ovviamente tutto questo ha valore per l’uso nei single ended, mentre nei pushpull l’uso della connessione UL porta grandi vantaggi.

E a questo proposito, vorrei segnalare un’alternativa migliore alla connessione ultralineare, che è la connessione Shadeode. Questa configurazione può essere utilizzata anche in modalità single-ended e offre la piena potenza di un pentodo unita alla linearità di un triodo. Presenta inoltre interessanti vantaggi, come un elevato fattore di smorzamento e basse rotazioni di fase, aspetti in cui la connessione single-ended ultralineare fallisce miseramente.

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6 Responses to Amplificatori Single Ended e Connessione Ultralineare

  • Quelli di norman koren sono buoni, comunque i risulti sulla distorsione della KT88 SE+UL li ottieni tali e quali anche con una KT88 vera sul tavolaccio di prova o sui vari amplificatori pastrocchio che ho avuto in mano, autocostruiti dai clienti o venduti in giro dai vari cinesi o non cinesi… Il guadagno del tubo diminuisce sulle tensioni alte e aumenta in basso (si vede anche a occhio guardando le curve) rendendo la valvola estremamente assimetrica, in pushpull funziona perchè sovrapponi le 2 valvole ribaltate una con l’altra che produrranno una piccola distorsione di terza ma è palese che diventa un distorsore inaccettabile in single ended.

  • Ci sono diversi file spice in giro della KT88, dove hai trovato il file spice affidabile a cui fai riferimento? Grazie

  • Tu stai parlando di un pushpull, l’ultralinare nei pushpull va bene e non è un problema, anzi per le KT88 va meglio che a pentodo. Il problema dell’ultrlineare è se lo vuoi fare in single ended, in quel caso la valvola lavora con le 2 semionde fortemente assimmetriche. Per capire se un trasformatore è in corto bisognerebbe iniettare segnale sul suo primario e vedere se sul secondario esce pulito o con delle distorsioni, con un tester non lo puoi capire. Di certo però un trasformatore con un pezzo di avvolgimento in corto emetterebbe pernacchioni e non solo un leggero rumorino…

  • Buon giorno,

    come prima cosa La ringrazio per la spiegazione, ne faro’ tesoro.
    Ho una domanda, ho riparato un amplificatore in Kit di nuova Elettronica (LX1113).
    Monta 2 KT88 in configurazione Push-Pull ultralineare (grazie a lei ora so’ cosa significa).
    Dopo aver riportato in vita detto amplificatore, piste bruciate e resistenze di griglia schermo esplose, sostituite due ECC82, una KT88 ed effettuate le tarature della corrente di bias mi sono accorto che un canale aveva un leggero ronzio (16 mVpp), indagando ho scoperto che l’avvolgimentio dell’ultralineare di una sola KT88 (quella che era in cortocircuito fra catodo e griglia schermo) risulta con caratteristiche alterate (gli altri avvolgimenti sono perfetti ).
    L’amplificatore sembra funzionare ma non vorrei che questa condizione porti ad un nuovo disastro. Quali rischi si corrono a lasciarlo cosi’?
    Cosa mi consiglia di fare? e’ indispensabile la sostituzione del trasformatore di cui sopra?
    E’ la mia prima riparazione su un valvolare.

    Cordialmente
    Antonio

  • Come ho scritto sull’articolo a mio parere l’uso di ultralineare in configurazione SE non porta nessun vantaggio ma solo maggiore distorsione, basta che guardi le curve di esempio della KT88 sull’articolo, come puoi vedere è assimetrica,, la distanza tra le varie linee inizialmente è più larga che verso la fine, in SE non è lineare. L’UL è nato per essere usato nei pushpull dove diventa vantaggioso usarlo, se con la 6V6 triodo ottieni 3 watt con l’UL ne hai forse 3,2?! ma distorce molto di più! non ha senso, fallo andare a triodo, oppure se vuoi più potenza a pentodo. Poi fai quello che vuoi, ma io non lo farei. Posso segnalarti questo progetto https://www.sb-lab.eu/sb-varuna-phono-single-ended-6v6gt/ , di cui potrei rendere disponibile lo schema come premium, posso fornirti il set di trasformatori per realizzarlo o per realizzare quello che hai trovato su internet, ho visto lo schema è molto semplice e va bene per cominciare, oltre alla 12AU7/ecc82 potresti usare anche altre valvole simili e anche la poco conosciuta e snobbata ECC84 che è antesignana della ECC88, ha un mu di poco superiore alla ecc82 (24 invece di 22) ma la pendenza della curve è molto inferiore (ha una resistenza interna che è quasi la metà di quella della ECC82!), potrei anche suggerirti qualche modifica come ad esempio un feedback disattivabile o variabile così puoi sentire la differenza ad orecchio e formare una tua preferenza invece di dar solo credito ai soliti guru.

