Restauro e Aggiornamento dell’Amplificatore J.C. Verdier LE220: Modifiche e Riparazioni

Esaminando vari amplificatori valvolari prodotti soprattutto tra gli anni ’80 e ’90, ho riscontrato talvolta scelte di progettazione curiose e, in alcuni casi, persino assurdità senza senso. Nel caso specifico del J.C. Verdier, ho avuto l’opportunità di esplorare il suo design originale e identificare alcuni aspetti suscettibili di miglioramenti. Mi preme sottolineare, con tono rispettoso e professionale, alcune limitazioni riscontrate nel sistema di bias, elementi che possono incidere sul corretto funzionamento dell’amplificatore.

Nel dettaglio, ho notato che anziché adottare una resistenza di bias separata per ciascuna valvola, coppia di valvole o un sistema di bias fisso, si è scelto di unire i catodi delle quattro valvole. Questa configurazione consente l’utilizzo della corrente di bias per alimentare i filamenti delle due valvole pilota. Tuttavia, questa scelta di design può presentare alcune complicazioni. La corrente delle quattro valvole non è regolata in modo ottimale e bilanciato, generando consumi differenziati tra di loro. Questo può causare distorsioni e la presenza di corrente continua nel trasformatore di uscita. Di seguito, è riportato uno schema approssimativo del circuito.

Il trimmer presente sulla scheda consente di portare la tensione delle griglie a un livello positivo, ma non svolge la funzione di regolare il bias delle valvole. In realtà, il suo scopo è incrementare la corrente per accendere in modo ottimale i filamenti della ECC81 e della ECC83. In pratica, le valvole finali sono utilizzate come elemento di potenza di un dimmer. È importante sottolineare che questa scelta di progettazione potrebbe non massimizzare appieno le potenzialità delle valvole e garantire un funzionamento ottimale. Nella mia esperienza, ho ritenuto necessario apportare modifiche significative per affrontare queste problematiche e potenziare le prestazioni complessive dell’amplificatore.

Nelle 2 foto sotto le 2 versioni con e senza controlli

È importante notare che ci sono casi in cui le scelte fatte dai progettisti non sono necessariamente basate sulla ricerca del miglior suono o su conoscenze profonde del settore. A volte, possono esserci considerazioni economiche che portano a soluzioni che potrebbero sembrare poco intuitive o persino ingenue.

Nel caso specifico dell’amplificatore valvolare che sto esaminando, è possibile notare alcune caratteristiche o scelte di progettazione che potrebbero far riflettere. Ad esempio, potrebbe sembrare strano o poco sensato che invece di adottare soluzioni standardizzate o ampiamente accettate, siano state implementate soluzioni insolite o poco convenzionali. Tuttavia, è importante considerare che queste decisioni potrebbero essere state prese per motivi economici, nel tentativo di ridurre i costi anche di pochi spiccioli. È importante sottolineare che ciò non significa necessariamente che tali soluzioni siano le migliori o che siano frutto di una profonda conoscenza dell’argomento. Al contrario, potrebbero essere il risultato di compromessi o di una mancata consapevolezza dell’impatto che queste scelte potrebbero avere sul funzionamento dell’amplificatore.

Fortunatamente, i catodi delle finali e i filamenti delle ECC8x sono collegati tramite fili anziché piste sulla scheda. Questo ha permesso di intervenire senza apportare modifiche irreversibili al layout originale, evitando tagli alle piste e preservando l’integrità dello stampato, fatta eccezione per alcuni fori di fissaggio delle “patch”.

Nelle foto sotto l’aspetto del PCB della versione con controlli e quella senza controlli

Prima di iniziare la modifica, ovviamente ho provveduto alla riparazione del circuito, che aveva una gran parte di condensatori elettrolitici giunti al termine della loro vita utile. Ho iniziato a dissaldarli uno per uno per testarli sul ponte, avendo questa sorpresa…

Almeno la metà di essi aveva i pin corrosi dall’interno; praticamente, il condensatore si era auto-scollegato dal circuito. Però ci tengo a sottolineare che quelli sopravvissuti avevano caratteristiche elettriche di tutto rispetto, molto migliori dei condensatori nuovi che ho comprato come rimpiazzo. Guardate un po’:

