Modifica Audiospace Galaxy 34 per un’Esperienza Sonora Superiore v1.1

Nel mondo degli amplificatori valvolari commerciali, capita talvolta di imbattersi in case produttrici talmente incapaci di realizzare prodotti di qualità che, inevitabilmente, finiscono per fallire rapidamente. Tuttavia, prima di sparire dal mercato, riescono a disseminare una quantità impressionante di apparecchi progettati in modo approssimativo, che purtroppo continuano a circolare nel mercato dell’usato, deludendo chiunque abbia la sfortuna di acquistarli. Potrei citare la AMC con i suoi valvolari realizzati con un criterio costruttivo degno di un videoregistratore, con le valvole saldate direttamente sullo stampato senza zoccolo; la Gamma Acoustic, con i suoi triodi collegati a diodo in serie all’alimentazione senza un apparente senso logico; la Music Angel, che produceva amplificatori dove l’80% del costo era rappresentato dalle valvole, montate su un circuito costruito con materiali di scarto; e infine l’Audiospace Galaxy 34. Quest’ultimo, tra tutti, è forse il meno peggio: monta trasformatori di qualità accettabile e uno chassis ben costruito, ma purtroppo al suo interno ospita un circuito privo di logica, che sembra progettato da un principiante che conosce solo i concetti di polarizzazione dei transistor, tanto da tentare di usare un triodo come fosse un transistor.

Tra tutte queste marche fallite, l’Audiospace Galaxy 34 è quello che offre maggiori possibilità di essere modificato in modo non invasivo e relativamente semplice, per trasformarlo in un discreto amplificatore. Questo articolo potrebbe suscitare l’interesse di alcuni miei detrattori, quelli a cui non piace modificare le cose. Tuttavia, sinceramente, non mi preoccupa affatto l’opinione di questi individui, e li lascio borbottare a loro piacimento.

Aggiorno questo articolo a sette mesi di distanza dalla prima versione perché mi è stato dato un altro esemplare da modificare. Inoltre, ho apportato una piccola miglioria al circuito driver rispetto alla versione iniziale, un intervento minimo che però ottimizza ulteriormente il bilanciamento dello sfasatore.

Iniziamo la storia di questo apparecchio con il messaggio che mi è stato inviato da 2 proprietari diversi:

  1. Il mio ampli distorce paurosamente da metà volume in poi. È il canale sx mi sembra più debole del dx. Sono di Roma e il tecnico dove l’ho portato ha cambiato le 4 valvole di potenza (TAD E34L 22/27). Mi può aiutare ?
  2. Visto che il potenziometro del mio Audiospace galaxy 34 non risponde piu’ da telecomando e che sento strani rumori dal canale sinistro,vorrei che lei lo modificasse come letto e verificasse il suo funzionamento per ripararlo eventualmente.

Il cliente mi ha affidato il suo amplificatore e, durante una conversazione approfondita, ha lamentato una resa sonora orribile. In particolare, ha notato che alzando il volume, la musica si trasforma in un bailame sconfusionato, diventando praticamente inascoltabile. Per analizzare la situazione, ho collegato l’amplificatore al banco di prova, utilizzando un wattmetro e un oscilloscopio per individuare eventuali anomalie. Inizialmente, sulla resistenza di carico, non ho rilevato comportamenti strani. Tuttavia, la misurazione dello smorzamento ha mostrato un valore di DF (fattore di smorzamento) pari a 2 su un amplificatore da 40 watt. È diventato evidente che un valore così basso di fattore di smorzamento può trasformare l’amplificatore in una sorgente di distorsione estremamente elevata. Questa constatazione mette in discussione coloro che minimizzano l’importanza del fattore di smorzamento, dimostrando come possa influire significativamente sulla qualità del suono, sfatando le argomentazioni di chi ritiene questo parametro insignificante.

Ho temporaneamente accantonato l’amplificatore e ho salutato il cliente, poiché non potevo affrontare immediatamente il lavoro. Dopo qualche tempo, appena ho avuto l’opportunità di riprenderlo in mano, sono partito con l’ipotesi che l’amplificatore fosse a zero feedback e che il circuito del driver potesse necessitare di alcune modifiche, inclusa l’aggiunta di un adeguato meccanismo di controreazione per migliorare il funzionamento complessivo dell’amplificatore. Il primo inconveniente che ho riscontrato è una marcata instabilità del circuito quando il volume viene aumentato oltre un certo livello; in tale condizione, il circuito inizia a oscillare in modo pronunciato a bassa frequenza. Nel video allegato, mostro questo fenomeno, e osservate attentamente: non avevo ancora apportato alcuna modifica, è proprio così dalla configurazione originale!

Aumentare il volume al massimo era necessario per le misurazioni, poiché il livello del segnale iniettato dal generatore di funzioni veniva gestito direttamente dall’apparecchio di misurazione. Tuttavia, successivamente ho regolato il volume a un livello stabile e ho proceduto con l’acquisizione della risposta in frequenza e della distorsione armonica.

