Modifica Audiospace Galaxy 34 per un’Esperienza Sonora Superiore v1.1

Nel mondo degli amplificatori valvolari commerciali, capita talvolta di imbattersi in case produttrici talmente incapaci di realizzare prodotti di qualità che, inevitabilmente, finiscono per fallire rapidamente. Tuttavia, prima di sparire dal mercato, riescono a disseminare una quantità impressionante di apparecchi progettati in modo approssimativo, che purtroppo continuano a circolare nel mercato dell’usato, deludendo chiunque abbia la sfortuna di acquistarli. Potrei citare la AMC con i suoi valvolari realizzati con un criterio costruttivo degno di un videoregistratore, con le valvole saldate direttamente sullo stampato senza zoccolo; la Gamma Acoustic, con i suoi triodi collegati a diodo in serie all’alimentazione senza un apparente senso logico; la Music Angel, che produceva amplificatori dove l’80% del costo era rappresentato dalle valvole, montate su un circuito costruito con materiali di scarto; e infine l’Audiospace Galaxy 34. Quest’ultimo, tra tutti, è forse il meno peggio: monta trasformatori di qualità accettabile e uno chassis ben costruito, ma purtroppo al suo interno ospita un circuito privo di logica, che sembra progettato da un principiante che conosce solo i concetti di polarizzazione dei transistor, tanto da tentare di usare un triodo come fosse un transistor.

Tra tutte queste marche fallite, l’Audiospace Galaxy 34 è quello che offre maggiori possibilità di essere modificato in modo non invasivo e relativamente semplice, per trasformarlo in un discreto amplificatore. Questo articolo potrebbe suscitare l’interesse di alcuni miei detrattori, quelli a cui non piace modificare le cose. Tuttavia, sinceramente, non mi preoccupa affatto l’opinione di questi individui, e li lascio borbottare a loro piacimento.

Aggiorno questo articolo a sette mesi di distanza dalla prima versione perché mi è stato dato un altro esemplare da modificare. Inoltre, ho apportato una piccola miglioria al circuito driver rispetto alla versione iniziale, un intervento minimo che però ottimizza ulteriormente il bilanciamento dello sfasatore.

Iniziamo la storia di questo apparecchio con il messaggio che mi è stato inviato da 2 proprietari diversi:

  1. Il mio ampli distorce paurosamente da metà volume in poi. È il canale sx mi sembra più debole del dx. Sono di Roma e il tecnico dove l’ho portato ha cambiato le 4 valvole di potenza (TAD E34L 22/27). Mi può aiutare ?
  2. Visto che il potenziometro del mio Audiospace galaxy 34 non risponde piu’ da telecomando e che sento strani rumori dal canale sinistro,vorrei che lei lo modificasse come letto e verificasse il suo funzionamento per ripararlo eventualmente.

Il cliente mi ha affidato il suo amplificatore e, durante una conversazione approfondita, ha lamentato una resa sonora orribile. In particolare, ha notato che alzando il volume, la musica si trasforma in un bailame sconfusionato, diventando praticamente inascoltabile. Per analizzare la situazione, ho collegato l’amplificatore al banco di prova, utilizzando un wattmetro e un oscilloscopio per individuare eventuali anomalie. Inizialmente, sulla resistenza di carico, non ho rilevato comportamenti strani. Tuttavia, la misurazione dello smorzamento ha mostrato un valore di DF (fattore di smorzamento) pari a 2 su un amplificatore da 40 watt. È diventato evidente che un valore così basso di fattore di smorzamento può trasformare l’amplificatore in una sorgente di distorsione estremamente elevata. Questa constatazione mette in discussione coloro che minimizzano l’importanza del fattore di smorzamento, dimostrando come possa influire significativamente sulla qualità del suono, sfatando le argomentazioni di chi ritiene questo parametro insignificante.

Ho temporaneamente accantonato l’amplificatore e ho salutato il cliente, poiché non potevo affrontare immediatamente il lavoro. Dopo qualche tempo, appena ho avuto l’opportunità di riprenderlo in mano, sono partito con l’ipotesi che l’amplificatore fosse a zero feedback e che il circuito del driver potesse necessitare di alcune modifiche, inclusa l’aggiunta di un adeguato meccanismo di controreazione per migliorare il funzionamento complessivo dell’amplificatore. Il primo inconveniente che ho riscontrato è una marcata instabilità del circuito quando il volume viene aumentato oltre un certo livello; in tale condizione, il circuito inizia a oscillare in modo pronunciato a bassa frequenza. Nel video allegato, mostro questo fenomeno, e osservate attentamente: non avevo ancora apportato alcuna modifica, è proprio così dalla configurazione originale!