Per illustrare brevemente la questione: gli originali, con almeno 30 anni sulle spalle, erano doppi da 25+25uF, successivamente utilizzati con sezioni in parallelo, con una capacità totale di 50uF se misurati effettivamente risultavano essere da 52uF con una ESR di 0,26 ohm. In contrasto, i nuovi (colorati di rosso) prodotti alcuni mesi fa, con una capacità nominale di 47uF, mostravano una misurazione di circa 42uF, accompagnata da una ESR di 1,1 ohm. Questa discrepanza evidenzia la differenza qualitativa tra i condensatori attuali e pone in luce la misconoscenza di coloro sui social che sostengono che cambiare i condensatori vecchi con altri della stessa capacità e tensione sia sufficiente. Dal punto di vista sonoro, una disparità così marcata nella ESR è udibile facilmente. È sorprendente constatare come un condensatore vintage di 30 anni sia notevolmente superiore a uno nuovo di recente produzione. Questo fenomeno sottolinea che, nonostante le capacità moderne, talvolta le tecnologie antiche mantengono un livello di qualità superiore. Non è una questione di competenza, ma piuttosto di un approccio al design che mira a garantire la durata nel tempo. Si tratta dell’obsolescenza programmata, una problematica che affligge la moderna tecnologia. Quanto a questo condensatore rosso, si prevede una vita utile di circa 5 anni, dopo i quali sarà inevitabile sostituirlo.

Naturalmente, esistono condensatori audio di alta qualità che potrebbero essere stati una scelta valida come sostituti dei vecchi originali (vale la pena notare che in passato non c’erano condensatori audio, erano tutti generici e di buona qualità). Tuttavia, mi trovavo di fronte anche a una questione meccanica, poiché avevo bisogno di un ricambio con almeno lo stesso diametro degli originali per garantire una corretta installazione senza compromettere l’estetica. Pertanto, nei tre punti più critici del circuito, ho aggiunto in parallelo agli elettrolitici dei condensatori polipropilenici Audyn Cap per compensare la mancanza tecnica degli elettrolitici.

Questo episodio dovrebbe servire come lezione per i restauratori, invitandoli a smettere di sostituire a casaccio i componenti degli amplificatori che si trovano tra le mani. Questa pratica, sebbene possa sembrare un’operazione di manutenzione, può danneggiare irrimediabilmente l’integrità sonora degli amplificatori. Anche se, diversamente da alcuni restauratori, io non apporterò modifiche al circuito in questo articolo, ritengo fondamentale sottolineare come alcuni professionisti, invece di migliorare, peggiorino la qualità sonora sostituendo condensatori vecchi, perfettamente funzionanti e caratterizzati da prestazioni eccellenti, con componenti di scarsa qualità, compromettendo così irrimediabilmente la resa sonora complessiva.

La pratica corretta in situazioni del genere consiste nell’utilizzare un ponte LCR di qualità, evitando i tester cinesi economici da 8€, per verificare lo stato di salute del componente da sostituire. È fondamentale valutare attentamente se la sostituzione sia effettivamente necessaria e, nel caso in cui si opti per nuovi componenti, valutarne le prestazioni per assicurarsi che siano all’altezza o se richiedano un miglioramento. Il secondo miglioramento che ho apportato è stato la sostituzione dei vecchi condensatori Wima rossi in poliestere (non polipropilene) da 250 volt con condensatori polipropilenici assiali, presenti in abbondanza nel mio inventario e occasionalmente utilizzati nelle radio d’epoca. Sebbene questi bianchi siano limitati a 250 volt di tensione, presentano caratteristiche paragonabili a quelli di alta fascia come i Mundorf.

Nel caso di condensatori a film posizionati lungo il percorso del segnale, il fattore di dissipazione “D” assume un ruolo cruciale per le caratteristiche sonore. Ad esempio, il D del Wima rosso è 0,0032 @ 1 kHz, mentre quello del condensatore ERO al polipropilene è di 0,0001 (come riscontrato nei Mundorf Supreme). Considerando che gli originali erano da 470nF e io avevo a disposizione dei condensatori da 220nF, ho optato per l’installazione di due in parallelo. Sebbene possedessi anche dei condensatori da 470nF, erano da 1000 volt e troppo ingombranti per lo spazio disponibile. Questa differenza nel fattore D si traduce in un aumento del dettaglio sonoro e una maggiore pulizia/precisione, specialmente alle frequenze più elevate.

Cos’è il fattore di dissipazione?

Il fattore di dissipazione è un parametro funzionale di un condensatore chiamata anche perdita elettrica o resistenza di dissipazione, o semplicemente “D”. In termini semplici, indica quanto efficacemente un condensatore può convertire l’energia elettrica in un segnale sonoro senza perdite o distorsioni indesiderate. È essenzialmente un indicatore della qualità e delle prestazioni di un condensatore.