Beh, a -1dB a 10 kHz con appena 1 watt di potenza, sembra quasi superare le prestazioni di un amplificatore PA degli anni ’50 della Geloso. Va bene, in realtà questa misura non era la mia priorità; l’ho acquisita solo per i lettori. Il passo successivo è stato decidere di aprire l’amplificatore. Volevo ottenere lo schema, in quanto la mia idea era di esaminare come avessero polarizzato il primo triodo di ingresso. Avevo in mente di dividere la sua resistenza di catodo in due e di portarci il segnale di controreazione. Quello che segue è lo schema dello stadio di ingresso, il triodo della 6SL7:

In tutta onestà, imbarazzante. Il filo giallo che si dirigeva al morsetto degli 8 ohm suggeriva l’esistenza di qualche forma di controreazione, ma la sua implementazione era quanto di più orribile si potesse immaginare. La presenza di una resistenza da 220 ohm tra la griglia e il catodo creava una polarizzazione con griglia a zero volt. Aggiungendo il condensatore elettrolitico da 3,3uF, il pilotaggio avveniva in griglia positiva. Per completare l’opera, c’era uno snubber sulla resistenza di carico anodico, aggiungendo ulteriori rotazioni di fase e aumentando le distorsioni. In modo non offensivo, posso solo concludere che chi ha concepito questa modalità di polarizzazione per una valvola sembrava non avere la minima idea di cosa stesse facendo, adottando un approccio vagamente simile a quello che si farebbe con un transistor BJT. A questo punto, ho deciso di interrompere la mia analisi del circuito, poiché mi sembrava essere una perdita di tempo. Di conseguenza, ho preso la decisione di rimuovere completamente il circuito driver, con l’obiettivo di ricostruire qualcosa che avrebbe potuto funzionare in modo più efficace.

Ho effettivamente invertito l’alloggiamento delle 6SN7 e delle 6SL7, utilizzando un triodo della 6SN7 come stadio di ingresso, la 6SL7 come sfasatore long-tail, e il secondo triodo della 6SN7, con un accorgimento, l’ho fatto funzionare come un pozzo di corrente sotto la 6SL7.

Di solito, un pozzo di corrente si realizza con un pentodo, ma con alcuni accorgimenti è possibile utilizzare anche un triodo. Certo, qualcuno più tecnico potrebbe suggerire che sarebbe stato meglio utilizzare la 6SN7 come sfasatore che pilota le finali e la 6SL7 come valvola di ingresso, ed è vero. Tuttavia, un solo triodo della 6SL7 non può gestire tutta la corrente che può circolare in una 6SN7 completa. Non volevo neanche far lavorare la 6SN7 a correnti troppo basse, poiché avrebbe compromesso la sua linearità. Con questo piccolo compromesso, mirato soprattutto a conservare le valvole originali dell’amplificatore, alla fine il circuito ha funzionato in modo eccellente.

L’amplificatore presentava un selettore che consentiva di configurare le valvole finali sia in modalità triodo che in ultralineare. Questo selettore comandava due relè dedicati che si occupavano della commutazione tra le due configurazioni. Tuttavia, al di là della sua funzionalità apparentemente versatile, ho riscontrato alcuni aspetti che sollevavano preoccupazioni.

Innanzitutto, c’era il rischio di scintillazioni all’interno dei relè, un inconveniente che poteva compromettere il funzionamento stabile dell’amplificatore nel tempo. In secondo luogo, personalmente, non sono un sostenitore di questi “pastrocchi” circuitali. La ragione principale risiede nel fatto che, modificando radicalmente il guadagno della valvola finale, diventa estremamente difficile effettuare una messa a punto precisa del circuito e della rete di retroazione.

Nel senso, se ottimizzo il setup in modalità ultralineare, potrebbe non funzionare altrettanto bene in modalità triodo, e viceversa. Questi compromessi tecnici sembrano spesso essere introdotti solo per attirare clienti non esperti, che vedono queste opzioni come un vantaggio aggiuntivo senza rendersi conto che, in realtà, rappresentano un compromesso e una potenziale fonte di problemi. Pertanto, ho preso la decisione di scollegare completamente il relè e ho cablato direttamente i fili dai trasformatori d’uscita alle valvole, fissando la configurazione in modalità ultralineare per garantire una maggiore stabilità e prestazioni ottimali.

Già alla prima accensione, ancor prima di iniziare a implementare qualsiasi forma di controreazione, ho notato un cambiamento notevole nella risposta in frequenza dei trasformatori. Questo cambiamento si è manifestato con un’estensione significativa verso le frequenze più elevate. La differenza è stata talmente evidente da catturare immediatamente la mia attenzione, suggerendo che le modifiche apportate stessero già influenzando positivamente le caratteristiche sonore dell’amplificatore. Questo incoraggiante segnale ha consolidato la mia convinzione che le modifiche e le ottimizzazioni stesse avrebbero portato a risultati notevoli nell’ottimizzazione complessiva del sistema.

Il vecchio driver, a quanto pare, era così inefficiente da influire negativamente sul corretto funzionamento del circuito. Le sue limitazioni erano così evidenti che, al momento della sostituzione con il nuovo setup, ho notato un’immediata miglioria nelle prestazioni complessive. In particolare, con il volume portato al massimo, non si manifestava più alcuna instabilità o oscillazione, sottolineando ulteriormente quanto il nuovo circuito driver avesse contribuito a garantire una maggiore stabilità operativa.

