Che misure deve avere un’amplificatore per suonare bene ?

Piccolo aggiornamento di Marzo 2024…


In un mondo in cui la tecnologia è in costante evoluzione e la domanda di prestazioni audio di alta qualità è sempre più diffusa, è fondamentale comprendere le specifiche e le misure dietro gli amplificatori e i trasformatori audio. Questo articolo è il risultato della mia esperienza personale, nata dalla volontà di portare chiarezza in un settore in cui molte persone si sono trovate a chiedersi: “Che misure deve avere un amplificatore o un trasformatore per suonare bene?”

Sono stato io a iniziare questa moda, motivato dalla consapevolezza che nessuno prima di me si era preso la briga di acquisire e pubblicare dettagliate misurazioni. Il mio obiettivo iniziale era pragmatico: creare un archivio personale di dati di paragone, una risorsa preziosa per facilitare future riparazioni.

Risalendo agli anni passati, ho iniziato a dotarmi degli strumenti necessari per misurare con precisione le caratteristiche degli apparecchi audio che riparavo. L’acquisizione e la conservazione di queste misurazioni servivano principalmente a formare un archivio personale. Questo archivio si è rivelato una risorsa insostituibile quando, in un secondo momento, mi sono trovato ad affrontare nuovamente la riparazione dello stesso tipo di apparecchio. Confrontare i dati acquisiti in diverse occasioni forniva una bussola affidabile per valutare la coerenza e l’integrità dei componenti.

Il mio sito web personale è diventato un luogo dove condividere non solo gli articoli sulle riparazioni, ma anche i dati misurati. La trasparenza e la condivisione di queste informazioni sono diventate una parte integrante della mia filosofia di lavoro. Oltre a fornire un servizio di riparazione di qualità, desideravo contribuire alla comunità audio con dati oggettivi e quantificabili. Questo approccio non solo ha reso il mio sito una vetrina per il mio lavoro, ma ha anche alimentato la crescente domanda di informazioni concrete nel mondo dell’audio.

Molti si interrogano sulla correlazione tra i dati strumentali e l’esperienza uditiva effettiva. Spiegare questa complessa relazione richiede una profonda conoscenza tecnica e una vasta esperienza, poiché la risposta non è mai completamente lineare.

Il cammino che mi ha portato a esplorare questa intricata connessione ha avuto inizio nel laboratorio di G. Mariani, il fondatore della rinomata ditta GRAAF, celebre per la produzione di amplificatori OTL (Output Transformer-Less). Mariani, figura di riferimento nel settore, sosteneva un approccio equilibrato all’analisi strumentale e all’ascolto soggettivo.

Le parole di Mariani risuonano ancora nelle mie orecchie: “Se un amplificatore è lofio agli strumenti di misura, è probabile che sarà lofio anche all’ascolto. Tuttavia, un amplificatore che supera gli strumenti è già sulla giusta strada, ma va ascoltato e valutato.” Questa affermazione sottolinea l’importanza di una valutazione oggettiva, ma allo stesso tempo riconosce la complessità dell’arte dell’ascolto.

La filosofia di Mariani suggeriva che un buon risultato agli strumenti fosse indicativo di un solido fondamento, ma il vero test risiedeva nell’esperienza uditiva. La sua saggezza rifletteva la consapevolezza che il modo in cui si ottiene un determinato risultato strumentale può variare notevolmente. Diverse metodologie e circuitazioni, pur producendo risultati simili agli strumenti, possono creare esperienze sonore diverse.

In sintesi, la correlazione tra misure strumentali e qualità uditiva è un territorio complesso, in cui la precisione degli strumenti è solo un tassello del puzzle. L’ascolto attento e la valutazione soggettiva giocano un ruolo fondamentale nell’assicurare che la resa sonora di un amplificatore o di un trasformatore sia davvero all’altezza delle aspettative degli appassionati di audio di qualità.

Nel contesto di un circuito, è possibile apportare miglioramenti sostituendo alcuni componenti con altri equivalenti di qualità superiore. Questa ottimizzazione può interessare non solo le valvole ma anche, ad esempio, i condensatori e altri componenti. Tali cambiamenti possono influire notevolmente sull’esperienza di ascolto, senza però alterare in modo significativo i risultati strumentali. La ragione di ciò risiede nel fatto che gli strumenti di misura “standard” effettuano valutazioni in condizioni stazionarie, utilizzando un tono sinusoidale. In questa modalità, l’intero circuito si stabilizza ad un determinato regime, impedendo di visualizzare le dinamiche reali che si verificano quando il circuito è sottoposto a un segnale musicale complesso, caratterizzato da molteplici frequenze sovrapposte e variabili.

Esistono analizzatori di spettro specializzati che consentono il confronto in tempo reale tra un segnale di ingresso arbitrario, come quello della musica, e il segnale di uscita proveniente dallo stesso amplificatore. Questi dispositivi sono in grado di acquisire i 2 segnali e confrontarli per visualizzare anche fenomeni transitori di breve durata, permettendo di catturare e misurare le sfumature sonore generate dall’amplificatore in condizioni di utilizzo reale. Questa affermazione è volta a confutare l’idea errata secondo cui le percezioni uditive non sono misurabili.