Quando il segnale audio passa attraverso un condensatore, il componente “D” può dissipare parte dell’energia elettrica sotto forma di calore. Questo può causare una perdita di potenza e una distorsione del segnale, compromettendo la fedeltà dell’amplificazione. Il condensatore può avere un effetto sulle frequenze del segnale audio che fa sì che l’energia si disperda maggiormente a determinate frequenze (solitamente quelle più alte). Ciò può influire sulla risposta in frequenza dell’amplificatore, attenuando alcune frequenze e alterando l’equilibrio sonoro complessivo. Pertanto, la scelta dei condensatori con un basso fattore di dissipazione è essenziale per garantire la qualità del suono dell’amplificatore. Condensatori di alta qualità e ben progettati, con un basso fattore di dissipazione, possono minimizzare le perdite e la distorsione, preservando l’integrità del segnale audio e mantenendo una risposta in frequenza accurata.

In conclusione, il fattore di dissipazione dei condensatori è un aspetto significativo da considerare quando si analizza l’influenza dei componenti elettronici sull’amplificazione audio. La scelta di condensatori di alta qualità con un basso fattore di dissipazione può contribuire a minimizzare le perdite, ridurre la distorsione e mantenere una risposta in frequenza accurata. Questa attenzione ai dettagli nella selezione dei componenti è fondamentale per ottenere un suono cristallino e un’esperienza audio appagante.

Curiosità: i condensatori con più alto fattore di dissipazione, quindi che causano il maggiore degrado delle componenti ad alta frequenza di un segnale audio sono (generalmente) i carta olio (con alcune eccezioni), mentre i condensatori con il D più basso in assoluto, quindi che apportano il minimo degrado sono quelli in polipropilene (ovviamente devono essere di buona qualità).

Terminato il recap mi sono concentrato sulla modifica del sistema di bias, costruendo e montando a sandwich 2 ritagli di 1000 fori dove avevo realizzato un circuito di self bias – self balancing di Blumlein di cui ho già parlato in questo articolo. In questo modo ho ottenuto in modo semplice e che non richiede manutenzione un sistema per mantenere sempre bilanciate le correnti di bias delle 2 valvole del canale in modo da garantirne un’usura uniforme, minizzare la distorsione e evitare correnti DC nel trasformatore d’uscita.

Gli elettrolitici gialli che vedete appartengono a dei lotti NOS che ho acquistato anni fà, condensatori elettrolitici che fanno tranquillemente mangiare la polvere a molta roba moderna. Ho anche modificato il valore della resistenza di ancoraggio delle griglie controllo delle finali da 470k originali a 220k, perchè 470k sono troppi per finali come le EL34/6L6GC e simili, si rischia la deriva del bias delle valvole e anche effetti distruttivi come potete vedere su certi unison research causati dall’innalzamento della tensione della stessa griglia rispetto la massa, o al suo riferimento, per colpa di correnti di perdita (sulla griglia) che si instaurano quando la valvola comincia a non essere più nuovissima, probabilmente difetto che affligge più che altro le valvole di recente produzione visto che i datasheet d’epoca effettivamente dicono che la puoi portare fino a 0,5Mohm, ma nella mia esperienza pratica ho visto che con 220k si ha una maggiore stabilità e affidabilità fino alla fine della vita utile della valvola.

Le ultime 3 modifiche che ho fatto sono state il ritocco della rete di NFB per aumentare il fattore di smorzamento da circa 1,5/2 del circuito originale a un fattore di 6,1 (c’era guadagno a sufficienza per farlo senza rendere troppo difficile da pilotare il finale) e l’esclusione degli ingressi posteriori serviti da una coppia di commutatori a contatti striscianti tutti neri di ossido (ricambio introvabile), ho escluso anche l’interruttore Control/Direct portando il segnale delle 4 boccole RCA dell’ingresso direct direttamente ai 2 potenziometri del volume, sostituiti con 2 potenziometri nuovi. Avrei voluto mettere un’ALPS stereo ma fisicamente era difficile alloggiarlo, quindi ho optato per cambiare i 2 potenziometri mono con 2 uguali, nuovi ovviamente. E l’alimentazione della ECC81 e della ECC83 direttamente in alternata dal circuito che serve i filamenti delle finali. Il circuito ora eroga circa 14/15watt RMS, con le valvole che c’erano al momento della consegna, non nuovissime ma nemmeno consumate da buttare via, che però sono 5881 e non EL34/6CA7 come sarebbe corretto per questo amplificatore. Vediamo un pò di strumentali:

La banda passante a 1watt è di 20Hz -0dB / 43khz -1dB

Sempre la banda passante a 10watt è 20Hz meno una frazione inferiore di db e appena qualcosa sopra 40khz a -1dB

