Orange TH100: Riparazione e Analisi di un Titano del Rock

La testata valvolare Orange TH100 è un amplificatore progettato per offrire potenza e versatilità in un formato apparentemente semplice ma incredibilmente efficace. Basato sul concetto del celebre TH30, questo mostro da 100 Watt (80Watt RMS effettivi misurati a banco) sfrutta quattro EL34 per una dinamica impressionante e una risposta sonora ricca di armoniche. Con sei controlli ben studiati, offre un’ampia gamma di suoni, da puliti cristallini a distorsioni sature e articolate, grazie al suo preamp a doppio canale. Inoltre, la possibilità di ridurre la potenza a 70, 50 o 30 Watt, unita all’effetto loop a bassa impedenza e completamente valvolare, lo rende estremamente flessibile per ogni contesto. In questo articolo analizzeremo la riparazione di un TH100, scoprendo nel dettaglio i suoi punti di forza e le eventuali criticità riscontrate nel tempo.

L’Orange TH100 che mi è stato portato dal suo proprietario presentava un problema serio: l’amplificatore era completamente muto. Dopo un primo controllo visivo, ho individuato la causa principale del guasto: una pista crepata in prossimità di una grossa saldatura su un connettore Faston. Questo tipo di danno è abbastanza comune nei punti soggetti a sollecitazioni meccaniche o termiche ripetute.

Oltre a questa criticità, ho trovato un condensatore elettrolitico gonfio, segno evidente di un componente ormai da sostituire. Smontando la scheda per effettuare un controllo più approfondito, ho scoperto che anche altri due condensatori elettrolitici mostravano valori fuori specifica, quindi li ho sostituiti per prevenire eventuali malfunzionamenti futuri. A parte questi difetti, il resto dell’apparecchio era in buone condizioni generali.

Analisi delle Valvole e Usura Asimmetrica

Passando alla sezione di potenza, ho misurato le quattro EL34 montate sull’amplificatore. Nonostante fossero ancora funzionanti, ho notato una particolarità: due valvole erano perfettamente efficienti e ben accoppiate, mentre le altre due risultavano circa il 20% più deboli, pur essendo comunque matchate tra loro.

L’Orange TH100 permette di selezionare il numero di valvole attive tramite un interruttore, consentendo di passare da quattro EL34 in configurazione completa a solo due valvole per ridurre la potenza e modificare la risposta sonora. Questo dettaglio mi ha fatto dedurre che il proprietario avesse usato per molto tempo l’amplificatore in modalità a due valvole, consumando solamente una coppia e lasciando l’altra quasi intatta. Per rendere chiara la disposizione delle valvole, ecco uno schema semplificato:

  • Valvole A ? sempre attive.
  • Valvole B ? attive solo nella modalità a 4 valvole.

Consiglio tecnico: Se si utilizza spesso la modalità a due valvole, è buona pratica scambiare periodicamente le posizioni delle valvole A e B. Questo accorgimento permette di consumare in modo uniforme tutte le EL34, evitando differenze troppo marcate tra le coppie. Inoltre, questa precauzione aiuta a prevenire problemi di autooscillazione, che potrebbero verificarsi quando si mettono in parallelo valvole con caratteristiche elettriche troppo diverse.

Hai un Orange TH100 o un altro amplificatore Orange?

Se possiedi un Orange TH100 o un altro amplificatore della stessa marca e hai bisogno di assistenza, riparazioni o consigli per la manutenzione, puoi contattarmi attraverso il form nella pagina contatti. Con un controllo accurato e interventi mirati, il tuo amplificatore potrà tornare a funzionare al meglio e garantirti sempre il suono potente e definito che caratterizza questi apparecchi.

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Radford TT100: Riparazione e Modifica per Massima Affidabilità – Salva le Tue KT88!