  • Ciao ho letto con interesse tutta la trattazione e siccome mi stò accingendo anche io alla costruzione di un single end (modesto in potenza e senza tante pretese essendo il mio primo…) con finali 2x 6V6 pilotate da 1/2 triodo ecc82 per canale, vorrei chiedere un parere.
    Lo schema che ho trovato in rete e che mi è piaciuto è realizzato con TU a presa intermedia. Cito il modello per chiarezza: 6V6 Marblewood.
    Dovendo approvvigionarmi dei 2 TU, mi domando se un TU ultralineare non è sufficiente, anche in considerazione del fatto che ho visto altri schema dove la tensione di graglia schermo viene prelevata dalla tensione anodica tramite una resistenza.
    Ringrazio e attendo un parere

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Il Triodino 2 “Rework” – v2.1 – Perchè non dovete costruire l’originale…

Considerazioni importanti sulla valvola 5998A e altre valvole regolatrici

La valvola 5998A è progettata principalmente per fungere da valvola di uscita a inseguitore catodico in applicazioni come regolatore di tensione in serie. La sua caratteristica più significativa è il suo valore eccezionalmente basso di resistenza interna (Ri), nominalmente di 350 ohm, che consente alla valvola di fornire fino a 250 mA con una caduta di tensione anodo-catodo inferiore a 50V. È importante sottolineare che queste specifiche di funzionamento si applicano a ciascuna metà della valvola. La valvola 5998A non è stata originariamente progettata per essere utilizzata in applicazioni audio. Come già detto in origine, è stata creata per essere impiegata come regolatore di tensione in alimentatori stabilizzati. Quando utilizzata in applicazioni audio, la valvola può presentare problemi che non erano rilevanti nel suo utilizzo originale.

Una delle principali sfide nell’utilizzo della valvola 5998A in applicazioni audio riguarda l’instabilità del bias. Nel corso del tempo (minuti, ore), il bias può variare significativamente, causando problemi di polarizzazione, linearità e sovraccarico delle alimentazioni, soprattutto se i circuiti di bias non vengono implementati correttamente. Gli audiofili che desiderano utilizzare questa valvola per scopi audio devono prestare particolare attenzione a questi aspetti e adottare misure appropriate per affrontarli.

La sua costruzione presenta una forma particolare per garantire che i fili della griglia rimangano sufficientemente raffreddati per prevenire l’emissione di elettroni, anche verso la fine della vita della valvola, quando materiale attivo dalla superficie del catodo potrebbe essersi depositato sulla griglia. La valvola 5998A ha una struttura che comprende un catodo piatto, una griglia di controllo avvolta tra aste scanalate e un’anodo diviso in due sezioni a forma di “U” piatte, una su ciascun lato del catodo.

Gli elettrodi al suo interno sono vicinissimi e proprio per questa estrema vicinanza essa è soggetta a derive importanti del bias dovuta alla deformazioni meccaniche degli stessi elettrodi quando questi variano di temperatura, sempre a causa della vicinanza tra gli elettrodi bisogna stare molto attenti a non oltrepassare le tensioni massime ammesse per non rischiare che avvengano scariche interne, che potrebbero anche distruggere la valvola o guastare l’amplificatore su cui sono montate.