Durante queste prime fasi di prova, è emerso un altro problema significativo correlato al potenziometro del volume, il cui valore era eccessivamente elevato (250kohm). Questo episodio rappresenta un monito e un importante insegnamento per tutti gli appassionati autocostruttori. Spesso, si commette l’errore di utilizzare potenziometri di valori molto alti, come 200k o addirittura 500k, senza rendersi conto delle conseguenze potenzialmente indesiderate.

Il problema risiede nella presenza di una capacità parassita nel circuito situato a valle del cursore del potenziometro. In combinazione con la capacità dei cavi schermati, come in questo caso, e la capacità di ingresso della valvola, si forma un filtro passa-basso. La frequenza di taglio di questo filtro varia in base al volume impostato. Per dimostrare questa problematica, ho creato un video in cui inietto un’onda quadra a 10 kHz nell’amplificatore, con il volume portato al massimo. Successivamente, abbassando il volume, la forma d’onda subisce una trasformazione significativa, evidenziando un notevole aumento del tempo di salita.

Questo esempio concreto sottolinea l’importanza di selezionare accuratamente il valore del potenziometro in modo da evitare alterazioni indesiderate nella risposta in frequenza e garantire un funzionamento ottimale dell’amplificatore. L’amplificatore era dotato di un potenziometro motorizzato di produzione cinese, di una qualità che potrei definire “di basso costo”. Purtroppo, non potevo sostituirlo con un potenziometro motorizzato convenzionale, poiché le dimensioni e il layout del telaio non lo permettevano.

Di fronte a questa limitazione, ho deciso di rinunciare alla funzionalità del volume controllato dal telecomando. Al suo posto, ho montato un potenziometro più semplice, con una resistenza di 100k, che ha risolto il problema della risposta in frequenza. Successivamente, nelle analisi strumentali, presenterò un grafico della risposta in frequenza per evidenziare la gravità dell’impatto che il potenziometro originale causava.

Per coloro che potrebbero essere interessati, è possibile fornire una soluzione alternativa per linearizzare la risposta in frequenza quando si utilizza un potenziometro di valore molto elevato. La proposta coinvolge l’implementazione di filtri e condensatori, come illustrato nell’immagine allegata. Tuttavia, ho scelto di evitare questa soluzione particolare.

La ragione principale per cui ho evitato di usarla è che quel circuito, oltre a essere poco pratico da montare nella posizione specifica disponibile, non mi soddisfaceva per motivi di pulizia del circuito stesso. Inoltre, il potenziometro di basso valore che ho utilizzato si è dimostrato una scelta migliore. Le moderne sorgenti audio, come DAC e lettori CD, escono tutte a bassa impedenza, e quindi non presentano difficoltà nel pilotare carichi anche molto inferiori. Questa opzione ha contribuito a mantenere il circuito più pulito e ha soddisfatto appieno le esigenze del sistema.

Passiamo ora alle analisi strumentali. Ho spinto le finali fino a 45 watt, mentre il fattore di smorzamento è stato misurato ad un valore di 8. Questa scelta mira a garantire prestazioni ottimali e un suono pulito senza compromettere la qualità dell’amplificatore.

Qui sotto trovi la risposta in frequenza (a 1 watt) dell’amplificatore con il potenziometro del volume al 100%. La risposta in frequenza è stata misurata con la controreazione già messa a punto, compresa la compensazione. Si nota un -0,2 dB a 20 Hz e un -1 dB a circa 80 kHz.

I trasformatori d’uscita di questo amplificatore si dimostrano piuttosto buoni, con prestazioni generali che sarebbero addirittura eccellenti, se non fosse per una marcata risonanza che si manifesta avvicinandosi ai 100 kHz. Questo difetto, tuttavia, può essere efficacemente soppresso mediante la compensazione della controreazione nel circuito. Questa caratteristica, che rende gli amplificatori di questo modello particolarmente attraenti, può essere sfruttata appieno quando si trova un esemplare usato a un prezzo vantaggioso, soprattutto se l’intenzione è quella di apportare modifiche.

Le modifiche necessarie al circuito si limitano a poche resistenze, e il processo di ricablatura risulta relativamente semplice. Questo rende l’amplificatore un’opzione ideale per coloro che desiderano effettuare personalizzazioni e miglioramenti, sfruttando appieno le potenzialità dei trasformatori d’uscita di qualità, pur gestendo in modo efficiente la risonanza attraverso la compensazione della controreazione. Ora vediamo come appariva la risposta in frequenza con il potenziometro originale da 250k posizionato a metà corsa… -1dB a 7khz

La misura delle onde quadre evidenzia l’ottima caratteristica dei trasformatori d’uscita (100Hz/1khz/10khz):

Questa è la distorsione armonica:

Modifica della regolazione del BIAS

Secondo il manuale dell’amplificatore, la regolazione del bias dovrebbe essere impostata a 300 mV per ciascuna valvola EL34, corrispondenti a circa 30 mA. Con una tensione anodica di 475 Vcc e 230 V sulla rete, ciò comporta una dissipazione di circa 14 watt per valvola. Tuttavia, le EL34 possono sostenere fino a 25 watt di dissipazione, quindi sono ancora ben al di sotto dei loro limiti.