Il nome Radford evoca immediatamente immagini di eccellenza nell’alta fedeltà e nella progettazione di amplificatori valvolari. Fondata nel Regno Unito da Arthur Radford, l’azienda si è distinta fin dagli anni ’60 per l’approccio innovativo e la qualità sonora senza compromessi. I trasformatori di uscita Radford, in particolare, sono leggendari per le loro prestazioni lineari e la capacità di gestire frequenze estreme con una distorsione minima.

Radford è stata una delle poche aziende che ha saputo combinare un design sobrio ed elegante con un’ingegneria acustica avanzata, guadagnandosi un posto di rilievo tra gli appassionati di alta fedeltà. Tuttavia, anche un marchio così rispettato non è rimasto immune alle sfide dell’era atomica del valvolare, un periodo tanto affascinante quanto controverso nella storia dell’elettronica audio.

L’Era Atomica del Valvolare: La Corsa alla Potenza

A cavallo tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80, il mondo dell’hi-fi era in piena trasformazione. Il Radford TT100, prodotto nel 1981, rappresenta perfettamente questo periodo turbolento. Con l’avvento degli amplificatori a transistor, il mercato si trovava in una sorta di frenesia da “potenza pura”, con campagne di marketing che esaltavano watt su watt, facendo sembrare i valvolari decisamente obsoleti in termini di forza bruta.

Per competere con l’ondata di amplificatori a transistor che promettevano potenze elevate a prezzi sempre più accessibili, anche i produttori di valvolari furono costretti a rincorrere questa moda, spesso a discapito dell’affidabilità e della longevità dei loro apparecchi. Le valvole venivano spinte oltre ogni limite tecnico e di buon senso, in una corsa disperata per restare al passo con i tempi.

Radford TT100: Un Racconto Apocalittico dall’Era Atomica

Durante il lavoro di riparazione e modifica del Radford TT100, mi sono reso conto di quanto estreme fossero le scelte progettuali adottate per soddisfare le esigenze dell’epoca. Secondo i dati riportati dallo schema elettrico, le KT88 montate su questo amplificatore erano portate a dissipare ben 96 watt ciascuna! Per chi non lo sapesse, una KT88 è progettata per dissipare al massimo 35 watt in configurazione pentodo o 40 watt in ultralineare o triodo.

Questo dato allarmante deriva dai valori riportati nello schema:

  • Resistenza di catodo da 39 ohm utilizzata come test point.
  • Tensione di 6,3 volt ai test point, che secondo la legge di Ohm corrisponde a circa 160 mA di corrente per valvola.
  • Moltiplicando questa corrente per la tensione anodica di 600 volt, si ottiene una dissipazione di 96 watt abbondanti per valvola!

Inizialmente, ho pensato a un errore di stampa nello schema, ma le prime accensioni dell’amplificatore mi hanno dimostrato il contrario. Anche con i trimmer di regolazione del bias impostati sulla massima tensione negativa, già a 188 volt sul variac, le KT88 erano al limite della loro dissipazione massima ammessa. In pratica, queste valvole tirate così tanto hanno un’aspettativa di vita che va da Natale a Capodanno, portando inevitabilmente a un deterioramento precoce e irreversibile.

Il motivo di questa scelta progettuale è evidente: poter dichiarare sul catalogo una potenza di 100 watt, poco importava se le valvole si sarebbero trasformate in fuochi d’artificio dopo pochi mesi. Altri amplificatori dell’epoca hanno seguito lo stesso approccio azzardato, come alcuni modelli Quicksilver noti per esplodere sotto carico continuativo, EAR che rischiano cortocircuiti spettacolari se i morsetti degli altoparlanti non fanno perfettamente contatto, e M&A famosi per divorare le valvole in poche ore di utilizzo.

