Line Magnetic Audio LM210 IA – Revisione e Riparazione

Mi è stato affidato il compito di revisionare e misurare l’amplificatore valvolare Line Magnetic Audio LM210IA. Nel vasto mondo dell’amplificazione a valvole, questo modello si fa notare, in particolare per l’impiego della 300B. La 300B, originariamente introdotta nel lontano 1933, ha una storia ricca, utilizzata inizialmente nelle cabine di ripetizione telefonica e successivamente adottata nell’industria audio come la valvola per eccellenza per gli impianti hi-fi. La Line Magnetic Audio, azienda con sede nella provincia di Guangdong, Cina, si distingue per la passione dei due fratelli fondatori nei confronti degli amplificatori teatrali Western Electric. La loro attività ha iniziato con la riparazione e il restauro di questi amplificatori, per poi evolversi nella progettazione di amplificatori propri, principalmente utilizzando le valvole Western Electric.

Il modello LM210IA, oggetto della mia attenzione, rappresenta un connubio di tradizione e modernità. La sua imponenza estetica, con il robusto pannello frontale in alluminio e i controlli di alta qualità, è accompagnata da una disposizione di valvole che include la 300B per l’uscita, la 310B per l’ingresso e due 12AX7 per l’input. La varietà di ingressi e le terminazioni degli altoparlanti a impedenza multipla riflettono un impegno continuo nella produzione di apparecchiature audio di qualità.

Il viaggio nella riparazione dell’amplificatore Line Magnetic Audio LM210IA ha avuto inizio quando il cliente, appassionato di audio, lo ha acquistato usato online. Portato nel mio laboratorio per un’attenta verifica, l’amplificatore presentava alcuni problemi, tra cui un paio di morsetti a banana degli altoparlanti che si erano allentati, richiedendo una stretta al dado per fissarli. Inoltre, ho notato che erano installate delle valvole ECC82, contrariamente a quanto previsto dalle specifiche del produttore e dalle immagini online che mostravano ECC83. Il venditore sosteneva che l’amplificatore fosse originariamente dotato di ECC82, ricevuto nuovo con quelle valvole li, ma la qualità delle valvole fornite sollevava dubbi. Di conseguenza, il cliente desiderava un’analisi del circuito per confermare se fosse progettato per accogliere le ECC82 o le ECC83.

Dopo aver esaminato attentamente l’interno dell’amplificatore, ho notato che la resistenza di carico anodico della valvola ECC8x era di 220k, mentre quella di catodo era di 3k. Questa configurazione suggeriva una polarizzazione a una corrente estremamente bassa persino per una ECC83. Senza ombra di dubbio, il circuito era progettato per accogliere le ECC83. L’installazione di una ECC82 avrebbe costretto la valvola a lavorare in condizioni estreme, al limite dell’interdizione, causando forti distorsioni e probabilmente il taglio delle alte frequenze.

Inoltre, vorrei far notare come spesso certi audiofili apportino modifiche casuali nei loro apparecchi, come la sostituzione delle valvole senza cognizione di causa, compromettendo le prestazioni dell’apparecchio.

Alla ricerca della distorsione più fedele, TATTARATAAAA…

Certi individui nel mondo dell’audio, forse mossi da una ricerca dell’elusivo “miglioramento”, finiscono per manipolare gli elementi senza comprenderne appieno le implicazioni. In questo caso, sembra che il venditore che ha ceduto l’amplificatore abbia fornito informazioni erronee e avrebbe potuto influenzare negativamente l’esperienza audio del cliente. È fondamentale sottolineare l’importanza di una conoscenza approfondita e di una manutenzione accurata per preservare l’integrità degli apparecchi audio e garantire un’esperienza sonora ottimale.

Nel valutare l’architettura di questo amplificatore, emerge una considerazione critica riguardo alla disposizione interna. Contrariamente alla tradizionale disposizione che prevede i trasformatori posizionati sopra lo chassis, creando un design più compatto e accessibile, l’attuale configurazione di questo amplificatore sembra seguire un approccio più insolito.

