Aureavox Arcana88SE: Riparazione e piccolo upgrade risolvono un critico bug di progettazione

Salve, sono possessore di un valvolare SE con KT88.
Le valvole sono nuove anche se non di eccelsa qualità e il bias regolato di recente.
Mi sembra, che suoni “impastato”, non saprei come altro descriverlo. Ovviamente provato con differenti diffusori e con differenti valvole.
Senza urgenza se puoi mettermi in lista per una controllata / riparazione.

Grazie e buona giornata

Questo amplificatore Arcana88SE è stato acquisito tramite il mercato dell’usato, ma purtroppo presentava un suono di qualità scadente. Dopo averlo aperto mi sono subito reso conto che era stato manomesso dal solito inesperto pasticcione. Come si può chiaramente notare nella foto qui sotto, dei condensatori sono appesi in modo precario, i fili sono stati tagliati e ricollegati con mammouth e nastro isolante, e si possono notare diversi altri interventi poco estetici.

Quando si tratta di apparecchi di origine cinese come questo, è spesso difficile conoscere l’effettiva qualità della progettazione. Purtroppo, è comune che presentino errori di progettazione. Nel mio caso, avevo bisogno dello schema elettrico per comprendere meglio il funzionamento dell’amplificatore, ma purtroppo non era disponibile su internet. Il produttore sembra essere scomparso da tempo e non ho trovato alcuna traccia del manuale o dello schema. Di conseguenza, ho preso la decisione di smontare uno dei circuiti stampati e, armato di carta e matita, ho lavorato diligentemente per estrapolare lo schema elettrico direttamente da esso.

L’errore più significativo nella progettazione di questo amplificatore riguardava i trasformatori d’uscita con un’impedenza di 2500 ohm. La KT88 era alimentata con una tensione di circa 410/420 volt e un bias di 70/80 mA, risultando polarizzata in classe AB situazione che risulta errata per un amplificatore single-ended che dovrebbe funzionare in classe A. Utilizzando LTspice per analizzare l’apparecchio, mi sono reso conto di ulteriori errori nella polarizzazione dei triodi della valvola di ingresso. Nell’immagine sotto il driver originale:

Durante la simulazione del circuito originale, è emersa immediatamente una bruttissima distorsione causata dalla ECC83. Questo problema diventava meglio visibile quando il segnale di ingresso viene abbassato a livelli bassi. Nella foto sottostante, il segnale sulla griglia del triodo inseguitore U2 è rappresentato in verde, mentre il segnale presente sul catodo dello stesso è mostrato in blu. Il fatto che il segnale del catodo sia spostato verso il basso rispetto alla griglia indica che il triodo U2 stava “funzionando” in griglia positiva! In pratica, la polarizzazione del primo triodo e il carico dell’inseguitore erano completamente errati. Questa configurazione sbagliata portava l’inseguitore a essere costantemente in saturazione, mentre il triodo di ingresso si trovava in una condizione di sovraccarico che impediva un movimento lineare. È importante sottolineare che una tale situazione non solo causava una brutta distorsione, ma era anche dannosa per la valvola stessa, portando al suo deterioramento.

Come potete osservare dall’immagine qui di seguito, correggere un errore così evidente è stato sorprendentemente semplice. Purtroppo, troppo spesso mi imbatto in problematiche di progettazione del genere: errori banali che hanno conseguenze gravi. È davvero sconcertante constatare che chi ha progettato un tale apparecchio non si sia accorto di simili lacune. Non si tratta solo di una questione di ricerca di un suono naturale, ma di veri e propri errori che non possono essere ignorati. È un fatto che, per chiunque abbia una conoscenza anche minima di progettazione, sarebbe imbarazzante commettere tali sviste. Come si vede dal mio nuovo schema ho cambiato i valori delle resistenze attorno ai 2 triodi della ECC83.

Il condensatore C5 era solo funzionale alla stabilità della simulazione, nella realtà non è servito. Nell’immagine sotto il circuito modificato in funzione:

Nella nuova configurazione, il segnale del catodo è rappresentato in blu, mentre il segnale della griglia è mostrato in verde. È rassicurante constatare che, questa volta, il segnale della griglia è negativo rispetto al suo catodo. Di conseguenza, il triodo di ingresso non è più intrappolato dalla griglia dell’inseguitore e l’inseguitore stesso sta lavorando liberamente. Questa nuova condizione permette al segnale di fluire in modo lineare all’interno del circuito. È un risultato soddisfacente che dimostra come la correzione dell’errore di progettazione abbia restituito il giusto funzionamento all’amplificatore, consentendo ai componenti di operare nel modo previsto.

A livello circuitale, i problemi erano stati risolti con successo. Tuttavia, rimaneva ancora la questione dell’impedenza errata dei trasformatori, un problema che avrebbe richiesto la sostituzione dei trasformatori stessi. Purtroppo, i trasformatori avevano una forma piuttosto insolita e sostituirli sarebbe stato scomodo. Pertanto, ho deciso di limitarmi a regolare la rete di controreazione solo nella misura necessaria, lasciando le altre cose com’erano.

Durante la comunicazione con il cliente tramite WhatsApp, mi è stato segnalato che il trasformatore di alimentazione si riscaldava come un reattore nucleare. Ho quindi deciso di effettuare un test di isolamento e ho constatato che il trasformatore scaricava a circa 1500 volt AC tra uno dei secondari e il primario, una condizione chiaramente non accettabile. Inoltre, analizzando le correnti in gioco, ho calcolato che il trasformatore doveva erogare 114 watt, ma il suo nucleo, dalle dimensioni attuali, poteva gestire in modo affidabile solo 108.

Il trasformatore era anche posizionato tra le due KT88, esposto alla radiazione termica emessa da entrambe che contribuivano ulteriormente al suo surriscaldamento. Per risolvere questi problemi, ho preso la decisione di ricalcolare il trasformatore, mantenendo le stesse caratteristiche ma dotandolo di un nucleo sovradimensionato, in grado di gestire fino a 160 watt. Una volta montato il nuovo trasformatore, con dimensioni maggiori, all’interno dell’amplificatore, ho completato il lavoro di ripristino del dispositivo.

Ora, il nuovo trasformatore si stabilizza a una temperatura di circa 70 gradi, che, sebbene non sia freddo, rappresenta un notevole miglioramento rispetto alla situazione precedente. Tuttavia, va tenuto presente che il trasformatore è ancora posizionato tra le due valvole finali, che irraggiano una considerevole quantità di calore. Nonostante ciò, la situazione è ora notevolmente migliorata e inoltre il trasformatore è in grado di gestire in sicurezza i 3 kV richiesti oltre ad essere dotato anche di schermo elettrostatico prima non presente.

