Radford TT100: Riparazione e Modifica per Massima Affidabilità – Salva le Tue KT88!

Il nome Radford evoca immediatamente immagini di eccellenza nell’alta fedeltà e nella progettazione di amplificatori valvolari. Fondata nel Regno Unito da Arthur Radford, l’azienda si è distinta fin dagli anni ’60 per l’approccio innovativo e la qualità sonora senza compromessi. I trasformatori di uscita Radford, in particolare, sono leggendari per le loro prestazioni lineari e la capacità di gestire frequenze estreme con una distorsione minima.

Radford è stata una delle poche aziende che ha saputo combinare un design sobrio ed elegante con un’ingegneria acustica avanzata, guadagnandosi un posto di rilievo tra gli appassionati di alta fedeltà. Tuttavia, anche un marchio così rispettato non è rimasto immune alle sfide dell’era atomica del valvolare, un periodo tanto affascinante quanto controverso nella storia dell’elettronica audio.

L’Era Atomica del Valvolare: La Corsa alla Potenza

A cavallo tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80, il mondo dell’hi-fi era in piena trasformazione. Il Radford TT100, prodotto nel 1981, rappresenta perfettamente questo periodo turbolento. Con l’avvento degli amplificatori a transistor, il mercato si trovava in una sorta di frenesia da “potenza pura”, con campagne di marketing che esaltavano watt su watt, facendo sembrare i valvolari decisamente obsoleti in termini di forza bruta.

Per competere con l’ondata di amplificatori a transistor che promettevano potenze elevate a prezzi sempre più accessibili, anche i produttori di valvolari furono costretti a rincorrere questa moda, spesso a discapito dell’affidabilità e della longevità dei loro apparecchi. Le valvole venivano spinte oltre ogni limite tecnico e di buon senso, in una corsa disperata per restare al passo con i tempi.

Radford TT100: Un Racconto Apocalittico dall’Era Atomica

Durante il lavoro di riparazione e modifica del Radford TT100, mi sono reso conto di quanto estreme fossero le scelte progettuali adottate per soddisfare le esigenze dell’epoca. Secondo i dati riportati dallo schema elettrico, le KT88 montate su questo amplificatore erano portate a dissipare ben 96 watt ciascuna! Per chi non lo sapesse, una KT88 è progettata per dissipare al massimo 35 watt in configurazione pentodo o 40 watt in ultralineare o triodo.

Questo dato allarmante deriva dai valori riportati nello schema:

  • Resistenza di catodo da 39 ohm utilizzata come test point.
  • Tensione di 6,3 volt ai test point, che secondo la legge di Ohm corrisponde a circa 160 mA di corrente per valvola.
  • Moltiplicando questa corrente per la tensione anodica di 600 volt, si ottiene una dissipazione di 96 watt abbondanti per valvola!

Inizialmente, ho pensato a un errore di stampa nello schema, ma le prime accensioni dell’amplificatore mi hanno dimostrato il contrario. Anche con i trimmer di regolazione del bias impostati sulla massima tensione negativa, già a 188 volt sul variac, le KT88 erano al limite della loro dissipazione massima ammessa. In pratica, queste valvole tirate così tanto hanno un’aspettativa di vita che va da Natale a Capodanno, portando inevitabilmente a un deterioramento precoce e irreversibile.

Il motivo di questa scelta progettuale è evidente: poter dichiarare sul catalogo una potenza di 100 watt, poco importava se le valvole si sarebbero trasformate in fuochi d’artificio dopo pochi mesi. Altri amplificatori dell’epoca hanno seguito lo stesso approccio azzardato, come alcuni modelli Quicksilver noti per esplodere sotto carico continuativo, EAR che rischiano cortocircuiti spettacolari se i morsetti degli altoparlanti non fanno perfettamente contatto, e M&A famosi per divorare le valvole in poche ore di utilizzo.

