I Trasformatori Audio HiFi e la Banda Passante: Cosa Dovresti Sapere

La banda passante di un amplificatore rappresenta lo spettro di frequenze, che va dalla più bassa alla più alta, che l’amplificatore è in grado di riprodurre senza distorsioni significative, mantenendo una tolleranza di 1dB. Sono numerosi i fattori che possono influenzare la banda passante di un amplificatore. Tuttavia, per essere considerato un amplificatore HiFi di qualità, è fondamentale che la sua banda passante sia compresa tra 20Hz e 20kHz senza distorsioni o attenuazioni rilevanti. Il problema risiede nel fatto che molti erroneamente credono che sia sufficiente che il trasformatore sia in grado di raggiungere i 20kHz per evitare distorsioni. Questo è un ragionamento profondamente sbagliato. Purtroppo, i trasformatori audio introducono distorsioni, rotazioni di fase e attenuazioni ben prima del loro limite di banda teorico. Pertanto, è necessario che la banda passante del trasformatore si estenda molto al di là della gamma udibile, in modo che non si verifichino distorsioni indesiderate all’interno della gamma udibile stessa.

Bufale del WEB

Alcune persone sostengono che la banda passante di un amplificatore non debba essere eccessivamente ampia. Tuttavia, affermare che una banda passante elevata sia una caratteristica “limitante” è un’asserzione aberrante, soprattutto quando si considerano le rotazioni di fase (di cui parlerò in seguito).  Può essere valido limitare intenzionalmente la banda passante NEL CIRCUITO, ma non nel trasformatore. Questa limitazione può essere motivata principalmente da considerazioni sulle emissioni RF che potrebbero danneggiare alcuni tipi di tweeter o disturbare apparecchiature esterne. Tuttavia, tale limitazione deve essere implementata con criterio. Inoltre, il circuito deve essere progettato in modo da evitare la presenza di disturbi ultrasonici o frequenze radio, ma non necessariamente con un taglio brutale a 20kHz.

A sostegno di quanto sto affermando, riporto di seguito l’esempio di un trasformatore d’uscita della Tamura, uno dei produttori di trasformatori più rinomati al mondo. Questo esempio dimostra che ciò che sto dicendo non è frutto di chiacchiere senza fondamento. È importante evidenziare che anche un’azienda di tale prestigio, come la Tamura, riconosce l’importanza di una banda passante estesa per i trasformatori audio. Questo conferma la validità delle mie argomentazioni e sottolinea che la banda passante adeguata va ben oltre i 20kHz.

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demo tamura

I trasformatori di questa famiglia sono venduti a diverse migliaia di euro la coppia. Dalla tabella e dal grafico forniti, si può osservare che presentano una banda passante media di 10Hz a -1dB fino a 100kHz. Questi trasformatori audio sono riconosciuti a livello mondiale come i migliori nel loro campo. È sorprendente sentire alcune persone affermare che trasformatori con tali caratteristiche possano danneggiare i woofer e tweeter, dimostrando solo una mancanza di comprensione su questo argomento da parte di tali individui.

La maggior parte delle persone si informa tramite forum online, dove la conoscenza di alcuni si mescola con l’ignoranza totale di molti altri. Si possono leggere leggende e teorie infondate, come quelle che suggeriscono di intervallare primario e secondario dei trasformatori 20/30volte, o che si necessita di almeno 100 henry di induttanza primaria per ottenere buoni risultati. Alcuni sostengono che se le induttanze dei trasformatori sui due canali non sono perfettamente uguali, il risultato sonoro sarà completamente diverso, e che è essenziale abbinare i trasformatori a coppie…

Purtroppo, questo universo di informazioni è spesso un mix confuso di nozioni prive di senso, in cui perle preziose si confondono con assoluti non sense. Inoltre, spesso viene completamente ignorato l’aspetto più importante: la banda passante. Alcuni produttori, per vendere prodotti di qualità mediocre, arrivano addirittura a sostenere che la banda passante non sia importante o addirittura mentono sulle reali caratteristiche dei loro trasformatori. Quante volte avete visto bande passanti dichiarate senza specificare l’attenuazione? Quante volte avete visto riportate le condizioni del test? Personalmente, dichiaro sempre le condizioni di test in modo trasparente e onesto.

Sono entusiasta di condividere la mia esperienza nella costruzione dei trasformatori audio. Come artigiano appassionato, ho dedicato molti sforzi nel perfezionare la progettazione e la realizzazione di questi componenti cruciali. Nel corso del tempo, sono riuscito a raggiungere risultati che possono competere in alcuni casi con i trasformatori prodotti da rinomati marchi come Tamura.

È importante sottolineare che non intendo sminuire l’importanza dei prodotti di marchi storici come Tamura, che vantano una reputazione consolidata nel settore. Al contrario, ammiro il loro lavoro e la loro dedizione alla qualità. Tuttavia, grazie alla mia dedizione e alla ricerca costante di soluzioni ottimali, sono riuscito a realizzare trasformatori con una banda passante equiparabile o in alcuni casi superiore a quelli di alcuni modelli Tamura. È stato un percorso appassionante, nel quale ho dedicato tempo e attenzione ai dettagli per soddisfare le esigenze degli appassionati di audio. Ho sempre mirato ad ottenere alti standard di qualità, cercando di superare le aspettative e offrire un’esperienza sonora eccezionale.

Mi rendo conto che le mie affermazioni potrebbero sembrare audaci o arroganti, ma desidero sottolineare che condivido queste informazioni con umiltà e realismo. Non ho l’intenzione di sovravvalutare i miei prodotti o sminuire il lavoro di altri produttori. La mia intenzione è semplicemente condividere la mia passione e i risultati che ho ottenuto con impegno e dedizione. Sono grato per l’opportunità di contribuire al mondo dell’audio e spero che la mia esperienza possa essere di ispirazione per altri appassionati che desiderano esplorare il campo dei trasformatori audio. Continuerò a perseguire la qualità e l’innovazione, sapendo che ogni passo avanti è il frutto di un costante impegno e dedizione.

Un pò di chiarezza sull’intervallamento

Un aspetto importante da considerare nella progettazione dei trasformatori audio è la tecnica del sezionamento. Per ‘sezionamento’ si intende l’intervallazione di più sezioni del primario e del secondario all’interno del trasformatore. Questa tecnica mira a migliorare l’accoppiamento tra i due avvolgimenti, il che a sua volta influisce sullo smorzamento dell’altoparlante e sull’interazione con la valvola oltre al miglior passaggio delle alte frequenze (fino a un certo punto).

È importante notare che intervallare eccessivamente i trasformatori può portare a effetti indesiderati. Aumentando il numero di intervallazioni, si aumenta anche la superficie delle armature del condensatore parassita che si forma tra i due avvolgimenti. Questo, a sua volta, incrementa la capacità parassita, influenzando la banda passante nella gamma delle frequenze alte. Pertanto, l’eccessivo sezionamento può comportare una riduzione delle frequenze acute.

Il numero di sezioni necessarie dipenderà dalle specifiche del trasformatore, come il rapporto di trasformazione, il numero di spire e la potenza. Non ha senso stabilire un valore arbitrario di sezioni come 10, 15 o 20. È importante valutare l’effetto delle capacità parassite sulla banda passante. È fondamentale trovare un equilibrio tra l’accoppiamento desiderato e la conservazione della risposta in frequenza. Se un prototipo iniziale mostra una banda passante esageratamente estesa, potrebbe essere opportuno realizzare un nuovo campione con ulteriori sezionamenti per migliorare l’accoppiamenti tra gli avvolgimento. In caso contrario, se il trasformatore fosse troppo limitato in alto sarà necessario ridurre il numero di sezioni o adottare altre tecniche per ridurre la capacità parassita. È importante sottolineare che le affermazioni di persone che sostengono di aver costruito trasformatori con un numero eccessivo di sezioni andrebbero prese con una certa cautela. Una configurazione con un’eccessiva quantità di sezioni potrebbe risultare in una riproduzione limitata delle frequenze al di sopra di pochi kHz. Pertanto, è fondamentale trovare un giusto equilibrio nel numero di sezioni, evitando sia il sovra-intervallamento che l’eccessiva riduzione delle frequenze alte. La costruzione dei trasformatori richiede precisione e attenzione alla giusta misura.

In generale, un trasformatore single-ended può funzionare efficacemente con circa 5 o 6 sezioni, mentre in un trasformatore push-pull potrebbe essere necessario un numero leggermente superiore, intorno a 10 o 12 sezioni. È importante sottolineare che i trasformatori con un numero eccessivo di sezionamenti rispetto a quanto indicato sopra sono quasi certamente di scarsa qualità. Questi trasformatori rappresentano solo una perdita di tempo per chi li avvolge e spesso vengono presentati con numeri esagerati a scopo di marketing. È quindi fondamentale evitare di cadere in queste pratiche ingannevoli e concentrarsi sulla realizzazione di trasformatori che siano realmente efficaci e performanti.

Desidero condividere con voi lo schema costruttivo di un amplificatore Conrad Johnson MV50. Tuttavia, per proteggere il mio lavoro e non rendere accessibili i dettagli sensibili come il numero delle spire e le sezioni dei fili, ho censurato tali informazioni. Ho dedicato una giornata intera alla realizzazione di questo schema, derivato dalla sbobinatura di un trasformatore danneggiato. Ovviamente è mia intenzione preservare la riservatezza delle mie creazioni e non divulgare gli schemi dei miei trasformatori. Tuttavia, spero che questo schema vi dia un’idea del concetto. Si tratta del trasformatore di un amplificatore commerciale Conrad Johnson MV50, noto per la sua qualità e apprezzato da molti, nonostante abbia solo 5 sezioni come potete vedere.

La storia dell’individuo che ha realizzato un trasformatore con 35 sezioni è senza dubbio una leggenda. Se tale persona esistesse davvero, significherebbe che ha costruito un trasformatore che a malapena riesce a riprodurre frequenze oltre un paio di kHz. Tuttavia, come si suol dire, “ogni scaraffone è bello a mamma sua”, e questa persona affermerà tranquillamente che il suo trasformatore suona divinamente, (magari utilizzandolo per un subwoofer???). Tuttavia, ciò non significa che si debbano realizzare trasformatori con un numero eccessivo di sezioni. È importante trovare il giusto equilibrio e realizzare trasformatori con il numero adeguato di sezionamenti, affinché abbiano le caratteristiche desiderate e offrano prestazioni ottimali.

Un pò di chiarezza sull’induttanza primaria

L’induttanza primaria di un trasformatore audio deve essere adeguata alle specifiche del trasformatore stesso e della valvola con cui sarà utilizzato. Dipende dal numero di spire del primario e dalla sezione del nucleo. Se un trasformatore, chiamiamolo “X”, è in grado di riprodurre agevolmente frequenze di 10 Hz con un’induttanza primaria di 20 Henry, non ha senso richiedere un’induttanza primaria maggiore. Aumentare il numero di spire senza una ragione valida servirà solo a diminuire la banda passante alta del trasformatore e a favorire fenomeni di saturazione del nucleo. Quindi, se leggete su un forum che qualcuno ha realizzato un trasformatore con un certo valore di induttanza primaria (ammesso che quel trasformatore funzioni bene), tale valore ha senso solo per quel trasformatore specifico, con quella determinata impedenza primaria e quella specifica potenza e per quella valvola. Non è possibile richiedere un trasformatore con una certa impedenza e una certa induttanza a proprio piacimento, perché non funziona in questo modo. In conclusione, l’induttanza primaria di un trasformatore audio deve essere quella corretta per garantire la riproduzione adeguata delle frequenze desiderate, tenendo conto delle specifiche del trasformatore stesso e della valvola con cui sarà abbinato.

L’induttanza primaria necessaria in un trasformatore audio dipende dalla resistenza interna della valvola utilizzata. Ad esempio, un triodo con una resistenza interna di 800 ohm, come la 2A3, richiederà un trasformatore con un’induttanza primaria inferiore rispetto a un trasformatore progettato per una valvola con una resistenza interna di 6000 ohm, come la KT88. Potete cliccare qui per leggere un articolo dedicato a spiegare questo fenomeno della “specificità” dei trasformatori d’uscita.

I 100Henry di induttanza primaria e il mito avviato dai software di simulazione

Molte persone mi hanno chiesto il motivo per cui, nei miei listini, dichiaro la banda passante dei trasformatori ma non l’induttanza primaria degli stessi. Voglio chiarire che faccio questa scelta per evitare di essere vittima di un mito che è stato avviato, in modo non intenzionale, da alcuni software di simulazione come Spice e LTspice. Vorrei sottolineare che LTspice è un ottimo software che utilizzo frequentemente, ma sembra che il suo funzionamento sia frainteso da molte persone. Tra le sue molte funzionalità, LTspice consente di disegnare e simulare il funzionamento di un amplificatore valvolare con il suo trasformatore di uscita. LTSpice simula un trasformatore come due induttanze accoppiate, il cui valore di induttanza riflette il rapporto di trasformazione del trasformatore che si desidera simulare.

Dalle mie esperienze di laboratorio, ho constatato che LTspice non è in grado di simulare accuratamente il comportamento di un trasformatore di uscita. Nel corso degli anni, ho provato più volte ad inserire tutti i valori rilevati da un trasformatore reale, come l’induttanza, la resistenza DC, le perdite e le capacità parassite, ma ho notato che la simulazione su LTspice non corrispondeva al funzionamento effettivo del trasformatore reale. Sembrava sempre che l’induttanza primaria fosse insufficiente per un corretto funzionamento, e la simulazione presentava attenuazioni e distorsioni sui bassi che non si riscontravano nel circuito reale.

Credo che LTspice simuli le due induttanze accoppiate come se fossero semplici solenoidi privi di un nucleo magnetico. Di fatto, secondo LTspice, quasi nulla al di sotto dei 100 Henry funziona in modo accettabile. Questo è uno dei motivi per cui mi rifiuto di pubblicare il valore dell’induttanza primaria dei miei trasformatori, perché le persone potrebbero guardare i miei listini, provare a simulare i trasformatori su LTspice e poi ignorarli perché apparentemente la simulazione li fa apparire mal funzionanti.