La Fine dell’Era Atomica del Valvolare

Questa corsa alla potenza tipica dell’era atomica dei valvolari è durata relativamente poco, all’incirca tra la metà degli anni ’70 e la metà degli anni ’80. Ben presto, le elettroniche valvolari vennero momentaneamente accantonate, lasciando spazio all’era buia dell’hi-fi: un periodo in cui l’unico parametro che sembrava contare era la potenza pura, a discapito di qualsiasi considerazione sulla qualità sonora. Durante questo periodo, che si è protratto fino alla metà degli anni ’90, il mercato dell’hi-fi è stato dominato da amplificatori a transistor progettati per sfoderare numeri impressionanti sulla carta, ma spesso privi di grazia musicale e profondità sonora. Alla fine, però, il pubblico ha cominciato a stancarsi di queste sonorità fredde e aggressive. Intorno alla metà degli anni ’90, si è assistito a una riscoperta della tecnologia valvolare, ma questa volta con un approccio più maturo e consapevole: senza più gli eccessi e gli abusi dell’era atomica, ma puntando a un suono raffinato, caldo e musicale, esattamente ciò che le valvole sanno offrire al meglio.

Restaurare o Modificare? Un Dilemma per il Tecnico

Immagino già i commenti dei puristi del vintage: “Come hai osato modificare un Radford TT100?!”

Ebbene, lasciamo perdere le ipocrisie. Come tecnico, ho la responsabilità di consegnare un apparecchio affidabile e gestibile, non un pezzo da museo destinato a fare scintille alla prima accensione. Un amplificatore del 1981, con più di 40 anni sulle spalle, ha bisogno di manutenzione, punto. I condensatori elettrolitici che risultano secchi o con ESR alle stelle vanno cambiati, non c’è nessun motivo valido per aggrapparsi a queste stupidaggini dell’originalità a tutti i costi. L’apparecchio non perde valore perché è stato revisionato, anzi, semmai ne acquista. Basta farsi un giro su internet per vedere che su tutti i forum gli amplificatori di questo tipo vengono recappati completamente e nessuno si fa problemi sull’originalità dei componenti interni.

E poi c’è la questione del bias. Il tiraggio delle valvole a quei livelli era esagerato già all’epoca, ma oggi è ancora più insensato. Le KT88 disponibili nel 2025 non sono le stesse che si trovavano nel 1981: la produzione attuale è di qualità inferiore, con strutture meno robuste e una capacità di dissipazione più bassa. Già allora spingere le KT88 a 96 watt di dissipazione era una follia — oggi è semplicemente suicidio per le valvole. Abbassare il bias per mantenere le KT88 entro i 40 watt di dissipazione non è solo una scelta logica, è una necessità tecnica. Infatti anche altre persone su vari siti parlano proprio di modifiche alla rete resistiva del bias…

Per di più, questo TT100 era già stato riparato in passato proprio per un’esplosione delle finali. Non è un caso che le resistenze che ho trovato cambiate fossero quelle collegate alla griglia schermo, alla griglia controllo e al catodo: è il segno inequivocabile che tutte le KT88 erano saltate per aria. Quindi, di quale originalità stiamo parlando? Se il circuito originale ha già portato alla morte delle finali una volta, continuare a seguire ciecamente lo schema di fabbrica sarebbe stato da incompetenti. Io faccio il tecnico, non il curatore di museo. ?

Doveva essere un Semplice Cambio di Valvole…

Tutta questa storia è cominciata quando il proprietario del TT100 mi ha portato l’amplificatore per un semplice cambio valvole e taratura del bias. In condizioni normali, sarebbe stata un’operazione di routine di mezz’ora, ma la situazione si è rivelata ben più complessa. Oltre al bias assurdo, ho riscontrato altri problemi:

  • Una precedente riparazione grossolana con saldature orrende, piste saltate e addirittura un valore errato su una grid stop da 10k ohm invece di 270 ohm su una sola delle quattro KT88.
  • Un 2N2905 ossidato che causava un clipping precoce su un canale.
  • Alcuni condensatori elettrolitici ormai esausti.
  • Un interruttore di accensione con lo stelo spezzato, riparato giuntando il moncherino con filo di rame rigido e colla bicomponente.

