SB Luna – Integrato Single Ended 2A3

La 2A3 è una delle valvole a vuoto più celebri nel mondo dell’audio, una vera icona tra gli appassionati di amplificatori valvolari. Utilizzata soprattutto in configurazioni single-ended, questa valvola è nota per il suo suono caldo, naturale e incredibilmente musicale. La sua semplicità costruttiva e il design minimalista la rendono ideale per ottenere un’armonia perfetta tra eleganza e prestazioni sonore di alta qualità.

In un amplificatore single-ended, la 2A3 si distingue per la sua capacità di esprimere dettagli sonori straordinari, mantenendo una linearità che avvolge l’ascoltatore in un’esperienza sonora coinvolgente e autentica. Con i suoi 3 watt di potenza, la 2A3 non è pensata per “dominare” l’ambiente, ma per offrire una resa sonora delicata e raffinata, che permette di apprezzare ogni sfumatura del brano.

Se il cuore del vero appassionato di audio risiede nella ricerca della purezza e nella capacità di portare la musica a un livello emotivo superiore, la 2A3 in single-ended è una scelta che rappresenta l’essenza stessa dell’alta fedeltà.

Amplificatore integrato con valvole finali 2A3

Per questo amplificatore, ho scelto di adottare la circuitazione “STC”, ovvero la “Super Triode Connection”, un progetto ideato da Shinichi Kamijo che, sebbene poco utilizzato, offre interessanti potenzialità. Il circuito è completamente accoppiato in corrente continua (DC), senza l’uso di condensatori lungo il percorso del segnale.

La configurazione di base prevede un pentodo in ingresso, un triodo di feedback e una valvola finale che può essere sia un triodo che un tetrodo/pentodo. Tuttavia, realizzare questo schema non è semplice, poiché è difficile trovare il giusto equilibrio tra le tre valvole, assicurandosi che tutte lavorino nei limiti di dissipazione e in una zona operativa lineare.

Uno degli aspetti più interessanti di questa configurazione è la capacità di ottenere un elevato fattore di smorzamento, senza ricorrere al feedback ad anello chiuso, cioè senza prelevare il segnale dal morsetto degli altoparlanti.

Nel circuito STC viene fatto un feedback locale dalla placca della finale alla sua stessa griglia passando attraverso al triodo alto dell’SRPP, mentre l’elemento di ingresso deve essere possibilmente un pentodo perchè la sua Ri molto elevata permette di ottenere la minima distorsione del circuito.

I lettori di questo sito conoscono già la mia opinione riguardo al fattore di smorzamento di un amplificatore, che considero un elemento fondamentale per la qualità del suono. Una delle caratteristiche che ha contribuito al successo dell’STC come circuito a valvole di riferimento è proprio il suo fattore di smorzamento superiore alla media. In un contesto audiofilo dove molti preferiscono evitare l’uso del feedback per paura che influisca negativamente sul suono, e in cui spesso si trascura l’importanza del fattore di smorzamento, è interessante come un circuito che in realtà incorpora retroazione e presenta un alto fattore di smorzamento venga apprezzato proprio per la sua qualità sonora. Questo successo potrebbe derivare dal fatto che, per molti, il feedback non è facilmente riconoscibile, mentre altri, più attenti ai dettagli, vengono affascinati dalle teorie non lineari applicate dai progettisti, scoprendo così un suono che sorprende anche chi inizialmente non avrebbe considerato questa soluzione.

Tornando all’SB Luna, si tratta di un circuito STC ottimizzato che impiega un pentodo 6SJ7 in ingresso, il triodo di una 6SN7 per canale come elemento di feedback e una valvola finale 2A3. Nella mia versione, il circuito è a bias fisso e non utilizza una resistenza di caduta sotto il catodo della 2A3 verso massa, in quanto ciò avrebbe causato un eccessivo riscaldamento. Invece, il catodo della valvola finale è sollevato dalla massa con una tensione stabilizzata di +200 volt, fornita da un circuito regolatore a valvola. Questa tensione è più che sufficiente per alimentare i pochi mA necessari a sollevare le finali e a fornire la tensione alle griglie schermo della 6SJ7.

L’SB Luna rappresenta l’evoluzione di un mio precedente amplificatore, il SB-IT 2A3, ora considerato “obsoleto”, che anch’esso utilizzava il circuito STC. Sebbene il disegno dello stadio finale sia rimasto invariato, le differenze tra i due modelli sono notevoli. Nel Luna è scomparso il grande dissipatore che, nel modello precedente, serviva a raffreddare i transistor che alimentavano i filamenti della 2A3 con tensione stabilizzata. Ora, i filamenti sono alimentati da una cella passiva CLC, dotata di 33.000uF di capacità di livellamento e induttanze specifiche per le valvole 2A3/300B.