La Fine dell’Era Atomica del Valvolare

Questa corsa alla potenza tipica dell’era atomica dei valvolari è durata relativamente poco, all’incirca tra la metà degli anni ’70 e la metà degli anni ’80. Ben presto, le elettroniche valvolari vennero momentaneamente accantonate, lasciando spazio all’era buia dell’hi-fi: un periodo in cui l’unico parametro che sembrava contare era la potenza pura, a discapito di qualsiasi considerazione sulla qualità sonora. Durante questo periodo, che si è protratto fino alla metà degli anni ’90, il mercato dell’hi-fi è stato dominato da amplificatori a transistor progettati per sfoderare numeri impressionanti sulla carta, ma spesso privi di grazia musicale e profondità sonora. Alla fine, però, il pubblico ha cominciato a stancarsi di queste sonorità fredde e aggressive. Intorno alla metà degli anni ’90, si è assistito a una riscoperta della tecnologia valvolare, ma questa volta con un approccio più maturo e consapevole: senza più gli eccessi e gli abusi dell’era atomica, ma puntando a un suono raffinato, caldo e musicale, esattamente ciò che le valvole sanno offrire al meglio.

Restaurare o Modificare? Un Dilemma per il Tecnico

Immagino già i commenti dei puristi del vintage: “Come hai osato modificare un Radford TT100?!”

Ebbene, lasciamo perdere le ipocrisie. Come tecnico, ho la responsabilità di consegnare un apparecchio affidabile e gestibile, non un pezzo da museo destinato a fare scintille alla prima accensione. Un amplificatore del 1981, con più di 40 anni sulle spalle, ha bisogno di manutenzione, punto. I condensatori elettrolitici che risultano secchi o con ESR alle stelle vanno cambiati, non c’è nessun motivo valido per aggrapparsi a queste stupidaggini dell’originalità a tutti i costi. L’apparecchio non perde valore perché è stato revisionato, anzi, semmai ne acquista. Basta farsi un giro su internet per vedere che su tutti i forum gli amplificatori di questo tipo vengono recappati completamente e nessuno si fa problemi sull’originalità dei componenti interni.

E poi c’è la questione del bias. Il tiraggio delle valvole a quei livelli era esagerato già all’epoca, ma oggi è ancora più insensato. Le KT88 disponibili nel 2025 non sono le stesse che si trovavano nel 1981: la produzione attuale è di qualità inferiore, con strutture meno robuste e una capacità di dissipazione più bassa. Già allora spingere le KT88 a 96 watt di dissipazione era una follia — oggi è semplicemente suicidio per le valvole. Abbassare il bias per mantenere le KT88 entro i 40 watt di dissipazione non è solo una scelta logica, è una necessità tecnica. Infatti anche altre persone su vari siti parlano proprio di modifiche alla rete resistiva del bias…

Per di più, questo TT100 era già stato riparato in passato proprio per un’esplosione delle finali. Non è un caso che le resistenze che ho trovato cambiate fossero quelle collegate alla griglia schermo, alla griglia controllo e al catodo: è il segno inequivocabile che tutte le KT88 erano saltate per aria. Quindi, di quale originalità stiamo parlando? Se il circuito originale ha già portato alla morte delle finali una volta, continuare a seguire ciecamente lo schema di fabbrica sarebbe stato da incompetenti. Io faccio il tecnico, non il curatore di museo. ?

Doveva essere un Semplice Cambio di Valvole…

Tutta questa storia è cominciata quando il proprietario del TT100 mi ha portato l’amplificatore per un semplice cambio valvole e taratura del bias. In condizioni normali, sarebbe stata un’operazione di routine di mezz’ora, ma la situazione si è rivelata ben più complessa. Oltre al bias assurdo, ho riscontrato altri problemi:

  • Una precedente riparazione grossolana con saldature orrende, piste saltate e addirittura un valore errato su una grid stop da 10k ohm invece di 270 ohm su una sola delle quattro KT88.
  • Un 2N2905 ossidato che causava un clipping precoce su un canale.
  • Alcuni condensatori elettrolitici ormai esausti.
  • Un interruttore di accensione con lo stelo spezzato, riparato giuntando il moncherino con filo di rame rigido e colla bicomponente.

Le Modifiche e la Rinascita di “Ivy Mike TT100”

Per rendere l’amplificatore affidabile e longevo, ho apportato le seguenti modifiche:

  • Ho sostituito 8 resistenze (2 per ogni KT88) nel partitore di tensione del bias, limitando la dissipazione a 40 watt per valvola, un valore sicuro e rispettoso delle specifiche originali delle KT88.
  • Ho cambiato i condensatori elettrolitici esausti per garantire la stabilità dell’alimentazione.
  • Ho sostituito un 2N2905 difettoso e verificato il corretto funzionamento degli MJE350, risultati ancora in buone condizioni.
  • Ho riparato l’interruttore di accensione, ridonando funzionalità e integrità estetica all’amplificatore.