Alcuni dei miei concorrenti, per coprirsi dalle critiche, utilizzano pratiche poco oneste e scrivono specifiche ingannevoli nei loro trasformatori. Ad esempio, dichiarano un’induttanza di 200/300/500 Henry, ma in realtà, una volta misurati, si scopre che hanno solo 20 Henry. Anche marchi famosi e rinomati, che preferisco non citare, adottano queste pratiche. Tre anni fa ho acquistato una coppia di interstadio che, secondo il datasheet, avrebbero dovuto avere un’induttanza di 300 Henry, ma misurandoli con un ponte, ho scoperto che ne avevano appena 35. Questo mi ha fatto comprendere la diffusione di tali pratiche ingannevoli.

Dal punto di vista commerciale, spesso si raccontano bugie per vendere. Se dici ad una persona che per un amplificatore SE con valvole 2A3 è sufficiente un trasformatore con circa 15 Henry di induttanza primaria, probabilmente riderà e non ti prenderà sul serio. Tuttavia, la realtà è che quel trasformatore da 15 Henry funzionerà in modo eccellente con la valvola 2A3. È importante fare affidamento su informazioni affidabili e condurre prove reali per valutare le caratteristiche e le prestazioni dei trasformatori. Non bisogna farsi ingannare dalle specifiche ingannevoli o dalle simulazioni software incomplete. La vera qualità dei trasformatori può essere apprezzata solo attraverso un’attenta analisi sperimentale e una valutazione pratica delle loro prestazioni.

Quindi, per riassumere, se desiderate simulare in modo spiccio il circuito di un amplificatore valvolare utilizzando LTspice, vi consiglio di simulare sempre un’induttanza primaria di 100 Henry. Tuttavia, per quanto riguarda i miei listini, ciò che realmente conta è la banda passante che dichiaro. Posso garantire che la banda passante indicata nei miei listini, se il circuito sarà ben realizzato, sarà esattamente quella che specifico. Mi preoccupa garantire la massima trasparenza e accuratezza nelle informazioni che fornisco, al fine di facilitare le vostre decisioni di acquisto. Sono sempre disponibile a fornire ulteriori dettagli o chiarimenti sui miei prodotti. Tuttavia, rifiuto categoricamente di lasciarmi coinvolgere dai pregiudizi e dalle credenze popolari diffuse, e non sarò mai disposto a mentire solo per lusingare l’ego del cliente per promuovere un prodotto. Sono fermamente convinto che la qualità di ciò che offro sia sufficiente a parlare da sé, senza bisogno di ricorrere a artifici ingannevoli.

Per ottenere maggior chiarezza sull’argomento, vi invito a consultare nuovamente il datasheet dei trasformatori Tamura, in particolare la colonna intitolata “Primary Inductance”. Noterete che ci sono diversi trasformatori con valori di induttanza primaria che si attestano su poche decine di Henry. Questo dato è importante perché dimostra che l’induttanza primaria di un trasformatore non deve necessariamente essere elevata per ottenere un funzionamento ottimale. E guarda caso un pò che trasformatori d’uscita da 2/3k (quindi corretti per una 2A3) hanno induttanze comprese tra 15 e 18H…

Mi auguro che le informazioni fornite fin’ora siano sufficienti per evidenziare l’importanza di essere cauti riguardo a chi enfatizza eccessivamente l’induttanza primaria dei suoi trasformatori. È fondamentale stare alla larga da coloro che lanciano numeri esagerati, affermando di offrire trasformatori con valori di diverse centinaia di Henry. Tali individui potrebbero rivelarsi semplici ciarlatani, intenti unicamente a vendere i propri prodotti senza basi solide.

La risposta di Pier Aisa alla questione della simulazione dei trasformatori: Mi sono rivolto a Pier Aisa per domandargli se sapesse il motivo per cui non risulta possibile simulare correttamente un trasformatore d’uscita su LTSpice, e la sua risposta è stata questa:

Spice è un simulatore molto potente e a seconda della accuratezza dei modelli può dare risposte più o meno aderenti a quello che avviene alla realtà. Un discorso a parte riguarda i magnetici che per essere modellati in Spice hanno necessità di avere tutti i parametri parassiti che riguardano gli avvolgimenti, specialmente se si usano in ambito audio dove la banda passante e la risposta in frequenza sono determinanti per la buona riuscita di un progetto. Per la mia esperienza bisognerebbe arricchire il modello del trasformatore inserendo tutti i componenti discreti di Spice che modellano i vari parassiti e sono veramente tanti mi riferisco a induttanza dispersa induttanza di magnetizzazione capacità spira spira capacità avvolgimento avvolgimento capacità avvolgimento nucleo capacità rispetto alla massa. Da un punto di vista elettronico di conseguenza è decisamente complicato ottenere questo tipo di modello anche se si riuscisse ad eseguire delle misure proprio per identificare questi parassiti.

In passato ho modellato funzioni non lineari come sono quelli dei nuclei magnetici tramite l’elemento Spice CORE che permette di rappresentare esattamente la curva di magnetizzazione B-H ed usarla. Allego un vecchio articolo che si riferisce a orcad ma la teoria è applicabile anche a LTSpice

https://ltwiki.org/index.php?title=Main_Page
https://ltwiki.org/index.php?title=Transformers

Metodi alternativi prevedono l’uso delle sorgenti di tensione corrente comportamentali che in LTSpice si modellano con la primitiva B, E all’interno di questo blocco si possono inserire le equazioni che legano le porte e riprodurre il comportamento di un nucleo magnetico che si può ricavare dal datasheet. La modellazione di componenti è un procedimento che richiede molto tempo e me ne sono occupato in ambito universitario dopo la laurea avevamo la missione di creare dei modelli di livello 7 per i semiconduttori. Considera che normalmente il livello delle librerie è 3.

Ci sono molti metodi di estrazione parametri parassiti che passano dalla estrapolazione per interpolazione o anche con qualche aiutino empirico dalle misure con il fitting di curve. Starebbe un tema estremamente interessante sui trasformatori di uscita in campo audio che sono dei veri e propri laboratori dove sono necessari accorgimenti molto specifici.
Quindi invito chiunque volesse aprofondire il discorso della simulazione dei trasformatori a visitare il suo forum e il suo canale youtube dove potrete trovare tanti guide e progetti interessanti non solo sulle valvole ma anche su tanti altri argomenti legati al mondo dell’elettronica.

Un pò di chiarezza sul match dell’induttanza primaria di un trasformatore

Se abbiamo due trasformatori audio sui due canali di un amplificatore e uno ha un’induttanza primaria di 10 Henry e l’altro ne ha 25 Henry, allora sicuramente abbiamo un grosso problema di abbinamento tra i canali. Tuttavia, se i due trasformatori hanno induttanze primarie leggermente diverse, ad esempio 10 Henry e 11 Henry, la differenza è insignificante e non sarà percepibile all’ascolto. È importante considerare che piccole variazioni nell’induttanza primaria possono verificarsi a causa di variazioni di temperatura o di forze meccaniche applicate sul trasformatore. Ad esempio, un trasformatore può mostrare variazioni nell’induttanza primaria quando viene riscaldato dalla mano o viene colpito leggermente con un cacciavite. Pertanto, il concetto di “match” tra trasformatori può essere esagerato. Anche se due trasformatori hanno piccole differenze nelle loro induttanze primarie, se sono stati costruiti dalla stessa persona, utilizzando lo stesso schema costruttivo e gli stessi materiali, le differenze saranno trascurabili e il loro impatto sull’audio sarà insignificante.

In conclusione, è importante considerare la corretta corrispondenza tra trasformatori audio, ma piccole differenze nell’induttanza primaria non dovrebbero essere motivo di preoccupazione o influire significativamente sul suono finale.

Riprendiamo il discorso sulla banda passante

Come ho già detto la banda passante di un trasformatore di uscita è indubbiamente un parametro importante da considerare. Rappresenta l’intervallo di frequenze in cui il trasformatore è in grado di trasmettere il segnale audio in modo fedele, senza attenuazioni significative. È importante sottolineare che la qualità di un trasformatore di uscita non si limita solo alla banda passante. Altri fattori, come l’induttanza dispersa, l’accoppiamento con la valvola utilizzata e la linearità dell’impedenza, possono influire sulla resa sonora complessiva. Pertanto, è fondamentale considerare un insieme di parametri per ottenere un’esperienza audio ottimale.

È un peccato che alcune persone sottovalutino l’importanza della banda passante o addirittura deridano chi ne parla. Ognuno ha le proprie esigenze e preferenze sonore, e ciò che può sembrare irrilevante per qualcuno potrebbe essere cruciale per un altro. È sempre consigliabile fare riferimento a dati oggettivi e considerare un ampio spettro di parametri per valutare la qualità di un trasformatore di uscita. Quindi, sì, la banda passante è un parametro rilevante, ma non dovrebbe essere l’unico fattore preso in considerazione. Una valutazione equilibrata e una comprensione approfondita di tutti i parametri coinvolti contribuiranno a ottenere il risultato desiderato in termini di riproduzione audio.

La banda passante indica semplicemente fino a quale frequenza il trasformatore può trasmettere il segnale senza una significativa riduzione di ampiezza. Tuttavia, l’attenuazione determina quanto il segnale viene ridotto lungo la banda passante. È importante sapere con quanta attenuazione il trasformatore opera a una determinata frequenza.

Ad esempio, se un trasformatore arriva a 20kHz, ma presenta un’attenuazione significativa a quella frequenza, potrebbe compromettere la fedeltà e la qualità del segnale audio riprodotto molto probabilmente anche a frequenze molto inferiori. È quindi essenziale valutare l’attenuazione del trasformatore a diverse frequenze, compresa quella massima che può trasmettere. Prendiamo ad esempio il trasformatore di alimentazione di un volgarissimo citofono. Pur essendo in grado di raggiungere i 20 kHz, è probabile che presenti un’attenuazione significativa a quella frequenza e forti attenuazioni e distorsioni anche a frequenze inferiori. Di conseguenza, non sarebbe adatto per costruire un amplificatore ad alta fedeltà, in quanto comprometterebbe la riproduzione accurata delle frequenze desiderate. 

L’attenuazione, misurata in decibel (dB), indica la riduzione di potenza del segnale in uscita ad una certa frequenza. Un’attenuazione di 3dB corrisponde a una potenza dimezzata, ed è uno standard comunemente accettato per molti scenari audio. Tuttavia, l’attenuazione minima percepibile dall’orecchio umano è di 1dB, ed è considerata uno standard di riferimento per coloro che cercano un’elevata qualità audio. Pertanto, se si desidera un amplificatore di alta fedeltà, è importante considerare l’attenuazione e cercare di mantenere valori minimi, garantendo così una riproduzione più accurata delle frequenze desiderate.

Inoltre, quando si afferma che un amplificatore arriva a 20kHz con un’attenuazione di -1dB, non significa che il segnale subisca un crollo netto esattamente a quella frequenza. Piuttosto, a seconda dei casi, potrebbe iniziare un lento processo di attenuazione graduale che inizia, ad esempio, dai 5kHz e continua fino a raggiungere -1dB a 20 kHz. Ciò comporta che nel vostro amplificatore sarà presente un filtro graduale che riduce progressivamente le frequenze alte, simile a quanto si otterrebbe con un equalizzatore che abbassa gradualmente le levette, partendo dai medi e arrivando agli acuti.

Nessuno sa cosè la rotazione di fase: Nell’ambito dell’audio, la rotazione di fase è un concetto fondamentale che può influenzare significativamente la qualità della riproduzione sonora. Comprendere l’importanza della rotazione di fase e il suo legame con la banda passante è essenziale per ottenere un’esperienza d’ascolto ottimale. La rotazione di fase si riferisce alla variazione dell’angolo di fase di un segnale audio al variare della frequenza. In parole semplici, significa che le diverse componenti di frequenza di un segnale audio possono essere ritardate rispetto ad altre. La rotazione di fase è misurata in gradi ed è rappresentata graficamente da una curva che mostra l’angolo di fase in funzione della frequenza.

Relazione tra rotazione di fase e banda passante: La rotazione di fase è strettamente correlata alla banda passante di un sistema audio. Un sistema audio ideale dovrebbe riprodurre tutte le frequenze senza alcuna alterazione nella rotazione di fase. Tuttavia, nella pratica, molti componenti audio, come amplificatori o altoparlanti, possono introdurre delle rotazioni di fase indesiderate.

Effetti negativi della rotazione di fase indesiderata: La presenza di una rotazione di fase indesiderata può avere conseguenze deleterie per un buon ascolto. Innanzitutto, può causare una distorsione del suono. Inoltre, la rotazione di fase può influire sulla coerenza temporale del suono. Quando i diversi componenti di un segnale audio sono sfasati, l’immagine sonora può risultare dispersa e meno focalizzata. Ciò si traduce in una mancanza di precisione nella posizione degli strumenti musicali nell’immagine stereo o nella mancanza di una scena sonora tridimensionale ben definita. 

Inoltre, è importante considerare l’interazione tra le rotazioni di fase e la controreazione all’interno dei finali di potenza. Questa interazione è una delle principali cause delle brutte distorsioni che possono affliggere tali amplificatori. Una buona progettazione del trasformatore e del circuito di amplificazione, in grado di garantire una banda passante estesa, può contribuire ad evitare molti di questi problemi. Molti progettisti invece cercano di risolvere il problema eliminando direttamente la controreazione. 

Per chi mi da del “pipistrellone”: Purtroppo, come accade spesso nel mondo online, ci sono individui che si illudono di essere esperti in tutti i campi e che deridono coloro che hanno una comprensione più approfondita di determinati argomenti. Su siti web di dubbia attendibilità e sui social media, è comune trovare commenti insulsi riguardanti la banda passante degli amplificatori e dei trasformatori. Alcuni sostengono che raggiungere i 20 kHz sia più che sufficiente, poiché l’orecchio umano non può percepire frequenze superiori. Altri ironizzano dicendo che stiano cercando di organizzare “concerti per pipistrelli”, sminuendo così l’importanza di amplificatori e trasformatori che superano la frequenza di 20kHz.