Come funziona? Lavora in classe A fino a circa 4,5 watt, dopodiché una delle due semionde comincia a comprimere perchè passa in classe AB, operando in modo asimmetrico con una forte distorsione, e continua fino a 11,5 watt. Se il trasformatore avesse avuto un’impedenza primaria di 6k, l’amplificatore sarebbe stato in grado di funzionare in classe A per l’intera potenza di 12 watt. Tuttavia, con un’impedenza primaria superiore, sarebbe stato necessario avere una maggiore induttanza primaria per gestire efficacemente le basse frequenze. Questo richiedeva un nucleo più grande, con più ferro e rame, oltre a un telaio di dimensioni maggiori. Purtroppo, sembra che abbiano cercato di risparmiare anche su piccoli dettagli, come la riduzione di due centimetri dei lamerini del trasformatore di alimentazione. Tanto agli audiofili piace la distorsione no? perchè è lo stesso tipo di distorsione che si può osservare in un single ended che sia stato collegato in ultralineare. Nel video qui di seguito è possibile osservare questo comportamento, che tuttavia sono riuscito a limitare in modo significativo attraverso l’utilizzo della controreazione. È importante sottolineare che, in generale, non sono un sostenitore dell’uso della controreazione per correggere problemi gravi. Gli amplificatori dovrebbero essere lineari per conto loro e la controreazione andrebbe usata solo per aggiustare lo smorzamento degli apparecchi. Tuttavia, in questa specifica situazione, mi sono trovato costretto a fare ciò che non mi piaceva poiché non avevo alternative e senza poteva solo andare peggio. La controreazione ha contribuito a mitigare la distorsione e a migliorare le prestazioni globali dell’amplificatore, anche se idealmente avrei preferito risolvere il problema alla radice con l’uso di trasformatori di impedenza corretta.

Lo smorzamento è limitato a un fattore 4, non volevo eccedere con la controreazione in questa situazione di non linearità del circuito perchè avrei compromesso troppo altri aspetti dell’ascolto. vediamo sotto le altre misure strumentali che ho effettuato. Per prima la distorsione armonica si attesta a 1% ad 1watt:

La risposta in frequenza è questa, sembra bella dritta ma prima che venisse fuori così ho applicato una bella compensazione per eliminare delle forti risonanze del trasformatore d’uscita…

A seguire le quadre a 100Hz, 1k, 10k

Alla fine di queste modifiche, nonostante i compromessi necessari e le sfide incontrate lungo il percorso, l’amplificatore risulta ora piacevole da ascoltare. Nonostante gli errori di progettazione iniziali e i problemi riscontrati con il trasformatore di alimentazione, il lavoro di riparazione e l’aggiunta delle correzioni necessarie hanno portato a un notevole miglioramento delle prestazioni complessive dell’apparecchio. Nonostante i compromessi inevitabili, l’amplificatore offre ora una riproduzione audio più pulita, restituendo una piacevole esperienza d’ascolto. È gratificante vedere come un intervento accurato e attento possa trasformare un dispositivo problematico in un amplificatore che merita davvero di essere apprezzato.

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1 Responses to Aureavox Arcana88SE: Riparazione e piccolo upgrade risolvono un critico bug di progettazione

  • Preso dall’emozione, ho sempre voluto delle KT88, ho fatto l’errore di ascoltarlo per poco tempo ed in modo superficiale; oppure, in quel momento, anducchiava! Come quasi sempre succede con i prodotti vintage e non propriamente di brand blasonati, i nodi sono venuti al pettine, Devo dire che ho trovato grande competenza e professionalità, l’amplificatore possiamo dire, è stato ricostruito ed in parte riprogettato per correggerne errori di base. Certo, è passato un momento, in cui ho pensato di usarlo come zeppa per il carrello. Alla fine tuttavia, abbiamo trovato il giusto compromesso per farlo suonare come si deve, probabilmente come non ha mai suonato. Direi di essere soddisfatto. Grazie a Stefano per la disponibilità e soprattutto per la perseveranza. Non è semplice raddrizzare prodotti nati male!

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Calamitatore di Volani CTB – Riparazione e Restauro

ATTENZIONE! Questo articolo documenta la riparazione di un vecchio calamitatore di volani di un mio cliente. Vorrei precisare che sono un riparatore di elettroniche vintage, non un meccanico. Per favore, non inviatemi email chiedendo se posso magnetizzare volani di motociclette o simili. Grazie per la comprensione!

Le iconiche motociclette Vespa Piaggio hanno catturato l’immaginazione di generazioni di appassionati di motori. Uno dei segreti del funzionamento di queste splendide piccole moto risiede nel loro volano magnetizzato. Durante la rotazione, il volano trasferisce energia ad una bobina, alimentando le candele e i fanali, elementi vitali per il corretto funzionamento del motore. Tuttavia, quando ci si avventura nel restauro di una vecchia motocicletta Vespa d’epoca, è comune imbattersi in un volano smagnetizzato. Senza la giusta magnetizzazione, il motore non funzionerà. Ma ecco che entra in scena un eroe dimenticato: il calamitatore di volani CTB. Il calamitatore di volani CTB è un vecchio strumento d’epoca, allora diffuso nelle officine piaggio, risalente al 1965, che svolge un ruolo vitale nel processo di restauro delle Vespe d’epoca. Questo strumento prezioso è stato progettato per ripristinare la magnetizzazione dei volani, restituendo loro l’energia magnetica necessaria per il corretto funzionamento del motore. L’importanza di questo strumento non può essere sottovalutata per gli appassionati e i restauratori di Vespe d’epoca. Tuttavia, essendo anch’esso un pezzo d’epoca, spesso ci si trova di fronte alla necessità di riparare e restaurare i magnetizzatori CTB, che hanno affrontato il passare del tempo insieme alle motociclette stesse.

Clicca qui per scaricare le istruzioni originali d’epoca del calamitatore ctb in formato PDF.

Inizialmente, un cliente si è rivolto a me con la richiesta di riavvolgere un trasformatore di alimentazione gravemente danneggiato, che mi è stato consegnato in uno stato di carbonizzazione. Ho spiegato chiaramente al cliente che l’intero apparecchio necessitava di una revisione completa, poiché non era sufficiente sostituire il vecchio trasformatore bruciato con uno nuovo senza considerare i gravi guasti evidenti al circuito elettrico, che includeva anche una valvola.

Nonostante ciò, ho accettato la sfida di riavvolgere il trasformatore danneggiato. Dopo averlo riparato, l’ho spedito al cliente. Tuttavia, il cliente ha poi riscontrato delle difficoltà nel rimontarlo poiché avevo modificato i colori dei fili durante il processo di riavvolgimento. Non avendo i colori esatti dell’originale, ho apposto un’etichetta chiara con tutte le tensioni corrette.

Di fronte alla sua confusione, ho insistito affinché il cliente mi inviasse l’intero apparecchio per una valutazione completa. Dalle foto che mi sono state fornite, era evidente che ciò che serviva non era semplicemente la sostituzione del trasformatore, ma un intervento ben più ampio ed è stata una fortuna che non sia riuscito a ricollegarlo al circuito perchè lo avrebbe immediatamente bruciato.