Guardando all’interno, ci si imbatte in un vero e proprio labirinto di componenti, con i trasformatori situati all’interno dello chassis. Questo approccio di impilare gli elementi in modo intricato, oltre a compromettere l’accessibilità, solleva preoccupazioni in caso di eventuali necessità di manutenzione. Immaginatevi la sfida di sostituire uno di quegli elettrolitici di qualità cinese, nascosto tra le pieghe di questa disposizione, dover entrare con una mano per afferrare il componente e con lo stagnatore nell’alta. In un tale scenario, ci si troverebbe a fronteggiare una vera sfida, da mettersi a piangere.

Una progettazione più ordinata e accessibile non solo avrebbe facilitato le operazioni di manutenzione, ma avrebbe migliorato anche l’efficienza complessiva del dispositivo, garantendo una maggiore praticità per chi interviene sull’apparecchio. La funzionalità e l’accessibilità, infatti, dovrebbero essere aspetti prioritari nella costruzione di dispositivi destinati a un utilizzo prolungato e, inevitabilmente, a periodi di manutenzione e riparazione.

Veniamo ora alle misurazioni delle prestazioni strumentali, utilizzando le valvole originariamente montate sull’apparecchio, che, sebbene non nuove, mantenevano comunque una buona efficienza. Pertanto, confermo che i 8 watt dichiarati dal produttore sono effettivamente presenti, con la possibilità di raggiungere anche 9 watt in condizioni di clipping profondo. La massima potenza indistorta registrata è di 6,23 watt RMS senza feedback e 6,85 watt con il feedback inserito. Per quanto riguarda lo smorzamento, si attesta a 2,4 con il selettore su zero feedback e a 4,3 con il selettore a 3 dB di feedback. Di seguito, riporto i grafici relativi ai due modi operativi.

BP Zero Feedback BP con Feedback
THD Zero Feedback THD con Feedback
Quadra 100Hz zero Feedback Quadra 100Hz con Feedback
Quadra 1kHz zero Feedback Quadra 1kHz con Feedback
Quadra 10kHz zero Feedback (ho erroneamente impostato una scala del tempi diversa). Quadra 10kHz con Feedback

Ancora una volta, tengo a far notare che, nonostante la potenza impostata sia di 1 watt, a zero feedback la distorsione è sempre superiore rispetto alla controparte con feedback. Questo sottolinea, una volta di più, che non è vero che la presenza di controreazione aumenti la distorsione a livelli bassi di potenza. Posso anche informarvi che, quando il cliente me lo ha consegnato, ha affermato che impostato a zero feedback, i bassi risultavano gonfi, molli e fastidiosi. Sicuramente, con la presenza della ECC83 e uno smorzamento di poco più di 2, questa caratteristica non può che persistere, quindi se volete usarlo zero feedback è bene che voi vi procuriate casse acustiche che tagliano via i bassi come le monovia, trombe, etc…

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Geloso G 236-HF / G 235-HF: Restauro di un Amplificatore Valvolare Vintage

Mi è stato portato un Geloso G 236-HF per un restauro, il cliente, consapevole delle sue limitate doti sonore, desiderava comunque riportare in vita questo amplificatore valvolare vintage. Acceso, l’unico suono emesso era un forte ronzio, un lamento del passato che richiedeva il mio intervento.

La sfida iniziale è stata affrontare i componenti vecchi e usurati. Tutti i condensatori elettrolitici erano sfondati e esauriti. La sostituzione era inevitabile, un passo fondamentale per preservare e migliorare l’eredità di questo pezzo storico.

La sorpresa più grande è stata scoprire il ponte raddrizzatore al selenio, con immagini che mostrano al suo interno con gocce di metallo fuso e bruciature. Ho sostituito entrambi i ponti al selenio con versioni al silicio, più affidabili e con una caduta di tensione inferiore. Per compensare questa differenza, ho aggiunto con attenzione due resistenze in serie, trovando il valore perfetto attraverso prove empiriche.