Tuttavia, è importante sottolineare che strumenti di questa precisione possono essere estremamente costosi, superando spesso i 30.000€. Questo significa che non molti appassionati di audio possono permettersi di investire in strumenti così avanzati. Personalmente, anch’io mi trovo nella stessa situazione e comprendo le limitazioni legate all’accessibilità di tali attrezzature di alto livello.

Quando condividi informazioni su un sito web, è naturale concentrarsi su queste misurazioni strumentali, poiché rappresentano gli unici dati oggettivi a disposizione. Mentre nel discutere di aspetti legati al suono, è inevitabile esprimere considerazioni personali e soggettive, strettamente connesse alle proprie preferenze e percezioni, che non possono essere realmente comunicate a distanza.

Ora sembra che il mio modo di gestire questo sito stia mettendo in difficoltà qualche mio concorrente, specialmente quelli che forse preferirebbero che tutto il discorso rimanesse avvolto nel fumo, come è sempre stato. Questo perché in condizioni nebulose è più semplice vendere qualsiasi cosa affidandosi solo alla parola. Un esempio di risposta sorprendentemente stupida che ho sentito affermare alla domanda “Che strumentali deve avere un trasformatore per produrre un suono di alta qualità?” è stato “deve suonare”… Ma cosa si intende con “deve suonare”? Qual è il significato di “questo suona” o “questo non suona”? Suona o non suona per chi? Per il dichiarante? La sua percezione uditiva rappresenta un riferimento universale? Le sue orecchie sono certificate dall’istituto IEEE? (speriamo non soffra mai di sinusite nella sua vita, dio ce ne scampi dalla inaffidabilità delle sua misure orecchiometriche).

orecchiometro

Insomma, diciamo le cose come stanno: se ascolto un dispositivo e mi piace, per me “suona”, se non mi piace, allora “non suona”, secondo me. Tuttavia, è importante riconoscere che questa valutazione è del tutto personale. Quello che per me è un suono gradevole potrebbe non esserlo per un’altra persona.

Nel corso della mia esperienza personale, ho sviluppato una particolare avversione per il suono prodotto dai circuiti push-pull che impiegano lo sfasatore cathodyna e ancor di più per quelli che utilizzano lo sfasatore paraphase all’interno di un anello di controreazione. Li trovo così spiacevoli da causarmi fastidio fisico, un vero e proprio tormento per le orecchie. Fino ad ora, coloro con cui ho condiviso queste opinioni hanno concordato sulla qualità di suono preferibile è ottenibile con lo sfasatore long tail.

Tuttavia bisogna notare che ci sono persone che apprezzano i vecchi apparecchi Dynaco, come il 410A. Personalmente, non posso determinare se ciò sia dovuto a una mancanza di punti di riferimento nella valutazione o se le loro percezioni uditive siano semplicemente diverse dalle mie. È un po’ come discutere sulle preferenze culinarie: se a un cinese piace il pippistrello in brodo, potrebbe essere difficile da comprendere, ma alla fine, ognuno ha i propri gusti e preferenze, e la varietà è ciò che rende il mondo interessante. Ora, se mi chiedete di assemblare un circuito clone Dynaco, vi dirò che per me fa schifo, ma tutto si ferma lì. Siete voi i clienti? Pagate? Se poi alla fine non vi piace, ve lo avevo detto; se invece vi piace, contenti voi, contenti tutti.

Per questo motivo, chiunque si avventuri su internet a proclamare che determinati trasformatori o amplificatori “non suonano” è, a mio avviso, una persona insensata, soprattutto perché spesso manca di argomentazioni. Personalmente, ho frequentemente espresso pareri tecnici, mostrando dispositivi costruiti in modo scadente, trasformatori assemblati con tale negligenza da permettere di infilare un coltello nella fessura del traferro, e apparecchi che, secondo i proprietari stessi, producevano un suono davvero orrendo, che evidenziavano distorsioni colossali che ho poi risolto.

Ho anche affrontato trasformatori con una banda passante così limitata da rendere inevitabilmente il suono cupo, poiché tagliavano le frequenze alte. Ho parlato di trasformatori piccoli fatti per costare poco che alla fine hanno grossi problemi. Tuttavia, chi si limita a dichiarare “questo suona” o “questo non suona” senza dire un perchè mi lascia letteralmente senza parole. Ritengo che tali individui non dovrebbero essere presi sul serio.

Quindi, quali caratteristiche deve possedere un amplificatore per garantire prestazioni ottimali? Se ci riferiamo a un amplificatore di potenza destinato a essere collegato a diffusori, è essenziale che abbia una banda passante di almeno 20/30Hz (a -1dB) in basso e che raggiunga almeno i 30kHz (sempre a -1dB) in alto. Maggiore sarà la banda in alto, minori saranno le rotazioni di fase, garantendo quindi una resa sonora migliore.

Il fattore di smorzamento deve rispettare determinati standard: per dispositivi di potenza media, intorno ai 10/15 watt, il valore minimo dovrebbe essere di almeno 5, mentre per apparecchi di bassa potenza, intorno ai 2/3 watt, valori attorno a 3 potrebbero risultare accettabili. Per apparecchi di maggiore potenza, dai 20 watt in su, è preferibile avere fattori di smorzamento superiori, almeno 8/10, altrimenti le frequenze basse potrebbero risultare fastidiose. Chi afferma che si può ascoltare bene senza bassi gonfi anche in un circuito senza controreazione sta probabilmente cercando di vendervi casse progettate appositamente per questa situazione o ha installato un trasformatore con un’attenuazione delle basse frequenze. E sosterrà che se percepite dei bassi eccessivamente accentuati, la colpa è vostra perché avete scelto delle casse sbagliate, senza mai ammettere che un adeguato utilizzo di controreazione potrebbe essere vantaggioso. Cercherà di instillarvi un problema in modo che siate spinti a fare ulteriori acquisti per risolverlo.