Pertanto, sebbene la valvola 5998A possa essere utilizzata in applicazioni audio, gli audiofili devono essere consapevoli delle sue peculiarità e delle sfide associate al suo utilizzo, ossia la corretta implementazione del bias.

È importante sottolineare che le considerazioni e gli avvertimenti riguardanti l’instabilità delle caratteristiche si applicano a tutte le valvole regolatrici, comprese le 6AS7, le 6080, le 6336 e le 6C33. Queste valvole condividono la tendenza a presentare una forte instabilità delle caratteristiche di placca durante il riscaldamento e di avere derive molto grandi e che si compiono in lunghi tempi di riscaldamento. Questa instabilità non era un problema nel loro utilizzo originale, queste valvole operavano all’interno di circuiti con una retroazione molto forte che compensava efficacemente le derive. Tuttavia, quando vengono utilizzate in applicazioni audio questa instabilità può diventare un problema significativo. È importante comprendere le peculiarità di queste valvole e adottare le misure appropriate per garantire un funzionamento stabile e affidabile nel contesto audio.

Analisi dei difetti nel progetto Triodino 2

Nel mondo dell’autocostruzione audio a valvole, mi ritrovo ancora una volta a evidenziare inconvenienti. Non posso fare a meno di notare che ci sono numerosi schemi e progetti che circolano da oltre 25 anni, pieni di errori, senza che nessuno si sia mai accorto o abbia avuto la volontà di correggerli. Sembrerebbe che l’unico criterio di giudizio sia che l’apparato “suoni”, senza prestare attenzione a una progettazione accurata come la ritengo necessaria. Questo articolo nasce dalla richiesta di “P.C.” di un set di trasformatori per realizzare un progetto trovato su una vecchia rivista, chiamato Triodino 2 con la valvola 5998A. Di seguito, allego lo schema che mi è stato inviato:

Ormai ho imparato a non fidarmi ciecamente degli schemi provenienti da internet, riviste e libri scritti da vari “guru”. Appena ho dato un’occhiata a quei 350 volt, mi è subito venuto il sospetto. Ho consultato il datasheet della valvola 5998A e ho scoperto che è essenzialmente una versione leggermente potenziata della 6AS7 o 6080, differendo solo per la massima dissipazione di potenza, che è di 15 watt per la placca rispetto ai 13 watt della 6AS7 e della 6080 e ha un mu superiore. Per il resto, le tre valvole sono praticamente identiche.

Facendo alcuni calcoli semplici, ho notato che la resistenza di catodo indicata è di 1k e viene specificato un voltaggio di 53 volt. Applicando la legge di Ohm (I = V/R), la corrente che scorre attraverso la resistenza di catodo è di 53 mA. Se sulla placca sono presenti 350 volt, sottraendo i 53 volt che cadono sulla resistenza, sulla valvola rimangono 350 – 53 = 297 volt. Pertanto, la potenza dissipata è di 297 * 0,053 = 15,74 watt, già leggermente oltre il limite massimo di dissipazione consentito per la 5998A. Il secondo problema sono quei 297 volt che cadono sulla 5998A…

Ora, diamo un’occhiata ad un estratto del datasheet della 5998A…

Il sottotitolo della sezione recita “Valori ASSOLUTI” e poco più avanti si legge “Tensione di placca continua = 275V”, che indica la massima tensione fissa che la valvola può tollerare in modo sicuro. Tuttavia, in questo progetto, si applicano 297V, superando il valore massimo specificato. È importante sottolineare che è sottointeso e buona pratica far funzionare una valvola SOTTO i suoi valori massimi. Nel caso di valvole regolatrici di tensione come questa, è particolarmente importante rispettare i valori massimi di tensione di placca, poiché la loro costruzione interna prevede distanze ridotte tra i vari elettrodi (catodo, griglia, placca come si vede nella foto poco sopra) per ottenere resistenze interne molto basse. Di conseguenza, l’isolamento tra questi elementi si riduce drasticamente. Inoltre, è necessario considerare le dilatazioni termiche dei metalli. Superare questi limiti significa mettere a rischio la valvola con il pericolo di scariche interne. Le voci di coloro che affermano di averlo fatto senza problemi sono irrilevanti. I datasheet sono considerati come una guida affidabile, chi nel passato ha progettato la valvola sapeva quello che faceva più di quelli che fanno chiacchere da bar.