Dopo tutte queste modifiche e riparazioni, il Radford TT100 soprannominato Ivy Mike, un nome evocativo che richiama la potenza distruttiva ma ora sotto controllo e affidabile. L’obiettivo di questa riparazione e modifica è stato di rispettare lo spirito originale dell’apparecchio, garantendone però l’affidabilità e la durata nel tempo.

Misure Strumentali

Dopo le modifiche e la ritaratura, il Radford TT100 eroga una potenza di 82 watt per canale, con un fattore di smorzamento di 28, indice dell’altissimo tasso di controreazione utilizzato per il suo funzionamento. Questo approccio, tipico dell’epoca, puntava a massimizzare il controllo sui diffusori, ma inevitabilmente influiva anche sul comportamento armonico e sulla risposta in frequenza.

Le misure strumentali evidenziano una distorsione armonica totale dello 0,14% a 1 watt, un valore decisamente contenuto per un amplificatore valvolare di questa potenza, segno dell’efficacia della controreazione applicata. Tuttavia, il grafico della banda passante ha rivelato un’anomalia interessante: una gobba con picco a 1500 Hz. La causa di questo comportamento non è immediatamente chiara. Potrebbe dipendere dalla qualità discutibile dei trasformatori d’uscita oppure da qualche peculiarità nel circuito di controreazione o di equalizzazione interna.

Propendo per la seconda ipotesi, poiché l’analisi delle onde quadre mostra forme d’onda abbastanza pulite, un indizio che lascia supporre una buona linearità dei trasformatori. Tuttavia, non si può escludere del tutto che l’elevato tasso di controreazione stia mascherando eventuali imperfezioni nei trasformatori stessi, rendendo difficile un giudizio definitivo senza un’analisi più approfondita.

L’Abbinamento Giusto: Amplificatore e Diffusori

Ora voglio togliermi un sassolino, perché quando si parla di abbinamenti tra amplificatori e diffusori, la stupidità raggiunge livelli epici. Certi soggetti spesso fanno scelte di abbinamento prive di ogni logica, foriere di problemi a non finire — e poi, ovviamente, se la prendono con il tecnico che ripara l’amplificatore o cambia le valvole come se il problema fosse il suo.

Prendiamo il classico caso del personaggio che possiede delle casse da 86 dB di sensibilità, dure come il marmo, e pretende di pilotarle con un single ended da 5 watt. Poi si lamenta che suona male, ma che cosa ti aspettavi? Praticamente l’amplificatore è in clipping per tutto il tempo! È come voler trainare un rimorchio di 20 tonnellate con una Cinquecento e poi chiedersi perché il motore fuma…

Allo stesso modo, altrettanto assurdo è chi ha un amplificatore da 100 watt (in una classe AB che è più B che A) e lo abbina con delle casse da 91 dB o superiori. In quel caso, il povero amplificatore si trova costretto a lavorare sempre a bassissima potenza, dove la distorsione di incrocio tra le due finali è massima. Il risultato? Un suono freddo, aspro, distorto, gustoso come una lamiera… e ovviamente la colpa di chi sarà mai? Del tecnico che ha appena riparato l’amplificatore, ovvio!

Gne Gne non ti pagooo !

A tutti questi geni dell’hi-fi consiglio di incontrarsi e scambiarsi gli apparecchi: chi ha le casse da 86 dB prenda un bell’amplificatore da 100 watt in push-pull, mentre chi ha le casse da 91 dB o più le abbini con un bel single ended da 5 watt. Scommetto che, improvvisamente, tutto inizierà a suonare come dovrebbe. La fisica non è un’opinione, e un buon abbinamento tra amplificatore e diffusori fa la differenza tra un suono sublime e un disastro totale.

Riporta in Vita il Tuo Radford TT100

Se possiedi un Radford TT100 e vuoi riportarlo al massimo delle sue prestazioni senza rischiare di bruciare le valvole in poche ore, contattami oggi stesso. Con le modifiche mirate che ho sviluppato, posso rendere il tuo amplificatore affidabile, longevo e sicuro, senza compromessi sulla qualità sonora. Che tu stia affrontando problemi di bias, dissipazione eccessiva delle KT88, o semplicemente desideri un controllo approfondito per garantirne il corretto funzionamento, SB-LAB è qui per aiutarti.

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2 Responses to Radford TT100: Riparazione e Modifica per Massima Affidabilità – Salva le Tue KT88!