La presenza o meno di controreazione non è determinante, purché si rispettino i parametri di smorzamento accettabili. Tuttavia, va tenuto presente che l’assenza di controreazione potrebbe compromettere il raggiungimento di determinati valori di smorzamento. Chi afferma che una 2A3 in single-ended senza feedback ha uno smorzamento di 5 vi sta fornendo informazioni errate e vi sta proponendo un dispositivo con una 2A3 che ha uno smorzamento di 2 tanto sa che voi non avete le competenze per misurarlo.

Fattori di smorzamento eccessivamente elevati possono indicare l’utilizzo di tassi di controreazione troppo alti, compromettendo la qualità sonora dell’apparecchio. L’impiego di condensatori di alta qualità, sia per il segnale che elettrolitici, rappresenta senza dubbio un aspetto positivo. È importante considerare che i condensatori in carta olio tendono a scurire e appesantire il suono, mentre quelli in polipropilene rendono il suono più chiaro e dettagliato. Pertanto, la scelta tra le due soluzioni dipende dalla direzione sonora che preferite adottare (poi ci sono tutti gli intermedi tra questi 2 estremi, quindi poliesterte, policarbonato, acetati vari etc, ma sui condensatori ci vorrebbe un’articolo a parte).

L’utilizzo di elettrolitici anche di classe industriale è accettabile se vengono bypassati con piccoli condensatori non polarizzati per migliorare la gamma alta, dove gli elettrolitici in genere sono meno performanti. La presenza esclusiva di elettrolitici di classe industriale potrebbe indicare un suono meno raffinato. Ma anche li a volte si trovano certi condensatori industriali che sono ottimi tipo i nippon chemicon, ma ripeto sui condensatori va fatto un’articolo a parte.

L’inclusione di induttanze nel filtro a pi greco dell’alimentazione rappresenta un punto a favore, e l’utilizzo di stabilizzatori di tensione veri e propri spesso garantisce un buon risultato. L’impiego di valvole raddrizzatrici nei finali di grande potenza potrebbe conferire un suono particolare, più pastoso, a causa dell’instabilità della tensione fornita dalla sezione di alimentazione, soprattutto nei finali push-pull in classe AB. Finali di dimensioni maggiori beneficiano di un’alimentazione basata su diodi, mentre secondo me certi effetti sono più adatti ai chitarristi.

Considerazione sul passato dell’alta fedeltà

In un’epoca successiva a quella in cui dominavano i radioloni e i dischi a 78 giri, iniziò a diffondersi l’uso degli amplificatori audio per l’ambito domestico. Durante questo periodo, i progettisti, basandosi sulle conoscenze dell’epoca, miravano semplicemente a ottenere il massimo risultato possibile in termini di prestazioni strumentali. Gli amplificatori di quei tempi erano principalmente valvolari e i trasformatori impiegati presentavano caratteristiche tipiche dell’epoca, con avvolgimenti su supporti di cartone e nuclei in leghe ferrose grezze.

La letteratura elettronica di quel tempo proponeva l’idea che avvicinandosi sempre di più ad una perfetta precisione strumentale, si potesse raggiungere una riproduzione fedele del suono. Tuttavia, gli strumenti di misura dell’epoca non erano all’altezza di quelli attuali e l’aspetto commerciale giocava un ruolo preponderante: era fondamentale enfatizzare numeri per pubblicizzare i prodotti e incrementarne le vendite. Di conseguenza, si assistette alla produzione di amplificatori che sfruttavano quantità eccessive di controreazione. I progettisti si concentravano esclusivamente sull’ideazione di nuovi sistemi e circuiti complessi al fine di massimizzare il guadagno del circuito, consentendo un’elevata quantità di controreazione senza compromettere la stabilità dell’amplificatore.

Come ho già illustrato in un precedente articolo, è importante evitare sia un eccesso che una carenza di controreazione. Questa pratica non salutare di progettazione raggiunse il suo culmine con la diffusione dei primi apparecchi a transistor alla fine degli anni ’70 e durante gli anni ’80, un periodo comunemente definito il “periodo buio” dell’alta fedeltà.

Questi apparecchi d’epoca godono di una vasta schiera di estimatori: alcuni sono semplici collezionisti, mentre altri apprezzano il loro suono. Anche se, personalmente, ritengo che non producano un suono di alta qualità, è innegabilmente una questione di preferenze personali. Forse alcune persone si accontentano di ciò che hanno, o forse non hanno accesso a riferimenti migliori. Altrimenti, potrebbe essere semplicemente una questione di gusti individuali.