Misurare e valutare ogni valvola è stato il passo successivo. Sorprendentemente, la maggior parte delle valvole originali era ancora efficiente, tranne una delle EL84 che ho sostituito con un componente di recupero che si abbinava perfettamente alle 3 rimaste. Nel corso del restauro, ho anche sostituito alcuni condensatori non polarizzati che avevano il corpo crepato, portando nuova vita anche al preamplificatore G 235-HF.

Durante il processo di restauro dell’amplificatore Geloso G 236-HF, ho dedicato particolare attenzione alla sicurezza elettrica, un aspetto spesso trascurato nei vecchi apparecchi. Uno dei primi interventi è stato il cambio del cordone di alimentazione con uno nuovo tripolare, seguito dal collegamento della carcassa dell’amplificatore a terra.

Questo upgrade è stato fondamentale per garantire un livello di sicurezza minimo rispetto a scariche indesiderate. Nel corso del restauro, ho ritenuto essenziale condividere con voi una dimostrazione visiva di questo processo. Nel video qui sotto, utilizzo un tester di isolamento per eseguire una prova tra il circuito collegato alla rete elettrica e la carcassa dell’apparecchio.

Nel video, potrete osservare delle scintille elettriche che si generano tra i fili isolati con cotone e la carcassa dell’amplificatore. Questo fenomeno mette in luce il rischio potenziale di non avere un collegamento a terra. Questo è un aspetto critico che molte persone potrebbero trascurare durante il restauro di apparecchi vintage. Ecco perché è fondamentale effettuare tali interventi di sicurezza. Troppo spesso, gli appassionati di restauro potrebbero concentrarsi solo sulla parte estetica o sulla riparazione dei componenti interni, trascurando gli aspetti cruciali della sicurezza elettrica.

Va notato che test di questo tipo sono rari nel mondo del restauro. Non tutti i tecnici si prendono il tempo di eseguire prove di isolamento, e questo può comportare rischi di sicurezza per gli utenti finali. Dopo la prova con le scintille elettriche, ho prontamente provveduto a fasciare il fascio di fili di cotone con del nastro di gomma autoagglomerante, ottenendo un notevole risultato di isolamento fino a 3000 volt CA. Questa precauzione aggiuntiva garantisce una maggiore sicurezza per chiunque interagisca con l’amplificatore Geloso G 236-HF restaurato.

Tuttavia, una verità andava accettata. Questo amplificatore Geloso, benché un’icona vintage, non appartiene alla categoria HiFi moderna. La sua banda passante limitata (60Hz/8kHz -1dB) e la distorsione di intermodulazione è molto elevata quindi la qualità audio è lontana dagli standard odierni. Molti cercano apparecchi vintage Geloso pensando di trovare un suono eccezionale solo perché a valvole. È essenziale sottolineare che, sebbene il suono pastoso possa piacere a qualcuno, non può essere considerato HiFi. Questi amplificatori sono più adatti ad essere accoppiati con vecchi giradischi con testine a cristallo, progettati per riprodurre dischi d’epoca.

L’articolo prosegue con la riparazione di un altro amplificatore Geloso G 236-HF, affrontando nuove sfide e problemi unici. Infatti sono stato incaricato di revisionare un’altra coppia di Geloso G235HF e G236HF, e di fornire loro un nuovo contenitore. Il finale G236 presentava un trasformatore di alimentazione bruciato, che richiedeva un riavvolgimento a causa di interventi approssimativi effettuati da qualcuno che ha cercato di ripararlo in modo molto rudimentale. Nell’immagine successiva è possibile osservare il trasformatore dopo il riavvolgimento.

Il processo di restauro dell’apparecchio ha coinvolto il ripristino della sezione di alimentazione seguendo lo schema originale. Sono stati sostituiti tutti i condensatori a carta e altri elettrolitici di dimensioni ridotte nella sezione pre, insieme alla sostituzione di alcune resistenze che mostravano segni di degrado. Le valvole sono state accuratamente testate utilizzando l’uTracer3+. Infine, il tutto è stato alloggiato in una scatola di legno appositamente costruita su misura, completando il restauro dell’apparecchio in modo esteticamente gradevole e funzionalmente ottimale.