Queste persone, purtroppo, non hanno mai compreso il vero comportamento delle rotazioni di fase in relazione alla banda passante di un amplificatore. Si limitano a sorridere in modo sciocco, ignorando il fatto che ci sono persone che si impegnano a produrre trasformatori capaci di emettere ultrasuoni, non perché siano udibili all’orecchio umano, ma perché l’interazione tra la banda passante e le rotazioni di fase può avere un impatto sulla qualità generale dell’audio riprodotto.

La verità è che la banda passante estesa e una risposta in fase accurata possono contribuire a ottenere un’esperienza d’ascolto più ricca e dettagliata. Anche se molti adulti possono non essere in grado di percepire frequenze superiori a 15 kHz, ciò non significa che tali frequenze o quelle inferiori (ben udibili) non siano già compromesse da forti rotazioni di fase. Pertanto, investire in trasformatori e amplificatori che superano la soglia dei 20 kHz può contribuire a migliorare l’accuratezza e la fedeltà della riproduzione audio, anche se tali frequenze non sono udibili direttamente dall’orecchio umano lo sono invece le rotazioni di fase che vengono introdotte a frequenze molto più basse. In conclusione, è importante ignorare le insulse derisioni di coloro che sottovalutano l’importanza della banda passante estesa negli amplificatori e nei trasformatori. Chi si impegna a produrre componenti audio di alta qualità e a comprendere il ruolo delle rotazioni di fase sa bene che superare i limiti convenzionali può portare a miglioramenti significativi nell’esperienza d’ascolto complessiva. Non lasciamoci influenzare dalle superficiali critiche di chi ha una visione limitata e cerchiamo sempre di approfondire la nostra conoscenza per apprezzare appieno le sfumature della riproduzione audio di alta qualità.

Vediamo in questa figura un trasformatore di uscita di bassa qualità, nel grafico in giallo la banda passante con scala di 5db ogni quadretto, mentre in azzurro la rotazione di fase con scala di 50 gradi ogni quadretto:

A) Possiamo vedere una banda passante di 15Hz – 35khz -5dB … partendo da 10hz la rotazione di fase fa 100gradi fino a 1khz, e poi ulteriori 50gradi, gradualmente fino a 20khz. Ora vediamo sotto un trasformatore a larga banda passante prodotto da SB-LAB, dello stesso tipo e per la stessa valvola come si comporta:

B) Qui vediamo una banda passante di 10Hz -2dB – 180khz -3dB … Partendo da 10hz la rotazione di fase di 50 gradi è già quasi pareggiata a 100Hz (non 1khz), prosegue pressochè piatta fino iniziando a degenerare poco prima dei 10khz (invece che a 1khz) e arriva a 50 gradi di rotazione alla ragguardevole frequenza di 100khz.

In questo articolo (clicca qui per leggerlo), ho analizzato dettagliatamente un caso in cui un amplificatore presentava problemi di rotazione di fase. Nel contesto specifico, i trasformatori utilizzati erano di mia produzione, ma lo schema elettrico del circuito presentava difetti di progettazione che provocavano rotazioni di fase con conseguenze negative sulla qualità complessiva della riproduzione sonora. Nel corso dell’articolo, ho dedicato particolare attenzione alla risoluzione di questi problemi di fase, apportando modifiche mirate al circuito. Ho dimostrato in modo convincente le notevoli differenze che si possono ottenere con semplici modifiche, offrendo un’analisi approfondita dei risultati ottenuti.

Infine, è importante sottolineare che quando un trasformatore ha una banda passante molto ampia, significa che le sue capacità parassite sono ridotte al minimo. Questa riduzione delle capacità parassite contribuisce ad una significativa attenuazione di un fenomeno noto come “ringing”. Il ringing si manifesta sotto forma di oscillazioni smorzate che si formano sui fronti d’onda del trasformatore, alla frequenza di risonanza. Per visualizzare il fenomeno del ringing su un trasformatore audio, si può applicare un segnale di onda quadra al suo ingresso, come illustrato di seguito:

quadra

Quelle che seguono sono 2 esempi di ringing tipici in trasformatori di media qualità:

ring1

ring2

Quella che segue è l’immagine del ringing di un trasformatore di ottima qualità, ad alta banda passante:

ring3

Vediamo ad esempio questa quadra a 1khz di un trasformatore SB-LAB…

A la stessa quadra emessa da un trasformatore di un’amplificatore made in cina…

Naturalmente, durante l’ascolto con un amplificatore si riproduce musica e non onde quadre. Le onde quadre vengono utilizzate durante le misurazioni per evidenziare eventuali difetti, ma tali difetti si manifestano anche durante la riproduzione musicale. Ogni volta che si verifica un fronte di salita o di discesa nel segnale, si genera un certo livello di disturbo che si sovrappone al segnale audio. Pertanto, coloro che denigrano l’uso degli strumenti affermando che l’orecchio è l’unica cosa che conta non hanno molta base, perché se si osservano tali disturbi sugli strumenti di misurazione, è sicuro che anche a livello uditivo si possono percepire.

Un valido motivo per sovradimensionare i nuclei e usare lamierini EI invece di altri nuclei

Un altro tipo di critica che ho ricevuto riguardo ai miei trasformatori è legata alle loro dimensioni. Questo argomento è stato discusso anche precedentemente, ma desidero chiarire che il nucleo di un trasformatore ha una limitazione nella sua capacità di lavorare ad alte frequenze, generalmente fino a circa 1 kHz o poco oltre. Oltre questa frequenza, a causa delle perdite per isteresi, il nucleo non riesce a seguire i rapidi cambiamenti del segnale.

Tuttavia, le frequenze al di sotto di questo punto di cutoff possono essere influenzate dal nucleo del trasformatore. Affinché un trasformatore suoni bene, è importante che lavori a bassa induzione, in modo da operare in una regione lineare della sua curva di isteresi. Se il trasformatore funziona al di fuori di questa regione, possono essere introdotte aromiche dispari nel segnale audio, alterando la qualità della riproduzione.

L’effetto udibile tra un trasformatore di piccola sezione e uno più grande può manifestarsi come un suono più sporco. È per questo motivo che di solito preferisco utilizzare nuclei a lamierini comuni, come quelli del tipo EI, nonostante siano spesso disprezzati da alcuni. Questi nuclei non hanno permeabilità magnetica estremamente elevata e presentano perdite maggiori rispetto a nuclei come quelli a doppia C o toroidali. Tuttavia, è proprio grazie a queste caratteristiche “difettose” che riescono a funzionare e suonare meglio.

I nuclei a lamierini comuni, come quelli di tipo EI, sono più facili da far lavorare in una regione lineare della loro curva di isteresi, che è più progressiva rispetto a quella dei nuclei ad alta permeabilità come quelli toroidali. I nuclei toroidali, infatti, hanno una curva di isteresi molto ripida e trovano difficoltà nel mantenere una risposta lineare, soprattutto quando devono sopportare correnti continue volute (come nel caso degli amplificatori single-ended) o non volute (come piccoli sbilanciamenti del bias negli amplificatori push-pull). Anche i nuclei a doppia C risentono in misura minore di queste problematiche. In conclusione, ho scelto di utilizzare nuclei a lamierini comuni come quelli di tipo EI per garantire un suono di alta qualità. Nonostante le dimensioni possano essere maggiori rispetto ad altri tipi di nuclei, questi trasformatori offrono prestazioni sonore migliori grazie alla loro capacità di lavorare in una regione lineare della curva di isteresi, fornendo un suono più pulito e godibile.

Attenzione a chi dichiara dati falsi o incompleti e altre cose a cui stare attenti
Altre pratiche discutibili utilizzate da alcuni produttori di trasformatori che non pongono la necessaria cura sulla qualità del loro lavoro.

Molto spesso, si può notare che tutti i trasformatori nel listino di un produttore presentano bande passanti dichiarate con tagli perfetti, spesso in modo stereotipato come 20Hz/20kHz – 30Hz/30kHz, e così via. Tuttavia, è importante considerare che durante la produzione di un trasformatore, ottenere tagli precisi e perfetti è un’impresa difficile, soprattutto quando si tratta di trasformatori di differente fattura. È quindi improbabile che tutti i trasformatori raggiungano esattamente i 30kHz, ma potrebbero invece variare leggermente, come uno che arriva a 29kHz o un altro che raggiunge i 34kHz.

Altro aspetto da tenere in considerazione sono le attenuazioni non dichiarate. Quando viene specificato un limite di banda passante come 30Hz-30kHz, è altrettanto importante fornire informazioni sulla misura di attenuazione in decibel e, eventualmente, sulla potenza a cui è stata effettuata la misura. Senza tali dati, la dichiarazione sulla banda passante risulta priva di significato e di rilevanza pratica.

Altri mostrano le sole onde quadre ma è fondamentale comprendere che la risposta alle sole onde quadre non rappresenta un indicatore esaustivo della qualità del trasformatore. Sebbene l’assenza o la limitata presenza di ringing indichi che le componenti risonanti sono basse e al di fuori della gamma udibile, tale informazione da sola non è sufficiente per valutare la qualità complessiva del trasformatore. Altri aspetti come l’attenuazione alle diverse frequenze, la linearità del segnale e la risposta alle diverse dinamiche musicali sono altrettanto importanti nella valutazione dell’affidabilità e della resa sonora del trasformatore.

In conclusione, è fondamentale prestare attenzione ai produttori che adottano pratiche discutibili nel fornire informazioni sui loro trasformatori. L’accuratezza e la completezza delle specifiche tecniche sono cruciali per valutare correttamente la qualità e le prestazioni di un trasformatore, e fare affidamento solo su dichiarazioni superficiali può portare a decisioni errate e a risultati sonori deludenti.

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Il Fattore di Smorzamento nell’amplificazione audio

Un elemento fondamentale per la riproduzione del suono

Aggiornamento del 20 Maggio 2023

È con grande responsabilità che oggi presento un’aggiornamento di questo articolo, che ha l’obiettivo di apportare aggiornamenti importanti alla luce di recenti sviluppi nel settore dell’amplificazione audio. Sono venuti alla mia attenzione, grazie alla segnalazione di qualche mio cliente, alcuni video diffusi su YouTube da certi personaggi che hanno sollevato dubbi sulla veridicità e l’accuratezza delle informazioni presentate nei miei articoli. Mi preme sottolineare che il mio intento è sempre stato quello di fornire una trattazione imparziale e divulgativa sull’argomento dello smorzamento e della controreazione degli amplificatori audio, basata su dati e conoscenze attualmente disponibili.

Mi preme sottolineare che mentre alcuni venditori di amplificatori valvolari zerofeedback hanno cercato di smentire le teorie presentate nei miei articoli, è interessante notare che, paradossalmente, alcuni di loro hanno inavvertitamente confermato i concetti fondamentali che ho sempre esposto. Nel tentativo di dimostrare che il raggiungimento di un certo risultato desiderabile in termini di smorzamento sia possibile senza l’uso di controreazione, hanno presentato esempi di calcoli volutamente sbagliati al solo scopo di appoggiare le loro tesi secondo cui tutto si può ottenere senza controreazione. È importante sottolineare che fin dall’inizio io ho sempre sostenuto che l’utilizzo di un leggero tasso di controreazione è essenziale per raggiungere uno smorzamento minimo desiderabile negli amplificatori audio. È paradossale notare come alcuni dei venditori che hanno cercato maldestramente di contestare questa teoria, ammettano poi apertamente di utilizzare, nelle loro stesse produzioni, un lieve tasso di controreazione. Questo, di fatto, conferma l’importanza della controreazione come strumento fondamentale per garantire prestazioni audio ottimali.

Il fattore di smorzamento in breve

L’altoparlante, essendo un organo meccanico in movimento, è soggetto alla forza d’inerzia. Quando viene spinto in una direzione, ha la tendenza a continuare quel movimento anche quando la forza iniziale viene meno. Questo è dovuto alla presenza del foam che funziona come una sorta di sospensione o molla. Possiamo immaginare che l’altoparlante generi movimenti ondulatori che si attenuano gradualmente, riducendo un’oscillazione alla volta fino a esaurire l’energia. Questi movimenti sono chiamati onde smorzate. Inoltre, l’altoparlante ha una propria massa e reagisce in modo diverso alle diverse frequenze. Risponde in modo più evidente nei punti di risonanza e meno al di fuori di essi. Oltre alla massa dell’altoparlante, è influenzato anche dal litraggio della cassa, dalla massa d’aria in movimento e dalle risonanze che possono accentuare il problema. Nel complesso, questa combinazione di fattori contribuisce al fenomeno dello smorzamento negli altoparlanti. È importante comprendere come questi elementi interagiscano per ottenere una riproduzione audio di qualità e un controllo adeguato delle oscillazioni.

Il fattore di smorzamento rappresenta la capacità di un amplificatore di controllare il movimento del diffusore dell’altoparlante. Esso permette di frenare il diffusore quando risponde in modo eccessivamente pronunciato o cerca di andare oltre la sua inerzia. Allo stesso tempo, consente di spingere il diffusore con maggiore forza quando la sua risposta è troppo debole, cercando di farlo seguire fedelmente il segnale audio. Un elevato fattore di smorzamento indica una migliore capacità dell’amplificatore di mantenere sotto controllo il diffusore. Al contrario, un valore basso significa che il diffusore avrà una maggiore libertà di comportarsi in modo indipendente.

La soluzione sembrerebbe semplice: basta creare un amplificatore con un alto grado di smorzamento, cosa che viene meglio ai circuiti a stato solido. Tuttavia, per i sostenitori dei transistor e per nostra fortuna, amanti delle valvole, la realtà è molto più complessa. L’interazione tra amplificatore e altoparlanti è influenzata da numerosi altri parametri, tutti interdipendenti, e qui le valvole entrano in gioco in modo deciso. In effetti, il fattore di smorzamento da solo non è l’unico parametro da considerare. L’interazione tra l’amplificatore e le casse è influenzata da altri aspetti, come l’impedenza delle casse, la risposta in frequenza, la linearità del segnale e la risposta transiente. Le valvole, con le loro caratteristiche uniche, offrono un contributo significativo a queste interazioni complesse. Il fattore di smorzamento resta però un elemento importante da considerare, dobbiamo ricordare che l’efficacia dell’amplificatore e delle casse dipende dall’interazione di numerosi parametri, e le valvole, con le loro caratteristiche uniche, svolgono un ruolo significativo nell’ottenere un suono eccezionale e coinvolgente.