Aumentare il volume al massimo era necessario per le misurazioni, poiché il livello del segnale iniettato dal generatore di funzioni veniva gestito direttamente dall’apparecchio di misurazione. Tuttavia, successivamente ho regolato il volume a un livello stabile e ho proceduto con l’acquisizione della risposta in frequenza e della distorsione armonica.

Beh, a -1dB a 10 kHz con appena 1 watt di potenza, sembra quasi superare le prestazioni di un amplificatore PA degli anni ’50 della Geloso. Va bene, in realtà questa misura non era la mia priorità; l’ho acquisita solo per i lettori. Il passo successivo è stato decidere di aprire l’amplificatore. Volevo ottenere lo schema, in quanto la mia idea era di esaminare come avessero polarizzato il primo triodo di ingresso. Avevo in mente di dividere la sua resistenza di catodo in due e di portarci il segnale di controreazione. Quello che segue è lo schema dello stadio di ingresso, il triodo della 6SL7:

In tutta onestà, imbarazzante. Il filo giallo che si dirigeva al morsetto degli 8 ohm suggeriva l’esistenza di qualche forma di controreazione, ma la sua implementazione era quanto di più orribile si potesse immaginare. La presenza di una resistenza da 220 ohm tra la griglia e il catodo creava una polarizzazione con griglia a zero volt. Aggiungendo il condensatore elettrolitico da 3,3uF, il pilotaggio avveniva in griglia positiva. Per completare l’opera, c’era uno snubber sulla resistenza di carico anodico, aggiungendo ulteriori rotazioni di fase e aumentando le distorsioni. In modo non offensivo, posso solo concludere che chi ha concepito questa modalità di polarizzazione per una valvola sembrava non avere la minima idea di cosa stesse facendo, adottando un approccio vagamente simile a quello che si farebbe con un transistor BJT. A questo punto, ho deciso di interrompere la mia analisi del circuito, poiché mi sembrava essere una perdita di tempo. Di conseguenza, ho preso la decisione di rimuovere completamente il circuito driver, con l’obiettivo di ricostruire qualcosa che avrebbe potuto funzionare in modo più efficace.

Ho effettivamente invertito l’alloggiamento delle 6SN7 e delle 6SL7, utilizzando un triodo della 6SN7 come stadio di ingresso, la 6SL7 come sfasatore long-tail, e il secondo triodo della 6SN7, con un accorgimento, l’ho fatto funzionare come un pozzo di corrente sotto la 6SL7.

Di solito, un pozzo di corrente si realizza con un pentodo, ma con alcuni accorgimenti è possibile utilizzare anche un triodo. Certo, qualcuno più tecnico potrebbe suggerire che sarebbe stato meglio utilizzare la 6SN7 come sfasatore che pilota le finali e la 6SL7 come valvola di ingresso, ed è vero. Tuttavia, un solo triodo della 6SL7 non può gestire tutta la corrente che può circolare in una 6SN7 completa. Non volevo neanche far lavorare la 6SN7 a correnti troppo basse, poiché avrebbe compromesso la sua linearità. Con questo piccolo compromesso, mirato soprattutto a conservare le valvole originali dell’amplificatore, alla fine il circuito ha funzionato in modo eccellente.

L’amplificatore presentava un selettore che consentiva di configurare le valvole finali sia in modalità triodo che in ultralineare. Questo selettore comandava due relè dedicati che si occupavano della commutazione tra le due configurazioni. Tuttavia, al di là della sua funzionalità apparentemente versatile, ho riscontrato alcuni aspetti che sollevavano preoccupazioni.

Innanzitutto, c’era il rischio di scintillazioni all’interno dei relè, un inconveniente che poteva compromettere il funzionamento stabile dell’amplificatore nel tempo. In secondo luogo, personalmente, non sono un sostenitore di questi “pastrocchi” circuitali. La ragione principale risiede nel fatto che, modificando radicalmente il guadagno della valvola finale, diventa estremamente difficile effettuare una messa a punto precisa del circuito e della rete di retroazione.

Nel senso, se ottimizzo il setup in modalità ultralineare, potrebbe non funzionare altrettanto bene in modalità triodo, e viceversa. Questi compromessi tecnici sembrano spesso essere introdotti solo per attirare clienti non esperti, che vedono queste opzioni come un vantaggio aggiuntivo senza rendersi conto che, in realtà, rappresentano un compromesso e una potenziale fonte di problemi. Pertanto, ho preso la decisione di scollegare completamente il relè e ho cablato direttamente i fili dai trasformatori d’uscita alle valvole, fissando la configurazione in modalità ultralineare per garantire una maggiore stabilità e prestazioni ottimali.