Le Modifiche e la Rinascita di “Ivy Mike TT100”

Per rendere l’amplificatore affidabile e longevo, ho apportato le seguenti modifiche:

  • Ho sostituito 8 resistenze (2 per ogni KT88) nel partitore di tensione del bias, limitando la dissipazione a 40 watt per valvola, un valore sicuro e rispettoso delle specifiche originali delle KT88.
  • Ho cambiato i condensatori elettrolitici esausti per garantire la stabilità dell’alimentazione.
  • Ho sostituito un 2N2905 difettoso e verificato il corretto funzionamento degli MJE350, risultati ancora in buone condizioni.
  • Ho riparato l’interruttore di accensione, ridonando funzionalità e integrità estetica all’amplificatore.

Dopo tutte queste modifiche e riparazioni, il Radford TT100 soprannominato Ivy Mike, un nome evocativo che richiama la potenza distruttiva ma ora sotto controllo e affidabile. L’obiettivo di questa riparazione e modifica è stato di rispettare lo spirito originale dell’apparecchio, garantendone però l’affidabilità e la durata nel tempo.

Misure Strumentali

Dopo le modifiche e la ritaratura, il Radford TT100 eroga una potenza di 82 watt per canale, con un fattore di smorzamento di 28, indice dell’altissimo tasso di controreazione utilizzato per il suo funzionamento. Questo approccio, tipico dell’epoca, puntava a massimizzare il controllo sui diffusori, ma inevitabilmente influiva anche sul comportamento armonico e sulla risposta in frequenza.

Le misure strumentali evidenziano una distorsione armonica totale dello 0,14% a 1 watt, un valore decisamente contenuto per un amplificatore valvolare di questa potenza, segno dell’efficacia della controreazione applicata. Tuttavia, il grafico della banda passante ha rivelato un’anomalia interessante: una gobba con picco a 1500 Hz. La causa di questo comportamento non è immediatamente chiara. Potrebbe dipendere dalla qualità discutibile dei trasformatori d’uscita oppure da qualche peculiarità nel circuito di controreazione o di equalizzazione interna.

Propendo per la seconda ipotesi, poiché l’analisi delle onde quadre mostra forme d’onda abbastanza pulite, un indizio che lascia supporre una buona linearità dei trasformatori. Tuttavia, non si può escludere del tutto che l’elevato tasso di controreazione stia mascherando eventuali imperfezioni nei trasformatori stessi, rendendo difficile un giudizio definitivo senza un’analisi più approfondita.

L’Abbinamento Giusto: Amplificatore e Diffusori

Ora voglio togliermi un sassolino, perché quando si parla di abbinamenti tra amplificatori e diffusori, la stupidità raggiunge livelli epici. Certi soggetti spesso fanno scelte di abbinamento prive di ogni logica, foriere di problemi a non finire — e poi, ovviamente, se la prendono con il tecnico che ripara l’amplificatore o cambia le valvole come se il problema fosse il suo.

Prendiamo il classico caso del personaggio che possiede delle casse da 86 dB di sensibilità, dure come il marmo, e pretende di pilotarle con un single ended da 5 watt. Poi si lamenta che suona male, ma che cosa ti aspettavi? Praticamente l’amplificatore è in clipping per tutto il tempo! È come voler trainare un rimorchio di 20 tonnellate con una Cinquecento e poi chiedersi perché il motore fuma…

Allo stesso modo, altrettanto assurdo è chi ha un amplificatore da 100 watt (in una classe AB che è più B che A) e lo abbina con delle casse da 91 dB o superiori. In quel caso, il povero amplificatore si trova costretto a lavorare sempre a bassissima potenza, dove la distorsione di incrocio tra le due finali è massima. Il risultato? Un suono freddo, aspro, distorto, gustoso come una lamiera… e ovviamente la colpa di chi sarà mai? Del tecnico che ha appena riparato l’amplificatore, ovvio!