Nel nuovo modello, la regolazione del bias è semplificata. In precedenza, bisognava inserire i puntali di un tester in due boccoline sul retro dell’amplificatore e agire su due trimmer che variavano la tensione erogata dalla PCL84 (una per canale), al fine di sollevare la finale dalla massa. Ora, con la nuova disposizione che prevede un solo stabilizzatore, la corrente totale è facilmente gestibile da una singola PCL84. Inoltre, avendo eliminato il dissipatore, ho avuto più spazio per aggiungere due milliamperometri e due trimmer direttamente sopra il telaio, facilitando così le operazioni di controllo e taratura del bias.

Il trasformatore di uscita del Luna è stato progettato utilizzando l’esperienza accumulata nella realizzazione del precedente IT 2A3. Grazie a questa evoluzione, il Luna riesce ora a erogare 1 watt in più e offre una banda passante superiore. Se il vecchio IT 2A3 era già piacevole da ascoltare, il Luna rappresenta un passo ulteriore, con una gamma alta e una microstruttura del suono ancora più rifinita.

Una foto di archivio del vecchio SB IT 2A3 risalente ai primi anni di attività di SB-LAB

All’interno dell’SB Luna è presente un circuito che gestisce il ritardo del bias all’accensione e si occupa del controllo del volume e della selezione degli ingressi tramite telecomando a infrarossi. Il potenziometro è motorizzato, mentre il pomello di destra consente di selezionare gli ingressi senza l’uso del telecomando.

Ho sviluppato personalmente una scheda di controllo e scritto il software per implementare funzionalità non disponibili nei circuiti commerciali, come il ritardo dell’anodica con relativa indicazione tramite un LED che illumina il pulsante di accensione. Altre funzionalità includono la segnalazione della ricezione del telecomando e la disabilitazione dei pulsanti che attivano canali extra Luna dispone di 3 ingressi.

Il segnale audio degli ingressi non è gestito da semplici relè, ma da relè sigillati in atmosfera inerte con contatti in argento, che sono almeno 20 volte più costosi di quelli usati nei moduli preassemblati provenienti dalla Cina. Questi ultimi, infatti, spesso impiegano relè di bassa qualità e commutatori economici con contatti in ottone, che tendono a ossidarsi con il tempo, causando diafonia capacitiva, specialmente se le impedenze nello stadio di ingresso sono elevate. Anche nel mio precedente progetto IT-2A3, utilizzavo commutatori rotativi esclusivamente per pilotare a distanza gli stessi relè di alta qualità adottati nel Luna.

Un Suono Senza Compromessi: Trasparenza, Controllo e Emozione

Quando si accende questo amplificatore, si è subito accolti da una scena sonora che può solo essere descritta come magica. La sua sonorità si presenta incredibilmente aperta e ariosa, con un’immagine stereo che avvolge l’ascoltatore senza mai diventare confusa o sovrapporsi. Le voci sono cristalline, con una trasparenza che consente di ascoltare ogni sfumatura, ogni sfogo emotivo, come se i cantanti fossero lì davanti a voi. La riproduzione delle alte frequenze è raffinata e delicata, mai eccessivamente brillante, ma mai noiosa; ogni dettaglio, dal più fine sibilo della respirazione di un violino alla leggera vibrazione di un piatto, emerge con una naturalezza sconcertante.

La vera sorpresa, però, arriva nella gestione delle basse frequenze: qui l’amplificatore dimostra un controllo incredibile. I bassi sono profondi e ricchi, ma mai gonfi o impastati. La risposta dei diffusori è precisa, come se ogni nota fosse scolpita nel suono stesso, con un timing impeccabile che permette anche di percepire i toni più sottili, quelli che spesso vengono persi con amplificatori meno raffinati. Non c’è né traccia di risonanze indesiderate, né di quella pesantezza che talvolta affligge amplificatori dalla potenza eccessiva; al contrario, la basse frequenze sono gestite con eleganza, dando un’impressione di controllo assoluto.

Il risultato complessivo è un suono che non solo riempie la stanza, ma che invita l’ascoltatore a perdersi nei dettagli, immergendosi in una musicalità che risulta tanto affascinante quanto coinvolgente. Ogni brano, ogni generazione di onde sonore è trasmessa con una fluidità che sembra quasi priva di sforzo. In definitiva, questo amplificatore è un gioiello per chi cerca una riproduzione che non sia solo precisa, ma che faccia vibrare l’anima, portando ogni ascolto a nuovi livelli di comprensione ed emozione.

Luna: Un Amplificatore Su Ordinazione, Realizzato Per Te

L’amplificatore Luna è realizzato con la massima cura su ordinazione, garantendo un prodotto esclusivo e su misura per ogni appassionato di audio. Ogni unità è assemblata rispettando rigorosamente le normative di sicurezza elettrica, assicurando una lunga durata e una performance senza compromessi. Inoltre, Luna è dotato di vera certificazione CE, che attesta la conformità agli standard di sicurezza e qualità europei. Ogni acquisto è accompagnato da un dettagliato libretto di istruzioni e una garanzia, offrendo piena tranquillità ai nostri clienti. Per chi fosse interessato, è possibile ottenere maggiori informazioni e effettuare ordini tramite il nostro form ai contatti.