Già alla prima accensione, ancor prima di iniziare a implementare qualsiasi forma di controreazione, ho notato un cambiamento notevole nella risposta in frequenza dei trasformatori. Questo cambiamento si è manifestato con un’estensione significativa verso le frequenze più elevate. La differenza è stata talmente evidente da catturare immediatamente la mia attenzione, suggerendo che le modifiche apportate stessero già influenzando positivamente le caratteristiche sonore dell’amplificatore. Questo incoraggiante segnale ha consolidato la mia convinzione che le modifiche e le ottimizzazioni stesse avrebbero portato a risultati notevoli nell’ottimizzazione complessiva del sistema.

Il vecchio driver, a quanto pare, era così inefficiente da influire negativamente sul corretto funzionamento del circuito. Le sue limitazioni erano così evidenti che, al momento della sostituzione con il nuovo setup, ho notato un’immediata miglioria nelle prestazioni complessive. In particolare, con il volume portato al massimo, non si manifestava più alcuna instabilità o oscillazione, sottolineando ulteriormente quanto il nuovo circuito driver avesse contribuito a garantire una maggiore stabilità operativa.

Durante queste prime fasi di prova, è emerso un altro problema significativo correlato al potenziometro del volume, il cui valore era eccessivamente elevato (250kohm). Questo episodio rappresenta un monito e un importante insegnamento per tutti gli appassionati autocostruttori. Spesso, si commette l’errore di utilizzare potenziometri di valori molto alti, come 200k o addirittura 500k, senza rendersi conto delle conseguenze potenzialmente indesiderate.

Il problema risiede nella presenza di una capacità parassita nel circuito situato a valle del cursore del potenziometro. In combinazione con la capacità dei cavi schermati, come in questo caso, e la capacità di ingresso della valvola, si forma un filtro passa-basso. La frequenza di taglio di questo filtro varia in base al volume impostato. Per dimostrare questa problematica, ho creato un video in cui inietto un’onda quadra a 10 kHz nell’amplificatore, con il volume portato al massimo. Successivamente, abbassando il volume, la forma d’onda subisce una trasformazione significativa, evidenziando un notevole aumento del tempo di salita.

Questo esempio concreto sottolinea l’importanza di selezionare accuratamente il valore del potenziometro in modo da evitare alterazioni indesiderate nella risposta in frequenza e garantire un funzionamento ottimale dell’amplificatore. L’amplificatore era dotato di un potenziometro motorizzato di produzione cinese, di una qualità che potrei definire “di basso costo”. Purtroppo, non potevo sostituirlo con un potenziometro motorizzato convenzionale, poiché le dimensioni e il layout del telaio non lo permettevano.

Di fronte a questa limitazione, ho deciso di rinunciare alla funzionalità del volume controllato dal telecomando. Al suo posto, ho montato un potenziometro più semplice, con una resistenza di 100k, che ha risolto il problema della risposta in frequenza. Successivamente, nelle analisi strumentali, presenterò un grafico della risposta in frequenza per evidenziare la gravità dell’impatto che il potenziometro originale causava.

Per coloro che potrebbero essere interessati, è possibile fornire una soluzione alternativa per linearizzare la risposta in frequenza quando si utilizza un potenziometro di valore molto elevato. La proposta coinvolge l’implementazione di filtri e condensatori, come illustrato nell’immagine allegata. Tuttavia, ho scelto di evitare questa soluzione particolare.

La ragione principale per cui ho evitato di usarla è che quel circuito, oltre a essere poco pratico da montare nella posizione specifica disponibile, non mi soddisfaceva per motivi di pulizia del circuito stesso. Inoltre, il potenziometro di basso valore che ho utilizzato si è dimostrato una scelta migliore. Le moderne sorgenti audio, come DAC e lettori CD, escono tutte a bassa impedenza, e quindi non presentano difficoltà nel pilotare carichi anche molto inferiori. Questa opzione ha contribuito a mantenere il circuito più pulito e ha soddisfatto appieno le esigenze del sistema.

Passiamo ora alle analisi strumentali. Ho spinto le finali fino a 45 watt, mentre il fattore di smorzamento è stato misurato ad un valore di 8. Questa scelta mira a garantire prestazioni ottimali e un suono pulito senza compromettere la qualità dell’amplificatore.