Gne Gne non ti pagooo !

A tutti questi geni dell’hi-fi consiglio di incontrarsi e scambiarsi gli apparecchi: chi ha le casse da 86 dB prenda un bell’amplificatore da 100 watt in push-pull, mentre chi ha le casse da 91 dB o più le abbini con un bel single ended da 5 watt. Scommetto che, improvvisamente, tutto inizierà a suonare come dovrebbe. La fisica non è un’opinione, e un buon abbinamento tra amplificatore e diffusori fa la differenza tra un suono sublime e un disastro totale.

Riporta in Vita il Tuo Radford TT100

Se possiedi un Radford TT100 e vuoi riportarlo al massimo delle sue prestazioni senza rischiare di bruciare le valvole in poche ore, contattami oggi stesso. Con le modifiche mirate che ho sviluppato, posso rendere il tuo amplificatore affidabile, longevo e sicuro, senza compromessi sulla qualità sonora. Che tu stia affrontando problemi di bias, dissipazione eccessiva delle KT88, o semplicemente desideri un controllo approfondito per garantirne il corretto funzionamento, SB-LAB è qui per aiutarti.

Non aspettare che le tue valvole si trasformino in fuochi d’artificio!
Contattami ora per una consulenza personalizzata e riportiamo insieme in vita il tuo Radford TT100.

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2 Responses to Radford TT100: Riparazione e Modifica per Massima Affidabilità – Salva le Tue KT88!

  • Può essere che 6,3 sia la tensione del filamento? o no? non vedo il motivo di indicare i 6,3volt del filamento li piuttosto che sul secondario del filamento. Purtroppo non risultava fisicamente possibile portare la dissipazione delle valvole sotto i 40watt… con quella configurazione della rete resistiva che era posta attorno il trimmer della regolazione del bias, con l’accensione graduale sotto variac era impossibile scendere sotto i 45watt per valvola già con solo 188volt sulla rete, figurati a portarlo a 220/230volt fin dove arrivavano, anche se esicuramente la tensione di alimentazione sarebbe scesa sotto i 600volt con il carico ma mai così tanto da poterci stare dentro, ma nemmeno da lontano.

  • Interessante, certamente il punto di lavoro dei tubi scelto dal costruttore non è ottimale. Faccio però notare che la tensione di 6,3 V segnata vicino ai test point probabilmente si riferisce alla tensione dei filamenti e non alla tensione da trovare ai capi della resistenza. Se veramente si facessero dissipare 96 W a ogni finale, non funzionerebbero da Natale a capodanno ma non arriverebbero a S. Stefano. Saluti.
    Luca

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Dynaco A-410: Guida all’Amplificatore Push-Pull per Principianti

Il Dynaco A-410 rappresenta un’ottima opportunità per gli hobbisti che desiderano cimentarsi nel montaggio di un amplificatore valvolare senza dover affrontare schemi complessi o difficoltà tecniche elevate. L’ispirazione per questo progetto nasce dalla richiesta di uno schema semplice per un push-pull di EL84, che ha portato alla scoperta del circuito del Dynaco 410A: un design essenziale e accessibile, realizzabile con una coppia di EL84 e una ECC83, oppure con una coppia di 6V6 e una 6SL7. Ecco lo schema:

Sul mercato, in particolare su piattaforme online come eBay, sono disponibili PCB già pronti per l’assemblaggio, sui quali l’hobbista può montare facilmente il circuito completandolo con zoccoli, resistenze, condensatori e, soprattutto, trasformatori di uscita adeguati. Ed è proprio qui che si concentra il valore principale di questo articolo: la scelta dei trasformatori giusti è essenziale per ottenere un risultato ottimale e per sfruttare al meglio le potenzialità del circuito.