Il fattore di smorzamento tecnicamente

Nel vasto mondo di Internet, è possibile trovare numerosi articoli tecnici riguardanti il fattore di smorzamento, ma bisogna fare attenzione poiché molti di essi sono esclusivamente teorici o presentano una chiara tendenza faziosa. In particolare, alcuni articoli scritti da venditori di amplificatori a stato solido suggeriscono che il fattore di smorzamento debba necessariamente avere valori estremamente elevati, spesso irraggiungibili con gli amplificatori valvolari, altrimenti si otterrebbe un suono di bassa qualità. Al contrario, altri venditori che offrono amplificatori valvolari zero feedback sostengono che il fattore di smorzamento sia un parametro insignificante, non degno nemmeno di considerazione.

Va poi presa in considerazione la questione di coloro che, approfittando dei miei articoli, dichiarano valori di smorzamento falsi e irrealistici al solo scopo di attrarre clienti che spesso non possiedono le conoscenze necessarie per verificare tali dati. È importante sottolineare che ci sono venditori che offrono amplificatori zero feedback con certe valvole che non menziono per non essere troppo specifico, i quali dichiarano fattori di smorzamento (DF) di 100 o 200. Tuttavia, se si effettuano misurazioni accurate, è difficile trovare un fattore superiore a 2. Perchè in realtà, senza l’uso della controreazione, è fisicamente impossibile ottenere un risultato del genere con quelle valvole.

E va presa in considerazione anche la questione di coloro che criticano i miei testi senza fornire informazioni dettagliate sui fattori di smorzamento degli amplificatori che vendono. Tali individui sostengono che il fattore di smorzamento sia un parametro insignificante, senza però rivelare che gli amplificatori che promuovono hanno effettivamente fattori di smorzamento molto bassi, molto al di sotto di quanto loro stessi spiegano essere il minimo necessario.

È deplorevole che alcuni venditori si impegnino a diffondere informazioni inesatte o addirittura fuorvianti, sfruttando la mancanza di conoscenze tecniche dei consumatori al fine di aumentare le vendite. È fondamentale che i consumatori siano consapevoli di queste pratiche e siano incoraggiati a verificare attentamente le specifiche tecniche degli amplificatori prima di effettuare un acquisto. Un approccio critico e informato è essenziale per evitare di essere ingannati da dichiarazioni esagerate e per fare scelte consapevoli basate sulla qualità effettiva del prodotto e sulle proprie preferenze sonore. Personalmente, ritengo che queste prese di posizione estreme siano semplicemente mosse commerciali, tipiche di venditori abili e senza scrupoli. Ciò che manca è un approccio onesto e moderato su questo argomento. Non sembra esserci molta chiarezza su quale sia il valore ideale del fattore di smorzamento e come influenzi effettivamente la resa sonora. Questo porta alla necessità di analizzare con attenzione le specifiche tecniche, valutare le caratteristiche sonore desiderate e, soprattutto, fare ascolti e confronti diretti tra amplificatori.

L’obiettivo dovrebbe essere quello di considerare il fattore di smorzamento come uno dei numerosi fattori che influenzano la qualità complessiva dell’amplificatore e del sistema audio. Un approccio bilanciato, basato sull’ascolto critico e sulla valutazione oggettiva delle prestazioni, è ciò che ci permette di prendere decisioni informate e di scegliere l’amplificatore più adatto alle nostre preferenze sonore. In conclusione, è importante mantenere una prospettiva moderata, basata sull’onestà e sulla valutazione completa delle informazioni disponibili, al fine di evitare di essere influenzati da prese di posizione estreme.

Molte persone sostengono che le strumentali siano inutili e che l’unica cosa che conta per un amplificatore è come suona. Tuttavia, questa affermazione è errata, poiché la qualità del suono non è separata dagli stessi parametri strumentali dell’amplificatore, come molti credono. Due amplificatori con gli stessi parametri strumentali avranno un suono molto simile, se non del tutto identico. Il problema è che spesso le case produttrici, sia di trasformatori che di amplificatori, dichiarano dati falsi, causando una discrepanza tra le prestazioni effettive e quelle dichiarate. Di conseguenza, un amplificatore che dovrebbe essere uguale a un altro potrebbe non esserlo in realtà, o uno che dovrebbe essere superiore potrebbe risultare inferiore. Questo porta gli audiofili che valutano il suono “a orecchio” a credere che i parametri strumentali non siano rilevanti, ma purtroppo si sbagliano perché non considerano la possibilità che tali parametri siano falsi.

È importante comprendere che i parametri strumentali influenzano la resa sonora di un amplificatore. I valori accurati di distorsione, risposta in frequenza, rapporto segnale-rumore e fattore di smorzamento, tra gli altri, possono contribuire a una riproduzione audio fedele e di alta qualità. Tuttavia, la sfida risiede nel fatto che le informazioni fornite dalle case produttrici possono essere ingannevoli o inaccurate. In conclusione, la qualità del suono di un amplificatore non può essere separata dai suoi parametri strumentali. È importante riconoscere che le informazioni dichiarate dalle case produttrici possono essere fuorvianti, e che la valutazione oggettiva delle prestazioni strumentali è cruciale per una scelta consapevole. Gli audiofili devono considerare entrambi gli aspetti, sia il suono soggettivo che i parametri misurabili, al fine di ottenere un’esperienza audio soddisfacente.

Il “fattore di smorzamento” è un parametro che descrive la capacità di controllo di un amplificatore sull’impedenza di carico. Viene definito come il rapporto tra l’impedenza di carico e la resistenza di uscita dell’amplificatore, comunemente indicata come “Rout”. In altre parole, il fattore di smorzamento si calcola dividendo l’impedenza del carico per l’impedenza di uscita dell’amplificatore.

Ossia: Smorzamento = Impedenza del carico / Impedenza di uscita dall’amplificatore

L’impedenza del carico è quella dichiarata dal produttore degli altoparlanti collegati all’amplificatore e può essere di 4, 6 o 8 ohm, trattandosi di amplificatori valvolari sarà necessario collegare una cassa di una certa impedenza nominale ad un’uscita che corrisponde alla stessa impedenza sull’amplificatore, il valore dello smorzamento chiamato anche “Rout”, rappresenta la resistenza parassita intrinseca dell’amplificatore, ossia una resistenza che possiamo immaginare essere posta in serie tra amplificatore e altoparlante.

Il fattore di smorzamento è un indicatore importante per valutare la capacità di controllo dell’amplificatore sul carico degli altoparlanti. Un fattore di smorzamento più elevato indica un maggiore controllo dell’amplificatore sull’impedenza del carico, contribuendo a ridurre le oscillazioni indesiderate dell’altoparlante.

Per “Rout” si intende questo: immaginiamo l’amplificatore perfetto (quindi solo teorico) che può erogare corrente infinita, la “Rout” e una resistenza posta in serie tra l’amplificatore e il carico (altoparlante). Il valore di questa resistenza limita la quantità di corrente erogabile dal nostro amplificatore immaginario, e quindi limita la sua capacità di smorzamento. Nota: il Fattore di Smorzamento (per esempio 80 su 8 ohm) si risale al valore di Rout dell’amplificatore (8:0.80= 0.1 ohm).

La teoria ed i sostenitori dei transistor affermano che se il fattore di smorzamento è molto elevato (ad esempio, superiore a 100) difficilmente si verificheranno problemi. Tuttavia, è importante considerare che la priorità principale di un amplificatore è offrire un’esperienza di ascolto piacevole, mentre i parametri strumentali dovrebbero essere considerati in secondo piano. Coloro che si avvicinano al mondo degli amplificatori valvolari spesso sperimentano un ascolto molto più piacevole rispetto alle amplificazioni a transistor, che anche se di buona qualità, possono risultare “violente” e affaticanti (soprattutto durante ascolti prolungati). Tuttavia, il problema spesso risiede nel passare da un’estremo all’altro: da un amplificatore con eccessivo smorzamento quindi con troppa retroazione che presenta determinati problemi ad un amplificatore con smorzamento insufficiente che presenta problemi diversi.

È fondamentale trovare un equilibrio tra il controllo del diffusore e una resa sonora piacevole. Un’elevata fedeltà alle strumentali potrebbe non garantire necessariamente un’esperienza di ascolto coinvolgente e appagante. Gli amplificatori valvolari spesso offrono un suono più “vivace” e musicale, che può essere preferito da molti appassionati. Tuttavia, è importante evitare estremi e trovare un amplificatore che offra un adeguato controllo del diffusore senza sacrificare la musicalità. La scelta dell’amplificatore ideale dipende dalle preferenze personali e dalla sinergia con il sistema audio complessivo. Un equilibrio raggiunto tra smorzamento, fedeltà strumentale e qualità sonora soggettiva può garantire un’esperienza di ascolto soddisfacente.

Nella mia esperienza, sia nel campo dell’audio che in altri ambiti della vita, ho notato che le persone tendono a schierarsi agli estremi. Alcuni preferiscono avere un problema piuttosto che un altro, senza rendersi conto che alla fine tutti hanno dei problemi. Tuttavia, spesso la soluzione ottimale si trova nel punto di equilibrio, nel cercare un compromesso tra due condizioni. La strada del compromesso e dell’equilibrio non è facile da percorrere, poiché richiede ragionamento critico e molte prove ed esperimenti. Ma è proprio in questo punto intermedio che si può raggiungere una soluzione dove i problemi sono ridotti al minimo possibile. La perfezione assoluta non esiste, ma cercare un punto di equilibrio significa prendere in considerazione le diverse variabili, pesare i pro e i contro e trovare una soluzione che soddisfi il maggior numero di criteri. È importante comprendere che l’approccio estremo può sembrare più semplice e diretto, ma spesso non porta ai risultati desiderati. Trovare un punto di equilibrio richiede impegno, pazienza e la volontà di sperimentare diverse soluzioni. È attraverso il ragionamento critico e l’esplorazione delle opzioni che si possono ottenere risultati più soddisfacenti nel lungo termine. Nel campo dell’audio, come in molti altri campi della vita, è importante evitare gli estremismi e cercare un approccio più bilanciato. Questo ci permette di esplorare le diverse sfumature, di scoprire soluzioni innovative e di trovare il giusto compromesso tra le nostre esigenze, preferenze e vincoli.

Nel campo dell’audio, secondo la mia esperienza, il compromesso ideale si trova in un amplificatore valvolare che utilizza un moderato negative feedback. Questo permette di evitare gli estremi: da un lato, il suono di certi amplificatori che smorzano eccessivamente producendo suono sgradevole e dall’altro lato, l’amplificatore a valvole senza retroazione dove il cono dell’altoparlante ha una libertà eccessiva, causando fastidiosi bassi gonfi e rombamento di frequenze basse che mi fa venire anche lui mal di testa.

Nell’amplificatore valvolare con moderato negative feedback, lo smorzamento deve essere sufficiente per controllare i coni degli altoparlanti e mantenere un buon livello di pulizia del suono. Una delle chiavi per ottenere questo equilibrio è l’utilizzo di trasformatori d’uscita di alta qualità, con una banda passante estesa. Applicare il negative feedback a un trasformatore di scarsa qualità può compromettere il risultato producendo un suono poco piacevole. Purtroppo, sul mercato sono pochi i produttori che offrono trasformatori d’uscita di elevata qualità, il che porta molte persone a dover fare una scelta tra un basso smorzamento o un’elevata quantità di negative feedback con relative distorsioni.

Effetti del fattore di smorzamento sulla risposta in frequenza del diffusore acustico

La variazione dell’impedenza nei confronti della frequenza dei diffusori e del fattore di smorzamento dell’amplificatore crea un’ampia gamma di combinazioni, che possono risultare più o meno soddisfacenti in termini di qualità sonora. Queste differenze sono udibili e misurabili, a differenza di quanto pensano molti audiofili che si affidano esclusivamente all’ascolto “ad orecchio”. Trovano piacere nell’esplorare una vasta gamma di combinazioni senza un criterio specifico, sperando di trovare per caso una configurazione che suoni bene. Tuttavia, spesso si tratta di un approccio casuale, poiché sono convinti che questi fenomeni siano impossibili da misurare. È importante sottolineare che coloro che si basano esclusivamente sull’ascolto “ad orecchio” e trascurano l’utilizzo degli strumenti di misurazione spesso impiegano molto tempo nella ricerca delle combinazioni di amplificatore e casse che li soddisfano. Questo approccio può portare a un ciclo di acquisti e sostituzioni di apparecchiature ripetute, che si traduce in un notevole dispendio di tempo e risorse finanziarie, senza garantire risultati completamente soddisfacenti.

In realtà, le misurazioni oggettive possono fornire informazioni preziose sul comportamento dell’impedenza dei diffusori e del fattore di smorzamento dell’amplificatore. Questi dati misurabili possono aiutare a identificare le combinazioni più ottimali e a raggiungere una resa sonora superiore. Non dovremmo sottovalutare l’importanza di un approccio basato sulle misurazioni, poiché ci consente di valutare obiettivamente le caratteristiche tecniche e di ottenere risultati più riproducibili e affidabili. Quindi, è consigliabile unire l’ascolto critico “ad orecchio” con l’utilizzo di strumenti di misurazione per ottenere una visione completa e accurata delle prestazioni sonore. Questo approccio integrato ci permette di sperimentare e trovare le combinazioni più felici, basandoci sia sulla nostra esperienza personale che sui dati oggettivi, migliorando così l’esperienza di ascolto complessiva.

Le variazioni sulla risposta in frequenza, causate dall’accoppiamento ampli+diffusori, va da frazioni di dB a 2 dB (e oltre). Nelle figure che seguono sono riportati alcuni esempi di risposta in frequenza misurata ai capi di un diffusore con amplificatori diversi. Quelle illustrate sono certamente variazioni udibili. Per l’acquisizione di questi grafici mi sono servito del mio carico reattivo che simula un diffusore a 3 vie oltre che di un normale carico resistivo.