  • Può essere che 6,3 sia la tensione del filamento? o no? non vedo il motivo di indicare i 6,3volt del filamento li piuttosto che sul secondario del filamento. Purtroppo non risultava fisicamente possibile portare la dissipazione delle valvole sotto i 40watt… con quella configurazione della rete resistiva che era posta attorno il trimmer della regolazione del bias, con l’accensione graduale sotto variac era impossibile scendere sotto i 45watt per valvola già con solo 188volt sulla rete, figurati a portarlo a 220/230volt fin dove arrivavano, anche se esicuramente la tensione di alimentazione sarebbe scesa sotto i 600volt con il carico ma mai così tanto da poterci stare dentro, ma nemmeno da lontano.

  • Interessante, certamente il punto di lavoro dei tubi scelto dal costruttore non è ottimale. Faccio però notare che la tensione di 6,3 V segnata vicino ai test point probabilmente si riferisce alla tensione dei filamenti e non alla tensione da trovare ai capi della resistenza. Se veramente si facessero dissipare 96 W a ogni finale, non funzionerebbero da Natale a capodanno ma non arriverebbero a S. Stefano. Saluti.
    Luca

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Riparazione di un Conrad Johnson CAV50: un viaggio tra guasti e modifiche creative

Conrad Johnson è un nome che evoca immediatamente qualità e raffinatezza nel mondo dell’audio high-end. Fondata negli anni ’70 da Bill Conrad e Lew Johnson, l’azienda americana si è distinta per l’approccio purista nella progettazione di amplificatori a valvole, preamplificatori e altre elettroniche di pregio. I loro prodotti sono noti per il suono caldo, dettagliato e musicale, grazie a un’attenzione maniacale per la scelta dei componenti e un design circuitale minimalista e ben studiato.

Di recente, mi è stato affidato un Conrad Johnson CAV50 per una riparazione. Il proprietario mi ha raccontato che, durante l’ascolto, l’amplificatore ha improvvisamente emesso un forte rumore dagli altoparlanti, seguito da un sottile rigolo di fumo proveniente dalla zona vicino alle valvole di preamplificazione. La riparazione si è rivelata piuttosto semplice, ma non priva di sorprese.

La scoperta degli “intrusi”

Aperto il fondo dell’apparecchio, ho subito notato due “intrusi” frutto di una modifica dozzinale e maldestra:

  1. Un preamplificatore phono improvvisato: cablato su un ritaglio di basetta millefori, un circuito banale composto da poche resistenze attorno a un volgare amplificatore operazionale dal valore inferiore a 1€. Questo circuito era stato collegato in modo grossolano all’ingresso AUX, con un cablaggio disordinato e poco sicuro.

  2. Un alimentatore switching universale: di quelli economici che si trovano facilmente online per meno di 10€, privato del suo contenitore di plastica e collegato in qualche modo alla rete da 220V e al pre phono.

La riparazione

Ho iniziato controllando lo stato delle valvole, tutte in ottima salute e quindi non necessarie di sostituzione. La causa del guasto era una “carie” nera formatasi sulla basetta di vetroresina tra due piste, che aveva creato un percorso conduttivo indesiderato, probabilmente a causa di sporcizia accumulata e umidità.

Ho rimosso la carie con una fresa Dremel fino a raggiungere vetroresina pulita, quindi ho stuccato il solco con resina UV. Ho anche sostituito una resistenza bruciata a causa del guasto. Con questi interventi, l’amplificatore ha ripreso a funzionare perfettamente.

Il ritorno all’originalità

Tuttavia, la presenza dell’alimentatore switching generava disturbi RF che compromettevano la qualità sonora. Ho quindi deciso di rimuovere sia l’alimentatore che il pre phono artigianale, ripristinando l’originalità del CAV50.

Per fornire comunque una funzionalità phono al cliente, ho acquistato online un piccolo pre phono da 35€, completo di alimentatore esterno e cavi di collegamento. Non si tratta di un apparecchio high-end, ma è comunque di gran lunga superiore alla “schifezza” precedentemente installata.

Una riflessione per gli appassionati

Questo episodio dovrebbe far riflettere: se si desidera un preamplificatore serio, bisogna investire in un prodotto di qualità. Pagare 100€ a un “cantinaro improvvisato” per un lavoro raffazzonato che compromette un amplificatore di pregio è una pessima scelta. Anche un pre phono economico, è preferibile a una soluzione mal eseguita.