Questo approccio alla progettazione ha generato in passato situazioni in cui gruppi di persone si scontravano per visioni opposte sulla progettazione audio, dando origine ai noti “Ascoltoni” e “Misuroni”. Gli ascoltoni si affidavano esclusivamente all’udito e spesso non riuscivano a creare dispositivi di alta qualità poiché mancavano delle competenze necessarie per utilizzare strumenti di misura e comprendere come raggiungere risultati specifici. I progettisti ascoltoni tendevano a montare circuiti in modo casuale o basandosi su preconcetti e leggende, ottenendo risultati spesso semicasuali e raramente di buona qualità. D’altra parte, i “misuroni” progettavano seguendo criteri tecnici dell’era buia, cercando di soddisfare gli strumenti di misura, anche se, come gli ascoltoni, non sempre raggiungevano risultati soddisfacenti.

Gli ascoltoni possono essere visti come il risultato di un gruppo di persone che hanno cercato di allontanarsi dal modo di progettare predominante dell’epoca buia. È interessante notare come gli esseri umani, quando si sentono stanchi o frustrati da un determinato approccio, tendano a reagire spingendosi verso l’estremo opposto. Tuttavia, è importante ricordare che gli estremi raramente rappresentano la scelta migliore. La ricerca di una posizione ideologica intermedia è spesso complessa e difficile da adottare, poiché coloro che tentano di farlo sono frequentemente fraintesi o attaccati da entrambe le fazioni opposte. In effetti, sembra che il fenomeno degli “ascoltoni” e dei “misuroni” sia più legato a questioni ideologiche umane piuttosto che a problemi tecnici. Si tratta di una manifestazione delle peculiarità della psicologia umana, dove le persone tendono a estremizzare le proprie posizioni in risposta a situazioni complesse o frustranti anziché cercare soluzioni equilibrate.

Questo comportamento umano può essere spiegato attraverso diversi concetti psicologici e sociologici conosciuti e studiati.

  1. Reazione all’affaticamento: Quando le persone si trovano stanche o sopraffatte da una situazione, tendono a cercare una via d’uscita che sembri più semplice o più attraente. Spesso questo porta a un cambiamento radicale o estremo nella loro posizione o comportamento, in un tentativo di trovare sollievo o risolvere il problema.
  2. Tendenza all’estremismo: L’estremismo offre una sensazione di chiarezza e certezza che può essere allettante, specialmente in momenti di incertezza o confusione. Le persone possono essere attratte dall’idea di avere risposte semplici e decise a questioni complesse o problematiche.
  3. Cercare un senso di identità: Adottare posizioni estreme può anche essere una forma di identificazione sociale. Le persone si associano a gruppi o movimenti che condividono le loro convinzioni estreme, fornendo loro un senso di appartenenza e identità.
  4. Bisogno di differenziarsi: In alcuni casi, le persone adottano posizioni estreme per distinguersi dagli altri o per attirare l’attenzione su di sé. Questo può essere motivato da un desiderio di sentirsi unici o speciali.
  5. Conflitto tra ideali e realtà: Trovare una posizione ideologica intermedia richiede spesso la capacità di gestire la complessità e le sfumature delle questioni. Molte persone possono lottare con questa sfida e possono preferire adottare posizioni estreme per evitare il disagio associato al confronto di opinioni contrastanti o alla gestione di ambiguità.

In breve, il comportamento umano di tendere agli estremi può essere il risultato di una combinazione di fattori psicologici, sociali e culturali che influenzano il modo in cui le persone affrontano le sfide e le situazioni complesse nella loro vita.

Quindi, desidero mettervi in guardia riguardo a coloro che ancora oggi prendono in esame questi vecchi amplificatori vintage esageratamente controretroazionati, al fine di farvi credere che qualsiasi apparecchio o trasformatore che mostri ottimi risultati strumentali suoni male. Come ho già spiegato in precedenza in questo articolo, non è sufficiente concentrarsi solo sulle misurazioni strumentali; è altrettanto importante considerare il processo utilizzato per ottenerle e sottoporre l’amplificatore a una prova di ascolto. Un amplificatore valvolare può presentare una risposta in frequenza piatta sia perché è stato utilizzata un’elevata controreazione, sia perché semplicemente è stato impiegato un trasformatore di alta qualità che svolge il proprio lavoro senza bisogno di essere eccessivamente forzato oltre le sue possibilità.

Chi afferma che un apparecchio suoni meglio solo perché mostra una risposta in frequenza a “forma a dosso” è semplicemente una persona che predilige un’elevazione delle frequenze medie con meno bassi e meno alti. Tuttavia, non può assumere che le sue preferenze siano condivise da tutti gli altri. Inoltre, se dispongo di un apparecchio con una risposta in frequenza lineare e mi infastidiscono gli acuti in una particolare registrazione, posso sempre optare per l’equalizzazione o l’uso di un filtro audio per attenuarli. Al contrario, se il mio apparecchio già attenua le alte frequenze e mi trovo anche con una registrazione carente in alto potrei ritrovarmi in una situazione difficile da risolvere.

Chi vi avverte che molti vecchi amplificatori vintage, se ascoltati oggi, potrebbero non soddisfare completamente le aspettative, potrebbe, in parte, esprimere semplicemente il proprio gusto personale ma in parte potrebbe anche avere ragione. Tuttavia, se queste osservazioni si estendessero a generalizzazioni del tipo che qualsiasi apparecchio dotato di ottime caratteristiche strumentali non suoni bene, allora si tratterebbe di un’estremizzazione eccessiva, quasi religiosa, che sarebbe meglio evitare. Certamente, esistono ancora oggi prodotti progettati e commercializzati seguendo il criterio dell’era buia, come ad esempio amplificatori con un fattore di smorzamento di 10.000. Tuttavia, non è corretto generalizzare in modo così ampio.