Ci tengo a evidenziare, per tutti quegli uccellacci che dicono che io critico qualsiasi cosa che non è vero, io sono obbiettivo e pragmatico, racconto quello che vedo e non quello che mi fa comodo per mio tornaconto personale e i trasformatori d’uscita di questo J.C. Verdier sono fatti bene, con ottime caratteristiche paragonabili ai trasformatori che produco io. Anche senza controreazione non è che il loro comportamento cambi più di tanto. Se tante cose fanno schifo non è colpa mia e di certo non mi metto a solleticarvi l’ego solo per farvi piacere, a me interessa raccontare le cose per come sono in realtà. Inoltre, vorrei far presente ai lettori che seguono anche alcune trasmissioni altrui che i grafici che pubblico, come potete constatare aprendone uno a schermo intero, presentano una scala verticale a “1dB per quadretto”, non -3.

Continuo con i THD a 1watt e a 10watt, con una distorsione a 0,17 e 0,28%

Quadre a 100Hz / 1k /10k

L’amplificatore ha suonato subito in modo eccellente, pulito, brillante. Mi è stato consegnato che montava quattro 5881, una ECC81 sylvania e una ECC83 sowtek, tutte in ottimo stato di efficenza. In ogni modo sostituire la ECC83 sowtek con una Philips Miniwatt ho portato un un netto miglioramento della brillantezza in gamma alta e del dettaglio sonoro in generale. Rispetto com’è in versione originale tutte queste piccole modifiche hanno portato aria all’ascolto, l’ampli suona bene e nonostante resti ancora in essere una sezione di alimentazione praticamente non filtrata e non disaccoppiata per i 2 canali molti amplificatori che si comprano in giro, anche dalle doti dichiarate superiori, suonano sicuramente peggio.

Errore nella Scelta delle Valvole: Quando un Sbaglio Provoca Gravi Danni…

Recentemente mi è stato affidato un amplificatore che ha subito danni significativi a causa di una errata sostituzione delle valvole. Il cliente ha montato le valvole russe 6n3C (equivalenti alle 6L6G) in un circuito progettato per le 6n3C-E (equivalenti alle 6L6GC). Questa scelta ha causato danni rilevanti, evidenziati da componenti carbonizzati, buchi di carbone nero nella resina del PCB e zoccoli di valvole fusi. Le foto di questo disastroso errore sono illustrate sotto, evidenziando l’importanza cruciale di selezionare e sostituire le valvole correttamente.

Per una comprensione dettagliata delle differenze tra le varie valvole della famiglia delle 6L6 e i rischi associati a cambi non ponderati, potete fare riferimento a questo articolo, clicca qui. Le immagini successive documentano il processo di riparazione dell’amplificatore. Ho accuratamente rimosso le “carie” con una fresa del dremel. Successivamente, ho applicato resina UV per consolidare le fibre di vetro e ho proceduto con la sostituzione degli zoccoli fusi. Questo intervento richiedeva precisione e attenzione, ma il risultato finale rappresenta una vera e propria rigenerazione dell’elettronica, dimostrando l’importanza di un intervento tempestivo e competente in caso di danni causati da errori nella scelta dei componenti.

In conclusione, vorrei sottolineare che sullo chassis dell’amplificatore è indicato il montaggio di valvole 6CA7, considerate equivalenti alle EL34. Nonostante il circuito sia compatibile con le 6L6GC e molte persone optino per queste ultime, e forse ciò era ammesso anche dal produttore (fonte non certa), ho ritenuto opportuno suggerire al cliente l’acquisto di un quartetto nuovo di valvole EL34. Gli ho consigliato di optare per le EL34 Tungsol, una delle mie marche di produzione attualmente preferite.

Nota: I condensatori marroni sottili e alti e poco estetici sono stati installati da un precedente riparatore meno preciso di me. Poiché i condensatori funzionavano nonostante il loro aspetto estetico, ho scelto di lasciarli in sede.


J.C. Verdier DE220 Control (vecchio articolo del 2019)

Anche questo amplificatore può essere migliorato, aspetto solo che qualcuno me ne dia un’altro…

Curiosità: Diverse persone si chiedono cosa voglia dire Double Ended, alcuni ipotizzano che questo amplificatore sia un single ended parallelo o ipotizzano chissà quale innovativo circuito ci sia dentro… Sbagliato… Double Ended non vuol dire niente… questo amplificatore è un normalissimo PushPull in classe AB con sfasatore catodyna, un circuito normalissimo visto 1milione di volte, double ended è solo un’etichetta commerciale, una parola inventata per far sembrare speciale qualcosa che invece è normalissimo.