È importante sottolineare che, nonostante la sua popolarità, il Dynaco 410A non è un amplificatore HiFi di alto livello. Questo schema utilizza uno sfasatore di tipo “Paraphase”, una soluzione che semplifica la realizzazione del circuito ma introduce alcune limitazioni in termini di qualità sonora. L’accoppiata tra questo tipo di sfasatore e la controreazione negativa tende a generare una gamma media-alta e alta caratterizzata da una certa ruvidità, con un suono meno definito rispetto a configurazioni più raffinate come il long-tail pair.

Nonostante queste limitazioni, il Dynaco A-410 rimane un eccellente punto di partenza per chi desidera imparare il montaggio di circuiti valvolari, senza preoccuparsi eccessivamente della perfezione sonora. Il vero valore di questo progetto risiede nell’esperienza pratica, nella comprensione dei principi dell’amplificazione valvolare e nella soddisfazione di costruire con le proprie mani un apparecchio funzionante. Per ottenere i migliori risultati possibili, la scelta di trasformatori di qualità è fondamentale: con componenti ben progettati, si può migliorare la resa sonora complessiva e rendere questo progetto ancora più gratificante.

Andrea e l’Amplificatore della Morte

Andrea era un giovane e ingenuo appassionato di Hi-Fi valvolare, fresco di entusiasmo e desideroso di mettere le mani su un amplificatore a valvole degno di questo nome. Ma, ahimè, il suo viaggio nel mondo dell’audio vintage ha preso una piega tragicomica quando ha deciso di fidarsi dell’espertone di un gruppo Facebook.

Questo illuminato guru dell’elettrotecnica cantinara gli ha rifilato un amplificatore basato su basette Dynaco 410A, montate su un telaio interamente di legno. Sì, avete letto bene: legno. Anche il piano di montaggio delle valvole! Perché, chi ha bisogno di dissipazione del calore e schermatura quando si può avere un barbecue integrato? Ciliegina sulla torta, il tutto era stato decorato con una generosa mano di vernice micacea da inferriata, per un look elegante e raffinato… o almeno così pensava l’artigiano che l’aveva assemblato. Ma non finisce qui. I trasformatori? Ah, pura poesia! Selezionati con cura dalla categoria roba avvolta dal macaco che fuma…

Hanno dimostrato la loro qualità impareggiabile dopo poche ore di utilizzo, quando il trasformatore di alimentazione ha deciso di autoimmolarsi per il bene dell’umanità. Una perdita? Forse no. Considerando che il geniale progettista aveva deciso di non mettere un fondo all’amplificatore, quei bei 325 volt erano lì, a portata di dita, pronti a regalare ad Andrea un viaggio verso l’aldilà con grande gioia per l’INPS. E così, con il cuore spezzato e il portafoglio alleggerito, Andrea si è presentato da me con il suo “gioiello”. L’ho guardato. Lui mi ha guardato. Io ho guardato di nuovo l’amplificatore, sperando fosse solo un’allucinazione. E invece no!

La prima cosa che mi ha colpito? Una batteria di condensatori degna di una centrale nucleare. E ben quattro induttanze. Per alimentare due misere schedine da 10 watt! Perché il guru, oltre a essere un incompetente certificato, era anche un fanatico di “più condensatori ci metto, meglio suona”. Un orizzonte di condensatori così vasto che potevi sederti a contemplarlo come un tramonto sulle Ande.

Ben 3760uF da caricare ad ogni accensione con una povera GZ34 NOS, che evidentemente aveva fatto qualcosa di molto brutto nella sua vita passata per meritarsi una simile punizione. Perché, si sa, la GZ34 è venerata dagli audiofili come la dea delle raddrizzatrici, capace di far suonare come un violino anche il citofono del condominio. Peccato che, con quel carico di condensatori, ogni accensione fosse per lei l’equivalente di una martellata.