Inoltre, ho effettuato una simulazione del circuito in questione per verificare i dubbi riguardo all’impedenza corretta del trasformatore (2500 ohm). Lo screenshot che segue mostra chiaramente la presenza di distorsione armonica, senza necessità di analisi spettrale. È evidente anche una forte compressione nella semionda di salita, causata dalla bassa resistenza di ancoraggio della griglia finale (100k, troppo bassa), che sovraccarica il triodo pilota dell’ECC81.

Nel contesto di questo progetto, i famosi “8 Watt Sopraffini” si sono distinti, ma in realtà, non sono nemmeno 7 watt RMS pieni prima che si verifichi il clipping. Questa valutazione è basata su simulazioni, ma nella realtà potrebbero essere raggiunti solamente 3 o 4 watt effettivi RMS. Ho sollevato questi dubbi a “P.C.” (forse sono stato il primo ad avere il coraggio di farlo in 25 anni? O forse semplicemente sono l’unico a essermene accorto?), e mi ha confessato che anche lui aveva qualche sospetto in merito, ma non osava dire nulla poiché è solo un appassionato. Tuttavia, mi ha informato dell’esistenza di uno schema modificato, sempre pubblicato dagli stessi autori, che rappresenta un ritorno sui loro passi. Di seguito, puoi trovare lo schema modificato:

Probabilmente dopo un fuoco d’artificio, in questa variante, hanno cercato di correggere gli errori presenti nello schema precedente, abbassando la tensione che arriva alla valvola a 257 volt, finalmente rientrando nei limiti consentiti, con una dissipazione di 11 watt (un valore conservativo anche per una 6AS7/6080). Tuttavia, un errore persiste ancora nello schema: viene indicato di utilizzare la valvola raddrizzatrice 5U4 o, in alternativa, la GZ34. Tuttavia, queste due valvole raddrizzatrici presentano cadute di tensione diverse a causa delle loro diverse resistenze interne e limiti di corrente. Di fatto, se con una 5U4 si avrebbero 300 volt sulla placca della 5998, con una GZ34 si avrebbero 340 volt… e questa non è una differenza irrilevante! Una differenza irrilevante sarebbe stata se avessero indicato di sostituire la 5U4 con una 5X4 (sento già le voci di certi personaggi che iniziano a fare osservazioni sul fatto che la 5X4 era utilizzata nelle TV e nelle radio, non essendo considerata una valvola “audio” e così via… Ma la 5U4 e la 5X4 sono ESATTAMENTE la stessa valvola con connessioni sui pin dello zoccolo differenti. Punto, basta e finita la questione! Ne ho sentite abbastanza di queste inutili polemiche).

Tuttavia, l’uso della GZ34 richiede un trasformatore con una tensione più bassa o, almeno, un qualche accorgimento come una resistenza in serie alla valvola per smaltire l’eccesso di 40 volt. Ma niente, ancora una volta, si lasciano le cose al caso. Poi sui forum si legge di persone che parlano del diverso suono delle valvole raddrizzatrici, ma con schemi del genere, la differenza di suono deriva semplicemente dal fatto che cambia la tensione del circuito. Con 40 volt in più, sfido a dire che non ci sarà una distorsione minore e un po’ più di potenza, ma si spinge nuovamente la finale oltre le sue possibilità…

Continuando con le modifiche apportate al secondo schema del Triodino 2, è evidente che anche il trasformatore è stato modificato con un’impedenza di 3200 ohm, più adatta alla valvola utilizzata. Inoltre, è stata mantenuta una presa a 2500 ohm per coloro che desiderano ottenere una maggiore distorsione. È importante notare che l’aumento dell’impedenza riduce la distorsione ma comporta anche una diminuzione della potenza erogata, secondo quanto dichiarato dagli autori, che cala a 3,5 watt effettivi. A fini di completezza di questo articolo, desidero anche menzionare il progetto Lilliput, che è molto simile a quelli appena descritti. Di seguito, riporto velocemente lo schema del progetto Lilliput:

Nel progetto Lilliput, la tensione di placca della valvola 6080 è notevolmente ridotta, il che la fa funzionare in modo estremamente conservativo. La potenza resa supera di poco i 2 watt su un trasformatore con un’impedenza di 1400 ohm. Il tasso di distorsione riscontrato non differisce da quello mostrato nello screenshot di LTspice che ho condiviso in precedenza. Durante la nostra conversazione con “P.C.”, è emerso che era interessato anche alla possibilità di utilizzare entrambe le sezioni della valvola in parallelo per ottenere una maggiore potenza. Mi ha condiviso questa immagine JPEG, ottenuta attraverso una faticosa ricerca su Google, che mostra un grande sforzo progettuale:

In realtà, trasformare il Triodino 2 in una versione PSE richiede solo pochi accorgimenti per far lavorare al meglio i due triodi parallelati. E no, non si tratta semplicemente di mettere due resistenze di catodo con due condensatori separati per ogni triodo. Lo dico per smentire coloro che, passando su questa pagina e vedendo lo schema premium non leggibile, potrebbero pensare: “Chissà cosa nascondi, si capisce…”. Non è come pensi! Siccome alcune persone considerano le soluzioni banali, nonostante nessuno sia mai arrivato a scoprirle in trent’anni, ritengo giusto tenerle per me. Chiunque sia interessato può acquistare lo schema e i trasformatori.

La seconda cosa è che se un triodo funziona bene su un’impedenza di 3200 ohm, quando si mettono in parallelo due triodi, l’impedenza deve essere ridotta a 1600 ohm. La corrente raddoppia e l’impedenza si dimezza. Ovviamente, il trasformatore d’uscita deve essere calcolato per lavorare con quella corrente continua specifica e con una valvola che ha una resistenza interna dimezzata. Non come coloro che prendono un trasformatore X pensato per mezza 6080, poi parallellano la 6080, raddoppiano la corrente nel trasformatore e pensano che vada bene. In realtà, il trasformatore si satura e i bassi non escono come dovrebbero. Inoltre, bisogna considerare che l’assenza di feedback negativo può causare fastidi.

Ho ritoccato i valori di taglio della cella formata dal condensatore di disaccoppiamento e la resistenza di ancoraggio della finali per spingere meglio in basso il circuito, ho aggiunto qualche accorgimento sull’ingresso e sui catodi di entrambe le valvole. Il circuito usa una ECC81 come pilota della 5998A e il guadagno complessivo è tale per cui bastano 1,7Vpp in ingresso per portare la finale alla saturazione, essendo quindi bello sensibile come circuito e avendo sulla carta uno smorzamento di solo 2,9 (nella realtà sarà inferiore, stimo non superiore a 2) ho pensato bene di aggiungere una rete di controreazione disattivabile con un’interruttore. Ad anello aperto è praticamente il circuito originale solo PSE con poche marginali migliorie mentre con la controreazione attiva la sensibilità del circuito cala a 3Vpp per avere il pieno clipping della finali, lo smorzamento aumenta considerevolmente ad un tasso che nel reale dovrebbe quanto meno raggiungere un fattore di 5. La potenza raggiungibile in questa configurazione nella simulazione raggiunge i 9,2 watt prima del clipping nel mondo reale potrebbero essere 7 massimo 8Watt RMS prima del clipping, questa volta veri e non numeri gettati a caso come fanno praticamente tutti tranne me.

Ho ricalcolato il trasformatore di alimentazione e lo stadio con la raddrizzatrice e la cella CLC, ci sono stato dentro con una 5U4GB o una 5X4G. La GZ34 non è contemplata. Per me le cose devono essere precise.

Ecco lo schema premium

Ecco qui, dopo circa 2 anni, le prime foto del montaggio di Cesare

Problemi a non finire !