Qui sotto trovi la risposta in frequenza (a 1 watt) dell’amplificatore con il potenziometro del volume al 100%. La risposta in frequenza è stata misurata con la controreazione già messa a punto, compresa la compensazione. Si nota un -0,2 dB a 20 Hz e un -1 dB a circa 80 kHz.

I trasformatori d’uscita di questo amplificatore si dimostrano piuttosto buoni, con prestazioni generali che sarebbero addirittura eccellenti, se non fosse per una marcata risonanza che si manifesta avvicinandosi ai 100 kHz. Questo difetto, tuttavia, può essere efficacemente soppresso mediante la compensazione della controreazione nel circuito. Questa caratteristica, che rende gli amplificatori di questo modello particolarmente attraenti, può essere sfruttata appieno quando si trova un esemplare usato a un prezzo vantaggioso, soprattutto se l’intenzione è quella di apportare modifiche.

Le modifiche necessarie al circuito si limitano a poche resistenze, e il processo di ricablatura risulta relativamente semplice. Questo rende l’amplificatore un’opzione ideale per coloro che desiderano effettuare personalizzazioni e miglioramenti, sfruttando appieno le potenzialità dei trasformatori d’uscita di qualità, pur gestendo in modo efficiente la risonanza attraverso la compensazione della controreazione. Ora vediamo come appariva la risposta in frequenza con il potenziometro originale da 250k posizionato a metà corsa… -1dB a 7khz

La misura delle onde quadre evidenzia l’ottima caratteristica dei trasformatori d’uscita (100Hz/1khz/10khz):

Questa è la distorsione armonica:

Modifica della regolazione del BIAS

Secondo il manuale dell’amplificatore, la regolazione del bias dovrebbe essere impostata a 300 mV per ciascuna valvola EL34, corrispondenti a circa 30 mA. Con una tensione anodica di 475 Vcc e 230 V sulla rete, ciò comporta una dissipazione di circa 14 watt per valvola. Tuttavia, le EL34 possono sostenere fino a 25 watt di dissipazione, quindi sono ancora ben al di sotto dei loro limiti.

Ho notato che i condensatori elettrolitici dell’amplificatore sono classificati per 450 V, mentre in realtà operano a una tensione superiore, il che potrebbe ridurre la loro durata. Per risolvere questo problema, ho deciso di aumentare la corrente di bias a 45 mA, corrispondente a 450 mV misurati alle boccole con il tester. Questo riduce la tensione anodica a 450 V e porta la dissipazione della EL34 a 20 watt per valvola.

Avrei potuto aumentare ulteriormente la corrente, ma ho preferito non farlo per evitare di sovraccaricare il trasformatore di alimentazione, di cui non conosco le specifiche esatte. Per precauzione, ho fatto funzionare l’amplificatore con il bias a 45 mA per circa un’ora e ho monitorato la temperatura del trasformatore di alimentazione, constatando che 50 gradi sono accettabili.

Foto di una 6SL7 difettosa con una sola sezione accesa al doppio della luminosità…

Set di valvole driver sostitutito con NOS, 6SL7 haltron e 6SN7 OTK…

Questi problemi sono abbastanza comuni quando si acquista qualcosa di provenienza cinese. È normale trovarsi di fronte a mobili ben fatti in acciaio e alluminio fresato dal pieno, poiché tali lavorazioni non comportano costi elevati la in cina. Tuttavia, ciò che spesso si riscontra all’interno dello chassis è il nulla più assoluto: circuiti privi di senso e altre componenti di scarsa qualità.

Tuttavia, nel caso specifico di questo apparecchio, la presenza di due trasformatori d’uscita discretamente buoni apre la porta a risultati di alto livello con una spesa relativamente contenuta. Invito i lettori che possiedono uno di questi amplificatori a contattarmi, se interessati a effettuare la modifica al loro apparecchio. Con pochi interventi mirati, è possibile ottenere miglioramenti sostanziali nelle prestazioni complessive.

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2 Commenti
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Claudio
Claudio
9 mesi fa

Sono tornato in possesso del mio ampli . Devo dire che Stefano ha fatto un ottimo lavoro. Sono veramente contento. I canali sono tornati ad essere bilanciati. Non c’è più il minimo fruscio , in qualunque settaggio. I toni alti sono meravigliosi, i bassi sono caldi e mai invadenti. Sinceramente non mi aspettavo un risultato del genere.
Stefano si è rilevato un professionista, poche chiacchiere e molti fatti.
Grazie Stefano