Chi adotta questo comportamento cerca di manipolare psicologicamente gli altri, spingendoli verso il proprio estremismo. Potrebbe anche cercare di nascondere le imperfezioni dei suoi apparecchi, comportandosi come la volpe con l’uva. Descrive le caratteristiche strumentali richieste come “di un certo tipo”, ma ciò implica praticamente che l’amplificatore debba distorcere. Tuttavia, se esprimesse questa realtà in modo così diretto, potrebbe risultare poco allettante per il lettore, anche se corrisponde alla verità.

In conclusione, raccomando di ascoltare attentamente gli apparecchi e confrontarli con altri, evitando di prendere in considerazione affermazioni generiche del tipo ‘questo suona, questo no’. La valutazione autentica si fonda sull’esperienza personale e sul confronto diretto, piuttosto che affidarsi a opinioni di presunti esperti.

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2 Responses to Che misure deve avere un’amplificatore per suonare bene ?

  • in teoria tutto può essere o non essere, non c’è una regola, è come fare un minestrone con tanti ingredienti. Innanzi tutto la credenza che i single ended distorcano solo con le pari e i pushpull solo di dispari è una freganccia grande come giove, ti basta fare un giro tra tutte le varie riparazioni del mio sito di cui ho pubblicato gli spettri armonici catturati per vedere che non c’è una regola, perchè i circuiti sono complessi e i fenomeni che avvengono al loro interno complicano le cose. Quindi non puoi definire un suono di un circuito e quello di un’altro.

  • Articolo molto interessante!
    Avendo progettato ed ascoltato molti valvolare in configurazione push-pull e single ended, puoi dirci se esiste una qualche differenza caratteristica, a livello di ascolto, tra le due soluzioni?

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Esplorando la Famiglia delle Valvole EL84 ed EL86: Derivate, Equivalenze e Applicazioni

Benvenuti in un viaggio attraverso il mondo affascinante delle valvole elettroniche, veri gioielli della tecnologia vintage che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’amplificazione audio. In questo articolo, esploreremo la famiglia della EL84, una delle valvole più iconiche e versatili mai prodotte. Dalla sua introduzione da parte di Mullard nel 1954, la EL84 ha conquistato gli audiofili con le sue prestazioni eccellenti e il suono caldo e avvolgente che può offrire. Non solo esamineremo le caratteristiche della EL84, ma daremo anche uno sguardo alle sue varianti come UL84, PL84 e 7189, scoprendo come queste valvole abbiano influenzato il panorama dell’amplificazione. Inoltre, faremo una sorprendente incursione nel mondo della EL86, una parente stretta della EL84, condividendo molte delle sue caratteristiche distintive. Scrivo questo articolo con l’obiettivo di dissipare la confusione che spesso circonda le sigle delle varianti di queste valvole, offrendo chiarezza e comprensione nel magico mondo delle valvole elettroniche.

La EL84

Il pentodo di potenza EL84 fu introdotto da Mullard nel 1954. Per dimostrarne l’uso e la qualità, il laboratorio di applicazioni di Mullard produsse un progetto di amplificatore che successivamente divenne un classico noto come “Mullard 5-10“. Quando la EL84 è utilizzata in una configurazione push-pull ultra-lineare con un carico distribuito del 43%, può raggiungere una potenza di 10 W con una distorsione armonica totale dello 0,9% in classe A. In configurazione classe AB, è possibile raggiungere una potenza anche di 15 watt. In foto una EL84 NOS marchiata Zenith accanto a una coppia di trasformatori d’uscita dedicati realizzati su misura per valorizzare al massimo le prestazioni di questa valvola.

Confusione nelle Sigle: Differenze Tra EL84, UL84 e Altre Varianti

In genere, la prima lettera presente nella sigla di una valvola, come la “E” in “EL84”, denota la tensione del filamento, la quale è di 6,3 volt nel caso specifico della EL84. Secondo la consuetudine classica che si applica a tutte le altre valvole, ci si aspetterebbe che una “UL84” fosse sostanzialmente identica alla EL84, ma con una tensione di filamento diversa. Tuttavia, questa aspettativa non corrisponde alla realtà.

Quando fu creata la UL84, l’obiettivo era sviluppare una valvola dedicata alle radio in cui tutte le valvole avevano il filamento in serie. Queste radio erano generalmente alimentate da autotrasformatori e, per varie ragioni che non elencherò qui, richiedevano una finale audio che operasse con tensioni inferiori rispetto alla EL84. Di conseguenza, non solo modificarono il filamento per farlo funzionare a 45 volt con una corrente di 100 mA, ma modificarono anche la struttura dell’anodo, rendendolo più piccolo e adatto a funzionare con tensioni inferiori, così come modificarono la griglia schermo. Questo ha portato alla creazione di una valvola diversa dalla EL84, infrangendo gli standard nella nomenclatura delle valvole all’epoca vigenti.

Successivamente, per vari motivi, la diversa caratteristica elettrica delle UL84 si rivelò utile anche per altre applicazioni. Fu così creata la variante PL84, pensata per l’uso nei televisori con filamento a 15 volt e 300 mA. Infine, desiderarono una versione con filamento a 6,3 volt, e la denominarono EL86. In sintesi, UL84 = PL84 = EL86 (con solo filamenti diversi), mentre queste tre valvole differiscono completamente dalla EL84 in tutti gli aspetti.