Misure Strumentali

  • Potenza massima: 4 W RMS per canale
  • Fattore di smorzamento (DF): 20
  • Banda passante alla potenza massima: 25 Hz – 35 kHz (-1 dB)

Ecco il grafico di banda passante

Spettro distorsivo con la seconda armonica a -30dB rispetto la fondamentale.

Quadra a 100Hz

Quadra a 1khz

Quadra a 10khz

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Tone Stove: Un Amplificatore Push-Pull in Classe A con Valvole 2A3

Mi è stato portato un vecchio amplificatore che, a prima vista, sembrava un relitto del passato. Era un push-pull con valvole 2A3, originariamente pilotato da valvole ECC88, ma con il tempo aveva perso tutta la sua gloria. L’amplificatore era stato abbandonato in una cantina, dove il suo stato si era deteriorato. Il proprietario, dopo averlo trovato, ha deciso di farlo riparare. Tuttavia, il suo racconto del canale che gracchiava non preparava a quello che ho trovato.

Il Primo Contatto con il relitto

All’accensione dell’amplificatore, il risultato non fu certo incoraggiante. Un canale oscillava autonomamente a 64 kHz, mentre l’altro erogava appena 0,4 watt. Tolto il coperchio e osservato il circuito, era chiaro che l’amplificatore aveva bisogno di una revisione radicale. Le foto che mostro testimoniano lo stato del telaio e degli interni, che apparivano decisamente compromessi. In quel momento, ho capito che l’unica via percorribile sarebbe stata smontarlo completamente e ricostruirlo da zero.

Dallo Smontaggio alla Progettazione

Ho iniziato svuotando la carcassa, lavando accuratamente il telaio che aveva una forte puzza di muffa per via del tempo passato in cantina. Una volta completata la pulizia, ho progettato un nuovo schema elettrico che fosse compatibile con il telaio esistente, mantenendo i trasformatori d’uscita originali. La scelta era di usare quattro valvole 2A3 e due valvole noval per i vari stadi del circuito.

Un dettaglio che ho dovuto affrontare è stato l’uso dei trasformatori interstadio Lundahl LL1621/P-P. Questi trasformatori, secondo il datasheet, non potevano essere pilotati da uno stadio single-ended, ma solo da uno stadio push-pull. Nonostante fosse parte integrante dell’amplificatore originale, dopo averci riflettuto per due giorni, ho deciso di eliminarli.

Al loro posto, ho optato per uno sfasatore di tipo catodyna basato su una ECC82, un triodo per ogni coppia di 2A3, mentre per la valvola di ingresso ho utilizzato una ECC83. Sebbene avessi considerato l’idea di usare un sfasatore long-tail, la necessità di un ulteriore zoccolo noval mi ha fatto optare per la soluzione più semplice e pratica.

Alimentazione e Polarizzazione: Dettagli Cruciali

Un aspetto fondamentale del progetto è stato l’alimentazione delle valvole 2A3. Ho deciso di alimentarle in corrente alternata, con quattro secondari dedicati per ciascuna delle quattro 2A3. Questo approccio ha permesso di separare i filamenti, evitando interferenze tra i bias delle valvole. Ho scelto di implementare una polarizzazione in self-balancing secondo il metodo Blumlein, in modo da bilanciare perfettamente il bias di ogni coppia di 2A3. Questo non solo ha garantito una distribuzione omogenea della corrente, ma ha anche evitato che i trasformatori d’uscita fossero saturati da eventuali correnti continue, ottenendo una maggiore efficienza e una durata uniforme delle valvole.

Per ottenere ciò ho dovuto sostituire il trasformatore di alimentazione con uno specificamente progettato per soddisfare le esigenze del progetto. Utilizzando tecniche avanzate, che vanno oltre l’uso di semplici resistenze per il centraggio del filamento (concedetemi i miei segreti), sono riuscito a evitare ogni ronzio dall’amplificatore.

Tutti i componenti sono saldamente fissati su entrambi i lati a un punto di ancoraggio. Nessun componente dipende dal supporto di altri componenti adiacenti. Ogni punto di ancoraggio è avvitato, comprese le pasticche quadrate di nylon, a cui ho fissato i fili tramite fascette. Anche queste pasticche sono avvitate, senza alcun uso di collanti per il fissaggio dei componenti.

Anche i filamenti delle valvole ECC83/82 sono anch’essi alimentati in alternata, una soluzione di cui mi vanto.