Ammetto di non sapere tutto; per imparare certe cose, è necessario sperimentarle. Il cliente che doveva realizzare questo progetto continuava a riscontrare problemi di funzionamento. Nonostante l’amplificatore “suonasse bene” (secondo lui), essendo un lettore del mio sito, si sentiva spinto a misurare e verificare diverse cose. Alcune di queste misurazioni non tornavano e mi rivolgeva domande. Alla fine, i problemi rimanenti, con il senno di poi, sembrano banali (anche se, come vedremo, non sono trascurabili), ma risolverli non è stato un compito semplice.

E ancora una volta, mi viene in mente quanta gente, nel corso di 25/30 anni, abbia assemblato questo progetto senza mai accorgersi di nulla. In pratica, il costruttore medio si limita ad accendere l’apparecchio e a essere soddisfatto finché non prende fuoco o non emette rumori strani. Non si preoccupa di indagare, misurare o verificare se l’apparecchio funziona davvero al meglio delle sue possibilità. Tutto ciò è triste.

Il cliente lamentava diversi problemi con il suo montaggio, tra cui la presenza di distorsione alle basse frequenze proveniente dal trasformatore d’uscita. Inoltre, la tensione sulla resistenza di catodo delle 5998A non era quella corretta e vi erano significative differenze nelle tensioni di bias tra i triodi delle due sezioni. Queste differenze variavano considerevolmente nel corso del tempo, dopo 30 minuti, un’ora o due ore, con variazioni enormi che non potevano essere ignorate per la salute dei trasformatori d’uscita, della valvola raddrizzatrice e delle stesse 5998A. È importante sottolineare che, sulla carta, il bias avrebbe dovuto essere di circa 50mA per ogni triodo, ma in realtà poteva variare fino a 200mA per triodo. Era una situazione ingestibile, così come il calore generato dalle resistenze di bias. Inevitabilmente, il trasformatore d’uscita presentava problemi di saturazione a causa della corrente che superava di gran lunga i 110mA per cui era stato progettato, arrivando quasi a 300mA in certi momenti.

Ho dovuto intervenire in aiuto a “P.C.”. Nonostante abbia provato diverse coppie di valvole, NOS a pure costose, vendute come “match”, la situazione non migliorava. La polarizzazione in self bias non era praticabile, così come quella a bias fisso, poiché in entrambi i casi si sarebbe dovuto regolare il bias ogni 5 minuti, il che era inaccettabile. L’unica soluzione era adottare un circuito di servobias, che consiste in un circuito attivo che utilizza un opamp configurato come comparatore. Questo circuito rileva la tensione su una piccola resistenza in serie al catodo di ogni triodo e si occupa di regolare la tensione negativa di griglia, garantendo che il bias di ciascuno dei 4 triodi sia sempre mantenuto allo stesso valore desiderato.

Sorgeva però un altro problema: se avessi voluto polarizzare le 5998A a bias fisso, avrei dovuto eliminare la resistenza sotto al catodo, dove cadevano circa 100 volt. Ciò avrebbe comportato una differenza di potenziale troppo elevata tra il catodo e l’anodo della 5998A. Era assurdo dover scartare il trasformatore di alimentazione solo perché forniva troppa tensione. Ho quindi pensato di adottare un’alternativa: un’ alimentazione a ingresso induttivo con una cella LCLC (questo farà sicuramente sbavare alcuni audiofili). L’ingresso induttivo avrebbe permesso di non moltiplicare per 1,41 la tensione raddrizzata, consentendo di ottenere una tensione anodica filtrata più bassa senza dover sostituire il trasformatore di alimentazione. Tutto ciò di cui avevo bisogno era mettere a punto un’induttanza apposita per questo scopo. È importante notare che le induttanze per l’ingresso induttivo devono essere costruite in modo diverso rispetto a quelle tradizionali di livellamento, per evitare vibrazioni e rumori nell’alimentazione. Nella foto sottostante stavo sperimentando l’induttanza di ingresso induttivo e sono riuscito ad ottenere un ottimo risultato al secondo tentativo.