L’apparecchio, risalente al 1962, costituisce un affascinante esempio tecnico e strumentale delle elettroniche d’epoca. Esplorare il funzionamento di queste componenti è un viaggio nel passato che fornisce preziosi insight sulla reale prestazione sonora del dispositivo. Nell’ambito di questa analisi, mi sono concentrato sulla sezione G236HF, ossia il finale.

Ho effettuato la misurazione della potenza, che si attesta a circa 10 watt con le valvole originali in uso e potrebbe probabilmente salire a circa 15 watt con valvole nuove. Il fattore di smorzamento è risultato essere di DF 4. La banda passante, misurata a circa 1 watt, è di 60Hz/8,5kHz -1dB. Di seguito, il grafico illustrativo di queste misurazioni.

Risulta evidente che questi apparecchi presentano una resa sonora molto concentrata sui medi, con carenze sia nella gamma dei bassi che in quella degli alti, aspetti che, in quegli anni, erano spesso trascurati. Proseguo ora con l’analisi spettrale e gli spettri a 100Hz, 1kHz e 10kHz, anche se questi ultimi potrebbero avere una rilevanza limitata.

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7 Responses to Geloso G 236-HF / G 235-HF: Restauro di un Amplificatore Valvolare Vintage

  • Un po’ come le automobili d’epoca non potrebbero competere con le attuali, questi amplificatori, sebbene non in linea con gli attuali standard hi-fi, racchiudono lo spirito di un’industria nazionale pionieristica e ancora basata sulla sola manodopera di esperti artigiani. Far rivivere un’incisione d’epoca attraverso una testina al cristallo e questo valvolare rende quindi, tra i crepitii dei vinili vissuti, quella che doveva essere l’esperienza d’ascolto dei nostri genitori negli anni ’50 e ’60. Solo la passione e la competenza di Stefano Bianchini potevano rendere possibile quest’esperienza e solo la sua formazione ed attenzione potevano intervenire sull’unico aspetto che fosse imprescindibile aggiornare ai tempi attuali: la sicurezza.
    Complimenti dal proprietario Alessandro Ancarani

  • L’aver usato una piattina per avvolgere il secondario (che al giorno d’oggi credo sarebbe introvabile se non in sezioni enormi per trasformatori trifase) dovrebbe essere un trucco similare ad avvolgere il secondario in bi o trifilare che ha 2 vantaggi uno quello di aumentare la sezione del conduttore abbassato la RDC sprecando meno spazio dentro al rocchetto e il secondo vantaggio è quello di riuscire ad abbattare l’induttanza dispersa del trasformatore

  • Grazie per la pubblicazione dei dati.
    Ho un G236 HF che ho impiegato per anni sul secondo impianto, come diffusione domestica, finché uno dei trasformatori finali si interruppe.
    Nel mio esemplare mancava la targhetta, era uno dei primi pezzi ed era stato impiegato come finale in un organo elettronico del 1957.
    La banda passante del mio esemplare era un po’ più ampia, ma nel mio caso avevo collegato le griglie schermo in ultralineare.
    L’aspetto più interessante rispetto, per esempio, al Leak Stereo 20 della stessa epoca che possiedo è il modo in cui avevano ridotto i flussi dispersi del TU, pur facendo uscire le molte prese necessarie per l’ampio spettro di possibili impedenze di uscita che intendevano coprire: i collegamenti a mezzo strato erano tutti realizzati con piattina di argento.
    Dopo tanti anni temo di aver perso i lamierini del TU guasto, ma sicuramente ho conservato il conteggio delle spire e i campioni del filo smaltato primario e secondario, se ti interessano.

  • Si quieres hacer funcionar aparatos tan viejos, aunque nunca se hayan usado, tienes que cambiar todos los electrolíticos, si hay esos condensadores de papel sellados con alquitrán hay que cambiarlos. Luego están los calentadores de carbón que pierden totalmente la tolerancia a medida que envejecemos. Encenderlo sin hacer las revisiones necesarias es arriesgado, incluso podrías quemar los transformadores.