Il Risultato Finale: Performance e Qualità del Suono

Dopo aver assemblato tutto il circuito, il risultato è stato immediatamente soddisfacente e privo di ronzii. Le due coppie di 2A3 lavorano in push-pull in classe A, erogando 6 watt RMS per canale, con un fattore di smorzamento di 4,6 e una distorsione armonica totale (THD) di circa 0,18% a 1 watt. Banda passante Il suono che ne deriva è estremamente pulito, potente, e senza tracce di rumori indesiderati.

Banda passante 20Hz -0,4dB / 75khz -1dB

THD

Quadre a 100Hz / 1khz /10khz

Il progetto del Tone Stove non è stato solo una sfida tecnica, ma anche una vera e propria rivisitazione del classico amplificatore valvolare, ottimizzato per la massima qualità audio, senza compromessi e ideologie.

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3 Responses to Tone Stove: Un Amplificatore Push-Pull in Classe A con Valvole 2A3

  • i trasformatori in dotazione all’amplificatore originale erano trasformatori per pushpull, cmq se vuoi usare più valvole il PP è sempre preferibile al SE, perchè resta il fatto che il trasformatore SE è sempre un trasformatore in sofferenza da DC

  • Domanda da ignorante, ma oltre a un PP che fornisce 6 watt non si poteva fare anche un più semplice SE parallelo sempre per un 6 watt finali?

  • Hai fatto l’ennesima opera d’arte.

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Merlòtto: L’Amplificatore Single-Ended 6V6 che Rivoluziona l’Audio Hi-Fi

Nel mondo dell’audio Hi-Fi, spesso ci imbattiamo in realtà che sembrano più truffe che vere opportunità. È il caso del cliente che, entusiasta di scoprire soluzioni accessibili per il suo impianto audio, si è trovato a fare i conti con l’ennesimo “cantinaro” che vende amplificatori assemblati alla bell’e meglio. Per risparmiare, ha finito per comprare un’accozzaglia di apparecchi, con risultati terribili e costi cumulativi ben superiori a quelli di un prodotto ben progettato e realizzato.

Questa storia non è solo la triste cronaca di un cliente ingannato, ma anche l’occasione per un recupero creativo che trasforma delusioni in gioia. Con il progetto “Merlòtto”, un amplificatore Hi-Fi valvolare dotato di valvole 6V6, sono riuscito a dare nuova vita a due apparecchi che erano stati scartati come rifiuti elettronici. Per me, il recupero di questi accrocchi è molto più di un lavoro: è un vero e proprio atto artistico e una fonte di divertimento. Smontare e analizzare ogni componente, recuperare parti riutilizzabili e assemblare tutto in un progetto che rappresenta ciò che l’originale avrebbe dovuto essere fin dall’inizio, è una sfida stimolante e gratificante.

Questa operazione non solo restituisce valore agli elementi che altrimenti avrebbero preso la via della discarica, ma contribuisce anche a un approccio più ecologico e sostenibile. Ogni pezzo recuperato è un contributo a ridurre l’impatto ambientale, evitando che componenti semi-nuovi finiscano per essere gettati via. “Merlòtto” non è solo un amplificatore: è la dimostrazione che, con passione e creatività, è possibile trasformare ciò che sembrava destinato a essere scartato in un prodotto di alta qualità, realizzato con costi ridotti grazie al recupero intelligente e alla maestria artigianale. In questo articolo, vi presenterò il risultato di questo progetto, mostrando come un’idea possa evolversi da una sfida di recupero a un’opera di eccellenza nell’ambito dell’alta fedeltà audio.

Panoramica degli Apparecchi di Partenza: Un Viaggio attraverso il Recupero

Prima di mostrare l’amplificatore single-ended 6V6 “Merlòtto”, è essenziale dare uno sguardo agli apparecchi di partenza che sono stati utilizzati per il recupero delle parti. Questi dispositivi, abbandonati e considerati ormai inutili, rappresentano il punto di partenza di un progetto che ha trasformato il materiale scartato in un’opera di alta qualità.

I due apparecchi che ho utilizzato come base per “Merlòtto” erano originariamente venduti illegalmente come soluzioni audio a basso costo, ma la loro qualità era purtroppo di livello inclassificabile. I componenti e le strutture di questi amplificatori, benché nuovi, erano caratterizzati da un’assemblaggio scadente e da prestazioni talmente infime da poter essere considerati come non funzionanti. Il primo apparecchio era spacciato come un preamplificatore equipaggiato con valvole 1626.

Una descrizione quasi comica presentava l’oggetto così: Configurato come un piccolo amplificatore finale con un doppio triodo in ingresso ed un triodo 1626 in SE in uscita che alimenta un trasformatore WE. Tutte le alimentazioni dei filamenti sono in continua con condensatori di grossa capacità… per evitare saturazione del nucleo i trasformatori sono caricati tramite un grosso condensatore da 5 uF di qualità assoluta.