Ho notato che i condensatori elettrolitici dell’amplificatore sono classificati per 450 V, mentre in realtà operano a una tensione superiore, il che potrebbe ridurre la loro durata. Per risolvere questo problema, ho deciso di aumentare la corrente di bias a 45 mA, corrispondente a 450 mV misurati alle boccole con il tester. Questo riduce la tensione anodica a 450 V e porta la dissipazione della EL34 a 20 watt per valvola.

Avrei potuto aumentare ulteriormente la corrente, ma ho preferito non farlo per evitare di sovraccaricare il trasformatore di alimentazione, di cui non conosco le specifiche esatte. Per precauzione, ho fatto funzionare l’amplificatore con il bias a 45 mA per circa un’ora e ho monitorato la temperatura del trasformatore di alimentazione, constatando che 50 gradi sono accettabili.

Foto di una 6SL7 difettosa con una sola sezione accesa al doppio della luminosità…

Set di valvole driver sostitutito con NOS, 6SL7 haltron e 6SN7 OTK…

Questi problemi sono abbastanza comuni quando si acquista qualcosa di provenienza cinese. È normale trovarsi di fronte a mobili ben fatti in acciaio e alluminio fresato dal pieno, poiché tali lavorazioni non comportano costi elevati la in cina. Tuttavia, ciò che spesso si riscontra all’interno dello chassis è il nulla più assoluto: circuiti privi di senso e altre componenti di scarsa qualità.

Tuttavia, nel caso specifico di questo apparecchio, la presenza di due trasformatori d’uscita discretamente buoni apre la porta a risultati di alto livello con una spesa relativamente contenuta. Invito i lettori che possiedono uno di questi amplificatori a contattarmi, se interessati a effettuare la modifica al loro apparecchio. Con pochi interventi mirati, è possibile ottenere miglioramenti sostanziali nelle prestazioni complessive.

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2 Responses to Modifica Audiospace Galaxy 34 per un’Esperienza Sonora Superiore v1.1

  • Grazie per il tuo commento. Beh, che dire? È davvero interessante notare come molte persone elogino gli apparecchi senza feedback come se fossero la soluzione perfetta per ogni situazione. Purtroppo, la realtà è ben diversa, e spesso ci si ritrova con dispositivi che presentano smorzamenti così bassi da risultare completamente indecenti. È ironico che qualcuno abbia scherzato sulla mia “mania” per lo smorzamento, poiché sembra che ancora una volta questa caratteristica si sia dimostrata cruciale. La qualità dello smorzamento è indubbiamente un aspetto importante da considerare, e chi continua a sottovalutarlo rischia di trovarsi in situazioni come questa: vendere a caro prezzo degli apparecchi del tutto inutilizzabili. Mi fa ridere poi pensare a quel “tecnico” che voleva sistemarti l’amplificatore cambiandoti le valvole.

  • Sono tornato in possesso del mio ampli . Devo dire che Stefano ha fatto un ottimo lavoro. Sono veramente contento. I canali sono tornati ad essere bilanciati. Non c’è più il minimo fruscio , in qualunque settaggio. I toni alti sono meravigliosi, i bassi sono caldi e mai invadenti. Sinceramente non mi aspettavo un risultato del genere.
    Stefano si è rilevato un professionista, poche chiacchiere e molti fatti.
    Grazie Stefano

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Riparazione dell’Audio Innovations 500

Se sei fortunato possessore di un Audio Innovations 500 e desideri preservare il suo splendore sonoro, sono qui per offrirti un servizio di riparazione specializzato. Con anni di esperienza nel restauro di questi amplificatori iconici, garantisco attenzione, competenza e passione nel restituire al tuo Audio Innovations 500 la sua gloria originale. Affidati a un esperto appassionato di audio vintage e riporta in vita il tuo amplificatore. Contattami oggi per una consulenza personalizzata e riaccendi la magia della tua esperienza sonora.

Nel vasto panorama dell’audio hi-fi, pochi nomi hanno il potere di evocare una combinazione di eleganza, prestigio e qualità audio come quello di Audio Innovations. Fondata nel 1984 dal visionario Peter Qvortrup, l’azienda britannica si è guadagnata una reputazione distinguibile per la produzione di amplificatori di alta qualità, tra cui spicca l’immortale Audio Innovations Series 500.

Questo amplificatore integrato con stadio phono è una testimonianza della maestria ingegneristica e dell’attenzione ai dettagli che ha reso Audio Innovations un marchio rispettato nel settore. Con una capacità di erogare 25W in classe A.

Il cuore di questo capolavoro audio è il suo stadio phono a valvole integrato, progettato per deliziare gli amanti del vinile. Esso consente di valorizzare le sorgenti analogiche con un suono dolce e musicale, allo stesso tempo rigoroso e appagante. Dotato di un controllo di volume preciso, bilanciamento e selettore di ingressi, l’Audio Innovations 500 offre un’esperienza di ascolto su misura per gli appassionati più esigenti.

Nel corso degli anni, questo gioiello ha attraversato generazioni, mantenendo il suo fascino senza tempo. In questo articolo, vi porteremo attraverso il processo di riparazione di due varianti dell’Audio Innovations 500: una più vecchia e una più moderna.