Questo apparecchio mi è stato consegnato con un canale muto con sospetto di guasto ad un trasformatore di uscita, dopo un’ispezione ho trovato una finale esaurita e una resistenza guasta sul circuito, oltre questo ho sostituito a tappeto tutti i condensatori elettrolitici che risultavano ormai esausti. Il circuito risulta semplificato al limite, ridotto ai minimi termini al punto che hanno usato una sola resistenza e 1 solo condensatore per polarizzare il catodo di tutte e 4 le finali, hanno risparmiato anche sulle viti che sorreggono lo stampato tanto che quando inserisci le valvole negli zoccoli flette tutto. Nel circuito è presente pochissima controreazione e questo si traduce in difficoltà di pilotaggio dei diffusori.

L’apparecchio eroga 20 Watt RMS con un fattore di smorzamento di appena 1,2. I trasformatori d’uscita inaspettatamente mostrano una buona banda passante e renderebbero questo apparecchio ottimo per essere modificato, migliorando la sezione di alimentazione e la polarizzazione delle finali, la qualità dei condensatori utilizzati, la qualità dei controlli del volume, commutatori connettori e inserendo una controreazione più decisa (per altro il circuito ha un’ingresso troppo sensibile e la diminuzione di guadagno che si avrebbe aggiungendo controreazione è desiderabile) potendoci potenzialmente ottenere risultati sonori molto interessanti. Vediamo un pò di strumentali (Nota: per mio distrazione ho settato i grafici in modo lineare invece che in decibel, se avrò nuovamente uno di questi apparecchi per le mani riacquisirò i grafici in modo corretto).

Banda passante su carico resistivo (1 watt)

Banda passante su carico reattivo (1 watt)

Banda passante su carico reattivo alla massima potenza non clippata

Le varie forme d’onda non mostrano distorsioni particolari anche su carico reattivo, la quadra evidenzia un pò di ringing…

Infine vediamo l’analisi si spettro a 1 watt

Continue reading...

3 Responses to Restauro e Aggiornamento dell’Amplificatore J.C. Verdier LE220: Modifiche e Riparazioni

  • bel lavoro!

  • Ho affidato il mio Verdier 220 control a Stefano per un forte ronzio ad un canale e per una revisione generale ed eventuale upgrade. Il lavoro fatto è descritto benissimo e dettagliatamente in questo sito. Io posso dire che i risultati sono veramente eccellenti. È’ migliorata la dinamica, migliorati decisamente anche il controllo dei bassi e il dettaglio e in generale, se così si può dire, la musicalità e il piacere dell’ascolto. Finalmente ho potuto riascoltare con soddisfazione anche un po’ di musica classica e sentire particolari che in passato non erano udibili.
    In conclusione ,grazie Stefano per la grande professionalità e l’esito davvero ottimo!

  • Grande lavoro! Fatto con competenza, professionalita’, questo e’amore per l’elettronica applicata all’audio.
    Recensione intelligente e mai fuori dalle righe.
    Ringrazio Bianchini per questo grande e importante atto di divulgazione.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Una panoramica approfondita sulla famiglia delle valvole 6L6 e le loro varianti

La Nascita della Famiglia delle Valvole 6L6: Un’Introduzione dalla 6V6

La valvola 6V6, ideata dalla RCA nel 1937, divenne un design standard per gli stadi di uscita audio dei ricevitori radio. Considerata la sorella minore della più famosa 6L6, la 6V6 ha giocato un ruolo cruciale nella storia delle valvole termoioniche. Nelle foto sotto una 6V6G e una 6V6GT che differiscono nella forma del vetro.

Successivamente, la 6V6 ha visto la produzione in diverse varianti, tra cui l’involucro in vetro spallato (6V6G) e il formato tubolare più piccolo (6V6GT). Sebbene la 6V6 fosse in grado di operare in configurazione push-pull, il suo ambiente tipico era come stadio di uscita single-ended. Con la rinascita degli amplificatori audio a valvole nel ventunesimo secolo, la 6V6GT e le sue varianti hanno mantenuto la loro popolarità sia nei design single-ended che push-pull.

Un’Introduzione alla 6L6 e 6L6G

La valvola 6L6, progettata dalla RCA, fece la sua comparsa nel panorama tecnologico nel marzo 1936. Caratterizzata da un corpo metallico, la 6L6 rappresenta un’icona nell’universo delle valvole termoioniche. Il suo design come tetrodo a fascio la rese un’opzione preferita per gli stadi di uscita audio dei ricevitori radio e degli amplificatori.