Soprattutto perché un trasformatore che satura smette di saturare solo perché c’è un bel condensatore della WE… “Wè Wè!”… apparecchio misurato che ha una banda passante di 90 Hz a 10 kHz a -1dB, oltre a una povera valvola EZ41 che ad ogni accensione doveva caricare 1800 uF di condensatori elettrolitici, rischiando di andare in corto in un lampo atomico ad ogni accensione… Il secondo apparecchio smontato era pubblicizzato come un finale di potenza single-ended con valvole AL4 o WE38.

Misurato, il secondo apparecchio si vantava di erogare la stratosferica potenza di 0,12 watt RMS prima di entrare in clipping. Oltre questa miseria, il segnale si trasformava in una semionda costantemente tagliata via, producendo un effetto fuzz che nemmeno i chitarristi più sperimentali avrebbero osato. E non parliamo del povero trasformatorino che, in un atto di eroismo, doveva caricare due enormi bottiglioni elettrolitici ad ogni accensione. Quando l’ho acceso la prima volta, ha emesso un fracasso così epico che ho ritratto immediatamente la mano, temendo di rimanere folgorato o di assistere a uno spettacolo pirotecnico con le valvole.

Un’altro Rottame con delle UY76

Il pericolo della disinformazione e della delusione: Il problema non si limita all’aspetto economico. Queste pattumiere minacciano anche di allontanare gli appassionati dal mondo dei valvolari. Il diffondersi dell’idea che “le cose a valvole suonano male” o che siano “tutte costruite male” danneggia non solo i venditori onesti e competenti, ma anche il pubblico, che rischia di perdere l’opportunità di sperimentare il vero piacere dell’ascolto valvolare. Inoltre, coloro che hanno acquistato questi apparecchi e li trovano gradevoli e ben suonanti spesso non hanno esperienza sufficiente, né l’orecchio allenato o il confronto necessario per valutare correttamente la qualità del suono. Senza un confronto con apparecchi veramente validi, è difficile per loro rendersi conto di quanto poco valore abbiano certi prodotti, che non sono nemmeno all’altezza del modesto costo richiesto per acquistarli.

Smontiamo tutto !!!

Questa fase del progetto è per me una delle più divertenti, un po’ come quando ero bambino e smontavo le casette di Lego con la stessa eccitazione di un piccolo esploratore. Ogni volta che apro un apparecchio, è come scoprire un tesoro nascosto in mezzo a un mare di immondizia elettronica. Durante il processo di smontaggio, è sorprendente trovare veri e propri gioielli tra i pezzi di scarto: condensatori pregiati, connettori RCA rodiati, zoccoli e valvole di qualità, e persino ancoraggi robusti.

Le foto che vedrete mostrano alcune delle fasi di questa demolizione. Ogni componente recuperato viene attentamente esaminato e selezionato per determinare se può essere riutilizzato nel nuovo progetto. Parte del materiale recuperato è stato infatti integrato nel progetto “Merlòtto”, mentre un’altra parte, che non era utile, è stata venduta in permuta per ridurre i costi del cliente. Infine, il materiale rimasto, che non poteva essere utilizzato o era ormai senza valore, è stato smaltito in modo appropriato.

Questa operazione non solo permette di dare nuova vita a componenti altrimenti destinati alla discarica, ma rende anche l’intero processo di creazione dell’amplificatore un’avventura entusiastica e gratificante.

La Ricostruzione Inizia!

Ora che abbiamo esaminato il materiale recuperato, è il momento di avviare la fase di ricostruzione. Ho scelto di riutilizzare uno dei telai di legno, nonostante non fosse di qualità pregiata, perché aveva una forma particolare che mi sembrava interessante. Si trattava di semplice compensato di conifera, un materiale decisamente ordinario, che l’accroccatore originale aveva tentato di abbellire con un mordente noce e una lucidatura non meglio definita.

Il risultato, purtroppo, non riusciva a mascherare la bruttezza intrinseca del legno, ma piuttosto a enfatizzare quanto fosse poco attraente. Nonostante ciò, il telaio offriva una struttura utile e una base solida per il mio progetto. Invece di cercare di valorizzare un legno così mediocre, ho optato per nasconderlo, usando la sua forma come base per dare vita al mio amplificatore “Merlòtto”. Con un po’ di ingegno e creatività, ho trasformato questo componente in un elemento chiave della ricostruzione. In questa fase iniziale, ho ricevuto l’aiuto di Rita Stefani, che si è occupata di sverniciare il telaio e di rattoppare le forature superflue presenti.

Successivamente, ho progettato il frontalino anteriore di controllo, che ho deciso di realizzare utilizzando la stampa 3D in resina.

Ho realizzato i pannelli in alluminio con un approccio tradizionale.

Ecco la vaschetta con le boccole RCA: le tre coppie ravvicinate sono dedicate agli ingressi, mentre la coppia più distanziata è un’uscita audio a basso livello, progettata per pilotare un subwoofer, come richiesto dal cliente. Tutti i connettori RCA rodiati provengono da quel preamplificatore con le valvole 1626.