Misurazioni finali

Dopo la riparazione e il ripristino dell’originalità, l’amplificatore ha mostrato le seguenti prestazioni:

  • Potenza erogata: 38 Watt RMS per canale
  • Fattore di smorzamento (DF): 16
  • Distorsione armonica totale (THD): 0,16% a 1 Watt
  • Banda passante: 10 Hz – 50 kHz (-0,2 dB)

Un risultato che conferma la bontà del progetto originale Conrad Johnson e l’importanza di preservarne l’integrità.

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1 Responses to Riparazione di un Conrad Johnson CAV50: un viaggio tra guasti e modifiche creative

  • Devo dire che quando si è rotto l’amplificatore, ho passato parecchio tempo a cercare qualcuno che me lo riparasse e ho capito che non è cosa semplice trovare chi sia disposto a cimentarsi, con competenza, in una riparazione di un valvolare. Poi, per caso, con una ricerca su internet, mi sono “imbattuto” nel sito di Stefano che non conoscevo, e leggendo la sua storia e le recensioni/riparazioni, mi sono convinto ad affidargli il mio amplificatore. Devo dire che Stefano ha fatto un lavoro perfetto !! Il mio Conrad-Johnson non funzionava così bene da anni. Silenziosissimo, dopo l’eliminazione degli “intrusi” che mi avevano installato. Fantastico riascoltarlo, non vedevo l’ora !! Grazie anche per le altre spiegazioni (regolazione del bias delle valvole e altro) e grazie anche per l’ascolto dell’ampli valvolare da te costruito, veramente notevole.

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Riparazione di un Conrad Johnson MV50: rinascita di un classico Hi-Fi

Il Conrad Johnson MV50 è un amplificatore valvolare leggendario, amato dagli appassionati di alta fedeltà per il suo suono caldo e dinamico. Mi è stato consegnato da un cliente preoccupato: l’amplificatore aveva smesso di funzionare dopo un improvviso cedimento, accompagnato da un odore di bruciato. Dopo un primo esame, ho scoperto che uno dei trasformatori d’uscita era guasto, probabilmente a causa di una EL34 difettosa o di una regolazione errata del bias.

Diagnosi e smontaggio

La prima operazione è stata smontare il trasformatore d’uscita danneggiato. Aprendo l’apparecchio, ho notato anche alcune resistenze deteriorate, segno che il guasto aveva generato stress termico su altri componenti del circuito. La diagnosi ha confermato la necessità di sostituire non solo il trasformatore bruciato, ma anche il suo gemello per garantire simmetria e coerenza sonora.

La rinascita: nuovi trasformatori su misura

Ho avvolto due nuovi trasformatori d’uscita, progettati specificamente per mantenere le caratteristiche sonore originali del MV50. La precisione nell’avvolgimento e nella scelta dei materiali ha assicurato una resa sonora ottimale e una maggiore affidabilità nel tempo. Dopo la sostituzione delle resistenze difettose e il montaggio dei nuovi trasformatori, l’amplificatore era pronto per la prima accensione.

Ho Sostituito alcune resistenze marce e montato i nuovi trasformatori.

Accensione, regolazione e messa a punto

La prima accensione è andata senza intoppi. Ho proceduto con la regolazione accurata del bias, un passaggio cruciale per la stabilità delle valvole EL34 e per ottenere una distorsione armonica minima. Con una piccola messa a punto del circuito per adattarlo ai nuovi trasformatori, l’amplificatore ha ripreso vita, offrendo un suono ricco e dettagliato.

Test strumentali

Per concludere, ho eseguito i consueti test strumentali per verificare le prestazioni:

  • Potenza: 56 watt RMS per canale
  • Fattore di smorzamento (DF): 14

L’amplificatore ha superato ogni prova, pronto per tornare a regalare emozioni musicali come il primo giorno. Se anche il tuo amplificatore valvolare necessita di una riparazione o di una messa a punto, contattami: il suono merita di essere preservato con cura e competenza.

THD 1watt

Grafico di banda passante @ 1 watt (limitata molto all’interno del circuito)

Quadre a 100Hz – 1khz – 10khz

Triangolare 10khz

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1 Responses to Riparazione di un Conrad Johnson MV50: rinascita di un classico Hi-Fi

  • Dopo riparazione, ho provato e funziona perfettamente. Sento il tocco di un grande esperto.

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