  • Hola Stefano gracias por responder, en realidad tengo dos amplificadores uno esta en su caja de trasporte en madera original Geloso, pero no funciona.

    Después voy a mirar los transformadores que vende, me gustaría realizar algún proyecto. Abraso

  • Curioso, me gustaría saber cómo una luminaria vintage italiana llegó tan lejos de Italia.

    Para responder a su pregunta Geloso en sus boletines, definió transformadores de audio de “alta calidad” cuyo ancho de banda era de 8khz -3dB. Como puedes ver en los gráficos que he publicado, las características instrumentales son muy pobres. No vale la pena cambiarlos, es mejor que se queden como están, reliquias históricas de una época pasada.

  • Hola, me encuentro en Uruguay, tengo uno de estos (G235HF y G236HF), y me gustaría saber si tiene algún consejo para mejorar el sonido o seria mejor dejarlo así ya que no valdría la pena? Molte grazie.

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Riparazione del DAC MDA503 – Un Viaggio nella Resurrezione Audio

Il dac Advance Acoustic Tube Da Converter 24bit 384khz – MDA503 si inserisce nel mondo degli apparecchi di fascia economica, presentandosi come un convertitore DAC con ingresso spdif e toslink. Vedendolo la sua prima impressione suggerisce un design abbastanza notevole, con pannelli frontali robusti e un telecomando di dimensioni considerevoli che svolge il suo compito con efficienza.

Ciò che colpisce immediatamente l’attenzione, secondo quanto riportato online, è il display luminescente dalla grafica simile a un diagramma di circuito, che adorna la facciata del DAC. Tuttavia, il telaio effettivo del DAC sembra trasmettere una sensazione di economia.

Nonostante le opinioni varie riscontrate anche negative a volte , il DAC MDA503 dimostra la sua capacità di rivelare un apprezzabile livello di dettaglio, offrendo una performance tonalmente equilibrata senza sbalzi notevoli nei toni acuti o gravi.

Personalmente, mi sono trovato di fronte a un esemplare totalmente non funzionante, con i trasformatori di alimentazione bruciati e i ricambi originali introvabili. Nell’articolo a seguire, condividerò la mia esperienza mostrando come ho affrontato questa sfida, calcolando e sostituendo i trasformatori di alimentazione per riportare in vita questo apparecchio.

Nel corso della mia esperienza con il DAC MDA503, ho notato un aspetto particolare che merita di essere esaminato più da vicino. Nonostante la modesta potenza dichiarata di 20 watt complessivi, i due trasformatori toroidali presenti in questo apparecchio sembravano seguire il classico approccio cinese di risparmiare su ogni centesimo.

Questi trasformatori, probabilmente caratterizzati da un nucleo sottodimensionato e, più verosimilmente, da una quantità limitata di rame al loro interno, tendevano a surriscaldarsi notevolmente a causa dell’alta induzione a cui erano sottoposti. Nel corso del tempo, i materiali con cui erano costruiti si sono deteriorati, portando infine al corto circuito dei primari e al conseguente bruciarsi del fusibile principale.

In un tentativo maldestro di far funzionare l’apparecchio, il proprietario ha sostituito il fusibile da 500mA di serie con uno da 8 Ampere, bruciandoli completamente fino al punto di farli entrare in isolamento. Per fortuna, questo maldestro tentativo di far funzionare l’apparecchio non ha causato danni seri a ciò che era collegato ai secondari. Tuttavia, questa vicenda solleva importanti considerazioni sulla qualità dei componenti e sulle pratiche di manutenzione improvvisate che possono compromettere ulteriormente gli apparecchi nel tempo.

Fortunatamente, gli schemi elettrici fornivano le tensioni AC dei secondari dei trasformatori, consentendo così di risalire agevolmente alle correnti che venivano assorbite. Con questa preziosa informazione, sono riuscito facilmente a calcolare due nuovi trasformatori utilizzando comuni lamierini di tipo EI, forse anche più piccoli rispetto agli originali toroidali. Questo solleva interrogativi sulla quantità di induzione a cui quei toroidali erano sottoposti, spingendomi a chiedermi quanto possa essere malata una mente per arrivare a compromettere così tanto la qualità e la durata nel tempo, solo per risparmiare quel singolo euro.