Queste foto mostrano il processo di realizzazione della mascherina anteriore, sempre con la stampa 3D in resina. Il potenziometro del volume è stato recuperato dagli apparecchi di partenza, mentre i tre pulsanti a scatto utilizzati per selezionare i tre ingressi sono dei ricambi NOS che avevo a disposizione. È importante notare che il segnale audio non passerà attraverso questi pulsanti. Invece, i pulsanti controlleranno dei relè di segnale di alta qualità, dotati di contatti in argento sigillati in atmosfera inerte. Questo approccio evita l’uso di brutti commutatori in bronzo, che tendono a ossidarsi e deteriorare il segnale.

Le prossime foto arrivano direttamente dal laboratorio di Rita Stefani, che ha rifinito il telaio dopo che avevo preparato l’alloggiamento per il nuovo circuito.

Ora pubblico una serie di foto che documentano l’assemblaggio del circuito vero e proprio. In queste immagini, è possibile vedere come ho schermato il telaio di legno con rame, un passaggio cruciale sia per proteggere il circuito da eventuali disturbi elettrici sia per garantire la sicurezza elettrica. Le foto mostrano i diversi passaggi durante il montaggio, dalla fase iniziale fino alla messa a punto finale. Durante quest’ultima fase, ho scollegato alcuni componenti per effettuare prove e sostituzioni, assicurandomi di ottenere un risultato perfetto per la sezione di alimentazione e il circuito di retroazione.

I condensatori rossi e gli zoccoli delle valvole sono stati recuperati dai materiali di partenza.

Descrizione Tecnica dell’Amplificatore Merlòtto

L’amplificatore “Merlòtto” è un finale single-ended progettato con particolare attenzione alla qualità e all’efficienza del circuito. Utilizza le valvole 6V6G o 6V6GT per l’amplificazione, con una valvola pilota 6SL7 che guida il circuito. Per la rettificazione ho scelto una valvola 5V4G, supportata da un filtraggio a cella CLC con condensatori di piccolo taglio, specificamente dimensionati per le capacità della valvola raddrizzatrice scelta.

L’alimentazione dei filamenti è in corrente alternata, un dettaglio che contrasta nettamente con le pretese del costruttore degli apparecchi di partenza, il quale vantava l’uso di condensatori enormi e l’alimentazione dei filamenti in corrente continua. Questa configurazione non solo si rivelava inutile se non addirittura dannosa ma dimostrava una chiara incapacità di gestire il ronzio e altri problemi da parte sua.

All’interno dell’amplificatore è presente una valvola ECC82, configurata come filtro passabasso attivo. Questa parte del circuito è progettata per produrre il segnale necessario a pilotare un amplificatore esterno per subwoofer. Il segnale per questa funzione è prelevato dalle boccole di uscita degli altoparlanti, in modo da non interferire con il segnale di ingresso principale.

Tutti i trasformatori utilizzati sono nuovi e prodotti da SB-LAB. I trasformatori di uscita sono i modelli SE8K5-6V6P, mentre l’induttanza è una 15S56 da 10H e 100mA. Inoltre, è stato impiegato un trasformatore di alimentazione custom 24S90, realizzato su misura per soddisfare le specifiche esigenze circuitali del progetto Merlòtto.

L’amplificatore “Merlòtto” offre una potenza di 3,4 watt RMS per canale prima del clipping, con uno smorzamento di 4,9 e una risposta in frequenza che va da 15 Hz a 35 kHz con un’attenuazione di -1 dB. La distorsione armonica è limitata allo 0,5% a 1 watt.

Il progetto “Merlòtto” è disponibile anche in versione premium. Chi desidera acquistare il set di trasformatori e lo schema elettrico per realizzare l’amplificatore fai-da-te può semplicemente contattarmi. Sarò felice di fornire tutti i dettagli necessari per aiutare a portare a termine il progetto.

Di seguito trovate i consueti grafici che illustrano le performance.

Banda Passante @ 1 Watt

THD

Quadra 100Hz

Quadra 1khz

Quadra 10Khz

Risposta in frequenza dell’uscita SubWoofer

Considerazioni sui Costi

Per costruire “Merlòtto” sono state necessarie 33 ore di lavoro, escluse le ore aggiuntive dedicate alla messa a punto e ai test, che hanno richiesto un’intera giornata in più. Inoltre, dovrò investire ulteriore tempo per produrre la documentazione necessaria per vendere legalmente l’amplificatore. Durante la costruzione, ho riutilizzato alcuni componenti come gli zoccoli delle valvole, il telaio, alcuni condensatori, le boccole RCA, il potenziometro del volume e le valvole 6V6 già in possesso del cliente. Tuttavia, la maggior parte dei componenti, inclusi il set di trasformatori, le lamiere, tutti gli altri componenti interni, oltre alle spese di verniciatura, sono stati acquistati nuovi.