Un Confronto tra le Generazioni

Accompagnando il viaggio attraverso le epoche dell’Audio Innovations 500, diamo uno sguardo ravvicinato alle immagini che catturano le differenze visive cruciali tra la prima versione di questo straordinario amplificatore e le sue iterazioni successive. Le due foto qui di seguito mettono in luce le trasformazioni nel design del circuito, evidenziando gli aggiornamenti e le modifiche apportate nel corso degli anni.

Prima versione Seconda Versione

Riparazione di un Audio Innovations 500 Seconda Versione

Nella nostra esclusiva sequenza di fotografie, ci immergeremo nel cuore del processo di riparazione di una versione più recente dell’Audio Innovations 500. Questo affascinante viaggio visivo è un tributo alla dedizione e alla maestria che caratterizzano l’arte della riparazione audio. Ecco un Audio Innovation 500 con ben 28 anni alle spalle, testimone di un improvviso contrattempo nella sua lunga storia…

In questa immagine si evidenzia chiaramente un condensatore esploso e ciò che resta di una resistenza, praticamente vaporizzata. In aggiunta, tutti i condensatori ad alta tensione mostrano rigonfiamenti, i commutatori dei canali presentano del gioco e i fili tra la scheda PCB e gli stadi finali sono visibilmente arrostiti dal trascorrere del tempo.

Nel caso di un diverso esemplare di Audio Innovations 500, sono evidenti riparazioni precedenti, ma sfortunatamente, il guasto è tornato a manifestarsi. Nella foto seguente, mostro gli attuali difetti riscontrati.

PCB ora in perfetto stato dopo le necessarie riparazioni…

Sostituiti i fili danneggiati e i commutatori con pezzi originali ALPS (non visibili nella foto)…

Dopo il rimontaggio della PCB, l’installazione di un nuovo set di valvole e i test iniziali, l’amplificatore risulta perfettamente funzionante. Le prossime due immagini che ritraggono l’Audio Innovations più recente sottoposto alla mia attenta revisione, l’ultimo arrivato nell’ordine cronologico. All’interno di questo amplificatore, tutti i componenti erano in perfetto stato tranne due piccoli condensatori elettrolitici, posizionati in modo alquanto scomodo, che erano stati trascurati e si erano completamente disseccati. Questa revisione ha garantito che ogni parte dell’amplificatore sia ora in condizioni ottimali, confermando il nostro impegno per un restauro completo e accurato di ogni dispositivo affidato a noi.

Di seguito riporto le specifiche di fabbrica dell’Audio Innovations 500, offrendo un’approfondita panoramica delle sue potenzialità audio:

  • Potenza di uscita: 2 x 25 Watt in Classe A, garantendo un’esperienza sonora superba nell’intero spettro da 30 a 20.000 Hz, con una precisione di +/- 3 dB.
  • Sensibilità di ingresso linea: Impressionante sensibilità a 0.4v, con una tolleranza massima di sovraccarico di oltre 3v per adattarsi a una vasta gamma di sorgenti audio.
  • Crosstalk: Eccezionale isolamento acustico con un valore di 78dB, assicurando una chiara separazione dei canali.
  • Impedenza di ingresso: 100 KOhm, garantendo una connettività versatile e una risposta audio impeccabile.
  • Phono: Conforme agli standard RIAA, offre una risposta in frequenza precisa di +/- 0.1dB nell’intervallo da 20 a 20.000 Hz.
  • THD (Distorzione Armonica Totale): Inferiore al 0.15% a 1W RMS nell’intervallo da 80 a 15.000 Hz, assicurando una riproduzione fedele e pulita.
  • Ingressi: Ampia flessibilità con porte per Phono, Tuner, CD, AUX, Tape1, Tape2 e Monitors, offrendo un’ampia gamma di opzioni di connettività.
  • Controreazione: A 14dB, ottimizzando la stabilità e la linearità dell’amplificatore.
  • Peso: Solido e robusto con 18 KG, riflettendo la qualità costruttiva e l’attenzione ai dettagli.
  • Valvole: Equipaggiato con 3x ECC83, 2x PCC88 e 4x EL34, per garantire una prestazione audio di alta qualità.
  • Impedenza di uscita: Flessibilità di adattamento con opzioni di impedenza a 4, 8 e 16 Ohm, consentendo l’uso con una varietà di diffusori.

Confronto strumentale tra la Prima e la Seconda Versione dell’Audio Innovations 500

Esploriamo le differenze nelle prestazioni dell’Audio Innovations 500 attraverso un approfondito confronto strumentale tra la sua prima e seconda versione. Questi grafici forniranno un’analisi dettagliata delle caratteristiche distintive e delle possibili evoluzioni nelle diverse iterazioni dell’amplificatore nel corso del tempo.