Contemporaneamente all’introduzione della 6L6, fu sviluppata anche la variante 6L6G, caratterizzata da un’ampolla di vetro a duomo. Nonostante le differenze esteriori, entrambe le varianti condividevano le stesse caratteristiche elettriche di base e furono introdotte contemporaneamente, rappresentando essenzialmente la stessa valvola con due tipi di involucro. Nella foto una 6L6G

Caratteristiche Tecniche: La 6L6 e la 6L6G condividono la loro radice comune nelle prestazioni audio di alta qualità e nella capacità di erogare potenza. La 6L6, con il suo corpo metallico, e la 6L6G, con l’ampolla di vetro a duomo, hanno entrambe contribuito al panorama dell’amplificazione audio, mantenendo le stesse caratteristiche elettriche fondamentali. Entrambe le varianti possono sopportare fino a 360 volt di placca e 270 volt di griglia schermo. Questi valori di tensione rappresentano i massimi supportati senza compromettere le prestazioni e la durata delle valvole. La 6L6G ha una equivalente russa denominata 6n3C visibile nella foto qui sotto:

La Valvola 807

La valvola 807, nata nel panorama delle valvole termoioniche nell’ottobre del 1936, rappresenta una straordinaria evoluzione della 6L6G. Mentre condividono molte caratteristiche fondamentali, la 807 si distingue per alcune caratteristiche distintive che la rendono una componente eccellente in altri contesti. È dotata di uno zoccolo a 5 pin UX5, in contrasto con lo zoccolo octal della 6L6G.

Presenta il cappuccio in testa collegato all’anodo. La sua griglia schermo, simile a quella della 6L6G, mantiene una tensione massima di 300 volt. Dall’altro lato, l’anodo può essere portato fino a 600 volt, una caratteristica che apre la porta a potenze notevoli. Grazie a questa proprietà, è possibile ottenere fino a 65 watt audio da una coppia di valvole 807 in configurazione push-pull. Tuttavia, in applicazioni audio single-ended, la 807 non può raggiungere prestazioni superiori rispetto a una normale 6L6. Internamente, la 807 presenta isolatori in ceramica sulla struttura dell’anodo, una caratteristica che riflette la sua ampia adozione come finale di potenza in trasmettitori radio. Questo dettaglio sottolinea la versatilità della valvola 807, in grado di spaziare tra applicazioni audio e radiotrasmissioni.

6L6GC: Evoluzione Potenziata della Storica 6L6G

Introdotta nel 1950, la 6L6GC rappresenta un significativo passo in avanti rispetto alla sua antenata, la 6L6G, portando con sé miglioramenti sostanziali nelle prestazioni e nella versatilità. Questa evoluzione moderna della famiglia 6L6 è diventata una presenza prominente nel mondo dell’amplificazione audio e ha mantenuto una robusta popolarità nel corso degli anni.

Una delle caratteristiche distintive della 6L6GC è l’aumento dei limiti di tensione. Rispetto alla 6L6G, questa valvola può sopportare tensioni significativamente più elevate, con un massimo di 450 volt per la griglia schermo e 500 volt per l’anodo. Questi miglioramenti consentono una maggiore flessibilità nell’uso della valvola, consentendo a progettisti e appassionati di ottenere prestazioni audio più potenti e dinamiche.

La 6L6GC ha guadagnato una diffusa adozione nel panorama degli amplificatori audio per la sua capacità di erogare un suono chiaro e potente. La sua presenza nella scena audio è ulteriormente ampliata dalla sua equivalente russa, conosciuta come 6n3C-E, che offre un’alternativa affidabile e compatibile.

Questa valvola continua a essere una scelta preferita per gli audiofili e gli appassionati di amplificazione audio che cercano un suono ricco, dinamico e contemporaneo. La 6L6GC incarna la tradizione delle valvole termoioniche, combinando l’eredità della 6L6G con le esigenze moderne dell’audio ad alta fedeltà, offrendo un’esperienza sonora avvincente e di alta qualità.

Equivalenze Russe: 6n3C e 6n3C-E, Differenze Cruciali per Evitare Guasti

Nel vasto panorama delle valvole termoioniche, le equivalenti russe giocano un ruolo significativo, offrendo alternative affidabili e spesso più accessibili rispetto alle controparti occidentali. Tra le più comuni, spiccano la 6n3C, equiparabile alla 6L6G, e la 6n3C-E, che trova corrispondenza con la più moderna 6L6GC.

Tuttavia, è cruciale sottolineare che queste due valvole presentano differenze visibili, e scambiare una con l’altra può comportare gravi danni agli apparecchi. Una fotografia comparativa tra le due, collocate una accanto all’altra, evidenzia le disparità nella struttura e nel design.

È risaputo che alcune persone, non consapevoli delle divergenze, hanno erroneamente montato le 6n3C in circuiti progettati per la 6L6GC. Le tensioni operative più elevate della 6L6GC rispetto alla 6L6G possono superare le capacità della 6n3C, portando a guasti irreparabili e danni significativi agli apparecchi.