Il costo totale ha ampiamente superato il migliaio di euro. Questa cifra potrebbe sembrare elevata, ma vi invito a riflettere: è davvero vantaggioso acquistare quegli “accrocchi” venduti su subito.it per 400/600 euro? Il cliente, acquistando due preamplificatori e un finale, ha speso quasi 1600€ per apparecchiature di qualità discutibile, che non facevano altro che accumulare polvere come “immondizia” elettronica.

C’era un detto dei nostri nonni che diceva: “Chi poco spende, troppo spende”.

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5 Responses to Merlòtto: L’Amplificatore Single-Ended 6V6 che Rivoluziona l’Audio Hi-Fi

  • A distanza di mesi si sente sempre benissimo. Un saluto a Stefano ed a tutti

  • Eccola qua la “fortunata” vittima degli improbabili accrocchi acquistati incautamente in rete. Fortunata paradossalmente perché se non fosse stato per quelle improbabili (a posteriori dato che al momento mi sembravano ottime) produzioni, non mi sarei imbattuto in Stefano.
    Mi ero insospettito di aver preso dei bidoni frequentando il sito Stefano Bianchini Lab proprio comparando gli interni dei prodotti spazzatura che Stefano aveva pubblicato (tragicamente simili al mio) ed i manufatti prodotti da Stefano medesimo. Anche ad un occhio inesperto come il mio balza agli occhi l’ordine interno, non un’accozzaglia di fili condensatori assemblati “a groviglio”, ogni cosa ancorata al proprio posto, chiaramente di un altro livello costruttivo. Questo fatto riesco a vederlo perfino io. Mi sono quindi messo in viaggio, sono andato al laboratorio di Stefano, fatte le misurazioni dei vari pre e finali e, decretata la pochezza delle elettroniche, abbiamo deciso subito il da farsi. La genesi dell’amplificatore è molto ben descritta sul blog.
    Ed ecco nato il Merlotto. E’ una “bestiaccia” da 3,5 w (tutti gli altri dati potete leggerli nell’articolo) che fa letteralmente decollare le mie casse (autocostruite) le Haruna, un progetto Olson Nagaoka della fruegel horn a doppio caricamento posteriore con i fostex 166 nv da 96 db a cui è stato implementato un tweeter a nastro Fountek. Ho scoperto che le valvole non ronzano, ho scoperto che esistono i bassi e gli alti e che sono in equilibrio tra loro sommati ai medi è ovvio, la banda passante. Ho scoperto molto dettaglio ed un grande piacere all’ascolto e come i larga banda possano letteralmente volare. Non sono un recensore quindi mi fermo qui.
    Ringrazio molto Stefano per la cortesia per la competenza e per aver fatto un lavoro splendido come solo un super professionista sa fare (dimenticavo Merlotto è marchiato CE ed ha il suo bel manuale di manutenzione e garanzia rilasciato dal costruttore) che, quotidianamente, mi regala sempre dell’ottima musica riprodotta in maniera fantastica.
    Non comprate spazzatura.

  • Sono anch’io una vittima di questi prodotti estremamente scadenti. Attirato dal prezzo basso portai a casa uno di questi cosi che si rivelò subito un ronzino sfiatato. Dopo varie peripezie, mi decisi ad affidarlo a Stefano per un tentativo di upgrade: ebbene, ne venne fuori un autentico purosangue, una delizia per gli occhi e le orecchie. Un’esperienza costosa ma preziosa: diffidare dei prezzi stracciati e dei costruttori improvvisati; un amplificatore a valvole ben progettato e ben realizzato non può costare poche centinaia di euro, a meno che non sia, appunto, una ciofeca costruita con i piedi e perdipiù pericolosa. Attenti all’immondizia, ce n’è anche troppa in giro!

  • Si certro che se dovevi costruirti tutto da te tanto valeva che compravi la roba invece di spendere 10volte la cifra per comprare un’immondezzaio montato da uno che non sa nemmeno polarizzare una valvola.