Nei vari forum frequentati dai vespisti, si parla spesso di questo calamitatore, ma sorprendentemente poche persone sembrano capire il suo funzionamento. Inoltre, alcuni forniscono consigli errati sulla sua riparazione. È importante dissipare queste incertezze e fornire una spiegazione accurata. In realtà, il circuito del calamitatore è piuttosto semplice, anche se presenta alcune imperfezioni nella sua progettazione (di cui parlerò dopo). Esso comprende due raddrizzatori: uno è un ponte diodi al selenio che fornisce una bassa tensione di 12 volt, necessaria per la fase di ricerca dei poli, mentre l’altro è una valvola raddrizzatrice a doppia semionda di tipo 5Y3GT (non una EL34, come erroneamente ipotizzato da qualcuno).

Il principio di funzionamento del calamitatore è quello di caricare una batteria di condensatori elettrolitici ad alta tensione e successivamente scaricarla in un singolo potente impulso verso le elettrocalamite. Queste elettrocalamite, a loro volta, magnetizzano il volano. L’utilizzo di tensioni elevate, contrariamente a quanto affermato in alcuni forum, si rivela probabilmente vantaggioso poiché, secondo la legge di Ohm, le resistenze parassite dei cavi e delle connessioni diventano meno influenti a tensioni più elevate.

Non è vero che il calamitatore funzioni a 800 volt. Il raddrizzamento avviene tramite un circuito a doppia semionda, dove un avvolgimento secondario con presa centrale produce una tensione di 800 volt agli estremi, ma al raddrizzatore giunge solo la metà di tale tensione.

Purtroppo, ho letto su questi forum una serie di affermazioni che fanno drizzare i capelli in tutti i sensi. Ci sono storie di persone che sostengono di aver trovato un calamitatore che era stato immerso nell’acqua per ben 3 giorni, facendolo poi asciugare per altri 2 o 3 giorni, affermavano che funzionasse ancora. Queste persone probabilmente non si rendono conto della pericolosità di tali azioni o hanno intenzioni suicidarie. È inaccettabile manipolare un apparecchio collegato alla rete elettrica, con il fondo in legno, senza la messa a terra, il cui trasformatore (1965) è isolato con carta, contiene condensatori che possono essere caricati anche a 500 volt in corrente continua. In caso di esposizione all’acqua, il processo di asciugatura potrebbe richiedere mesi anziché giorni, specialmente all’interno del trasformatore.

È sconcertante leggere tali informazioni. Siate consapevoli che queste pratiche sono estremamente pericolose. Non seguite mai questi consigli e, se non avete competenze e conoscenze nel campo dell’elettricità, affidatevi a un esperto prima di intervenire su apparecchi di questo genere. Cambiare una lampadina o le pile del telecomando della TV non richiede la stessa consapevolezza e precauzione richiesta in questi casi. La sicurezza elettrica deve sempre essere la massima priorità.

Le condizioni in cui ho ricevuto il calamitatore erano estremamente critiche. Il ponte al selenio era in dispersione, la valvola raddrizzatrice 5Y3GT era completamente distrutta, con i filamenti bruciati che si intrufolavano tra le placche, causando cortocircuiti. Inoltre, tutti gli otto i condensatori elettrolitici della batteria erano danneggiati a causa di sovratensioni o a causa della diretta esposizione alla corrente alternata. Uno di questi condensatori stava persino perdendo l’elettrolita.

Era evidente che l’apparecchio richiedeva una completa ricostruzione. Montare un nuovo trasformatore su un dispositivo in tali condizioni avrebbe comportato la distruzione anche del nuovo componente. Era necessario intervenire a fondo per ripristinare il calamitatore e garantirne il corretto funzionamento.

Poiché avevo sospetti riguardo alle eventuali lacune progettuali di questo apparecchio, sentivo la necessità di ottenere uno schema elettrico. Purtroppo, su internet è stato impossibile trovarne uno disponibile. Probabilmente, le persone che cercano questi apparecchi non sono esperti di elettronica, nemmeno a livello hobbistico, essendo principalmente appassionati di motociclette d’epoca. Di conseguenza, non sono in grado di effettuare un’ingegneria inversa su un dispositivo elettrico.

Quindi, con pazienza, mi sono dedicato a seguire filo per filo per estrarre lo schema elettrico dal circuito. Come sospettavo, i miei dubbi erano fondati. Il primo problema emerso è che la batteria composta da otto condensatori da 100uF (per un totale di 800uF) veniva caricata direttamente dalla povera 5Y3GT senza alcuna limitazione di corrente. È importante notare che tutti i diodi hanno un limite di corrente erogabile, e in particolare le valvole raddrizzatrici hanno limiti relativamente bassi. La 5Y3GT, ad esempio, ha un limite di 440mA. Tuttavia, nel caso in cui venisse richiesto di caricare un condensatore scarico da 800uF, la valvola dovrebbe sopportare un picco di corrente iniziale che potrebbe arrivare fino a 1A. Di conseguenza, la povera valvola si trovava ad affrontare forti sollecitazioni ad ogni attivazione, e non è da escludere che la distruzione del trasformatore sia avvenuta a causa del guasto della 5Y3GT, provocato da questa condizione di sovraccarico.

Il secondo problema rilevato riguarda il meccanismo di scarica della batteria di condensatori. Dopo aver caricato la batteria premendo il pulsante, la scarica dovrebbe avvenire sulle elettrocalamite quando il dito viene rimosso dal pulsante. Tuttavia, se le elettrocalamite non sono correttamente collegate, ad esempio a causa dello stacco di uno dei spinotti a banana (che sono tranquillamente maneggiabili), la batteria di condensatori rimane carica. Di conseguenza, maneggiando tali spinotti, si potrebbe accidentalmente entrare in contatto con una tensione di 450/500 volt in continua, con un potenziale di corrente sufficiente ad essere letale. È fondamentale sottolineare la pericolosità di questa situazione. La presenza di una tensione così elevata, senza una corretta connessione delle elettrocalamite, rappresenta un grave rischio per la sicurezza elettrica. Manipolare gli spinotti a banana senza consapevolezza e precauzioni potrebbe avere conseguenze fatali.

Ho apportato modifiche per garantire la sicurezza e preservare la valvola e il trasformatore dell’apparecchio. Queste modifiche hanno lo scopo di rendere l’apparecchio il più sicuro possibile. Ecco quali sono state le modifiche effettuate:

  • Ho aggiunto una resistenza di limitazione in serie alla 5Y3GT per limitare la corrente di carica del condensatore elettrolitico. In questo modo, la valvola non viene più sottoposta a un picco di assorbimento eccessivo. Anche se ciò comporta un leggero ritardo nella carica del condensatore, si preserva l’integrità della valvola.
  • Ho installato un secondo fusibile per proteggere il circuito secondario dell’anodica. Questa aggiunta contribuisce a prevenire eventuali sovraccarichi che potrebbero danneggiare il trasformatore.
  • Ho inserito una resistenza in parallelo al condensatore elettrolitico. Questa resistenza permette uno scaricamento controllato del condensatore in circa 2-3 secondi quando gli elettromagneti non sono collegati. Inoltre, questa resistenza limita la tensione massima del condensatore a 400 volt, tenendo conto del fatto che il condensatore può sopportare al massimo 450 volt.
  • Infine, ho provveduto a collegare a terra l’intera carcassa del calamitatore, il nucleo del trasformatore e il suo schermo elettrostatico. Questo collegamento a terra contribuisce a garantire la sicurezza elettrica dell’apparecchio, riducendo il rischio di elettrocuzione o di scariche pericolose.