Se avesse potuto parlare, quella GZ34 avrebbe implorato pietà come l’omino nel film Alien: “Uccidimi, uccidimi!”. Ma il fato è stato clemente: il trasformatore di alimentazione è spirato per primo, risparmiandole ulteriori sofferenze.

Questo racconto è stato volutamente ironico e ha lo scopo di intrattenere chi legge i miei articoli, senza l’intenzione di offendere l’autore di questa… discutibile creazione audio. È sempre bello vedere la passione per l’autocostruzione, e non c’è nulla di male nell’essere hobbysti: sperimentare, imparare dai propri errori e migliorarsi fa parte del gioco. Tuttavia, c’è un limite che non andrebbe superato, soprattutto quando si cerca di trasformare un progetto amatoriale in un prodotto da vendere come se fosse un capolavoro dell’ingegneria audio.

Morale della favola: se siete appassionati di bricolage elettrico e vi piace smanettare con circuiti e valvole nel tempo libero, fate un favore all’umanità e limitatevi a costruire per voi stessi, senza spacciare certe creazioni per apparecchi di pregio o dal suono eccelso. E se siete alle prime armi, fate attenzione ai “guru” dei gruppi Facebook: il rischio di ritrovarsi con un’opera d’arte post-apocalittica anziché con un amplificatore funzionante è più alto di quanto possiate immaginare.

La Riparazione dell’A-410 di Andrea

Ho voluto aiutare Andrea a sistemare il suo amplificatore Dynaco A-410. Per farlo, ho realizzato un trasformatore di alimentazione 24S106, progettato per alimentare espressamente due basette Dynaco A-410 con EL84 e ECC83, utilizzando una valvola raddrizzatrice GZ34.

Ho recuperato una delle quattro induttanze di filtro da circa 10 Henry presenti nel circuito originale, che potete anche ordinarmi per i vostri progetti. La sezione di alimentazione, dal disegno molto semplice, è riportata nello schema qui sotto.

Durante il lavoro, ho spiegato ad Andrea come procedere con la riparazione e la modifica della parte di alimentazione, inclusa la connessione a terra delle carcasse dei trasformatori d’uscita. Gli ho anche procurato un quadrato di lamiera per realizzare il fondo dell’amplificatore, che poi ha portato da me per verificare come funzionasse. La potenza erogata è di 12 watt RMS per canale, con un fattore di smorzamento di 11.

Vale la pena notare che i trasformatori d’uscita sono ancora quelli originali, avvolti dalla schimmia che fuma, e, sebbene le strumentazioni sembrino indicare valori accettabili, il circuito, come tutti i circuiti degli anni ’50, utilizza tassi di controreazione così elevati che potrebbero far funzionare anche un trasformatore di alimentazione da campanello. Alla fine dei grafici, mostro la forma d’onda della sinusoide in uscita a 20 Hz, con una potenza che non supera i 7 watt circa a quella frequenza. Chi volesse realizzare uno di questi kit e ottenere risultati decisamente migliori può ordinare i miei trasformatori 8KPP84 con presa UL al 43%.

Banda passante @ 1 watt RMS

THD @ 1watt

Sinusoide @ 20Hz 7watt del trasformatore “immondizia da 2 soldi”

Qualche foto del montaggio di Andrea

Se anche tu sei appassionato di audio vintage e desideri cimentarti nella costruzione di un amplificatore Dynaco A-410, ti consiglio vivamente di non sottovalutare l’importanza della qualità dei trasformatori. Per ottenere il massimo dalle tue schedine PCB e costruire un amplificatore che suoni davvero bene, la scelta dei componenti è cruciale. Se sei alla ricerca di trasformatori di qualità superiore, non esitare a contattarmi. Posso fornirti trasformatori appositamente progettati per il Dynaco A-410, che ti garantiranno prestazioni ottimali e una resa sonora superiore.

Per maggiori informazioni e per effettuare un ordine, visita la mia pagina contatti. Sarò felice di aiutarti a portare il tuo progetto al livello successivo!

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