Banda Passante a 1 watt

Prima Versione Seconda Versione

L’analisi della banda passante sul carico resistivo evidenzia una risonanza non perfettamente compensata in entrambe le versioni dell’amplificatore (maggiore nella versione più vecchia). Tuttavia, è nei grafici di banda passante su carico reattivo che questa caratteristica diventa più marcata e significativa. Questo aspetto solleva l’ipotesi di una potenziale criticità del circuito, con il rischio di innescare oscillazioni a 60 kHz. È risaputo che in alcuni casi alcuni esemplari dell’Audio Innovations 500 possono avviare auto-oscillazioni, causando danni al dielettrico dei trasformatori d’uscita. Questo rischio è particolarmente elevato quando le due valvole del push-pull mostrano segni di usura notevolmente diversificati. Tale problematica è amplificata dal pesantissimo tasso di controreazione che caratterizza l’Audio Innovations 500, classificandolo come un amplificatore fortemente controreazionato. Sotto il grafico di banda passante su carico reattivo…

Un’altra prova di potenziale instabilità è stata osservata sull’oscilloscopio impostando l’amplificatore su un carico resistivo con una sinusoide a 20 Hz. Mi scuso per la qualità non perfetta della foto, ma è chiaramente visibile una sinusoide con disturbi significativi nel fronte di discesa della semionda positiva, come evidenziato nell’area delimitata dall’ellisse rossa. È importante notare che questa anomalia potrebbe non manifestarsi sempre, e la sua incidenza dipende anche dal set di valvole montato e dal loro grado di usura.

Distorsione Armonica THD a 1 watt

Prima Versione Seconda Versione

Onda Quadra a 1 watt 1khz

Prima Versione Seconda Versione

La risposta in frequenza della sezione RIAA tra le due versioni è praticamente identica quindi pubblico solo un grafico…

Per concludere, desidero riportare alcune misurazioni significative relative alle prestazioni dell’amplificatore. Alimentato a 220 volt, la potenza RMS indistorta in uscita si attesta a 22 watt RMS per canale, salendo a 26 watt in condizioni di clipping massimo. Il fattore di smorzamento, nella versione più recente, raggiunge il valore di 14. Purtroppo, non ho effettuato la misurazione del DF (Damping Factor) sulla prima versione all’epoca, ma è plausibile che fosse superiore. Ho il sospetto che la prima versione di questo amplificatore presentasse un tasso di controreazione più elevato rispetto al modello successivo.

Ricambi in Plastica per Audio Innovation 500

Durante il restauro di un amplificatore valvolare Audio Innovation 500, ho avuto il piacere di riportare alla sua gloria originale un pezzo di storia dell’audio che si presentava in condizioni piuttosto malandate. L’amplificatore non aveva più i suoi piedini originali; al loro posto erano stati avvitati alla meno peggio dei tappi di gomma. Inoltre, mancavano i fermi del piano in plexiglass, sostituiti da orribili viti a farfalla che deturpavano l’estetica raffinata dell’apparecchio.

Grazie alla tecnologia della stampa 3D, sono riuscito a ricreare fedelmente i particolari in plastica, identici agli originali.

Con pazienza e attenzione, ho ripristinato l’amplificatore…

Una Chiara Visione Oggettiva

Negli anni ho avuto l’opportunità di esplorare e riparare numerosi esemplari dell’Audio Innovations 500, un amplificatore audio di notevole rilevanza storica. La mia intenzione è sempre stata quella di mettere in evidenza aspetti tecnici e strumentali per fornire informazioni oggettive e contribuire al ripristino di questi dispositivi.

Non è mia intenzione denigrare o criticare l’Audio Innovations 500, ma piuttosto condividere informazioni oggettive e utili che possono migliorare le prestazioni di questi amplificatori iconici. Le instabilità segnalate sono aspetti tecnici che, sebbene possano emergere in alcune circostanze, sono oggetto di attenzione e risoluzione nel corso del processo di riparazione. Il mio obiettivo è sempre stato di offrire servizi di restauro che migliorino e prolunghino la vita di questi dispositivi, contribuendo a preservare il loro valore storico e sonoro.

Apprezzo il dialogo costruttivo e sono aperto a rispondere a eventuali domande o preoccupazioni. La mia passione per l’audio vintage si riflette nel mio impegno per fornire servizi di alta qualità e onesti, garantendo che ogni apparecchio riparato esca dalla mia officina in condizioni ottimali.

Guida alle Valvole: Disposizione Corretta nell’Audio Innovations 500

Pubblico questo diagramma per fornire una guida visiva sulla disposizione delle valvole sull’amplificatore Audio Innovations 500. Questo diagramma è particolarmente utile poiché, nelle vicinanze degli zoccoli, non sono presenti indicazioni delle sigle, rendendo facile commettere errori durante la sostituzione. Un errore comune è la confusione tra le ECC83 e le ECC88. Potete utilizzare questa guida visiva per garantire una corretta identificazione e posizionamento delle valvole nel tuo amplificatore. Le ECC88 sono sul lato sinistro…

posizione valvole AI500

Per gli Audiofili Esperti: Un’Opzione Interessante per Gli Amanti del NOS

Per coloro che apprezzano le sfumature sonore e sono inclini a sperimentare, è possibile considerare l’uso delle valvole PCC88 al posto delle ECC88. Per i più smaliziati, questa scelta offre l’opportunità di esplorare valvole NOS (New Old Stock) a un costo accessibile. È importante notare che la tensione di alimentazione del filamento delle PCC88 è di 7 volt, leggermente superiore ai 6,3 volt delle ECC88. Tuttavia, la differenza è così minima che entrambe le valvole funzionano in modo affidabile. Potrebbe essere una soluzione interessante, permettendo di beneficiare delle caratteristiche vintage delle PCC88 NOS rispetto alle più comuni ECC88 prodotte in Cina.