Il grafico qui sotto riporta la risposta in frequenza di un’amplificatore valvolare “A moderatamente retroazionato” su un carico puramente resistivo, in giallo la risposta in frequenza (il leggero calo di 0,2dB che comincia a 2khz circa è dovuto ad una compesazione interna del circuito) e in azzurro la risposta in fase.

Nel secondo grafico vediamo la risposta in frequenza sempre dell’amplificatore “A” su di un carico reattivo (quindi una situazione di funzionamento reale) come si può vedere l’andamento della risposta in frequenza risulta turbato come anche quello dell’andamento di fase. Questo secondo me è un’ottimo comportamento da parte di un’amplificatore.

In questo grafico invece possiamo osservare un’amplificatore “B”, classico valvolare ZERO FEEDBACK ossia senza controreazione, non importa che sia una prestigiosa 300B, come si vede quest’ultimo è totalmente in balia del carico (quindi del diffusore). Nella condizione di assenza di controreazione si hanno fortissime DISTORSIONI sia nel dominio della frequenza che nell’andamento della fase. Questo secondo me è un pessimo amplificatore.

Ogniuno di questi 3 esempi non ha un’andamento perfetto, e il loro andamento cambierà sempre in base al diffusore connesso, ma maggiore è il loro smorzamento più si avvicineranno all’andamento ideale, migliore sarà l’esperienza di ascolto.

Come aumentare il fattore di Smorzamento

Prendendo in considerazione solo il mondo valvolare ci sono diversi modi per aumentare il fattore di smorzamento (o diminuire la Rout di uscita che è la stessa cosa) di un’amplificatore, alcuni di essi sono messi in pratica frequentemente ma purtroppo spesso danno scarsi risultati e non sono senza controindicazioni.

  1. Un metodo per aumentare il fattore di smorzamento è ridurre significativamente l’induttanza dispersa del trasformatore di uscita. Questo favorisce un migliore accoppiamento tra il primario e il secondario, consentendo alla placca della valvola finale di percepire in modo più diretto l’andamento dell’altoparlante. È importante evitare trasformatori prodotti da persone inesperte che esibiscono il titolo di “ingegnere” ma che creano trasformatori con un’eccessiva induttanza dispersa, spesso oltre mezzo Henry (una quantità esagerata). Si consiglia di scegliere trasformatori di qualità media-decente con un’induttanza dispersa di circa 10 mH. Tuttavia, è importante notare che migliorare da 10 mH a 5 mH potrebbe portare solo a un modesto aumento dello smorzamento.
  2. Un secondo metodo per aumentare il fattore di smorzamento è mettere in parallelo più valvole. Questo approccio può portare a una riduzione della resistenza interna (Ri) quando due valvole sono collegate in parallelo, il che potrebbe migliorare lo smorzamento. Tuttavia, è importante notare che la Ri delle valvole è generalmente molto alta, specialmente nel caso dei pentodi. Anche se la Ri viene dimezzata, potrebbe comunque rimanere alta e il miglioramento del fattore di smorzamento potrebbe essere insignificante. Questo metodo funziona meglio con valvole che hanno una bassa resistenza di ingresso, come ad esempio certi triodi.

    Tuttavia, mettere valvole in parallelo presenta alcune controindicazioni. In primo luogo, due valvole non sono mai perfettamente uguali. Anche se vengono abbinate su un punto statico, non c’è garanzia che abbiano lo stesso comportamento dinamico. Inoltre, anche se le valvole fossero perfettamente abbinate all’inizio, non è garantito che rimangano uguali durante il loro invecchiamento. Ciò può causare distorsione e potenziali problemi di oscillazione nel circuito stesso. Pertanto, generalmente si consiglia di utilizzare una singola valvola di dimensioni adeguate anziché due valvole più piccole in parallelo. Inoltre, è sconsigliabile utilizzare più di due valvole in parallelo, poiché ciò può generare ulteriori complicazioni. Sul mercato si trovano amplificatori con 6 o 8 valvole in parallelo, ma tali configurazioni possono causare numerosi problemi. Da menzionare anche che il push-pull in classe A può teoricamente offrire un migliore fattore di smorzamento rispetto al push-pull in classe AB poiché presenta una resistenza di ingresso inferiore. In sintesi, l’uso di valvole in parallelo per migliorare lo smorzamento può presentare vantaggi limitati e può essere soggetto a problemi di abbinamento delle valvole, oscillazioni e altre complicazioni. Pertanto, è importante valutare attentamente i compromessi tra smorzamento, prestazioni generali e affidabilità del sistema.

  3. Il terzo punto riguarda l’utilizzo o l’aumento del tasso di controreazione (negative feedback). La controreazione è considerata il metodo più efficace per aumentare significativamente il fattore di smorzamento, anche se è un argomento che suscita molte discussioni e disinformazione. È importante comprendere che il tasso di retroazione, quando utilizzato correttamente, non è necessariamente dannoso. Come ho già menzionato, se il trasformatore d’uscita ha una banda passante limitata, l’introduzione delle rotazioni di fase attraverso la controreazione può avere un impatto negativo sul suono. Purtroppo, sul mercato sono pochi i trasformatori con una banda passante elevata, e questo ha portato molte persone a considerare la controreazione come il “male assoluto” da evitare a ogni costo. Tuttavia, questi pregiudizi sono spesso basati sull’ignoranza e la superficialità tecnica di molte persone.

    Il vero problema risiede nella banda passante dei trasformatori. Se il trasformatore ha una banda passante sufficientemente ampia, l’uso della controreazione non introduce distorsioni o intermodulazioni udibili. Pertanto, è possibile godere dei benefici dell’aumento del fattore di smorzamento senza gli effetti collaterali negativi del negative feedback. È importante sottolineare che l’utilizzo corretto della controreazione richiede un’attenta progettazione e taratura, in modo da ottenere un equilibrio tra smorzamento migliorato e prestazioni sonore ottimali. La corretta implementazione richiede competenza tecnica e una valutazione caso per caso, tenendo conto delle specifiche dell’amplificatore, dei trasformatori d’uscita e delle caratteristiche del sistema di altoparlanti. In conclusione, l’utilizzo del negative feedback, quando adeguatamente applicato in presenza di trasformatori con una buona banda passante, può offrire un modo efficace per aumentare il fattore di smorzamento senza compromettere la qualità sonora. È fondamentale basare le decisioni su una comprensione approfondita dei componenti coinvolti e delle loro interazioni.

Per me, progettare e mettere a punto un amplificatore HiFi è simile all’affinare una macchina da Formula Uno. Si cerca di ottenere il massimo da ogni aspetto, ma sarebbe un errore rinunciare alle caratteristiche più significative per concentrarsi su quelle meno importanti. Per fare un esempio grottesco, immaginiamo di voler avere un’auto veloce: possiamo alleggerirla dal peso delle finiture interne e dai sedili dei passeggeri, ma non sarà utile se abbiamo ruote di legno che non ci permettono di superare i 30 all’ora senza rompersi.

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La misura del fattore di smorzamento

Per misurare il fattore di smorzamento di deve misurare l’impedenza di uscita dell’amplificatore (Rout). Un modo semplice per farlo è applicare un segnale sinusoidale all’amplificatore, regolare il volume per ottenere una certa tensione sul carico (che deve essere una resistenza di valore noto uguale all’impedenza ai morsetti del trasformatore, quindi 8ohm sulla boccola da 8ohm o 4 ohm sulla boccola da 4 etc..) e utilizzare la formuletta del partitore di tensione resistivo. Note la tensione a vuoto (senza carico), con carico collegato e la resistenza di carico si risale al valore di Rout e di conseguenza al valore di smorzamento.

Rout = (tensione senza carico – tensione con carico) / (tensione con carico / resistenza di carico)

Quindi se misuro 8 volt su 8ohm e 10volt senza carico Rout è (10-8)/(8/8) = 2

Mentre lo smorzamento si calcola così, DF = Resistenza di carico/Rout

Quindi 8/2 = 4

Attenzione ad eseguire la misura dello smorzamento

Come abbiamo visto in precedenza, il calcolo del fattore di smorzamento di un amplificatore richiede la misurazione in tempo reale della tensione ai capi di un carico e successivamente la disconnessione di tale carico per valutare l’incremento di tensione senza intervenire su altre variabili. Tuttavia, è importante sottolineare che scollegare il carico da un amplificatore valvolare comporta dei rischi che devono essere considerati attentamente.

È importante notare che se l’amplificatore è costruito correttamente, con trasformatori ad alta banda passante e con un feedback moderato, solitamente non si verificano problemi durante la disconnessione del carico. Tuttavia, purtroppo, alcuni amplificatori commerciali che utilizzano un’elevata retroazione possono entrare in forte auto-oscillazione, e in queste condizioni è possibile che si verifichino fenomeni distruttivi, specialmente su amplificatori di alta potenza. In questi casi, i trasformatori o le valvole possono subire danni. Pertanto, sconsiglio vivamente a chiunque non abbia le competenze necessarie di effettuare questo tipo di misura.

Nel caso in cui sorgano dubbi, è possibile utilizzare un variac per accendere gradualmente l’amplificatore, monitorando attentamente con un oscilloscopio ciò che accade sui terminali di uno dei canali senza carico, mentre viene iniettato un segnale sinusoidale di bassa potenza. Incrementando gradualmente la tensione con pause tra un incremento e l’altro, è possibile osservare se dall’amplificatore fuoriesce solo il segnale iniettato o se iniziano a manifestarsi oscillazioni incontrollate. Nel caso in cui si verifichi instabilità senza carico, è possibile spegnere immediatamente l’amplificatore senza provocare danni, poiché la bassa alimentazione impedisce che le oscillazioni diventino eccessivamente intense. Tuttavia, desidero sottolineare che se si riscontra che l’amplificatore senza carico non è stabile, sconsiglio semplicemente di effettuare la misura e consiglio a tutti di fare altrettanto. È importante comprendere che situazioni di instabilità possono provocare danni significativi all’apparecchio, come ad esempio il guasto del trasformatore di alimentazione o il danneggiamento del circuito stampato a causa di scariche di alta tensione tra le piste o interne ai trasformatori di uscita. Pertanto, se non si è sicuri di poter effettuare questa prova senza causare danni, non la si esegua. È necessario prendere le dovute precauzioni e valutare attentamente le proprie competenze tecniche. È importante sottolineare che io forniscono queste informazioni a scopo informativo, ma non posso essere ritenuto responsabile per eventuali danni causati dall’esecuzione di queste procedure senza la necessaria competenza tecnica.

Esiste un altro metodo per calcolare il fattore di smorzamento di un amplificatore che non richiede la disconnessione totale del carico. Questo metodo prevede la commutazione su un carico diverso, che ha un valore noto e più elevato (ad esempio, 22 ohm), e utilizzando la semplice legge di Ohm è possibile risalire al valore sconosciuto di Rout. Attraverso questo approccio, è possibile ottenere una stima del fattore di smorzamento senza dover affrontare i rischi associati alla disconnessione totale del carico. L’utilizzo di un carico diverso consente di effettuare la misura in modo sicuro e accurato. A tal proposito, ho sviluppato un’apparecchio che automatizza questa procedura di misurazione del fattore di smorzamento. Questo strumento consente di commutare tra il carico noto e il carico originale dell’amplificatore, registrando le tensioni corrispondenti e calcolando automaticamente il fattore di smorzamento.

Potete trovare maggiori dettagli e informazioni sull’apparecchio e sulla procedura di misurazione nell’articolo che si apre cliccando qui.

L’utilizzo di questo metodo e dell’apparecchio dedicato offre un’alternativa sicura e conveniente per calcolare il fattore di smorzamento dell’amplificatore senza dover rischiare danni all’apparecchio.

Il mito degli amplificatori “Correntosi”

Facciamo chiarezza su un argomento spesso affrontato in modo poco chiaro: l’affermazione secondo cui alcuni amplificatori pilotano meglio degli altri perché sono più “correntosi”. Tuttavia, questa frase è priva di senso. Se disponi di 200 watt di potenza, avrai una certa corrente, mentre se hai 10 watt avrai molto meno, ma parliamo di amplificatori con la stessa potenza, ad esempio due amplificatori da 10 watt. Alcuni sostengono che, a parità di potenza, un amplificatore possa essere più o meno “correntoso”, ma se la potenza è la stessa, la corrente sarà sempre la stessa! Questi valori sono legati dalla pura matematica.

Ecco la formula per calcolare la corrente in un carico resistivo di valore noto conoscendo solo la potenza erogata dal generatore:

Formula per la corrente in un carico resistivo (corrente continua):
I = RADQ(P / R)

Dove:

  • I è la corrente nel carico (espressa in Ampere)
  • P è la potenza erogata dal generatore (espressa in Watt)
  • R è il valore della resistenza del carico (espressa in Ohm)

Per calcolare la corrente in un carico resistivo in corrente alternata, conoscendo solo la potenza erogata dal generatore:

Formula: I = RADQ(P / (V * cos(THETA)))

Dove:

  • I è la corrente nel carico (espressa in Ampere)
  • P è la potenza erogata dal generatore (espressa in Watt)
  • V è il valore efficace della tensione applicata (espressa in Volt)
  • THETA è l’angolo di fase tra la tensione e la corrente nel carico (espresso in radianti)

Si noti che in un carico resistivo puro, l’angolo di fase THETA sarà 0, quindi il cos(THETA) sarà 1. Pertanto, la formula diventa semplicemente:

I = RADQ(P / V)

Vorrei sottolineare nuovamente che se due amplificatori erogano la stessa potenza, non ci sarà alcuna differenza nel valore di corrente che scorre nel carico. In altre parole, se la potenza erogata da entrambi gli amplificatori è identica, la corrente nel carico sarà la stessa per entrambi. La corrente dipende direttamente dalla potenza erogata dal generatore e dalla tensione applicata al carico. Quindi, se due amplificatori hanno la stessa potenza, non ci sarà alcuna variazione nel valore di corrente che attraversa il carico. Questo punto è importante da considerare quando si confrontano le caratteristiche di due amplificatori, poiché la differenza tra di essi non risiederà nella corrente che scorre nel carico, ma in altri aspetti.