Quindi, dopo aver implementato il servobias e creato un’induttanza di ingresso, i problemi di questo circuito iniziarono a diminuire gradualmente. Tuttavia, l’ultima sfida che mi si presentò fu un’auto-oscillazione RF intorno ai 3 MHz generata dalle finali. Inizialmente, pensai che potesse essere dovuta a un’instabilità nel circuito di controreazione, nonostante fosse presente solo in minima parte. Tuttavia, anche dopo aver scollegato completamente l’ECC81 dallo zoccolo, l’oscillazione persisteva. In pratica, le 5998A oscillavano spontaneamente da sole! Richiamando alla memoria esperienze passate, sapevo che il collegamento in parallelo delle valvole spesso portava a problemi di stabilità. Ricordai di aver visto negli schemi di alcuni alimentatori Geloso o HP (non ricordo di preciso), che utilizzavano le 6AS7 o le 6080, dove non collegavano direttamente i due anodi, ma inserivano due resistenze in serie da 10/15 ohm, come mostrato qui di seguito:

Fatto sta che messe 2 resistenze da 10ohm tra i 2 anodi e il primario del trasformatore d’uscita l’oscillazione si è immediatamente arrestata!

A circuito finalmente stabile ho provveduto a cambiare le resistenze di ancoraggio delle griglie delle finali dal valore del progetto originale (troppo piccole che sovraccaricavano il driver) con altre da 390k riuscendo finalmente anche a pilotare decentemente queste benedette 5998A.

Tutti i problemi che sono sorti sono dovuti al desiderio di apportare il minor numero di modifiche possibile al progetto originale, ma alla fine è rimasto ben poco di esso, se non l’idea di base e il set di valvole. Inoltre, la povera ECC81 riesce a pilotare la 5998A, ma fatica a farlo con una 6AS7 se sostituita nello zoccolo. Le 6AS7/6080 offrono un guadagno inferiore e la ECC81 raggiunge i suoi limiti, non riuscendo a fornire una maggiore potenza. Forse con un solo triodo, o con due triodi in parallelo, potrebbe essere diverso, ma non ne sono sicuro. In ogni caso, ci sono persone che lodano il Triodino 2, ma hanno valvole che driftano nel bias e trasformatori che si saturano di corrente continua. Alcuni hanno apportato modifiche per ottenere una configurazione PSE, e inconsapevolmente fanno ascoltare Rebecca Pidgeon agli abitanti dello Zimbabwe, dove ancora si utilizzano ricevitori a onde tropicali in modulazione di ampiezza. Poi ci sono coloro che leggono e si infuriano perché secondo loro il suono è buono (ma non hanno mai verificato se funziona perfettamente, perché potrebbe suonare ancora meglio). Ci saranno quelli che hanno avuto la fortuna di trovare valvole eccezionalmente ben fatte e non hanno avuto problemi, ma arriverà il giorno in cui dovranno sostituirle. Altri diranno che le valvole devono essere selezionate e quelle di qualità inferiore scartate, ma vorrei dire che questa è la natura di queste valvole e non possiamo scartare la maggior parte di esse considerandole difettose, tenendo solo quelle che miracolosamente funzionano come desideriamo. Non sono le valvole ad essere difettose, sono gli schemi a cui vengono applicate. Se queste valvole hanno una tale natura, è necessario implementare un circuito che ne tenga conto anziché gettarle via come se fossero difettose!

Nel video qui di seguito, mostro il funzionamento del servobias. Utilizzando un tester, misuro la tensione negativa di griglia dei quattro triodi. In quel momento, tutti e quattro i triodi erano perfettamente regolati a 55mA ciascuno, ma la tensione negativa alle quattro griglie non è uniforme, come si può vedere. Se fossimo stati lì ad osservare nel corso delle ore, avremmo notato che la tensione negativa fornita dal servobias alle valvole variava continuamente, mentre la corrente sotto i catodi rimaneva costante. Questa è la differenza tra utilizzare un servobias e un bias fisso tradizionale: con il servobias, puoi goderti la musica senza dover continuamente regolare un trimmer.