La creazione delle varianti UL84, PL84 e EL86 ha aggiunto un tocco di confusione alla nomenclatura delle valvole, rompendo lo standard precedentemente seguito. Questa rottura con la tradizione ha generato incertezza, poiché ci si sarebbe aspettati che le valvole con nomi simili fossero sostanzialmente equivalenti, con la sola differenza nella tensione del filamento. Curiosamente, molti autocostruttori sono alla ricerca della EL86 senza sapere che, a parte la differenza nel voltaggio del filamento, è la stessa valvola della UL84 e della PL84.

Curve della UL84 – PL84 e EL86 a 170volt di griglia schermo (disponibili anche sul datasheet)

Curve della UL84 – PL84 e EL86 connesse a triodo

6N43N-E una valvola semi sconosciuta

La 6N43N-E, variante russa compatibile con la EL86, si distingue principalmente per la sua costruzione interna: è un tetrodo a fascio anziché un pentodo come la EL86. Tuttavia, poiché il datasheet di questa valvola non include le curve con G2 polarizzata a 170, che sarebbero necessarie per un confronto diretto con la EL86, le curve sono state acquisite tramite u-tracer e pubblicate a tale scopo.

G2 +100v

G2 +170v

6N43N-E connessa a triodo

Quando l’EL84 Diventa Assassina: La Verità sulla 7189

La 7189 rappresenta una variante della EL84, ma con tensioni di placca e griglia schermo superiori rispetto alla EL84 standard. Questa configurazione consente alla 7189 di erogare potenze superiori, rendendole una scelta comune in molte applicazioni negli amplificatori hi-fi alla fine degli anni ’50 e all’inizio degli anni ’60.

È importante sottolineare che, nonostante la somiglianza tra i due tipi di valvole, la 7189 non è equivalente alla EL84. Questa distinzione è cruciale per evitare errori di montaggio e danni agli apparecchi. Alcuni venditori su piattaforme come eBay pubblicizzano erroneamente la 7189 come equivalente alla EL84, portando gli acquirenti a installare quest’ultima in dispositivi progettati per la 7189. Questa confusione è così diffusa che la maggior parte dei venditori online, ad eccezione di pochi affidabili, tende a presentarle come intercambiabili e le offre come se fossero identiche. Questa pratica può purtroppo trarre in inganno gli acquirenti, talvolta in modo inconsapevole, risultando in situazioni di truffa.

Ci sono differenze significative tra le valvole EL84 (o 6BQ5) e le 7189. La tensione anodica massima delle EL84 è di 300 V, mentre le 7189 possono sopportare tensioni anodiche più elevate, tipicamente fino a 440v. La 7189 è una versione potenziata della EL84 in grado di sopportare tensioni superiori, consentendo quindi di erogare potenze maggiori. Tuttavia, è importante notare che queste due valvole non sono equivalenti. La EL84, se montata in un circuito progettato per la 7189, si troverebbe ad affrontare tensioni dell’anodo e della griglia schermo oltre i suoi limiti operativi. Questo scenario spesso comporta sovracorrenti o guasti della valvola, che possono facilmente danneggiare l’avvolgimento primario del trasformatore di uscita. Osserviamo la foto qui sotto:

Al centro si trova una EL84, che funziona a una tensione di anodo di 300 volt. A destra c’è una UL84, una versione con un filamento a 45 volt e progettata per operare con un massimo di 170 volt di tensione anodica. Si può notare chiaramente che la struttura dell’anodo della UL84 è più stretta rispetto a quella della EL84. Infine, a sinistra c’è una 7189A, evidenziata dalla sua imponente struttura dell’anodo, che è significativamente più grande rispetto a quello della EL84.

Piccola tabella delle equivalenze:

EL84 = 6BQ5 = 6N14N

7189/7189A = 6BQ5B

Fino a poco tempo fa, le valvole 7189 erano disponibili principalmente come valvole NOS (New Old Stock) a prezzi spesso proibitivi. Tuttavia, la buona notizia è che oggi alcuni produttori hanno iniziato a riprodurle per garantire un’opzione di ricambio accessibile. Questa è una notizia positiva per i proprietari di amplificatori vintage, poiché spesso la gente tende a sostituire le 7189 con le EL84, creando disastri. Nella foto qui sotto un quartetto di 7189 del mio produttore attuale preferito Thung-Sol.

Considerazioni sull’utilizzo delle valvole EL84 connesse a triodo

Nel panorama delle valvole, l’EL84 e le sue varianti hanno sempre destato grande interesse per il loro utilizzo versatile in numerosi circuiti audio. Tuttavia, quando si tratta di utilizzare l’EL84 connessa a triodo, ci sono alcune considerazioni importanti da tenere a mente. Mentre le varie EL86 connesse a triodo mostrano curve ben definite e utilizzabili, l’EL84 connessa a triodo presenta una sfida significativa. In un grafico illustrativo, si può notare una pendenza molto accentuata nelle sue curve, compromettendo la sua idoneità per questo tipo di configurazione.