Dalle discussioni tra queste persone poco informate, sembra che le differenze udite, che attribuiscono a questa presunta “correntosità”, siano in realtà problemi legati allo smorzamento. Ho letto discussioni del tipo:

  • Sento i bassi lenti e gonfi…
  • Risposta: perché l’amplificatore non è abbastanza correntoso!

È evidente che stanno riscontrando problemi di basso smorzamento. Chiunque utilizzi parole come “correntoso” dovrebbe essere deriso e non preso in considerazione, poiché “correntoso” è una parola inventata che non ha alcun significato reale e proviene da persone che non hanno compreso gli argomenti di cui parlano.

È importante evitare termini ambigui e imprecisi quando si discute di amplificatori. Invece di concentrarsi su concetti vaghi come “correntosità”, è più significativo considerare parametri tecnici ben definiti come la potenza, la capacità di pilotare carichi impegnativi (smorzamento), la linearità, la risposta in frequenza e la distorsione. Questi elementi forniranno una visione più accurata delle prestazioni di un amplificatore, indipendentemente dal suo design (valvole o transistori). Quindi, vi invito a non farvi influenzare da termini come “correntosità” che non hanno una base tecnica solida. È fondamentale valutare attentamente tutte le specifiche tecniche e considerare l’esperienza degli utenti, le recensioni affidabili e le caratteristiche sonore desiderate prima di prendere una decisione informata sull’acquisto di un amplificatore.

Quindi quale valore di smorzamento deve avere un’amplificatore per suonare bene?

Vediamo la tabella sotto…

Fattore di Smorzamento Note
Valvolari senza feedback che dichiarano fattori di smorzamento di diverse centinaia di unità.

Oggetti che appartengono al mondo della fantasia. È importante essere consapevoli che i fattori di smorzamento dichiarati per gli amplificatori valvolari senza feedback che superano anche solo un fattore di 8 sono spesso esagerati e poco realistici. Dichiarare questi valori elevati è uno strumento di marketing per attirare l’attenzione, ma nella pratica non corrispondono alle prestazioni effettive dell’amplificatore. Pertanto, è consigliabile prendere con una certa cautela gli amplificatori valvolari zero feedback che promettono valori di smorzamento estremamente elevati, in quanto quasi sicuramente potrebbero non avere quella prestazione.

24 (o più) Valori molto difficili da ottenere con un valvolare, quasi impossibile, da considerarsi amplificatore a valvole estremamente retroazionato o amplificatore a stato solido.
Valori da 15 a 20 Valori molto difficili da raggiungere con un valvolare ma non impossibili, se viene usata retroazione locale o circuiti come l’STC potrebbe suonare estremamente bene se i trasformatori hanno sufficiente banda passante, ma potrebbe suonare molto male se viene usata retroazione ad anello chiuso.
Valori da 8 a 14 Valvolare moderatamente retroazionato, se il trasformatore ha sufficiente banda passante e il circuito è stato messo a punto nel migliore dei modi è sicuramente un’amplificatore che suona molto bene. Se il trasformatore impiegato è di bassa qualità potrebbe non suonare molto bene.
5 Valore accettabile, con un fattore di 5 è un’amplificatore valvolare poco retroazionato, sicuramente bensuonante ma che potrebbe variare il suo comportamento sonoro in modo “percettibile” in base alle casse con cui viene collegato. Godibile con la maggiorparte delle casse. Un valore di 5 è comunque nella realtà difficile ma non impossibile da ottenere senza controreazione (di certo non lo ottieni con una 2A3). L’unica via per avere questi valori senza feedback è usare valvole a bassa Ri o fare paralleli come spiegato in questo articolo che parla del fattore di smorzamento naturale (ossia quello che non dipende dalla controreazione).
2

DF di 2: Valore tipico per un amplificatore valvolare senza retroazione. Con un fattore di smorzamento di questo livello, è consigliabile utilizzare solo altoparlanti a gamma completa senza filtri passivi nel percorso del segnale. Trombe o a cassa aperta. È importante sottolineare che un amplificatore con un fattore di smorzamento così basso avrà un comportamento significativamente influenzato dal tipo di altoparlanti collegati e risulterà in una riproduzione del suono distorta con la maggior parte degli altoparlanti, soprattutto quelli di tipo reflex.

Un amplificatore con un fattore di smorzamento così basso limita notevolmente la scelta delle casse da abbinare e rende l’esperienza di ascolto altamente soggettiva. Anche se si trova una combinazione di altoparlanti che sembra funzionare bene al gusto personale, la qualità sonora sarà sempre al di sotto di quanto desiderabile o ottenibile con un amplificatore più performante e potrebbe non piacere ad altre persone. Senza la presenza di una retroazione, anche a livello locale, è praticamente impossibile raggiungere fattori di smorzamento più elevati con un amplificatore valvolare, fatta eccezione per alcune configurazioni circuitali rare di cui ho parlato nell’articolo sullo smorzamento naturale.

I difetti tipici degli amplificatori con un fattore di smorzamento così basso includono un’eccessiva enfasi dei bassi (spesso definiti “bassi gonfi”) e una gamma medio-alta ovattata (come se ci fosse un cuscino sugli altoparlanti). Si riscontrano anche una significativa perdita di dettaglio sonoro, onde smorzate generate dall’inerzia dei coni e una ridotta dinamica. E dovrei sottolineare che alcuni descrivono la distorsione prodotta dall’amplificatore con basso smorzamento (quindi zero feedback) come “maggiore dinamica”. Tuttavia, è importante comprendere che questa descrizione è fuorviante e non ha nulla a che fare con la vera dinamica del segnale audio.

La dinamica del segnale audio si riferisce alla capacità dell’amplificatore di riprodurre accuratamente le differenze di livello tra parti silenziose e parti più intense della musica. Un amplificatore con basso smorzamento compromette la dinamica del segnale, introducendo distorsione e limitando la capacità dell’amplificatore di gestire le variazioni di livello con precisione. Quando alcune persone descrivono questa distorsione come “maggiore dinamica”, in realtà stanno confondendo la saturazione e la compressione causate dalla mancanza di controllo dell’amplificatore con una resa sonora più vivace o energetica. Tuttavia, questa non è la vera dinamica del segnale, ma piuttosto un effetto che altera l’audio riprodotto. È importante evitare l’uso improprio del termine “dinamica” per descrivere la distorsione prodotta da un amplificatore con basso smorzamento.

Quello che voglio sottolineare è che il fatto che a queste persone piaccia il suono prodotto da amplificatori con basso smorzamento non giustifica l’affermazione che tali amplificatori abbiano una maggiore dinamica. È importante distinguere tra le preferenze personali in termini di resa sonora e le caratteristiche tecniche di un amplificatore. Se qualcuno apprezza un suono più colorato o con una certa tipologia di distorsione, è una scelta personale legittima. Tuttavia, attribuire questa preferenza a una maggiore dinamica è fuorviante.

Il basso fattore di smorzamento dell’amplificatore avrà un impatto significativo sul risultato sonoro, rendendo l’amplificatore molto dipendente dal tipo di cassa utilizzata. Di conseguenza, l’amplificatore suonerà in modo diverso a seconda delle casse connesse. Le casse che minimizzano gli effetti negativi di un basso fattore di smorzamento sono solitamente le casse monovia “aperte”, caratterizzate da coni di diametro ridotto che presentano una minore inerzia. In alternativa, le casse pneumatiche intrinsecamente frenate possono offrire un migliore controllo del suono.

Valori DF inferiori a 2

Gli amplificatori con smorzamenti inferiori a 2 sono generalmente il risultato di una progettazione e costruzione scadenti, sia per quanto riguarda il valvolare stesso che i trasformatori utilizzati. È importante notare che alcune marche, anche famose e prodotte in Italia, offrono amplificatori senza retroazione con smorzamenti molto bassi, talvolta anche inferiori a 0,1. Questi apparecchi possono generare suoni distorti, impastati e possono far emergere le risonanze degli altoparlanti e dei crossover. Nonostante si pubblicizzino come “suono naturale”, questi amplificatori producono un’ampia quantità di distorsione, rendendo il segnale di uscita completamente diverso da quello di ingresso.

Mentre alcuni individui potrebbero preferire questo tipo di suono, la realtà è che la maggior parte delle persone che hanno avuto l’opportunità di ascoltare altre soluzioni audio potrebbe affermare di non voler mai investire in un amplificatore di questo genere. La distorsione e l’alterazione del segnale possono inficiare l’esperienza sonora, compromettendo la fedeltà e la qualità della riproduzione musicale. Pertanto, è consigliabile fare attenzione e scegliere con cura un amplificatore che garantisca una riproduzione sonora precisa e di alta qualità.

Nel corso degli anni, ho sviluppato l’idea che per gli amplificatori valvolari di bassa potenza, un fattore di smorzamento compreso tra 5 e 10 sia ottimale per ottenere un suono di qualità. Tuttavia, se aumentiamo la potenza dell’amplificatore, è consigliabile aumentare leggermente anche il fattore di smorzamento. Mentre su circuiti con potenza molto bassa, intorno ai 2 watt, un fattore di smorzamento di 3 può essere sufficiente. D’altro canto, per i circuiti dedicati alle cuffie, lo smorzamento non riveste una grande importanza e si può limitare alla quantità minima di controreazione necessaria per evitare sbilanciamenti tra i due canali. È importante sottolineare che la scelta del fattore di smorzamento dipende dalla potenza dell’amplificatore e dall’applicazione specifica.

È importante poi discutere di un argomento correlato agli amplificatori a transistor, che spesso vengono pubblicizzati esclusivamente sulla base di numeri impressionanti. Si fa riferimento a amplificatori che vantano fattori di smorzamento superiori a 1000 o addirittura 40.000. Tuttavia, permettetemi di chiarire che tali valori estremamente elevati sono inutili, poiché oltre una certa soglia, aumentare il fattore di smorzamento non apporta miglioramenti. Ad esempio, se consideriamo un amplificatore con un fattore di smorzamento di 10, ciò corrisponde a una resistenza di uscita (Rout) di circa 0,8 ohm. Gli amplificatori con fattori di smorzamento di diverse migliaia avrebbero una Rout che corrisponde a milionesimi di ohm. Tuttavia, ciò risulta insignificante poiché gli altoparlanti hanno una resistenza interna parassita data dalle bobine e dai filtri di crossover, e persino i cavi di collegamento tra l’amplificatore e le casse contribuiscono con una resistenza parassita che si somma alla Rout dell’amplificatore, spiego meglio con l’immagine sotto che altro non è una precisazione dell’immagine di inizio articolo:

Come sappiamo già Rout è la resistenza parassita dell’amplificatore, mentre l’altra da 6ohm (valore del tutto arbitrario stabilito casualmente per la scrittura di questa spiegazione e che chiamerò RPAP) possiamo immaginare sia la resistenza parassita dei cavi che collegano l’amplificatore alla cassa sommata a tutte le resistenza interne allo stesso diffusore comprese la stesse resistenze DC della bobina mobile dello stesso. Quindi in definitiva lo smorzamento DF effettivo visto dal nostro diffusore sarà la somma di Rout + la resistenza dei cavi (molto bassa e poco influente ma non nulla) + la sua stessa resistenza parassita. Diventa chiaro quindi che se Rout sarà uguale a 0,1ohm e “RPAP” 6ohm la rout totale sarà 6,10hm. È evidente che se “RPAP” è un valore costante e immutabile la diminuzione oltre un certo valore di Rout sarà insignificante. Cioè dal punto di vista dell’effettivo smorzamento sarà irrilevante questo 6,1ohm o un ipotetico 6,0000001ohm.

È importante sottolineare che dichiarare un fattore di smorzamento di 1000 o di 40.000 è solo una mossa di marketing senza reale valore pratico. È altamente probabile, direi certo, che per raggiungere tali valori elevati di fattore di smorzamento, siano state utilizzate enormi quantità di controreazione nell’amplificatore e come ho già spiegato in questo articolo l’eccessiva quantità di controreazione può portare a risultati sonori indesiderati tanto quanto il non uso della stessa. Un amplificatore con un’elevata controreazione potrebbe suonare “freddo”, “sterile” o privo di vita, mancando di quell’energia e coinvolgimento emotivo che caratterizzano una riproduzione sonora appagante.

Quindi, è importante capire che un alto valore di fattore di smorzamento non è un indicatore di un amplificatore che suona bene o che offre prestazioni sonore superiori. Piuttosto, è necessario trovare un equilibrio tra la quantità di controreazione utilizzata e il suono desiderato, tenendo conto delle caratteristiche dell’amplificatore e dell’interazione con le casse e il resto del sistema audio.

Manipolatori del Suono: Il trucco di tagliare le basse frequenze negli amplificatori zero feedback

Nel mondo degli amplificatori audio, c’è un fenomeno che merita attenzione: l’uso di strategie per alterare la resa sonora degli amplificatori zero feedback. Questi manipolatori del suono cercano di nascondere i difetti dei loro amplificatori attraverso un trucco apparentemente semplice ma poco onesto: tagliare le basse frequenze. In questo articolo, esploreremo come funziona questa pratica e perché dovremmo essere cauti nel credere alle promesse di una riproduzione audio superiore. I manipolatori del suono cercano di evitare le critiche legate alle basse frequenze fastidiose, che spesso vengono descritte come “bassi gonfi” o “bassi troppo presenti”. E per farlo, introducono deliberatamente un taglio delle basse frequenze nell’amplificatore. Questo significa che le basse frequenze vengono attenuate o addirittura eliminate, dando l’illusione di un suono più bilanciato e controllato.

Tecniche di Manipolazione del Suono

È importante menzionare il ruolo delle casse consigliate e sconsigliate per gli amplificatori a basso smorzamento. Al fine di compensare le loro limitazioni, alcune persone consigliano l’utilizzo di casse con caratteristiche che naturalmente riducono la riproduzione delle basse frequenze. Queste includono casse monovia, fullrange, casse con coni di piccolo diametro, casse aperte e diffusori a tromba. L’idea è che queste casse possano fornire una risposta più controllata delle basse frequenze, minimizzando così l’effetto negativo di un amplificatore a basso smorzamento.