Ad ulteriore prova della problematicità di questo tipo di valvole potete leggere questo articolo dove un cliente ha voluto costruire un single ended con la 6C33 con bias fisso tradizionale (trimmer e strumentino a lancetta) non seguendo i miei consigli in merito e dopo pochi mesi mi ha chiesto come implementare un servobias perchè non ne poteva più di essere sempre li a ritoccare il trimmer per rimettere al suo posto il bias delle 6c33.

Mentre questo amplificatore da cuffie OTL con le 6080 con bias self è andato bene per un certo periodo poi a un bel giorno si brucia la resistenza di catodo di una delle 2 e scoppia il condensatore che c’era in parallelo, ma la valvola testata successivamente risultava ancora perfettamente funzionante.

Tra le cose che ho fatto ho aiutato anche “P.C.” ad avere un cabinet più bello, il primo che aveva fatto 2 anni fà era ormai stato demolito…

Puoi vedere altre decorazioni (e tante altre immagini che ho creato) accedendo alla mia galleria su deviantart…

Peccato solo quella vena nel legno 👿 

Ora un pò di misure; la potenza prima del clipping è circa 7,7watt, il fattore di smorzamento pari a un fattore 5.0. La banda passate 10Hz -0,4dB / 22khz -1dB.

E pensate che, nonostante il trasformatore d’uscita abbia solo circa 10Henry di induttanza primaria, si raggiunge ancora una risposta in frequenza di -0,4 dB a 10 Hz. In realtà, come ho spiegato in un altro articolo, l’induttanza primaria è correlata alla resistenza interna della valvola. È importante sottolineare questo punto perché ci sono persone che continuano a diffondere l’idea che i trasformatori debbano avere induttanze primarie astronomiche per funzionare correttamente, ma in realtà stanno fornendo informazioni errate che confondono le persone… Oltre a commercializzare trasformatori che spesso non corrispondono all’induttanza dichiarata, oppure hanno effettivamente tale induttanza ma saturano quando vengono attraversati dalla corrente continua delle valvole.

L’unica piccola pecca del mio trasformatore d’uscita sembra essere una microscopica risonaza che si vede anche a 4,185khz, veramente insignificante e da non escludere siano sempre le 5998 a farlo e non il trasformatore.

Vediamo la risposta sul carico reattivo…

THD a 1watt circa 1%

Le quadre a 100Hz – 1khz – 10khz

Nota finale: Desidero sottolineare che non intendo essere costantemente critico nei confronti dei progetti altrui. Tuttavia, quando mi viene richiesto di fornire trasformatori per il montaggio di progetti non miei, non posso evitare di far notare eventuali errori presenti (se ce ne sono) e suggerire soluzioni e miglioramenti. Questo perché, in casi come questi, gli errori negli schemi possono causare malfunzionamenti che il cliente potrebbe erroneamente attribuire tali problemi alla qualità dei miei trasformatori. La mia intenzione non è essere antipatico, ma piuttosto offrire un supporto completo affinché il progetto funzioni al meglio delle sue potenzialità.

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1 Responses to Il Triodino 2 “Rework” – v2.1 – Perchè non dovete costruire l’originale…

  • La genesi di questo amplificatore è stata meticolosamente descritta da Stefano ed è nata dal momento in cui mi sono rivolto a lui con la richiesta di avere il set dei trasformatori di uscita ed alimentazione per la sua costruzione. Fin da subito mi ha messo in guardia sui difetti presenti nello schema originale dimostrandosi molto preparato in materia fornendomi oltre hai trasformatori lo schema da lui adeguato per pilotare le 5998 o 6AS7 con i triodi in parallelo. Come ha evidenziato dopo la prima costruzione dell’amplificatore qualcosa ancora non tornava e l’ipotesi inziale pareva essere che il trasformatore di uscita andasse in saturazione per eccesso di corrente anodica rispetto a quella stimata e di conseguenza bisognava sistemarlo .Non essendo un tecnico esperto ho quindi spedito l’ampli a Stefano che grazie alla sua competenza e passione è riuscito a sistemarlo come ha descritto . Due mesetti fa sono stato da lui a ritirare l’ampli dove ho avuto modo di ascoltarlo. Indubbiamente questo nuovo amplificatore suona decisamente molto bene . Grazie Stefano. Paolo

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