Ottimisticamente, anche con una dissipazione di 12 watt, si può ottenere meno di mezzo watt da un’EL84 connessa a triodo, con un trasferimento inferiore al 5%. Questo la rende inadatta per applicazioni di questo tipo. È importante sottolineare che non mancano informazioni fuorvianti sul mercato, con alcuni esperti che promettono apparecchi con EL84 a triodo in grado di produrre decine di watt. Tuttavia, la realtà è spesso diversa, con esperienze pratiche che dimostrano una resa reale di soli 0,39 watt RMS in alcuni casi.

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Una panoramica approfondita sulla famiglia delle valvole 6L6 e le loro varianti

La Nascita della Famiglia delle Valvole 6L6: Un’Introduzione dalla 6V6

La valvola 6V6, ideata dalla RCA nel 1937, divenne un design standard per gli stadi di uscita audio dei ricevitori radio. Considerata la sorella minore della più famosa 6L6, la 6V6 ha giocato un ruolo cruciale nella storia delle valvole termoioniche. Nelle foto sotto una 6V6G e una 6V6GT che differiscono nella forma del vetro.

Successivamente, la 6V6 ha visto la produzione in diverse varianti, tra cui l’involucro in vetro spallato (6V6G) e il formato tubolare più piccolo (6V6GT). Sebbene la 6V6 fosse in grado di operare in configurazione push-pull, il suo ambiente tipico era come stadio di uscita single-ended. Con la rinascita degli amplificatori audio a valvole nel ventunesimo secolo, la 6V6GT e le sue varianti hanno mantenuto la loro popolarità sia nei design single-ended che push-pull.

Un’Introduzione alla 6L6 e 6L6G

La valvola 6L6, progettata dalla RCA, fece la sua comparsa nel panorama tecnologico nel marzo 1936. Caratterizzata da un corpo metallico, la 6L6 rappresenta un’icona nell’universo delle valvole termoioniche. Il suo design come tetrodo a fascio la rese un’opzione preferita per gli stadi di uscita audio dei ricevitori radio e degli amplificatori.

Contemporaneamente all’introduzione della 6L6, fu sviluppata anche la variante 6L6G, caratterizzata da un’ampolla di vetro a duomo. Nonostante le differenze esteriori, entrambe le varianti condividevano le stesse caratteristiche elettriche di base e furono introdotte contemporaneamente, rappresentando essenzialmente la stessa valvola con due tipi di involucro. Nella foto una 6L6G

Caratteristiche Tecniche: La 6L6 e la 6L6G condividono la loro radice comune nelle prestazioni audio di alta qualità e nella capacità di erogare potenza. La 6L6, con il suo corpo metallico, e la 6L6G, con l’ampolla di vetro a duomo, hanno entrambe contribuito al panorama dell’amplificazione audio, mantenendo le stesse caratteristiche elettriche fondamentali. Entrambe le varianti possono sopportare fino a 360 volt di placca e 270 volt di griglia schermo. Questi valori di tensione rappresentano i massimi supportati senza compromettere le prestazioni e la durata delle valvole. La 6L6G ha una equivalente russa denominata 6n3C visibile nella foto qui sotto:

La Valvola 807

La valvola 807, nata nel panorama delle valvole termoioniche nell’ottobre del 1936, rappresenta una straordinaria evoluzione della 6L6G. Mentre condividono molte caratteristiche fondamentali, la 807 si distingue per alcune caratteristiche distintive che la rendono una componente eccellente in altri contesti. È dotata di uno zoccolo a 5 pin UX5, in contrasto con lo zoccolo octal della 6L6G.

Presenta il cappuccio in testa collegato all’anodo. La sua griglia schermo, simile a quella della 6L6G, mantiene una tensione massima di 300 volt. Dall’altro lato, l’anodo può essere portato fino a 600 volt, una caratteristica che apre la porta a potenze notevoli. Grazie a questa proprietà, è possibile ottenere fino a 65 watt audio da una coppia di valvole 807 in configurazione push-pull. Tuttavia, in applicazioni audio single-ended, la 807 non può raggiungere prestazioni superiori rispetto a una normale 6L6. Internamente, la 807 presenta isolatori in ceramica sulla struttura dell’anodo, una caratteristica che riflette la sua ampia adozione come finale di potenza in trasmettitori radio. Questo dettaglio sottolinea la versatilità della valvola 807, in grado di spaziare tra applicazioni audio e radiotrasmissioni.

6L6GC: Evoluzione Potenziata della Storica 6L6G

Introdotta nel 1950, la 6L6GC rappresenta un significativo passo in avanti rispetto alla sua antenata, la 6L6G, portando con sé miglioramenti sostanziali nelle prestazioni e nella versatilità. Questa evoluzione moderna della famiglia 6L6 è diventata una presenza prominente nel mondo dell’amplificazione audio e ha mantenuto una robusta popolarità nel corso degli anni.

Una delle caratteristiche distintive della 6L6GC è l’aumento dei limiti di tensione. Rispetto alla 6L6G, questa valvola può sopportare tensioni significativamente più elevate, con un massimo di 450 volt per la griglia schermo e 500 volt per l’anodo. Questi miglioramenti consentono una maggiore flessibilità nell’uso della valvola, consentendo a progettisti e appassionati di ottenere prestazioni audio più potenti e dinamiche.

La 6L6GC ha guadagnato una diffusa adozione nel panorama degli amplificatori audio per la sua capacità di erogare un suono chiaro e potente. La sua presenza nella scena audio è ulteriormente ampliata dalla sua equivalente russa, conosciuta come 6n3C-E, che offre un’alternativa affidabile e compatibile.