Trasformatori di ricambio per MDA503 – Replacement transformers for MDA503

Sono lieto di informarti che ho creato due nuovi trasformatori di ricambio per il DAC MDA503, denominati mod. 23S70 e mod. 23S71. Se possiedi uno di questi DAC con i trasformatori originali danneggiati, ora hai la possibilità di ottenere una coppia di trasformatori di alta qualità per ripristinare il corretto funzionamento del tuo apparecchio.

I nuovi trasformatori, appositamente progettati e calcolati per garantire prestazioni ottimali, rappresentano una soluzione affidabile per chiunque si trovi nella situazione di dover sostituire i componenti bruciati del proprio DAC MDA503.

È importante notare che i cavetti con i connettori necessari per l’installazione dei nuovi trasformatori devono essere recuperati dai trasformatori originali. Se desideri ordinare una coppia di trasformatori 23S70 e 23S71 o desideri ulteriori dettagli sulla procedura di sostituzione, ti invito a contattarmi direttamente. Sarà un piacere assisterti nel ripristino delle prestazioni del tuo DAC e garantire una qualità audio eccezionale.

Inoltre, è importante sottolineare che i miei trasformatori di ricambio, i modelli 23S70 e 23S71, offrono un vantaggio significativo rispetto agli originali. A differenza dei trasformatori di serie, questi nuovi componenti sono progettati per garantire un’efficienza superiore e una ridotta produzione di calore. Avrai il beneficio di un funzionamento più fresco e una maggiore efficienza energetica, migliorando complessivamente la durata e le prestazioni del tuo DAC MDA503.

Dato che i nuovi trasformatori 23S70 e 23S71 presentano una forma diversa rispetto ai toroidali originali, è necessario seguire una procedura di installazione specifica. Per prima cosa, occorre smontare la staffa di supporto dei vecchi toroidali. Successivamente, è possibile procedere al montaggio dei due nuovi trasformatori, seguendo l’orientamento indicato nelle fotografie. Sarà necessario praticare quattro fori con un trapanino e successivamente fissare i trasformatori con quattro viti, riutilizzando le stesse viti precedentemente usate per fissare la staffa, alle quali vanno aggiunti quattro dadi M4. Questo procedimento assicurerà un adattamento sicuro e affidabile dei nuovi trasformatori, garantendo al contempo un corretto funzionamento del tuo DAC MDA503.

Durante il processo di ispezione, ho individuato ulteriori guasti all’interno del DAC MDA503. Tra i componenti danneggiati, ho identificato un transistor, un condensatore elettrolitico, situato dopo un ponte raddrizzatore esploso, e una resistenza danneggiata nell’alimentazione dell’anodica.

Quest’immagine fornisce una visione chiara della configurazione interna del DAC durante il suo funzionamento.

A complemento di ciò, ho inserito un video dimostrativo che presenta il DAC in azione. Nella registrazione, la fonte digitale utilizzata è un computer, e per rendere possibile la connessione, ho impiegato un convertitore da USB a SPDIF con il PCM2707. Per ascoltare l’audio in uscita dal DAC, ho utilizzato il mio vecchio e affidabile progetto “Calimero,” precedentemente presentato in un articolo passato.

In conclusione, il percorso di riparazione del DAC MDA503 si è rivelato un viaggio affascinante attraverso le sfide e le soluzioni tecniche. Dalla sostituzione dei trasformatori alla correzione di transistor, condensatore e resistenza danneggiati, ogni passo è stato intrapreso con dedizione e attenzione ai dettagli.

Il risultato finale è un DAC riparato e ottimizzato che, oltre a restituire la vita al dispositivo, ha introdotto miglioramenti significativi rispetto alla configurazione originale. L’utilizzo dei trasformatori 23S70 e 23S71 ha non solo garantito un funzionamento più fresco, ma ha anche sottolineato la nostra dedizione per la qualità e l’efficienza.

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