Ho effettuato anche ulteriori migliore:

  • Ho sostituito il vecchio raddrizzatore al selenio con un moderno ponte di diodi al silicio. Questa sostituzione migliora l’efficienza del raddrizzamento e riduce il rischio di guasti eccessivi.
  • Ho sostituito il cordone di alimentazione e la spina con materiali nuovi. Inoltre, ho applicato un pressacavo moderno nel punto in cui il cordone entra nello chassis del calamitatore, assicurando una protezione adeguata e riducendo il rischio di malfunzionamenti elettrici.
  • Ho sostituito il portafusibile con un modello moderno.

Con queste modifiche, l’apparecchio è stato notevolmente migliorato in termini di sicurezza e funzionalità. Le nuove componenti e gli aggiornamenti assicurano un funzionamento affidabile e riducono il rischio di problemi elettrici potenzialmente pericolosi.

Sono consapevole che qualcuno potrebbe suggerire l’uso di diodi al silicio al posto della valvola raddrizzatrice nel tuo calamitatore CTB. Tuttavia, è importante considerare diversi aspetti prima di prendere una decisione. Innanzitutto, vorrei sottolineare che se avessi avuto l’intero apparecchio da subito, avrei potuto ricalcolare il trasformatore di alimentazione per adattarlo all’uso dei diodi al silicio. Tuttavia, poiché mi è stato inizialmente fornito solo il trasformatore di alimentazione, non avrei potuto apportare modifiche senza conoscere a fondo le specifiche dell’apparecchio. Pertanto, ho rifatto il trasformatore per funzionare con la valvola raddrizzatrice e tale configurazione deve rimanere invariata.

È importante rispondere a coloro che nei forum di moto d’epoca suggeriscono di sostituire la valvola con diodi al silicio. La valvola raddrizzatrice 5Y3GT è ancora in produzione e può essere facilmente sostituita. Sostituirla con diodi al silicio sarebbe un errore, poiché i diodi hanno una caduta di tensione molto inferiore, intorno a 0,7 volt, mentre una valvola raddrizzatrice potrebbe avere una caduta di tensione di 50/80 volt. Sostituire la valvola con diodi al silicio significherebbe sovralimentare ulteriormente i già sollecitati condensatori dell’apparecchio, aumentando il rischio di esplosioni e altri danni significativi, incluso il pericolo di danneggiare il trasformatore di alimentazione.

Se desideri utilizzare i diodi al silicio nel tuo calamitatore CTB, sarà necessario creare un trasformatore di alimentazione su misura per gestire le specifiche tecniche dei diodi. Ciò richiede una profonda conoscenza dell’apparecchio e una progettazione personalizzata per garantire un funzionamento sicuro ed efficiente. Presso SB-Lab, la mia ditta specializzata, sono esperto nella revisione e riparazione di apparecchi d’epoca come il tuo calamitatore CTB. Ho l’esperienza necessaria per prendere decisioni informate sulla sicurezza e garantire che l’apparecchio funzioni nel modo migliore possibile. Ti invito a rivolgerti a me per una consulenza personalizzata e una revisione completa del tuo calamitatore CTB.

Sotto la foto del calamitatore finito e un breve video dove lo mostro mentre cerco di calamitare il coperchio di una scatola di biscotti, ok ok fa ridere, non mi hanno mandato un vero volano di una vespa e il mio è un laboratorio di elettronica e ovviamente non avevo un volano vero per provare quindi non ridete!

Se sei un appassionato di Vespe Piaggio e possiedi un prezioso calamitatore CTB, allora sei nel posto giusto! SB-Lab è la soluzione perfetta per dare nuova vita al tuo amato apparecchio e garantirti prestazioni ottimali.

Sappiamo che il tuo calamitatore CTB è molto più di un semplice strumento. È un pezzo di storia, un simbolo di passione e tradizione. Ecco perché ci prendiamo cura di ogni dettaglio durante la revisione e la rimessa in efficienza del tuo apparecchio. Ho una profonda conoscenza dei calamitatori CTB e un’ampia esperienza nella riparazione e nella revisione di questi strumenti d’epoca. Con cura artigianale e competenza tecnica, lavoro per riportare il tuo calamitatore alle sue prestazioni originali, garantendo la massima efficienza e sicurezza.

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2 Responses to Calamitatore di Volani CTB – Riparazione e Restauro

  • ti ho risposto per email

  • Buongiorno, io possiedo un calamitatore CTB che pero’ non è da banco come quello che c’è sopra nel video, ma è un banco grande ( 1,5m di larghezza x 1 circa di altezza ) .Il sistema è comunque esattamente uguale a quello da banco . Se dovessi decidere di restaurarlo, quanto verrebbe a costare piu’ o meno una revisione dell’apparecchio? Io sono di San Giorgio di Piano in provincia di Bologna . Le lascio il mio cellulare 3468483905 .Andrea Atti .Grazie .

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Rigenerare condensatori elettrolitici

Ciao a tutti! Oggi voglio condividere con voi un’esperienza recente che mi ha portato a riprendere in mano un progetto che avevo realizzato ben 10 anni fa, quando ero ancora un semplice hobbysta. Recentemente, sono stato contattato da un grossista di materiale elettronico che aveva la necessità di rigenerare un lotto abbastanza consistente di condensatori elettrolitici Nichicon che aveva in magazzino.

Questi condensatori dovevano essere rigenerati prima di poter essere venduti, e il lotto contava ben 500 pezzi. I condensatori da rigenerare erano di grandi dimensioni, con una capacità di 3900uF e una tensione nominale di 500 volt. Pertanto, il mio vecchio rigeneratore aveva bisogno di alcune modifiche per gestire queste specifiche. Mi diverte ripescare questo vecchio progetto dal mio archivio e dare una rinfrescata all’articolo che avevo pubblicato sul mio sito così tanti anni fa.

Ricordo ancora l’emozione che provai nel vedere il mio rigeneratore funzionare perfettamente quando l’avevo creato per la prima volta. Ma ora, con questa nuova sfida di rigenerare un così grande numero di condensatori, sapevo che era il momento di migliorare e ottimizzare il mio dispositivo. Ho reso il sistema più efficiente e preciso, introducendo controlli aggiuntivi durante il processo di rigenerazione.

Cosa significa rigenerare un condensatore ?

La rigenerazione dei condensatori elettrolitici è una pratica volta a ripristinare le condizioni di normale funzionamento dei condensatori elettrolitici che sono stati inattivi per un lungo periodo. Quando i condensatori nuovi o funzionanti rimangono inattivi troppo tempo, possono entrare in uno stato di “sonno” in cui avviene una separazione chimica degli elementi dell’elettrolita. Prima di utilizzare tali condensatori, è necessario “risvegliarli” attraverso un processo di rigenerazione o reforming, durante il quale si applica gradualmente una tensione al condensatore limitando la corrente di carica. Questo permette agli elementi chimici di riattivarsi o riformarsi, da qui il termine “reforming”.