Un esempio concreto di tali inconvenienti è documentato nell’articolo sull’amplificatore di JC Verdier, dove il montaggio di valvole 6n3C ha causato danni gravi all’apparecchio. Questo sottolinea l’importanza di una corretta selezione delle valvole, rispettando le specifiche di progetto e evitando sostituzioni non appropriate.

Per una guida dettagliata e per evitare potenziali danni, consigliamo la consultazione di fonti autorevoli e la comprensione approfondita delle caratteristiche specifiche di ciascuna valvola. Inoltre, è fondamentale verificare attentamente le indicazioni del costruttore dell’apparecchio e, quando necessario, consultare esperti del settore per garantire un corretto impiego delle valvole in ogni contesto.

La Valvola 5881: Un Legame Storico con l’Eredità Fender

La valvola 5881, affondando le sue radici nell’heritage della Fender Musical Instruments Corporation of America, rappresenta un capitolo significativo nella storia degli amplificatori audio e delle chitarre elettriche. Fondato da Clarence Leonidas ‘Leo’ Fender nel 1938, il marchio Fender è celebre per la produzione di strumenti musicali e amplificatori iconici.

La 5881, anche nota come 6L6GC in molte applicazioni, spesso è prodotta da terze parti e marchiata per conto di Fender. Dotata di una costruzione a disco di vetro montato su una base octal, questa valvola è un tetrodo a fascio audio abbastanza potente, ideale per applicazioni in amplificatori audio.

La sua storia e la connessione con il marchio Fender aggiungono una dimensione unica a questa valvola. Mentre il marchio Fender è celebre per le chitarre elettriche, la scelta della 5881 nelle loro amplificazioni sottolinea la versatilità e l’adattabilità di questa valvola nel mondo dell’audio.

In conclusione, la valvola 5881 porta con sé l’eredità della Fender e si colloca come un componente di fiducia per gli appassionati di amplificazione audio, offrendo una potenza audio robusta e una connessione intrinseca con il mondo della musica elettrica.

Conclusione: Consapevolezza nella Scelta delle Valvole Termoioniche

In questo viaggio attraverso le valvole termoioniche, ho esplorato la ricca storia e la diversità di alcune delle varianti più iconiche, comprese la 6L6, la 6L6G, la 807, la 6L6GC, e la 5881, ciascuna con la propria personalità e applicazioni specifiche.

È importante sottolineare che, oltre alle valvole menzionate, esistono numerose altre varianti e modelli, ognuno con caratteristiche uniche. Tuttavia, per semplificare questa panoramica, ho scelto di concentrarmi sulle valvole più conosciute e utilizzate nel mondo dell’audio.

La sostituzione di una valvola con un’altra dovrebbe sempre avvenire con consapevolezza e attenzione. Benché le equivalenze tra le valvole siano spesso discusse in forum e comunità online, è fondamentale consultare i datasheet ufficiali, facilmente reperibili su internet, prima di effettuare una sostituzione. Questa precauzione è essenziale per garantire che le specifiche e le limitazioni della nuova valvola siano adatte all’applicazione desiderata.

Inoltre, chiedere consigli su forum o su piattaforme social può portare a risposte di persone poco competenti o pareri non verificati. La sicurezza e l’integrità degli apparecchi audio dipendono dalla corretta selezione e sostituzione delle valvole, e affidarsi a fonti autorevoli e dati tecnici ufficiali è la strada migliore per evitare inconvenienti.

In conclusione, la conoscenza approfondita delle caratteristiche e delle equivalenze delle valvole termoioniche è fondamentale per gli appassionati e gli audiofili. Questa consapevolezza contribuisce a preservare la qualità del suono, la durata degli apparecchi e la sicurezza operativa, assicurando un’esperienza audio appagante e priva di sorprese indesiderate.

Continue reading...

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Riparazione Centralina di Accensione Porsche 930 e Risoluzione dei Problemi al Contagiri

La centralina di accensione svolge un ruolo cruciale nel funzionamento ottimale di un motore, gestendo il processo di accensione e assicurando il corretto sincronismo dei vari componenti. In questo articolo, esploreremo la diagnosi e la riparazione di una centralina Bosch di una Porsche 930, afflitta da un problema apparentemente inspiegabile al contagiri. Attraverso l’utilizzo di un oscilloscopio e un tester appositamente costruito, riusciremo a identificare e risolvere le problematiche riscontrate.