D’altra parte, sconsigliano l’utilizzo di casse reflex e di altri tipi di casse che offrono una buona riproduzione delle basse frequenze. In condizioni di basso smorzamento, queste casse potrebbero accentuare eccessivamente i bassi, portando a un suono gonfio e fastidioso. Questa limitazione nella scelta delle casse può vincolare il cliente e impedirgli di ottenere una riproduzione sonora ottimale. Bisogna sottolineare che l’utilizzo di un livello moderato di controreazione e un maggior smorzamento può offrire una maggiore versatilità e una resa sonora altrettanto buona, se non migliore anche con casse meno adatte agli amplificatori zero feedback. Questo suggerisce che accettare un po’ di controreazione potrebbe permettere di ottenere un suono più bilanciato e una maggiore flessibilità nella scelta delle casse, senza compromettere la qualità complessiva dell’amplificatore. Ma vediamo altre tecniche di manipolazione…

Realizzazione di trasformatori con bassa induttanza primaria: Una delle tecniche comuni è quella di progettare trasformatori con bassa induttanza primaria. Questo porta naturalmente a un taglio delle basse frequenze, poiché l’induttanza primaria influisce sulla risposta in frequenza dell’amplificatore. L’obiettivo è ridurre l’energia trasmessa alle basse frequenze, creando un suono più “controllato” a discapito della fedeltà e della completezza dell’audio riprodotto. Potete trovare un’esempio pratico cliccando qui.

Realizzazione di trasformatori con alta induttanza primaria a ridosso della saturazione: Alcuni manipolatori del suono cercano di accontentare la credenza comune degli audiofili che i trasformatori debbano avere induttanze primarie elevate cercando di portare a casa capra e cavoli. Essi fanno in modo che il nucleo del trasformatore lavori a ridosso della saturazione. Ciò significa che, sebbene misurando l’induttanza del trasformatore essa risulti notevolmente elevata, quando il trasformatore viene effettivamente utilizzato con le valvole e sottoposto a correnti continue, la saturazione del nucleo vada a strozzare le basse frequenze. Il risultato che si ottiene sono basse frequenze non esaltate ma distorte. Quest’ultima tecnica l’ho vista utilizzata in certi trasformatori giapponesi e in praticamente tutti quegli amplificatori che usano nuclei toroidali che mi sono capitati per le mani, infatti i loro sostenitori parleranno delle enormi (quanto inutili) induttanze primerie di questi trasformatori, mostreranno bande passanti che non sembrano tagliate sulle basse frequenze ma mai vi mostreranno come esce una sinusoide a 20Hz da tali trasformatori perchè potrebbe assomigliare a qualcosa come l’immagine qui sotto… E a quel punto, dopo tanta fatica spesa a parlare dei pregi e della perfezione sonora di tali saluzioni si troverebbero a dover giustificare un compromesso bello grosso fatto a discapito delle basse frequenze o a minimizzare dicento “tanto non si sente”, oppure tanto fai la biamplificazione e metti un’amplificatore diverso per i bassi.

Esempio di distorsione da saturazione del nucleo

Bisogna comprendere che queste tecniche non migliorano la qualità del suono, ma cercano di mascherare i difetti degli amplificatori zero feedback attraverso il taglio selettivo delle basse frequenze. Tuttavia, queste manipolazioni comportano una compromissione significativa della registrazione con una riproduzione audio distorta. Conclusioni: È fondamentale essere consapevoli di queste tecniche manipolative nel campo degli amplificatori zero feedback. La scelta di un amplificatore dovrebbe basarsi sulla qualità sonora, sulla fedeltà alla fonte audio e sulla capacità di riprodurre tutte le frequenze in modo equilibrato. Tagliare deliberatamente le basse frequenze può portare a una resa sonora compromessa.

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L’oscuro mondo degli amplificatori valvolari mal costruiti

– Attenzione agli impresentabili –

A distanza di 5 anni voglio fare un’aggiornamento a questo articolo anche come piccolo sfogo personale perchè mi è arrivato per le mani un “robo” che mi ha lasciato una grande amarezza in bocca. Degli accrocchi costruiti dai cantinari ne ho già parlato nella vecchia versione di questo articolo che rimane sotto ma quando senti parlare da tutte le parti di una nuova marca artigianale che sta avendo successo… non un cantinaro ma un professionista, che leggendo sui social sembra che sia la manna dal cielo, il nuovo dio degli amplificatori valvolari… “Bellissimi”… “Costossisimi”… “Tutti li vogliono”… “Ne sta vendendo un sacco”… Poi un povero disgraziato te ne porta uno e vedi… Bhe scusatemi se dopo tanti anni a cercare di lavorare nel modo migliore, dopo tutti gli sforzi che ho fatto anche io per produrre qualcosa di mio che sia ben fatto vedere queste cose mi fà arrabbiare parecchio e allo stesso tempo mi sento stupido perchè sostanzialmente ho l’impressione che essere seri e voler lavorare bene sia una cosa inutile o quasi controproducente perchè per avere successo e vendere i propri prodotti in questo mercato apparentemente bisogna fare l’opposto, ossia costruire male, predicare cavolate e sparare prezzi altissimi.

Anche se spendete tanto potreste rimanere fregati

Ovviamente non citerò la marca, ho fatto foto e video delle mie prove ma non posso pubblicarli perchè renderei riconoscibile il prodotto ma vi posso solo raccontare la storia a parole. Ho questo cliente che ha comprato questo amplificatore e mi dice di aver dei problemi, con un’apparecchio nuovo che dovrebbe costare come 7/6mesi di stipendio di una persona normale, molto di più del mio attuale prodotto di punta. A un tale prezzo ci si deve aspettare (e si deve pretendere) un qualcosa costruito in modo impeccabile invece il cliente lamentava diversi difetti:

  • Trasformatore di alimentazione che vibrava.
  • Zoccolo di una delle 4 valvole pilota che non teneva salda la valvola.
  • L’amplificatore era un’integrato con 4 ingressi e quando passavi da un canale all’altro continuavi a sentire in sottofondo il segnale del canale precedente (e non si dica che per risolvere questo problema bisogna fare i dual mono!)

Giro l’apparecchio e già trovo che il fondo non è una lamiera tagliata in modo professionale ma un lamiera forata presa da un “brico”. Apro e trovo un “bellissimo” cablaggio in aria povero di ancoraggi con diverse pezzi fissati al nulla ma appesi semplicemente ai fili, roba incollata al piano col bostik (le viti queste sconosciute). Controllo telecomando e vumer fatti con schedine cinesi incollate pure loro. Groppi di fili sulla vaschetta della rete 230 con saldature orrende. L’interuttore di accensione di plastica di quelli che compri per 2€ al pezzo che sono destinati a sfondarsi in pochi mesi… Che pirla che sono io che per il mio phoenix uso un pulsante in acciaio antivandalo che costa quasi 70€, non trovate che sia stupido usare componenti costose e di alta qualità per un prodotto che costa diverse migliaia di €? non è meglio usare la roba più loffa ed economica che trovi? Tanto quelli che ti comprano la roba non capiscono un cavolo.

L’amplificatore vantava di avere ben 3 ingressi sbilanciati e uno bilanciato ma poi vado a vedere e l’ingresso bilanciato usava solo una fase, quindi inutile apparenza; era un ingresso sbilanciato anche lui. Tutti i segnali degli ingressi non venivano commutati subito li a ridosso degli RCA ma una lunga matassina di fili assolutamente non schermati a mo di stendipanni partiva verso il commutatore anteriore ed è li che per via capacitiva tutti i fili paralleli si passavano il segnale uno con l’altro.

Scopro che come pilotaggio c’erano 2 doppi triodi uno dei quali con le sezioni in parallelo che si sarebbe potuto sfruttare come sfasatore long tail per accettare anche l’ingresso bilanciato ed effettuare correttamente la cancellazione dei disturbi che dovrebbe essere la caratteristica delle linee bilanciate e che funziona solo se dalla parte ricevente il circuito è fatto a questo modo.

L’induttanza della cella CLC non era traferrata ma con i lamierini intercalati, quindi nucleo chiuso = saturazione molto probabile.

Vado a misurare l’isolamento tra terra e la fase/neutro della VDE e scaricava a 2100Vca (dovrebbe almeno arrivare a 3kV), immagino che sia colpa del mal cablaggio provo a scollegare il trasformatore di alimentazione, faccio qualche prova e tra il primario e uno dei seconari sembrava scaricare a 1500Vca. Quindi provo un trasformatore di uscita e scaricava tra primario e secondario ad appena 700Vca.

La richiesta del cliente era che sistemassi tutto il cablaggio, risolvessi la diafonia tra gli ingressi e il trasformatore di alimentazione che ronzava oltre a costruire una copertura per comprire le valvole visto che le 4 grosse finali in classe A scaldavano come vulcani, ma dopo tutte queste cose ho deciso che l’unico posto per quell’amplificatore era la discarica.

Quindi se andare a comprare qualcosa, anche se è una ditta, non fermatevi a scritte come “zero feedback” e “cablaggio in aria” per giudicare se è buono o no. Se vedete una rencensione online con una foto del dentro dove si vedono chiaramente liane e condensatori appesi come palline di natale o zoccoli di valvole avvitati al legno e sotto scritto “Bellissimo cablaggio in aria” tenete presente che  se questi li pagate dicono pure che Mariangela Fantozzi è missitalia, quello non è un bel cablaggio in aria, ma per niente!

A mio parere, questi individui insieme ai loro corrispettivi cantinari rappresentano una minaccia per il mercato degli amplificatori valvolari, danneggiandone la reputazione e la fiducia dei consumatori. Purtroppo, non tutte le persone sono in grado di riconoscere le fregature che hanno acquistato, ma è importante che si diffonda la consapevolezza sui rischi legati all’acquisto di apparecchi mal costruiti.


“Chi poco spende butta i suoi soldi…”

Sono stato spinto a scrivere questo articolo dopo alcune vicende che mi sono capitate negli ultimi tempi, volevo quindi condividere con tutti le mie idee nella speranza che possano essere utili ad altre persone per non cadere nelle stesse trappole in cui altri sono già caduti. Il mondo dell’HiFi, specie quello valvolare, è popolato di aziende, produttori grandi e piccoli, bravi e meno bravi, hobbysti autocostruttori e gente che ci prova o fa finta. In mezzo a tutto questo marasma di cose spesso una persona che vorrebbe comprare un’apparecchio si trova di fronte a tantissime scelte e talvolta, purtroppo commette errori madornali. Il mio intento non è quello di cercare di definire quello che sia un’apparecchio che va bene o uno che va male, quello che suona bene e quello che suona male (visto che spesso questa cosa dipende dal gusto personale) ma piuttosto cercare di distinguere almeno grossolanamente cosa sia costruito in modo accettabile da ciò che invece non merita considerazione e i ragionamenti che talvolta portano alcune persone a commettere errori.

Iniziamo con questo 300B costruito da ignoto, veniva presentato come una sontuosissima configurazione dual mono in unico involucro, due alimentazioni separate (addirittura), attenuatore a scatti (perchè i potenziometri vanno male) condensatori carta olio (wow! suono pazzesco), è stato venduto per 700€ da un sito di annunci, la povera persona che l’ha comprato però lamentava un suono piuttosto moscio, una gamma acuta poco brillante (decisamente tagliata) e la presenza di fruscii fastidiosi sopratutto su uno dei canali. Mi è stato chiesto di dargli un’occhiata e quando mi arriva (un pacco pesantissimo che probabilmente superava i 40kili col vettore di SDA che mi insultava per questo), lo apro a mi trovo davanti a qualcosa che definire imbarazzante è poco…

Se le due foto qui sopra non fossero abbastanza evidenti spiego che la piastra nera che si vede nella foto iniziale era fissata col il VELCRO, e il montaggio dentro era indecente, un malloppo di fili privo di senso, c’erano condensatori caricati ad alta tensione a filo con la lamiera del coperchio e isolati semplicemente da una striscia di nastro isolante bianco appoggiata sopra, altri condensatori (non visibili) nascosti dietro la matassa di fili che si “reggevano” a degli spezzoni di rame NUDO, biadesivo e colla a caldo e che ovviamente si erano staccati e ciondolavano. Nel viaggio con il corriere il peso dei trasformatori li ha letteralmente scardinati dalla loro sede, siccome erano fissati con viti sottodimensionate avvitate a del compensato di pioppo… Per finire i trasformatori d’uscita erano di quella solita marca commerciale che non cito la cui banda passante reale (non quella dichiarata nell’etichetta che è sempre 30hz-30khz) termina sempre a 15khz -3dB… Mi meraviglio poi che questo “coso” abbia retto il primo viaggio fino al primo cliente senza produrre un fuoco d’artificio appena collegato alla presa di corrente, ho visto tavolacci di test cablati meglio. Ci sta che un’hobbysta faccia i suoi esperimenti, il processo di apprendimento comporta anche costruire cose fatte male per imparare a farle meglio, ci sta di meno che questo qualcuno le venda… Lo dico perchè gli esperimenti li ho fatti anche io a mio tempo, i primi montaggi e i pastrocchi, ma ho sempre avuto il buon senso di demolire e recuperare i pezzi delle mie prove, potrei mostrarvi delle foto di diversi apparecchi che ho demolito e tutti erano, molto ma molto meglio di questo 300B che per concludere non meritava 700€ ma solo di essere portato in discarica o quanto meno demolito per recuperare quanto di buono ci fosse dentro… (almeno i trasformatori di alimentazione, induttanze, valvole, zoccoli e qualche altra parte). Questa persona ha buttato via 700€, cioè non ha speso poco per avere poco, ha speso poco ma non ha avuto niente! solo 40 kili di immondizia.

Passiamo poi ad un’altro 300B, un pushpull … (la 300B è quotata dai venditori di fuffa!)