Il reforming dei condensatori implica un’applicazione controllata di tensione con una limitazione della corrente per un periodo di tempo indeterminato fino a che il condensatore non ha raggiunto la sua tensione nominale con una corrente di perdita prossima a zero. Questo processo permette agli elementi chimici all’interno del condensatore di riformarsi in modo corretto. È importante notare che durante il reforming, la corrente di carica deve essere appunto limitata per evitare scariche interne o cortocircuiti che potrebbero danneggiare il condensatore.

Attraverso il reforming, si mira a ripristinare la capacità nominale, la bassa resistenza interna e le prestazioni originali del condensatore. Tuttavia, è fondamentale ricordare che il reforming è efficace solo per i condensatori che hanno subito una semplice perdita di funzionalità a causa dell’inattività prolungata. Condensatori danneggiati in modo significativo o che hanno raggiunto la fine della loro vita utile non possono essere recuperati tramite il reforming e richiedono la sostituzione con nuovi componenti.

Il rigeneratore

La rigenerazione dei condensatori elettrolitici può essere affrontata attraverso diversi approcci, tra cui l’utilizzo di un variac o di una resistenza in serie per caricare gradualmente il condensatore. Tuttavia, questi metodi presentano alcune limitazioni e rischi, come il tempo variabile necessario per la rigenerazione, il monitoraggio inadeguato della corrente di carica e il potenziale rischio di danneggiare il condensatore.

Per superare tali problematiche, è possibile adottare un circuito dotato di una propria intelligenza per la rigenerazione dei condensatori. Questo circuito applica al condensatore dei treni di impulsi rapidi, ma non distruttivi, monitorando costantemente la corrente di carica assorbita dal condensatore. Ogni volta che la corrente supera un valore impostato, ad esempio 10mA, il circuito effettua delle pause tra un treno di impulsi e il successivo, dando al condensatore il tempo necessario per riformare i suoi elementi interni.

Questo processo di carica a treni di impulsi continua fino a quando il condensatore raggiunge la tensione nominale desiderata, con un assorbimento di corrente pari a zero. A questo punto, il condensatore viene fatto scaricare attraverso una coppia di lampadine. Prima della modifica giugno 2023, si utilizzava semplicemente una resistenza per la scarica dei condensatori, ma quando si trattava di condensatori di grandi dimensioni come questi che devo rigenerare ora, il problema dello smaltimento del calore diventava complicato. Pertanto, una soluzione banale ma efficace consiste nell’utilizzare due lampadine da 3 candele 230 volt (tipo quelle che sono dentro ai frigo) collegate in serie.

Questo metodo di rigenerazione consente di ridurre al minimo il tempo di rigenerazione e si adatta automaticamente alle esigenze specifiche di ciascun condensatore. In pratica, è come se il condensatore stesso comunicasse al circuito del rigeneratore i suoi tempi di rigenerazione. Sebbene il processo possa sembrare simile al caricamento del condensatore a corrente costante, le prove effettuate precedentemente al 2013 dimostrano che la rigenerazione con treni di impulsi risulta altrettanto efficace, ma molto più rapida rispetto al metodo a corrente costante. Pertanto, l’utilizzo di treni di impulsi per la rigenerazione dei condensatori offre un approccio più efficiente e controllato rispetto ai metodi tradizionali. Si tratta di un approccio innovativo che combina la rapidità di rigenerazione con la sicurezza e l’efficacia nella gestione della corrente di carica. Questo permette di ottenere una rigenerazione ottimale dei condensatori elettrolitici, risparmiando tempo e minimizzando il rischio di danni.

Uno strumento indispensabile per chi ripara radio e amplificatori valvolari d’epoca

Questo strumento si rivela indispensabile per coloro che si dedicano alla riparazione e al restauro di radio e amplificatori valvolari d’epoca. Quando ci si propone di riportare in funzione un apparecchio che è rimasto inattivo per decenni, spesso è necessario procedere alla rigenerazione dei vecchi condensatori elettrolitici, qualora siano ancora utilizzabili. Grazie a questo strumento, ho avuto la possibilità di ripristinare il funzionamento di condensatori datati anche agli anni ’40, garantendo così un corretto funzionamento degli apparecchi. Nel caso degli amplificatori audio, la conservazione, ove possibile, dei vecchi condensatori elettrolitici potrebbe essere essenziale per preservare il suono originale dell’amplificatore, evitando di compromettere la sua qualità sonora con sostituzioni superficiali.

La costruzione

Mi sono quindi dedicato a eseguire alcuni esperimenti sulla breadboard utilizzando un microcontrollore Picaxe 18M2 come unità di elaborazione del circuito.

Ho sviluppato uno stadio analogico utilizzando un trasformatore flyback come parte centrale del circuito. Per il trasformatore, ho utilizzato un piccolo trasformatore d’uscita recuperato da una radiolina a valvole demolita, invertendo la sua polarità. Il FET di potenza viene collegato al secondario per l’ingresso, mentre l’alta tensione viene prelevata dal primario. Il microcontrollore Picaxe 18M2 si occupa di generare treni di impulsi in PWM per controllare il FET e di misurare la tensione ai capi del condensatore durante la carica, oltre alla corrente assorbita.

In pratica, il flyback è in grado di generare oltre 700 volt CC a vuoto, con una corrente di corto circuito di 30mA. Tuttavia, l’MCU limita la tensione massima raggiunta dal condensatore durante la carica e, soprattutto, limita la corrente media assorbita a 10mA. L’ampiezza e la corrente degli impulsi rimangono costanti, ma varia la durata dei treni di impulsi e la pausa tra un treno e l’altro. Questo metodo, apparentemente aggressivo, sembra funzionare molto bene. Sono riuscito a rigenerare diversi condensatori scelti a caso dalla scatola dei “cadaveri”, incluso un paio di quelli che non erano ripresi con il vecchio rigeneratore a corrente costante, e in tempi abbastanza brevi.

Vediamo un pò la costruzione dell’apparecchio: Ho preso un trasformatore a caso nel mucchio della roba di recupero…

Durante il funzionamento il trasformatore che ho utilizzato emetteva rumore. Per risolvere il problema, ho preso la decisione di immergerlo nella cera per renderlo più silenzioso. Dopotutto, il povero trasformatore non era stato progettato per gestire 15 watt di onde quadre modulate, con correnti che raggiungevano quasi 1A sul secondario. È stato un modo divertente per affrontare il problema e ottenere un funzionamento più tranquillo.

Sono rimasto sorpreso di quanto fosse efficace l’immersione nella cera per ridurre drasticamente il rumore emesso dal circuito. Il risultato è stato così soddisfacente che il rumore è praticamente scomparso. Ho voluto condividere con te una foto del circuito assemblato su una breadboard a 1000 fori, prima che fosse alloggiato in un involucro definitivo. Come puoi vedere, i LED sono collegati in modo provvisorio per scopi di testing.