Problema Iniziale: Contagiri Impazzito e Rumori Anomali: La vettura presentava una situazione problematica: il contagiri sembrava impazzire, e il motore generava rumori inquietanti durante il funzionamento. Dopo un’approfondita analisi, è emerso che il problema era causato da due fattori principali: autooscillazione della centralina con conseguenti scintille in momenti sbagliati e degradazione del segnale inviato al contagiri.

Diagnosi con l’Oscilloscopio: La rappresentazione visiva del segnale del contagiri all’interno della centralina, confrontato con lo stesso segnale inviato al contagiri, evidenziava chiaramente un’anomalia. Nella traccia in basso, il segnale corretto; nella traccia in alto, quello che arrivava al contagiri.

Identificazione dei Problemi:

  1. Autooscillazione della Centralina: La causa principale del problema era l’autooscillazione della centralina, che generava scintille in modo incontrollato, influenzando negativamente il funzionamento del motore.
  2. Degradazione del Segnale al Contagiri: Il segnale inviato al contagiri presentava un deterioramento, manifestandosi con una movimentazione casuale della lancetta. Questa alterazione comprometteva la corretta interpretazione del contagiri, creando un’oscillazione incontrollata della lancetta.

Risoluzione dei Problemi: Per affrontare l’autooscillazione e l’erraticità del contagiri, sono state eseguite riparazioni mirate alla centralina. Questa seconda immagine mostra il segnale del contagiri dopo l’intervento di riparazione, evidenziando la stabilizzazione del segnale e la corretta sincronizzazione.

Test della Centralina: Per garantire la corretta funzionalità della centralina dopo la riparazione, è stato utilizzato un tester appositamente costruito. Questo strumento ha consentito una verifica accurata delle performance, assicurando che la centralina fosse pronta per essere reinserita nel veicolo. Qui sotto un video dettagliato mostra la centralina collegata a banco, il contagiri in funzione e l’utilizzo del tester per centraline, offrendo una visione completa del processo di riparazione.

Riscontro di Problemi Residuali e Soluzione Definitiva

Dopo che la centralina è stata rispedita all’officina e montata sull’auto, si è osservato che il motore si accendeva e funzionava regolarmente. Tuttavia, persistevano segnalazioni di comportamenti anomali sporadici da parte del contagiri. Al fine di indagare ulteriormente su questa problematica, ho ricevuto un video dall’officina in cui si poteva chiaramente notare il contagiri dell’auto mostrare comportamenti irregolari.

Nonostante la centralina funzionasse correttamente nel mio banco di prova, la situazione richiedeva un’analisi più approfondita. Ho collaborato con il meccanico per eseguire ulteriori verifiche sull’impianto elettrico dell’auto. Durante queste verifiche, è emerso un problema significativo all’alternatore dell’auto. Infatti, con il motore acceso, la tensione sulla batteria oscillava in modo instabile e in alcuni momenti raggiungeva valori elevati fino a 16 volt. Queste fluttuazioni di tensione causavano ancora movimenti inconsulti della lancetta della centralina, spiegando così le persistenze nei comportamenti anomali del contagiri.

La soluzione definitiva è stata individuata e implementata attraverso la riparazione dell’alternatore dell’auto. Una volta risolto questo problema e stabilizzata la tensione sulla batteria, tutti i sintomi di erraticità del contagiri sono scomparsi definitivamente.

Conclusioni

La risoluzione dei problemi riscontrati nella centralina di accensione della Porsche 930 è stata un processo che ha richiesto precisione e competenze tecniche avanzate. Grazie all’analisi attenta e all’utilizzo di strumentazione specializzata, è stato possibile identificare e correggere le anomalie legate all’autooscillazione della centralina e ai disturbi del contagiri.

L’impiego di strumenti come l’oscilloscopio e il tester per centraline, insieme alle competenze specifiche nel settore, ha garantito una riparazione efficace. Restituendo al veicolo la sua piena funzionalità, ci siamo concentrati non solo sulla correzione del sintomo evidente, ma anche sull’eliminazione delle cause radicate del problema.

Se tu o qualcuno che conosci sta affrontando problemi simili con la centralina di accensione o il contagiri di una Porsche 930, ti invito a contattarmi. Con la mia esperienza e competenza nel settore, sono disponibile per fornire assistenza e risolvere qualsiasi problema legato a questi componenti. La tua soddisfazione e la piena funzionalità del tuo veicolo sono la mia priorità.

Continue reading...

1 Responses to Riparazione Centralina di Accensione Porsche 930 e Risoluzione dei Problemi al Contagiri

  • Stefano Bianchini, un Tecnico di indubbio ingegno e competenza, ringraziamo per l’assistenza svolta per il ripristino della centralina di una storica Porsche! Alla prossima

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.