Esplorazione Continua: Scopri anche l’Audio Innovations 700 e 800!

Per coloro che desiderano approfondire ulteriormente il mondo dell’Audio Innovations, vi invito a esplorare un articolo analogo dove condivido dettagli e passaggi relativi alla riparazione di un’Audio Innovations 700 e 800. Troverete approfondimenti sulla manutenzione e il restauro di questi amplificatori iconici, arricchendo così la vostra comprensione del panorama dell’audio vintage. Per accedere all’articolo, seguite questo link. Buona lettura e continuate a esplorare con noi il meraviglioso universo dell’alta fedeltà sonora!

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7 Responses to Riparazione dell’Audio Innovations 500

  • Non solo, Stefano, hai riportato alla sua gloria originale il mio AI 500 dal punto di vista estetico: lo hai rinnovato nelle prestazioni sonore e reso nuovamente godibile all’ascolto come non era da tempo. Grazie per la professionalità, le competenze tecniche e la disponibilità mostratemi.

  • non ho messo foto del tuo apparecchio nell’articolo, a un certo punto son poi tutti uguali 🙂

  • Ho scoperto gli articoli e l’attività di Stefano casualmente, cercando qualcuno che potesse aiutarmi nel ripristino del mio vecchio Audio Innovations 500 (direi il terzo nell’articolo relativo)
    Stefano è persona piacevole e disponibile, lavora ancora con quella passione antica che solo un artigiano può garantire.
    Lavoro ineccepibile e risultato sopra ogni attesa: il mio AI500 è tornato agli antichi splendori, praticamente come nuovo.
    Ultimo, ma non ultimo, ho trovato assolutamente onesta anche la richiesta economica.
    Il laboratorio di Stefano per me è assolutamente da raccomandare.
    Bravo!

  • Si SONO tre ECC83 ! ci sono due ECC88 come sfasatrici di ogni canale, una ECC83 sull’ingresso metà per ogni canale e altre due ECC83 che fanno il fono, la disposizione delle valvole che è presente sul sito è corretta. Basta che scarichi gli schemi e puoi constatare la cosa.

  • Sì lo avevo visto, ma ci sono 3 ECC83! Comunque nel frattempo ho risolto la valvola di ingresso è quella centrale.

  • La disposizione delle valvole è pubblicata a fondo di questo stesso articolo…

  • Buon giorno, si ricorda percaso qual’è la posizione della valvola di ingresso linea?

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Revisione GRAAFiti 5050: Assistenza di Qualità

La GRAAF è una rinomata azienda italiana nel settore dell’audio ad alta fedeltà, nota per la produzione di amplificatori valvolari di alta qualità. Fin dai primi prototipi del 1983, con i loro potenti finali di potenza OCL e OTL da 400 Watt RMS e preamplificatori valvolari, la GRAAF ha saputo conquistare una posizione di rilievo nel mercato. Nel 1994, la GRAAF ha lanciato la linea “GRAAFiti”, una serie di prodotti progettati per soddisfare una più ampia fascia di mercato con soluzioni entry-level. Tra questi spicca il GRAAFiti 5050, un finale da 50+50 Watt RMS che combina la qualità sonora distintiva della GRAAF con un prezzo accessibile. Un modello che ha saputo conquistare molti appassionati di alta fedeltà per la sua capacità di offrire una resa sonora eccellente a un costo contenuto.

Il GRAAFiti 5050 Unto d’Olio

Ho ricevuto questo amplificatore da un cliente che lo aveva acquistato usato in un negozio di HiFi, decisamente poco affidabile. Il rivenditore, con due spruzzate d’olio e sostituendo un fusibile con uno più grande (così da non farlo bruciare), aveva dichiarato l’apparecchio funzionante e lo aveva venduto. Un pezzo di nastro adesivo teneva ferma una resistenza che, a causa del calore eccessivo, si era dissaldata dalla scheda. Ho iniziato a smontare l’amplificatore per capire l’entità del danno e ho trovato il PCB completamente imbrattato d’olio, misto a polvere secca, formando una crosta davvero impressionante.

Si stava formando una sorta di catrame nero attorno alle saldature sotto gli zoccoli delle valvole finali. La vetroresina era annerita attorno a uno dei quattro zoccoli octal, vicino alla resistenza che si era auto-dissaldata. Ho trovato un fusibile da 1A nello zoccolo destinato a un fusibile da 100mA, segno evidente di una riparazione improvvisata: “è saltato il fusibile? Mettiamone uno più grande così non salta più” (con il rischio di bruciare tutto il resto). Ho dissaldato tutti i fili per rimuovere completamente la scheda e ho cercato di pulirla accuratamente…

E più cercavo di pulirla, più diventava uno schifo. A chiunque metta prodotti oleosi sulle elettroniche dovrebbero tagliare le mani! Alla fine, ho dovuto lavarla prima con benzina per liquefare l’unto secco e poi con sgrassatore e acqua calda per rimuoverlo. Il risultato è stato eccellente: la scheda è tornata come nuova. Dopo averla soffiata accuratamente con aria compressa, l’ho messa da parte per alcuni giorni per essere sicuro che si asciugasse completamente.