Ecco lo schema (clicca per ingrandire):

Clicca qui per scaricare lo schema in formato PDF: rigeneratore.pdf

Riporto qui sotto il sorgente del firmware in basic (si è vero non mi piace il Basic e oggi preferisco arduino e il linguaggio C)

; Sorgente del rigeneratore di condensatori, versione 1.1v, www.sb-lab.eu, questo programma e' sottoposto a licenza GPL v.2

#no_data
#picaxe 18m2

setfreq m16 ; frequenza della CPU a 16mhz

symbol pwmdri = B.3
symbol caricaled = C.3
symbol volt_pin = B.2
symbol tensione = b0
symbol preset = b1
symbol speed = b2
symbol corrente = b3
symbol ritardo = b4
symbol volano = b5
symbol noblinc = b6
symbol nvolte = b7
symbol pin150 = pinB.4
symbol pin200 = pinB.5
symbol pin250 = pinB.6
symbol pin300 = pinB.7
symbol pin350 = pinC.6
symbol pin400 = pinC.7
symbol pin450 = pinC.0
symbol pin500 = pinC.1
symbol rl = C.2
symbol pulsante = pinC.5
symbol amp_pin = B.1
symbol low_led = B.0

; routines per la taratura della parte analogica (pin500 e pin450 collegati al +5v)
if pin500 = 1 and pin450 = 1 then
	goto tara
endif

; stato di riposo, attende che venga premuto il tasto start/stop
main:
setint off ; disattiva l'interrupt
gosub scarica
gosub hv_off
low caricaled
let nvolte = 0
wait 3
do
if pulsante = 1 then
	exit
endif
loop

; Legge quale tensione e' stata selezionata, va alla subroutines di preset, poi avvia il loop rigenera
seleziona:
wait 3

setint %00100000,%00100000 ; setta l'interrupt che permette di fare lo stop immediato del processo di rigenerazione in qualsiasi momento venga premuto il tasto start/stop

do
if pin150 = 1 then
	gosub v150
elseif pin200 = 1 then
	gosub v200
elseif pin250 = 1 then
	gosub v250
elseif pin300 = 1 then
	gosub v300
elseif pin350 = 1 then
	gosub v350
elseif pin400 = 1 then
	gosub v400
elseif pin450 = 1 then
	gosub v450
elseif pin500 = 1 then
	gosub v500
else
	gosub v100
endif
gosub rigenera
loop

; inizia il loop di rigenerazione del condensatore
rigenera:
let noblinc = 0 ; serve a evitare il blinc del led giallo (basso assorbimento) nei primi istanti di carica
let volano = 150 ; serve a dare una prima botta di carica che dura tot millisecondi (tanti quanti il valore specificato)
		 ; prima del primo campionamento degli adc, per evitare che il processo si fermi con un'errore di condensatore non connesso

do
let corrente = 0 ; azzera i registri corrente e tensione
let tensione = 0
low low_led ; spegne l'indicazione di basso assorbimento
high caricaled ; accende il led che indica l'inizio della carica del condensatore da rigenerare
gosub hv_on ; attiva l'alta tensione
pause volano ; fa una pausa, con l'alta tensione attiva, prima di campionare tensione e corrente, il valore viene cambiato con quello del preset alla fine del primo loop

readadc amp_pin, corrente ; campiona i valori analogici di corrente e tensione con l'adc a 8 bit
readadc volt_pin,tensione

if corrente > 100 then ; se la corrente supera il valore impostato spegne il generatore di alta tensione
	gosub hv_off
	pause 5
elseif corrente < 50 then ; se la corrente e' al di sotto del valore impostato entra nello stato di errore condensatore non connesso
	gosub hv_off
	low caricaled
	gosub scarica
	do
		high low_led
		wait 1
		low low_led
		wait 1
	loop
elseif corrente < 95 and noblinc > 5 then ; se la corrente e' al di sotto del valore impostato accende il led giallo che segnala il basso assorbimento, ma solo dopo 5 cicli del loop
	high low_led
elseif tensione > preset and corrente > 50 then ; se il valore di tensione misurato e' superiore al preset e la corrente assorbita non e' al di sotto del valore specificato termina il ciclo con la scarica del condensatore
	gosub hv_off
	wait 5
	low caricaled
	gosub scarica
	return
endif

let noblinc = noblinc +1 ; incrementa il registro antiblincamento
let volano = ritardo ; al termine del primo loop imposta il valore del registro volano dal valore lungo necessario al primo campionamento a quello corto impostato nel preset
loop

; preset per le varie tensioni

v100:
let preset = 66
let speed = 2
let ritardo = 5
return

v150:
let preset = 100
let speed = 0
let ritardo = 2
return

v200:
let preset = 135
let speed = 0
let ritardo = 2
return

v250:
let preset = 165
let speed = 0
let ritardo = 2
return

v300:
let preset = 195
let speed = 0
let ritardo = 2
return

v350:
let preset = 218
let speed = 1
let ritardo = 5
return

v400:
let preset = 237
let speed = 1
let ritardo = 5
return

v450:
let preset = 246
let speed = 1
let ritardo = 5
return

v500:
let preset = 254
let speed = 1
let ritardo = 5
return

; routines di scarica del condensatore
scarica:
low low_led
; attivo il rele' che scarica il condensatore sulla lampadina
high rl
; controllo la tensione fino a che si approssima a zero quindi disattivo il rele'
do
  wait 2
  readadc volt_pin,tensione
loop while tensione != 0
low rl
if nvolte = 1 then ; se sono stati fatti 2 cicli di scarica si ferma e da segnale di completo
	do
	high caricaled
	pause 250
	low caricaled
	pause 250
	loop
endif
let nvolte = nvolte + 1
return

; routines di taratura del trimmer di misura della tensione
tara:
setint %00100000,%00100000
do
gosub v500
gosub hv_on
pause 100
readadc volt_pin,tensione

if tensione > preset then
	gosub hv_off
	pause 5
endif
loop

; attiva il segnale pwm per la generazione dell'alta tensione con frequenze e dutycicle diversi in base al valore impostato nel preset.
hv_on:
if speed = 0 then
	pwmout pwmdri,66,187 ; 15khz 70%
elseif speed = 1 then
	pwmout pwmdiv4, pwmdri, 249, 800 ; 1khz 80%
elseif speed = 2 then
	pwmout pwmdiv16, B.3, 124, 250 ; 500hz 50%
endif
return

; routines di spegnimento dell'alta tensione
hv_off:
pwmout pwmdri,off
return

; routines dell'interrupt per lo stop rapido del ciclo di carica (resetta il chip).
interrupt:
reset

NOTA IMPORTANTE sul trasformatore: È fondamentale considerare che non tutti i trasformatori sono adatti per questo circuito specifico. Per effettuare il test del trasformatore e calibrare il trimmer che limita la tensione a 500 volt, ho inserito una procedura nel microcontrollore che funziona nel seguente modo: prima di accendere il circuito, è necessario scollegare il commutatore rotativo che seleziona le diverse tensioni e collegare i due pin corrispondenti ai passi 450V e 500V del commutatore a +5V. Successivamente, si alimenta il circuito. Durante la fase di avvio, se il microcontrollore rileva che questi due pin sono in alto, attiva il generatore di alta tensione alla massima potenza, senza limitazione di corrente.