  • Kalimero… ossia “Non tutto il male vien per nuocere”
    Beh, salve a tutti. Io sono uno dei tanti, che hanno avuto la sfortuna, o, detto meglio, che sono stati cosi’ sprovveduti e poco accorti da acquistare un pre e un finale dal mitico costruttore di immondizia, autore anche degli apparecchi sopra.
    La mia esperienza è stata particolarmente traumatica, in quanto ha comportato, oltre a 2 bidoni, anche un continuo avanti ed indietro di elettroniche via corrieri, durante l’inverno e la primavera del 2020, in pieno periodo Covid.
    Ve la racconto… abbreviata, ed in fondo, vi narro anche l’aspetto positivo.
    Acquisto, a fine 2019, un preamplificatore dal nostro amico. Bello, artigianale e vintage come pochi, con 2 vt76 e 2 6sn7. Il pre arriva, ma ronza come una segheria di marmo. Torna al costruttore dopo pochi giorni, che me lo rimanda, dicendo che da lui ora è silenziosissimo, forse era qualcosa che si era dissaldato diurante il viaggio…. nel frattempo, mi propone un finale con 2 6sn7, 4 6v6 in parallelo, 2 per canale, fantastici trasformatori vintage della Siemens, e condensatori Western Electric rimarcatati MicaMold. Arrivato il finale (aspettavo il pre), anche questo non funziona. Il suono è bassissimo anche sulle La Scala, diffusore dall’efficienza mostruosa. Inoltre ronza. Rimandato indietro, mi arriva il pre “aggiustato”…. che ronza uguale a prima, a livelli inascoltabili…. provo a fare qualche modifica, con l’assistenza del costruttore di immondizia…. ma le cose peggiorano solo. E, quello che vedo dentro al pre mi lascia un poco perplesso. Saldature a “grumo”, pezzi incollati col bostik, viti tenute dalla colla, fili senza distinzione che finiscono malamente in varie parti, fili con la B+ che passano vicinissimi a parti metalliche, etc. Il costruttore mi spiega che così va costruita la roba vintage. E chi sono io per contestare, mi chiedo?
    La faccenda va avanti,con vari giri, facendo sempre più lievitare i costi, fino a che il Mister non propone di farmene un altro, speciale per me. Dopo 2 mesi, mi arriva un pre molto più modesto, con prese in acciaio, e che ronza peggio di quello di prima. Nel frattempo è tornato Kalimero, il finale, con esattamente gli stessi problemi di prima. Alla misura, presso un amico, tirava fuori 0,20W con le 2 6V6 in parallelo, e ben 0,35 W togliendo via una valvola, quindi usando 1 singola 6V6 in SE. Il tutto con distorsioni tra il 5 e il 7%

    In sintesi… il pre è ormai completamente smontato, inutile, grazie ad una alimentazione completamente sballata ed un progetto, il pre con le 76 di Bergmann apparso anni fa su Glass, realizzato però molto malamente, addirittura con una finta raddrizzatrice, che non serviva a nulla, mentre la corrente era raddrizzata da un ponte di diodi. Il finale ha subito varie ricostruzioni. Infatti, oltre che realizzato da cani, cablato da cani, e con un layout sbagliato (le finali davanti, le preamplificatrici tra finali e trasformatori, cavi che giravano ovunque, alimentazione dei filamenti che toccava quasi lo chassis senza protezione, tutto tenuto da bostik, incluse le viti, etc)e con tensioni e bias sbagliati….. insomma, oltre a questo disastro, utilizzava solo un lato per ogni 6SN7 (un doppio triodo… usato come singolo!) per pilotare una coppia di 6V6 SE in parallelo, che andavano ad un trasformatore non Siemens, bensì di nota marca italiana, siliconato dentro calotte nere. E il trasformatore……. un Push Pull da 6k collegato in uscita a 4 ohms. dunque la coppia di valvole, che avrebbe avuto bisogno di 2,3-2,5k, vedeva in uscita un trasformatore inadatto, saturato dalla corrente necessaria al funzionamento in SE, e con un’impedenza su carico di 8 ohms di 12k (12.000 ohms!!!!)

    Ora almeno il finale, da cui si sono recuperati i condensatori, gli zoccoli delle valvole, le prese di entrata ed uscita e il telaio, con i magnifici trasformatori di Stefano Bianchini, è diventato un finale vero, e ben suonante. Un SE di 6V6, pilotate da 6J5 (la metà di una 6SN7) con un bel cablaggio e un filtraggio curato. Il finale è magnifico, pilota, con solo 3 watt, le mie enormi La Scla come e meglio di qualunque amplificatore mai passato da casa mia!.
    Oltre a usare 6V6 fivre cokebottle nos, che suonano divinamente, come le loro pilota 6J5 RCA metal base nos, i trasformatori di Bianchini fanno impallidire qualunque altra cosa. Bassi fantastici, profondissimi e possenti, medi da urlo e una gamma alta presente e dettagliata, ma mai fuori le righe! Insomma, grazie a i trasformatori di Bianchini il finale si è trasformato in qualcosa di unico e speciale

    Quale è stato il lato positivo vi chiederete? Bene, per venirne a capo, visto che sono testardo, mi sono messo a studiare, a realizzare circuiti semplici, a imparare a fare i calcoli più semplici, ho incominciato a capire i circuiti e il funzionamento di ciascun elemento. Dopo 4 anni non sono certo un ingegnere elettronico, ma ora so leggere perfettamente un circuito, capirne molti errori, e soprattutto realizzarlo! Forzatamente e per necessità, ho dovuto imparare tutto, e sopratutto imparare ad autocostruirmi ciò che voglio, e a modificarlo secondo le mie esigenze. Dunque…. grazie Kalimero!!!

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