Quando l’ho presa in mano e ho esaminato la situazione, ho notato che quasi tutti i condensatori elettrolitici erano deteriorati e diverse resistenze erano bruciate. Pertanto, ho proceduto alla sostituzione di tutti i condensatori elettrolitici della scheda con nuovi di alta qualità: ho scelto Kendeil per i condensatori sotto i catodi e Mundorf per i condensatori di disaccoppiamento degli stadi. Inoltre, ho sostituito i quattro grandi condensatori da 680uF, poiché quelli misurati erano approssimativamente a 460/500uF. Naturalmente, ho anche cambiato tutte le resistenze danneggiate.

Infine, ho completato l’amplificatore utilizzando un set di KT88 National Electronics NOS e una coppia di E88CC SQ Philips con pin dorati.

Ho quindi eseguito delle misurazioni dettagliate: l’amplificatore eroga 56 Watt RMS per canale. Di seguito sono riportati i grafici relativi alla distorsione armonica e alla banda passante, sia su carico resistivo che su carico reattivo.

Sostituzione del Trasformatore di Alimentazione sul GRAAFiti 5050

In questo capitolo, esploreremo due lavori di sostituzione del trasformatore di alimentazione bruciato su un amplificatore GRAAFiti 5050. Fortunatamente, possiedo una copia dello schema originale degli avvolgimenti del GRAAFiti 5050, il che mi ha permesso di riprodurre con precisione il trasformatore danneggiato.

Nel primo lavoro, ho avuto la fortuna di recuperare i barattoli vuoti di ricambio direttamente dal laboratorio di Mariani in persona. Ho fatto avvolgere un nuovo trasformatore che è stato poi resinato nel barattolo originale. Nella foto qui sotto sono visibili gli ultimi barattoli trovati nel deposito presso la casa di G. Mariani.

Nella foto successiva, possiamo vedere l’amplificatore GRAAFiti 5050 dopo il completamento della riparazione. Il nuovo trasformatore di alimentazione, accuratamente avvolto seguendo lo schema originale del GRAAFiti 5050, è stato installato con successo. La sua custodia, resinata nel barattolo originale recuperato, riflette l’attenzione al dettaglio e il rispetto per l’autenticità del design originale. Questo lavoro non solo ha ripristinato la funzionalità dell’amplificatore, ma ha anche preservato la sua integrità estetica e storica.

Nel secondo lavoro, illustrerò la sostituzione del trasformatore, incluso il processo di produzione di un nuovo barattolo in lamiera ex novo. Questo capitolo offre un’analisi dettagliata delle tecniche utilizzate e delle considerazioni pratiche necessarie per eseguire con successo queste operazioni di riparazione e sostituzione.

Questo GRAAFiti 5050 ha subito un grave guasto a causa dell’errato inserimento di una valvola:

Il trasformatore di alimentazione era irrimediabilmente danneggiato e, purtroppo, il ricambio originale non è più reperibile. Complicato è stato il barattolo, che ho dovuto ricostruire completamente da zero.

Nota per coloro che potrebbero sollevare obiezioni superficiali: il trasformatore è stato fabbricato personalmente da me e presenta il mio logo. Questo non implica alcuna diminuzione delle sue prestazioni rispetto all’originale. La decisione di utilizzare il mio logo anziché quello di GRAAF è dovuta alla necessità legale di evitare la falsificazione, in quanto questo ricambio è stato interamente creato da me. È prassi comune tra gli appassionati di audio applicare etichette e loghi su pezzi non originali, spesso senza rendersi conto che ciò può costituire una falsificazione, portando a conseguenze legali. La mia scelta di utilizzare il mio logo mira a preservare l’integrità legale e tecnica del dispositivo, senza alterare il suo aspetto originale.

Successivamente, ho sostituito alcuni condensatori elettrolitici sulla scheda poiché erano ormai esausti.

In conclusione, i tre amplificatori GRAAFiti 5050 sono ora perfettamente funzionanti grazie alle riparazioni e alle sostituzioni effettuate. La mia capacità di produrre trasformatori di ricambio identici (1:1) per questi dispositivi è una testimonianza della mia dedizione e competenza nel settore. Chiunque si trovi nella necessità di riparazioni o manutenzione per apparecchi di alta qualità come GRAAF è invitato a rivolgersi a me. È importante scegliere con attenzione i tecnici: diffidate di coloro che non dispongono dell’archivio originale di G. Mariani, poiché l’accesso a tale conoscenza è fondamentale per garantire riparazioni accurate e conformi agli standard originali. Per ulteriori informazioni e per prenotare una consulenza o un intervento, visitate la nostra pagina contatti.

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4 Responses to Revisione GRAAFiti 5050: Assistenza di Qualità

  • Ancora una volta un infinito grazie a Stefano per la sua più che accurata riparazione, un riferimento per noi amanti del valvolare e del vintage

  • La tua professionalità, la tua competenza, la tua accuratezza nei minimi dettagli … tutto cio’ va ben oltre….. è solo amore di chi si prende cura con estrema pazienza di ridare voce a questi apparecchi senza tempo…..grazie.

  • Ringrazio Stefano, per l’opera titanica di risanamento revisione e sostituzione valvolare. Grande professionalità e competenza doti ormai rare, fa piacere che ci siano ancora persone serie.

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