All’uscita del trasformatore, invece di collegare un condensatore, è necessario collegare una resistenza di carico ESATTAMENTE da 50k, in grado di dissipare almeno 5 watt per una decina di secondi senza surriscaldarsi. Utilizzando questa configurazione, regolate il trimmer fino a misurare con un tester una tensione di 500 volt ai capi della resistenza. Se la tensione risulta significativamente più bassa e non riuscite ad aumentarla, provate a invertire i capi del secondario o del primario del trasformatore. Poiché la forma d’onda dell’onda quadra è asimmetrica, la rettificazione di una fase rispetto all’altra può causare differenze significative. Se nonostante queste modifiche non si riesce ad ottenere la tensione desiderata, significa che il trasformatore non è adatto per il circuito in questione.

Nel programma del microcontrollore, ho incluso diversi preset che corrispondono alle varie tensioni da generare, e ogni preset ha una frequenza di pilotaggio specifica. Questa scelta deriva da alcune considerazioni fatte durante lo sviluppo del circuito.

Il trasformatore di riferimento che ho utilizzato mostrava una maggiore efficienza nel trasferimento di potenza (tensione e corrente) a frequenze più basse (1 kHz). Tuttavia, a questa frequenza, il trasformatore produceva un rumore più intenso e c’era un surriscaldamento maggiore del FET di potenza. D’altro canto, a frequenze più elevate (15 kHz), la vibrazione meccanica del trasformatore era ridotta e la dissipazione di calore nel FET era minore, ma la tensione erogata non riusciva a superare i 320 volt.

Per superare questa limitazione, ho deciso di implementare diversi preset nel programma del microcontrollore. Ogni preset configura i parametri in base alla tensione desiderata. Ad esempio, per le tensioni comprese tra 150 e 300 volt, il circuito opera a 15 kHz con un duty cycle del 70%. Per le tensioni tra 350 e 500 volt, il circuito opera a 1 kHz con un duty cycle dell’80%. Infine, per la tensione di 100 volt, il circuito opera a 500 Hz con un duty cycle del 50%.

Va fatto un’appunto sul preset dei 100 volt: poiché il microcontrollore opera in modo sequenziale, generando un certo numero di impulsi al condensatore prima di misurare tensione e corrente, si è verificato che, con condensatori di capacità più piccola, il microcontrollore non riuscisse a fermare l’alta tensione in tempo. Di conseguenza, al momento del campionamento, la tensione risultava quasi sempre sopra i 160 volt. Per risolvere questo problema, ho inserito un preset che erogasse una potenza ridotta su ogni singolo impulso, in modo che, con passi di carica più piccoli, il microcontrollore avesse il tempo necessario per fermarsi prima di superare i 100 volt.

Anche se la prima taratura viene effettuata su una resistenza, è possibile apportare ulteriori regolazioni al trimmer in seguito. È possibile fare dei piccoli ritocchi al trimmer (tenendo presente che con 500 volt in uscita dal circuito ad alta tensione, si dovrebbero ottenere 5 volt in uscita dal trimmer, non di più, perché l’ADC non può leggere tensioni superiori e perché interverrebbe lo zener di protezione da 5,6 volt che protegge il chip). Questi ritocchi possono essere fatti utilizzando condensatori di prova (che siano in buone condizioni e non necessitino di rigenerazione) collegati al circuito.

Inoltre, è possibile regolare il valore del registro “preset” per modificare la tensione a cui il microcontrollore avvia la sequenza di scarica. Ho impostato tutte le tensioni in modo che superino di 5 o 10 volt il valore massimo desiderato, al fine di garantire una migliore rigenerazione del condensatore.

Potrebbe essere anche necessario modificare le frequenze e i duty cycle impostati nella routine “hv_on:” se si cambia il trasformatore. È necessario effettuare delle prove per determinare i valori ottimali. È importante assicurarsi che il circuito sia in grado di fornire la tensione desiderata con una corrente di 10mA, aumentando gradualmente il valore delle resistenze.

Nel caso in cui il microcontrollore si fermasse dopo il primo impulso di carica, indicato dal lampeggio del led che segnala la mancata connessione del condensatore, è possibile regolare il registro “ritardo” nei preset. Questo registro indica il ritardo, a partire dall’accensione di HV, prima che venga effettuato il campionamento della tensione e della corrente di carica. Se il ritardo è troppo breve rispetto alla risposta in frequenza del generatore di alta tensione e dei filtri passa-basso presenti all’uscita dei partitori, il campionamento potrebbe avvenire prima che sia stata formata una tensione misurabile sul partitore di corrente (costituito da una resistenza da 220 ohm collegata tra massa e il terminale negativo del condensatore). Ciò potrebbe portare il programma a ritenere che non sia presente alcun condensatore, saltando alla routine di gestione degli errori.

Qualche trucco

Durante i miei anni di utilizzo di questo rigeneratore, ho imparato qualche piccolo trucco che potrebbe esservi utile. Se state rigenerando un vecchio condensatore, come quelli presenti in amplificatori vintage o radio d’epoca, e notate che la tensione smette di salire e si stabilizza ad un certo valore, e magari dopo qualche minuto il condensatore si riscalda leggermente, vi consiglio di interrompere il processo di rigenerazione premendo il pulsante start/stop. Lasciate trascorrere alcune ore e, nel ciclo successivo, è molto probabile che la rigenerazione del condensatore possa completarsi con successo. Se la rigenerazione si blocca sempre alla stessa tensione, allora significa che il condensatore è da considerare non più utilizzabile.

Al termine del processo di rigenerazione, è sempre consigliabile misurare la capacità e la resistenza equivalente in serie (ESR) del condensatore rigenerato per verificarne i parametri. Per essere sicuri dell’affidabilità del condensatore, vi consiglio di effettuare un ulteriore ciclo di rigenerazione dopo 24 ore. Se il condensatore è in buone condizioni, si caricherà rapidamente e senza sforzo, come un condensatore nuovo. Tuttavia, se notate che la carica è nuovamente lenta (visto raramente), come nel primo ciclo di rigenerazione, allora il condensatore non è affidabile e va scartato. Naturalmente, se notate perdite di liquido attuali o passate, è necessario scartare il condensatore.

Modifica effettuata nel 2023 per gestire condensatori molto grossi

Per risolvere il problema dello spazio all’interno della scatola metallica, ho optato per un’alternativa creativa e veloce. Ho praticato due fori sulla parte superiore della scatola metallica del rigeneratore e ho fissato due vecchi porta lampada recuperati sopra di essi. Le lampadine utilizzate hanno una potenza nominale di circa 3 candele, corrispondenti a circa 3 watt. Sebbene questa soluzione possa sembrare buffa e simile a qualcosa che si potrebbe trovare in un cartone animato di Topolino, mi ha consentito di ottenere un dispositivo utilizzabile senza dovermi impegnare troppo.