Questa valvola continua a essere una scelta preferita per gli audiofili e gli appassionati di amplificazione audio che cercano un suono ricco, dinamico e contemporaneo. La 6L6GC incarna la tradizione delle valvole termoioniche, combinando l’eredità della 6L6G con le esigenze moderne dell’audio ad alta fedeltà, offrendo un’esperienza sonora avvincente e di alta qualità.

Equivalenze Russe: 6n3C e 6n3C-E, Differenze Cruciali per Evitare Guasti

Nel vasto panorama delle valvole termoioniche, le equivalenti russe giocano un ruolo significativo, offrendo alternative affidabili e spesso più accessibili rispetto alle controparti occidentali. Tra le più comuni, spiccano la 6n3C, equiparabile alla 6L6G, e la 6n3C-E, che trova corrispondenza con la più moderna 6L6GC.

Tuttavia, è cruciale sottolineare che queste due valvole presentano differenze visibili, e scambiare una con l’altra può comportare gravi danni agli apparecchi. Una fotografia comparativa tra le due, collocate una accanto all’altra, evidenzia le disparità nella struttura e nel design.

È risaputo che alcune persone, non consapevoli delle divergenze, hanno erroneamente montato le 6n3C in circuiti progettati per la 6L6GC. Le tensioni operative più elevate della 6L6GC rispetto alla 6L6G possono superare le capacità della 6n3C, portando a guasti irreparabili e danni significativi agli apparecchi.

Un esempio concreto di tali inconvenienti è documentato nell’articolo sull’amplificatore di JC Verdier, dove il montaggio di valvole 6n3C ha causato danni gravi all’apparecchio. Questo sottolinea l’importanza di una corretta selezione delle valvole, rispettando le specifiche di progetto e evitando sostituzioni non appropriate.

Per una guida dettagliata e per evitare potenziali danni, consigliamo la consultazione di fonti autorevoli e la comprensione approfondita delle caratteristiche specifiche di ciascuna valvola. Inoltre, è fondamentale verificare attentamente le indicazioni del costruttore dell’apparecchio e, quando necessario, consultare esperti del settore per garantire un corretto impiego delle valvole in ogni contesto.

La Valvola 5881: Un Legame Storico con l’Eredità Fender

La valvola 5881, affondando le sue radici nell’heritage della Fender Musical Instruments Corporation of America, rappresenta un capitolo significativo nella storia degli amplificatori audio e delle chitarre elettriche. Fondato da Clarence Leonidas ‘Leo’ Fender nel 1938, il marchio Fender è celebre per la produzione di strumenti musicali e amplificatori iconici.

La 5881, anche nota come 6L6GC in molte applicazioni, spesso è prodotta da terze parti e marchiata per conto di Fender. Dotata di una costruzione a disco di vetro montato su una base octal, questa valvola è un tetrodo a fascio audio abbastanza potente, ideale per applicazioni in amplificatori audio.

La sua storia e la connessione con il marchio Fender aggiungono una dimensione unica a questa valvola. Mentre il marchio Fender è celebre per le chitarre elettriche, la scelta della 5881 nelle loro amplificazioni sottolinea la versatilità e l’adattabilità di questa valvola nel mondo dell’audio.

In conclusione, la valvola 5881 porta con sé l’eredità della Fender e si colloca come un componente di fiducia per gli appassionati di amplificazione audio, offrendo una potenza audio robusta e una connessione intrinseca con il mondo della musica elettrica.

Conclusione: Consapevolezza nella Scelta delle Valvole Termoioniche

In questo viaggio attraverso le valvole termoioniche, ho esplorato la ricca storia e la diversità di alcune delle varianti più iconiche, comprese la 6L6, la 6L6G, la 807, la 6L6GC, e la 5881, ciascuna con la propria personalità e applicazioni specifiche.

È importante sottolineare che, oltre alle valvole menzionate, esistono numerose altre varianti e modelli, ognuno con caratteristiche uniche. Tuttavia, per semplificare questa panoramica, ho scelto di concentrarmi sulle valvole più conosciute e utilizzate nel mondo dell’audio.

La sostituzione di una valvola con un’altra dovrebbe sempre avvenire con consapevolezza e attenzione. Benché le equivalenze tra le valvole siano spesso discusse in forum e comunità online, è fondamentale consultare i datasheet ufficiali, facilmente reperibili su internet, prima di effettuare una sostituzione. Questa precauzione è essenziale per garantire che le specifiche e le limitazioni della nuova valvola siano adatte all’applicazione desiderata.

Inoltre, chiedere consigli su forum o su piattaforme social può portare a risposte di persone poco competenti o pareri non verificati. La sicurezza e l’integrità degli apparecchi audio dipendono dalla corretta selezione e sostituzione delle valvole, e affidarsi a fonti autorevoli e dati tecnici ufficiali è la strada migliore per evitare inconvenienti.

In conclusione, la conoscenza approfondita delle caratteristiche e delle equivalenze delle valvole termoioniche è fondamentale per gli appassionati e gli audiofili. Questa consapevolezza contribuisce a preservare la qualità del suono, la durata degli apparecchi e la sicurezza operativa, assicurando un’esperienza audio appagante e priva di sorprese indesiderate.

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