Questo è stato venduto a 800€, cablato un poco meglio del precedente, vantava di montare prestigiosi trasformatori d’uscita di bartolucci, che da soli valevano la cifra richiesta… Anche questo apparecchio però una volta a casa dello sfortunato acquirente emetteva botti dall’interno perchè un condensatore caricato ad alta tensione, fissato con la sola colla a caldo, si era staccato e scaricava sulla lamiera, è stato sistemato (non da me) ma messo in funzione emanava un fastidioso HUMM e pure lui non è che suonasse molto bene, mi è stato quindi inviato per vedere cosa si poteva fare e ho iniziato a vedere cose assurde tipo il potenziometro dell’HUMM che agiva su una sola delle 2 valvole del pushpull e altre brutture indicibili nel cablaggio… Inizio poi a osservare i fili che uscivano dalle scatole dove erano chiusi i trasformatori e non mi convincevano, erano cavi con guaina di plasticone da 2 soldi, dietro al foro si intravedeva del silicone nero… provo a misurare uno dei trasformatori d’uscita con il testerino per TU da banco (senza alimentare l’apparecchio per intero) e mi risultavano delle strumentali tanto scarse che nemmeno un trasformatore strappato fuori da un vecchio forno a microonde… Chiamo il proprietario che mi da il permesso di smontare uno dei prestigiosi TU bartolucci… e nascosto in una di quelle scatolette che si comprano dall’altro venditore di milano, bloccato con silicone nero e ritagli di camera d’aria di un cinquantino garelli trovo i famigerati trasformatori d’uscita di nuova elettronica, quelli neri con le orecchie di fissaggio (segate via) e la resina verdone scuro… quindi pure la truffa c’è stata qui…

Avevano tagliato il filo delle placche e facevano funzionare la 300B spingendo sulle prese ultralineari, già detti trasformatori erano scarsi di per sè, poi facendoli funzionare con il 60% dell’avvolgimento lasciato flottante dovevano andare veramente da dio.

Fin’ora ho parlato degli errori di questi “assemblatori” ma anche gli acquirenti hanno commesso errori? quali? Bene iniziamo col citare le credenze popolari per cui ogni valvola suona in un certo modo oggettivo, univoco e assoluto, per cui la 2A3 suona “così”, la 300B “cosà” la EL84 in un modo e la EL34 in un’altro, la KT88 ha i bassi gonfi e i monotriodi siano la panacea di tutti i mali, i perfetti, e tra i perfetti sembra svettare la 300B come la valvola assolutamente migliore di tutte le altre… Bene non esiste nessuna fesseria più grande di questa!

Iniziamo col dire che la gente che parla sui forum, i sui social, o in qualsiasi altro posto che dice di aver sentito come suonava bene la 300B, NON ha sentito suonare la 300B!!! Ha sentito suonare un’apparecchio CON la 300B… un’apparecchio è l’insieme di tutte le sue parti, ci sono trasformatori, condensatori, induttanze, resistenze, altre valvole, il disegno di uno schema che può variare da un’apparecchio all’altro, l’abilità di un tecnico di fare una messa a punto (o non farla visto che tanti montano uno schema e sono in pace così, senza sapere se rispetta certi parametri o no) e alla fine anche il gusto personale di chi ascolta… dimenticavo! la 300B! ma lei è solo uno degli ortaggi nel minestrone e credetemi nemmeno il più importante dell’insieme! E si questo è un dogma per tanti, io sostanzialmente ora sto bestemmiando agli occhi di qualcuno, ma non mi importa le cose sono così e io le dico.

Non voglio dire che un’amplificatore con la 6L6GC suoni uguale a uno con la 2A3, o uno con le KT88 sia uguale a uno con le famose 300B… Partiamo dal presupposto di avere apparecchi costruiti nel migliore del modi.. uguali? forse no… ma non mi azzarderei a dire che uno suona miglio o peggio dell’altro solo sulla base della valvola finale montata, subentra qui il gusto personale, l’orecchio e non vi è una regola precisa, sappiate comunque che dal mio punto di vista le valvole suonano tutte bene, se il progetto è buono tutte possono dare risultati accellenti e assolutamente paragonabili tra di loro… a pari livello, che sia una 300B o una volgare PL36.. le differenze tra vari apparecchi (ripeto sempre considerando apparecchi costruiti nel migliore dei modi) con diverse valvole, tralasciando questioni di potenza, sono sfumature e vanno col gusto personale, tutto qui.

Solo che… Solo che certe valvole, dal punto di vista tecnico, sono più facili da implementare rispetto ad altre, nel senso che tirare fuori 10watt buoni da un single ended con la KT88 è relativamente semplice, tirare fuori gli stessi 10watt da una 300B richiede maggiori capacità progettuali e una spesa maggiore nei materiali. Basta considerare che il filamento di una KT88 lo puoi alimentare in alternata quello di una 300B se vuoi fare una cosa fatta bene lo devi alimentare in continua con un bel filtro con tanto di induttanza, una KT88 la muovi senza problemi con una 6SN7 o una piccola ECC82, la 300B invece richiede qualcosa come 250volt picco/picco sulla G1 e richiede un driver decisamente ben fatto (e non ridotto a una sola valvola) per riuscire a fornire cotanta tensione. Quindi di base 2 apparecchi ben fatti, di risultati sonori paragonabili potrebbero avere costi sostanzialmente diversi!

I costruttori di FUFFA poi dal basso della loro incapacità spesso concentrano i loro sforzi su aspetti marginali o inutili dal progetto, per cui non è infrequente vedere apparecchi costruiti malissimo con trasformatori o componentistica dozzinale, se non palesemente sbagliati, dove vengono reclamizzate caratteristiche del tutto inutili o che avrebbero senso (marginale) in un’apparecchio realizzato come si deve.

Quindi si vedono valvole NOS e condensatori carta olio costosissimi, attenuatori a scatti, morsetti dorati e altra chincaglieria brilluccicosa, montata dentro cose inguardabili come quelle postate sopra, gente che vanta di alimentare tutti i filamenti di valvole a riscaldamento indiretto in corrente continua stabilizzata, cosa che a me farebbe preoccupare! e non poco! perchè se per non far ronzare un’amplificatore che usa valvole a riscaldamento indiretto (ECC8x, KT88, EL34 e simili) devi alimentare i filamenti in continua mi viene da pensare che forse sia cablato malissimo, visto che le valvole a riscaldamento indiretto possono essere alimentate in corrente alternata senza il nessunissimo problema (ad eccezione di preamplificatori ad alto guadagno, la corrente alternata sui filamento non induce nessun problema o ronzio). Vantarsi delle alimentazioni separate per i due canali perchè così essi sono più separati ma poi ci sono 40 fili di MEZZO METRO che si attorcigliano tra di loro dentro la budella dell’amplificatore… Ho visto giocattolini addirittura alimentati con switching (nemmeno un vero trasformatore di alimentazione), però se volevi ti faceva tutte le saldature sullo stampato con l’argento invece dello stagno, cosa completamente inutile (sento orde di gente che ci crede che mi insulta).

Tornando ai nostri acquirenti, purtroppo dare peso a questo vortice di irrazionalità li porta appunto ad acquisti sbagliati, ragionando così anche una scatola da scarpe con piantata sopra una bella valvola dovrebbe suonare bene…

Aggiornamento del 6 aprile 2020, qualcuno deve avermi preso in parola… E ma c’è la 300B della Western Electric deve suonare bene (tristezza infinita che così belle valvole NOS finiscano in mano a certa gente).

La conclusione è che un’amplificatore costruito bene, diventa per forza di cose costoso, e con certe valvole purtroppo i costi aumentano in modo esponenziale. Se si ha a disposizione un budget di spesa limitato il consiglio in assoluto migliore che posso dare è di accontentarsi di apparecchi con valvole meno pretenziose ma meglio costruiti nel loro insieme, non sarei mai voluto arrivare a dirlo ma piuttosto che comprare degli apparecchi come quelli delle foto postate qui sopra è meglio comprare uno dei tanti apparecchietti cinesi a basso costo che circolano su internet, magari non suonano bene, come poi non suonano bene questi accrocchi ma almeno non rischiate di fare la fine di John Coffey… (chi ha visto il film “il miglio verde” dovrebbe ricordare come finisce il protagonista).

Posto di seguito altre foto di impresentabili che mi sono capitati per le mani…

Amplificatore costruito in un mobile realizzato con la plastica usata per servizi sanitari economici (non di ceramica insomma)… privo quindi della minima schermatura da disturbi esterni e neanche a dirlo anche questo era un 300B! Aveva strumentali decisamente scadenti e ovviamente il solito suono moscio e impastato da valvolare mai messo a punto. La finta ditta che li faceva poi si vantava di usare per le sue realizzazioni pregiatissime valvole NOS e di fatti si vedevano in un sito fior fiore di 300B, 2A3 e altre valvole NOS da leccarsi i baffi sprecate dentro apparecchi senza nessun pregio, un gran peccato per quelle bellissime valvole aver atteso tanti anni chiuse in una scatola per fare una fine così ingloriosa.

Un giocattolino con le KT88, trasformatori d’uscita resinati in scatolette di plastica di dimensioni infime, ho usato le stesse scatole per trasformatori adatti a una 6J5 per preamplificatori linea, una manciata di MILLIWATT, inutile dire che un trasformatore d’uscita per una KT88 di dimensioni così ridotte non funzionerà mai bene e presenterà una qualità sonora paragonabile al citofono di casa, può essere comprato a poco prezzo per pasticciare e impratichirsi col saldatore, se il vostro scopo e ascoltare musica di qualità cose del genere dovete assolutamente evitarle.

Amplificatore PA della CGE, se ne vedono anche tanti della Geloso simili a questo, qualcuno li modifica per suonarci la chitarra elettrica e per questo scopo forse vanno benissimo, il chitarrista cerca la distorsione che faccia strillare il suo strumento, chi invece vorrebbe ascoltare buona musica dovrebbe evitare assolutamente di comprare oggetti del genere, vale lo stesso discorso della scatola da scarpe… non importa che ci siano valvole o no, il contorno è più importante delle valvole, basta dire che nei bollettini geloso dell’epoca era considerato “di alta qualità” un trasformatore audio con appena 8khz di banda passante! Meno del famoso telefono a rotella grigio della SIP che arrivava a ben 11khz un campione di qualità a confronto, non potete pensare di fare ascolti decenti con apparecchi simili (poi se il vostro gusto è questo va bene, ma non sono e non saranno mai HiFi come i vini nel bricchetto di cartone, fatti con le polverine, non sono buoni come vini veri), per il collezionismo o per pasticciare col saldatore vanno bene. Come estimatore di apparecchi d’epoca quale io sono considero questi apparecchi come cimeli, il problema è che la foto che posto è di un apparecchio che era stato tutto verniciato, agghindato e tirato a lucido da qualcuno che lo spacciava come amplificatore HiFi di cui vendeva appunto una coppia dualmono. Li avesse lasciati almeno del colore originale era considerabile un restauro di apparecchiatura d’epoca, invece li ha pure rovinati.

Valvole avvitate al legno… Avete presente quanto scaldano le valvole mentre funzionano?…

Ecco un’altro impresentabile per 150€, un tizio che ha preso il kit Single Ended di nuova elettronica, un kit che montava trasformatori di un’indecenza indescrivibile, roba da far sembrare HiFi Hi End anche le 2 lattine collegate con la corda, ci ha fatto una scatoletta di legno, una piastra di rame, dice di averci montato dentro dei componenti di “qualità” e come ciliegina sulla torta ci ha immolato sopra una coppia di EL34 NOS. Costa poco ma sono soldi buttati via, non c’è condensatore, resistenza e valvola NOS che possa far suonare bene trasformatori del genere, se volete ascoltare musica buona lasciate perdere. Però in casi del genere visti i prezzi potrebbe essere interessante capire che componenti ci ha messo dentro e capire se le valvole sono davvero NOS e loro condizioni di usura, potrebbe essere interessante da demolire per recuperare le parti, probabilmente se sono buone solo le EL34 NOS valgono quello che viene chiesto.

Insomma se volete un valvolare qualcosa dovete spendere, è inutile, se avete solo 50€ comprate un t-amp, non sarà a valvole ma suonerà meglio di certe cose che circolano.

Ho già comprato un’impresentabile, che posso fare ???

Purtroppo per voi le strade che avete sono poche, il più delle volte l’unica cosa possibile è demolirli e recuperare quel poco che c’è di riutilizzabile per fare qualcosa di costruito meglio e ovviamente funzionante meglio, anche se però il valore che si recupera spesso è un decimo di quello che si è speso.

Risposte veloci

  • Voglio un valvolare ma vorrei spendere pochissimo, come posso fare? Risposta: Tieni i soldi in tasca, sarebbe come gettarli nel gabinetto!
  • Vorrei spendere relativamente poco, diciamo entro il migliaio di euro e vorrei un valvolare che va bene, che dovrei scegliere? Evita come la peste qualsiasi cosa che monti valvole rinomate come 2A3, 300B 845, 211. Evita apparecchi con molte valvole in parallelo, non cercare apparecchi di grande potenza, accontentati di stare attorno i 10/15watt massimi, cerca di capire se l’apparecchio è costruito bene, solido, non dare importanza a particolari insignificanti tipo attenuatori a scatti, morsetti di rodio, doppie alimentazioni o alimentazioni separate, saldature di argento e altre cavolate, se il venditore se ne vanta è possibile che non abbia curato per niente gli aspetti veramente importanti dell’apparecchio. Valuta di acquistare un’apparecchio cinese magari per fargli dare un’upgrade da un bravo tecnico. Oppure modifica una scatola di montaggio cinese.
  • Vorrei un 2A3 – 300B – 845 – 211 che va veramente come si deve, è possibile? Si ma è praticamente impossibile averlo per meno di 1000€.

Per concludere l’articolo: Ricordate che un’amplificatore ben costruito, con buoni trasformatori, anche se usa la più economica e snobbata valvola da TV suonerà sempre MEGLIO di un’amplificatore mal costruito o con trasformatori scadenti, anche se questo amplificatore monta la 300B o la 2A3.

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