Nel video qui sotto è possibile osservare il rigeneratore mentre raggiunge la fase finale del ciclo di rigenerazione di un condensatore di grandi dimensioni da 3900uF a 500 volt. Una volta completata la rigenerazione, il condensatore viene scaricato sulle lampadine, causandone l’accensione. Non fate caso al voltmetro che ogni tanto si azzera, dovrei sostituirlo…

Il rigeneratore, nella versione firmware 1.1, esegue due cicli di rigenerazione completi prima di interrompersi, segnalando la fine del processo con un lapeggio rapido del led rosso. È fondamentale prestare attenzione durante il processo di rigenerazione, poiché ai capi del condensatore e sugli stessi terminali del rigeneratore sono presenti tensioni continue potenzialmente pericolose.

Nel caso di condensatori ad alta capacità, come quello mostrato nel video, (ma anche in caso di condensatori più piccoli) è presente una considerevole quantità di energia accumulata che potrebbe risultare letale per persone e animali, o causare esplosioni in caso di cortocircuiti accidentali. E che la corrente continua è molto più pericolosa di quella alternata.

Pertanto, è fondamentale dotare l’apparecchio di un voltmetro per monitorare costantemente la tensione ai capi del condensatore e assicurarsi di fissare il condensatore in modo sicuro, impedendo qualsiasi movimento, rotolamento o caduta accidentale.

Prima di toccare il condensatore in fase di rigenerazione, è fondamentale assicurarsi che il rigeneratore non sia in fase di carica e che la scarica sia terminata, verificando che la tensione sia prossima allo zero o effettivamente pari a zero. Nel caso di dubbi o incertezze sullo stato di carica del condensatore, è consigliabile utilizzare un tester esterno e scaricare eventuali cariche residue con uno scaricatore di condensatori come descritto nell’articolo relativo. È importante sottolineare che se si decide di costruire questo dispositivo, ci si assume ogni responsabilità, pertanto si consiglia di leggere attentamente l’articolo sull’esenzione di responsabilità prima di procedere.

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6 Responses to Rigenerare condensatori elettrolitici

  • La riparazione di amplificatori valvolari è un’operazione che richiede precisione, conoscenze tecniche approfondite e soprattutto l’uso di metodi adeguati. Affidarsi a tecniche improvvisate e empiriche può portare a risultati ingannevoli e potenzialmente dannosi. Solo perché un amplificatore emette suono dopo un intervento non significa che stia funzionando correttamente o al massimo delle sue capacità.

    Quando si tratta di componenti critici come i condensatori, è fondamentale non lasciar nulla al caso. Se non vengono sostituiti, devono almeno essere rigenerati in condizioni controllate, e successivamente sottoposti a verifiche rigorose tramite strumenti come un ponte LCR per assicurarsi che abbiano valori di capacità, ESR (resistenza serie equivalente) e dissipazione entro limiti accettabili. Senza queste verifiche, non c’è modo di sapere se il dispositivo stia davvero funzionando come dovrebbe o se, al contrario, ci si ritrovi con un apparecchio che emette suoni in modo subottimale.

    Chi ripara in modo approssimativo rischia di ascoltare un amplificatore che produce botti nelle casse, senza sapere cosa si sia danneggiato nel mentre. Questi problemi non solo compromettono l’esperienza di ascolto, ma potrebbero anche causare danni irreparabili all’apparecchio, come la bruciatura di trasformatori o resistenze, con conseguenze disastrose.

    Il messaggio è chiaro: riparare un amplificatore valvolare non è un gioco e va fatto con criterio. Le tecniche improvvisate non sono solo inutili, ma pericolose. Per questo motivo, utilizzare dispositivi specializzati per la rigenerazione dei condensatori e seguire protocolli di verifica accurati è essenziale per garantire la longevità e le prestazioni ottimali del proprio amplificatore.

    Le pagine di questo sito sono colme di articoli che mostrano riparazioni di apparecchi spesso in gravi condizioni, con trasformatori bruciati e quant’altro, non crediate che molti di questi che ho riparato non siamo passati per trattamenti approssimativi come questi.

  • Con il Variac sono andato su lentamente 50-75-100-…-200, intervallati da tempi consistenti per permettere ai condensatori di scaricarsi.
    E mi è andata bene!
    Ora il Cochet AL-2 suona e migliora di giorno in giorno (anche se scalda come un forno!).
    Da notare come ai primi spegnimenti faceva il “botto” sugli altoparlanti, mentre ora non lo fa più.

  • È essenziale monitorare la corrente assorbita da ogni singolo condensatore durante la rigenerazione; altrimenti, i risultati saranno imprevedibili. I condensatori potrebbero riprendersi, deteriorarsi, o addirittura scoppiare. Inoltre, avviare l’amplificatore senza valvole è rischioso: senza carico, la tensione in uscita dalla sezione di alimentazione potrebbe superare i limiti massimi tollerabili dai condensatori. Dopo la rigenerazione, è fondamentale verificare lo stato di salute dei condensatori con un ponte RLC. In realtà, questa verifica andrebbe fatta anche prima: se un condensatore da 100 µF misura solo 20 µF, non ha senso tentare di rigenerarlo.

  • Interessante… anche se non penso di seguire questa strada.
    Ho un Cochet AL-2 (PP di EL34) che è fermo da 15 anni e vorrei usarlo di nuovo.
    Nei prossimi giorni mi arriva un Variac e con quello devo “giocare”…
    Non penso di togliere i condensatori elettrolitici e quindi di eseguire la procedura dopo aver tolto invece le valvole.
    Ho speranze di riuscire a “ridare vita” ai condensatori elettrolitici? Farò danni?
    Grazie

  • Dipende, sulle radio d’epoca a volte non è meccanicamente comodo sostituire un vitone con un condensatore moderno, potresti non aver spazio, oppure ti tocca stare a svuotare il vecchio condensatore per metterci dentro quello nuovo, se la rigenerazione avviene con successo io non ho mai visto che poi il condensatore avesse problemi. Invece per quello che riguarda gli amplificatore audio sia hifi che quelli da chitarra elettrica, se non troppo vecchi, i condensatori si rigenerano sempre bene e misurati sul ponte mostrano anche buone caratteristiche spesso migliori di quelle di condensatori nuovi (farò un’articolo a riguardo), e la loro sostituzione a “ufo” a volte ammazza il suono dell’apparecchio. Mentre se si tratta come in questo aggiornamento di lotti di componenti di ottima fattura fermi da ua decina di anni la rigenerazione è sicuramente la strada migliore a livello economico e anche per diminuire la quantità di rifiuti che produciamo.

  • Buona idea anche se, personalmente, non lascio montati i vecchi elettrolitici. Meglio sostituire e non pensarci più. Quando passano 80 o 90 anni, ogni accensione potrebbe mandarli in corto e allora, meglio sostituire. Mia opinione ed operazione che faccio a tutte le mie vecchie radio.

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